Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 06 - 10

Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 06 - 10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 06 - 10
[6] Eodem fere tempore duorum consulum litterae allatae sunt, L Corneli de proelio ad Mutinam cum Bois facto et Q Minuci a Pisis: comitia suae sortis esse, ceterum adeo suspensa omnia in Liguribus se habere ut abscedi inde sine pernicie sociorum et damno rei publicae non posset [6] Quasi nel medesimo tempo furono portate delle lettere dei due consoli, una di Lucio Cornelio sulla battagliacombattuta a Modena con i Boi e una di Quinto Minucio da Pisa: diceva che i comizi erano toccati in sorte a lui, ma la situazione in Liguria era così incerta che non poteva allontanarsene senza la rovina degli alleati e senza danno per lo stato
Si ita videretur patribus, mitterent ad collegam ut is, qui profligatum bellum haberet, ad comitia Romam rediret; si id facere gravaretur, quod non suae sortis id negotium esset, se quidem facturum quodcumque senatus censuisset; sed etiam atque etiam viderent ne magis e re publica esset interregnum iniri quam ab se in eo statu relinqui provinciam Se i senatori lo credevano opportuno avvertissero il collega di tornare lui, che aveva concluso vittorio sament la guerra, a Roma per i comizi;se avesse fatto delle difficoltà, perché la sorte non aveva assegnato a lui tale incombenza, egli era pronto a fare tutto quello che il senato avesse stabilito;pensassero e ripensassero bene però se non fosse meglio per lo stato il ricorso allinterregno piuttosto che labbandono da parte sua della provincia in quella situazione
Senatus C Scribonio negotium dedit ut duos legatos ex ordine senatorio mitteret ad L Cornelium consulem, qui litteras collegae ad senatum missas deferrent ad eum et nuntiarent senatum, ni is ad magistratus subrogandos Romam veniret, potius quam Q Minucium a bello integro avocaret interregnum iniri passurum Il senato affidò a Caio Scribonio il compito di mandare due legati di rango senatorio al console Lucio Cornelio, per poi targli la lettera inviata dal collega al senato e dirgli che il senato, se egli non fosse venuto a Roma per il rinnovo delle magistrature, avrebbe consentito il ricorso allinterregno piuttosto che richiamare Quinto Minucio da una guerra in pieno svolgimento

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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33
Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 31 - 33

Missi legati renuntiarunt L Cornelium ad magistratus subrogandos Romam venturum Al ritorno i legati comunicarono che Lucio Cornelio sarebbe venuto a Roma per il rinnovo delle magistrature
De litteris L Corneli, quas scripserat secundum proelium cum Bois factum, disceptatio in senatu fuit, quia privatim plerisque senatoribus legatus M Claudius scripserat fortunae populi Romani et militum virtuti gratiam habendam quod res bene gesta esset: consulis opera et militum aliquantum amissum et hostium exercitum, cuius delendi oblata fortuna fuerit, elapsum Sulla lettera di Lucio Cornelio, scritta dopo il combattimento con i Boi, vi fu una discussione in senato, poiché privatamente il legato Marco Claudio aveva scritto a parecchi senatori che si doveva ringraziare la buona sorte del popolo romano e il valore dei soldati per il felice esito dellimpresa; al console si doveva la perdita di un certo numero di soldati e la fuga dellesercito nemico quando si era presentata loccasione favorevole per annientarlo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49
Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 32 - 49

Milites eo plures perisse quod tardius ex subsidiis qui laborantibus opem ferrent successissent; hostes e manibus emissos quod equitibus legionariis et tardius datum signum esset et persequi fugientes non licuisset I soldati erano caduti in misura maggiore perché dalle truppe di riserva erano giunti troppo tardi i soccorsi a quelli in difficoltà; i nemici se li erano lasciati sfuggire di mano perché ai cavalieri delle legioni era stato dato tardi il segnale e non si era permesso di inseguire i fuggitivi
[7] De ea re nihil temere decerni placuit; ad frequentiores consultatio dilata est [7]In proposito non si volle prendere alcuna decisione affrettata; la deliberazione fu rinviata ad una seduta con un maggior numero di presenti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 11-20
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 11-20

Instabat enim cura alia, quod civitas faenore laborabat et quod, cum multis faenebribus legibus constricta avaritia esset, via fraudis inita erat ut in socios, qui non tenerentur iis legibus, nomina transcriberent; ita libero faenore obruebantur debitores Unaltra preoccupazione incalzava: i cittadini erano tormentati dallusura e siccome molte leggi contro di essa avevano frenato lavidità di guadagno si era trovato un sistema per ingannarle, intestando i crediti agli alleati, che non cadevano sotto quelle leggi: così lusura, senza impedimenti, rovinava i debitori
Cuius coercendi cum ratio quaereretur, diem finiri placuit Feralia quae proxime fuissent, ut qui post eam diem socii civibus Romanis credidissent pecunias profiterentur, et ex ea die pecuniae creditae quibus debitor vellet legibus ius creditori diceretur Cercando il mezzo per frenarla si decise di fissare come termine il giorno dei prossimi Feralia: gli alleati che dopo quel giorno avessero prestato denaro a cittadini romani dovevano dichiararlo, e per i denari prestati dopo quel giorno si sarebbe resa giustizia al creditore in base alle leggi scelte dal debitore

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 23 - 25

Inde postquam professionibus detecta est magnitudo aeris alieni per hanc fraudem contracti, M Sempronius tribunus plebis ex auctoritate patrum plebem rogavit plebesque scivit ut cum sociis ac nomine Latino creditae pecuniae ius idem quod cum civibus Romanis esset Quindi, dopo che le dichiarazioni ebbero rivelato il gran numero di debiti contratti con questo inganno, il tribuno della plebe Marco Sernpronio su decisione del senato propose al popolo, e il popolo approvò, che per il denaro prestato valessero, nei confronti degli alleati e dei Latini, le stesse leggi che valevano per i cittadini romani

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 46 - 50

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45

Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 16-20

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