Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34, pag 6

Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 10, 16-34
Fabius in dextro primo, ut ante dictum est, cunctando extraxerat diem; dein, postquam nec clamor hostium nec impetus nec tela missa eandem uim habere uisa, praefectis equitum iussis ad latus Samnitium circumducere alas, ut signo dato in transuersos quanto maximo possent impetu incurrerent, sensim suos signa inferre iussit et commouere hostem

Postquam non resisti uidit et haud dubiam lassitudinem esse, tum collectis omnibus subsidiis, quae ad id tempus reseruauerat, et legiones concitauit et signum ad inuadendos hostes equitibus dedit

Nec sustinuerunt Samnites impetum praeterque aciem ipsam Gallorum relictis in dimicatione sociis ad castra effuso cursu ferebantur: Galli testudine facta conferti stabant
Alla destra Fabio - come già detto in precedenza - temporeggiando era riuscito a protrarre lo scontro; quando ebbe l'impressione che sia le urla e l'animosità dei nemici sia i loro colpi non avessero più la stessa intensità, ordinò ai prefetti della cavalleria di guidare le ali ai fianchi dei nemici, per assalirli di lato con il maggior impeto possibile al segnale convenuto; ai fanti ordinò invece di avanzare per gradi, stanando il nemico dalle posizioni in cui era attestato

Quando si rese conto che gli avversari non opponevano resistenza e che davano evidenti segni di spossatezza, raccolti tutti i riservisti (tenuti in serbo per quel preciso momento), lanciò la fanteria all'assalto e diede ai cavalieri il segnale della carica contro il nemico

I Sanniti non ressero l'urto: superato nella foga della ritirata lo schieramento dei Galli, abbandonarono gli alleati nella mischia, correndo a perdifiato verso l'accampamento; i Galli, da parte loro, riformarono la testuggine, e non si disunirono
Tum Fabius audita morte collegae Campanorum alam, quingentos fere equites, excedere acie iubet et circumuectos ab tergo Gallicam inuadere aciem; tertiae deinde legionis subsequi principes et, qua turbatum agmen hostium uiderent impetu equitum, instare ac territos caedere

Ipse aedem Ioui Victori spoliaque hostium cum uouisset, ad castra Samnitium perrexit, quo multitudo omnis consternata agebatur

Sub ipso uallo, quia tantam multitudinem portae non recepere, temptata ab exclusis turba suorum pugna est; ibi Gellius Egnatius, imperator Samnitium, cecidit; compulsi deinde intra uallum Samnites paruoque certamine capta castra et Galli ab tergo circumuenti
Fu allora che Fabio, saputo della morte del collega, ordinò ai 500 cavalieri che formavano l'ala campana di abbandonare la linea del combattimento e di aggirare lo schieramento dei Galli per prenderli alle spalle; ai principes della terza legione ordinò di seguirli, e, là dove si fossero imbattuti in reparti nemici scompigliati dall'assalto della cavalleria, di incalzarli massacrandoli mentre erano in preda al panico

Egli poi, promesso in voto un tempio e le spoglie nemiche a Giove Vincitore, si diresse verso l'accampamento sannita, dove stava convergendo tutta la massa sbandata

Proprio sotto la trincea, poiché le porte non erano ampie abbastanza per far passare una tale quantità di armati, gli uomini rimasti chiusi fuori cercarono ancora una volta di ricorrere alla battaglia: lì cadde Gello Egnazio, il comandante in capo delle forze sannite; i Sanniti vennero poi ricacciati al di là della trincea, e dopo un brevissimo scontro l'accampamento venne conquistato e i Galli raggiunti alle spalle
Caesa eo die hostium viginti quinque milia, octo capta; nec incruenta victoria fuit; nam ex P Deci exercitu caesa septem milia, ex Fabi mille septingenti

Fabius dimissis ad quaerendum collegae corpus spolia hostium coniecta in aceruum Ioui Victori cremauit

Consulis corpus eo die, quia obrutum superstratis Gallorum cumulis erat, inueniri non potuit; postero die inuentum relatumque est cum multis militum lacrimis

Intermissa inde omnium aliarum rerum cura Fabius collegae funus omni honore laudibusque meritis celebrat

[30] Et in Etruria per eosdem dies ab Cn Fuluio propraetore res ex sententia gesta et praeter ingentem inlatam populationibus agrorum hosti cladem pugnatum etiam egregie est Perusinorumque et Clusinorum caesa amplius milia tria et signa militaria ad viginti capta
In quella giornata vennero uccisi 25000 nemici, mentre i prigionieri catturati ammontarono a 8000; ma la vittoria non fu certo priva di perdite, visto che tra gli uomini di Decio vi furono 7000 caduti, tra quelli di Fabio più di 1700

