Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 06 - 10, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 06 - 10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 06 - 10
Haec in Italia domi militiaeque acta Questi furono i principali avvenimenti in Italia, civili e militari
In Hispania nequaquam tantum belli fuit quantum auxerat fama In Ispagna non ci fu affatto una guerra dellimportanza che certe voci indicavano
C Flaminius in citeriore Hispania oppidum Illuciam in Oretanis cepit, deinde in hibernacula milites deduxit; et per hiemem proelia aliquot nulla memoria digna adversus latronum magis quam hostium excursiones, vario tamen euentu nec sine militum iactura sunt facta Caio Flaminio prese nella Spagna citeriore la fortezza di Illucia, nel territorio degli Oretani, poi ricondusse le truppe nei quartieri dinverno; e durante linverno furono combattute alcune battaglie che non mette conto di ricordare per fronteggiare scorrerie di briganti più che di soldati nemici: il loro esito comunque non fu sempre favorevole e vi furono anche perdite tra i soldati

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Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 11-20

Maiores gestae res a M Fulvio Maggiori imprese furono compiute da Marco Fulvio
Is apud Toletum oppidum cum Vaccaeis Vettonibusque et Celtiberis signis conlatis dimicavit, exercitum earum gentium fudit fugavitque, regem Hilernum vivum cepit Questi combatté una battaglia regolare presso la città di Toledo contro i Vaccei , i Vettoni e i Celtiberi, sbaragliò e mise in fuga lesercito ditali popoli, catturò vivo il re Ilerno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 31 - 33

[8] Cum haec in Hispania gerebantur, comitiorum iam appetebat dies [8] Mentre in Ispagna si svolgevano questi avvenimenti si avvicinava ormai il giorno dei comizi
Itaque L Cornelius consul relicto ad exercitum M Claudio legato Romam venit Perciò il console Lucio Cornelio, lasciato con lesercito il legato Marco Claudio, venne a Roma

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Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 32 - 49

Is in senatu cum de rebus ab se gestis disseruisset quoque statu provincia esset, questus est cum patribus conscriptis quod tanto bello una secunda pugna tam feliciter perfecto non esset habitus diis immortalibus honos; postulavit deinde, supplicationem simul triumphumque decernerent In senato, dopo aver riferitosulle proprie imprese e sulla situazione delle province, si lamentò con i senatori perché non erano stati resi onori agli dei per una guerra di tale portata conclusa con una sola battaglia; chiese poi che decretassero pubbliche preghiere e il trionfo ad un tempo
Prius tamen quam relatio fieret, Q Metellus, qui consul dictatorque fuerat, litteras eodem tempore dixit et consulis L Corneli ad senatum et M Marcelli ad magnam partem senatorum allatas esse inter se pugnantes, eoque dilatam esse consultationem ut praesentibus auctoribus earum litterarum disceptaretur Prima però che si mettesse in discussione la richiesta Quinto Metello, che era stato console e dittatore, disse che erano giunte nel roedesimo tempo una lettera del console Lucio Cornelio al senato ed una di Marco Marcello ad una gran parte di senatori, lettere in contrasto tra di loro,e che per quel motivo si era rinviata la decisione, per discutere alla presenza degli autori di tali lettere

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Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 01-10

Itaque expectasse sese ut consul, qui sciret ab legato suo adversus se scriptum aliquid, cum ipsi veniendum esset, deduceret eum secum Romam, cum etiam verius esset Ti Sempronio imperium habenti tradi exercitum quam legato: nunc videri amotum de industria qui, ea quae scripsisset praesens diceret, arguere coram et, si quid vani adferret, argui posset, donec ad liquidum veritas explorata esset; itaque nihil eorum quae postularet consul decernendum in praesentia censere Perciò egli si attendeva che il console, il quale sapeva che il suo legato aveva scritto contro di lui, dovendo venire a Roma lo portasse con sé, [6] tanto più che sembrava più logico affidare lesercito a Tiberio Sempronio, che aveva il comando, anziché a un legato: ora sembrava fosse stato tenuto lontano a bella posta, mentre se avesse detto di persona ciò che aveva scritto avrebbe potuto confutare pubblicamente [il console] oppure, se avesse sostenuto tesi inconsistenti, essere confutato, finché fosse venuta in chiaro la verità;perciò riteneva che per il momento non si dovesse prendere alcuna decisione in merito alle richieste del console

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 46 - 50

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