Questi fece cercare il corpo del collega, e bruciò in onore di Giove Vincitore una catasta fatta con le spoglie dei nemici

Per quel giorno non si riuscì a trovare il corpo del console, perché giaceva sepolto sotto i cumuli di Galli ammassati l'uno sull'altro; fu rinvenuto il giorno successivo e riportato indietro accompagnato dalle lacrime copiose dei soldati

Fabio, lasciando da parte ogni altra incombenza, rese gli onori funebri al collega, che onorò in ogni modo e cui rivolse un meritato elogio

[30] In quegli stessi giorni, anche in Etruria il propretore Gneo Fabio condusse la campagna attenendosi ai piani convenuti, e oltre a danneggiare il nemico devastandone le campagne, combatté pure con successo, uccidendo più di 3000 Perugini e abitanti di Chiusi e catturando circa venti insegne militari

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55

Samnitium agmen cum per Paelignum agrum fugeret, circumuentum a Paelignis est; ex milibus quinque ad mille caesi

Magna eius diei, quo in Sentinati agro bellatum, fama est etiam vero stanti; sed superiecere quidam augendo fidem, qui in hostium exercitu peditum sexiens centena milia, equitum sex et quadraginta milia, mille carpentorum scripsere fuisse, scilicet cum Umbris Tuscisque, quos et ipsos pugnae adfuisse; et ut Romanorum quoque augerent copias, L Volumnium pro consule ducem consulibus exercitumque eius legionibus consulum adiciunt

In pluribus annalibus duorum ea consulum propria victoria est, Volumnius in Samnio interim res gerit Samnitiumque exercitum in Tifernum montem compulsum, non deterritus iniquitate loci, fundit fugatque
Mentre erano in fuga attraverso il territorio dei Peligni, le truppe sannite furono circondate dai Peligni stessi, e dei 5000 originari ne vennero uccisi grosso modo 1000

Anche per chi non si discosta dalla realtà dei fatti, la gloria di quella giornata in cui ebbe luogo lo scontro di Sentino è grandissima; ma alcuni autori, a forza di esagerazioni, hanno superato i limiti del credibile, arrivando a scrivere che tra le file nemiche vi erano 330000 fanti, 46000 cavalieri e 1000 carri (ivi inclusi Umbri ed Etruschi, che a loro detta avrebbero preso parte anch'essi alla battaglia); per poi aumentare pure le forze romane, ai consoli associano come comandante il proconsole Lucio Volumnio, unendo alle legioni consolari l'esercito di quest'ultimo

Nella maggior parte degli annali, però, la vittoria viene attribuita soltanto ai due consoli: nel frattempo Volumnio era occupato nella spedizione nel Sannio e, dopo aver costretto l'esercito sannita a riparare sul monte Tiferno, lo travolgeva costringendolo alla fuga, senza lasciarsi mettere in soggezione dalla natura impervia del terreno
Q Fabius Deciano exercitu relicto in Etruriae praesidio, suis legionibus deductis ad urbem de Gallis Etruscisque ac Samnitibus triumphauit

Milites triumphantem secuti sunt

Celebrata inconditis militaribus non magis victoria Q Fabi quam mors praeclara P Deci est excitataque memoria parentis, aequata euentu publico priuatoque, filii laudibus

Data ex praeda militibus aeris octogeni bini sagaque et tunicae, praemia illa tempestate militiae haudquaquam spernenda

[31] His ita rebus gestis nec in Samnitibus adhuc nec in Etruria pax erat; nam et Perusinis auctoribus post deduc tum ab consule exercitum rebellatum fuerat et Samnites praedatum in agrum Vescinum Formianumque et parte alia in Aeserninum quaeque Volturno adiacent flumini descendere

Aduersus eos Ap Claudius praetor cum exercitu Deciano missus
Quinto Fabio, lasciato a Decio il cómpito di presidiare l'Etruria col proprio esercito, riportò a Roma le sue legioni e ottenne il trionfo su Galli, Etruschi e Sanniti

I soldati lo seguivano nella sfilata

Nei rozzi canti militari la valorosa morte di Decio venne celebrata non meno della vittoria di Fabio, e tra le lodi rivolte al figlio venne richiamata la memoria del padre, il cui sacrificio e i cui successi in campo pubblico erano stati adesso eguagliati

Dal bottino raccolto in guerra ogni soldato ricevette ottantadue assi di rame, un mantello e una tunica, che in quel tempo erano riconoscimenti militari non certo disprezzabili

[31] Pur avendo conseguito questi successi, né in Etruria né nel Sannio c'era ancora la pace: infatti, dopo il ritiro dell'esercito voluto dal console, i Perugini avevano riaperto le ostilità e i Sanniti erano scesi a compiere saccheggi in parte nel territorio di Vescia e di Formia, e in parte nella zona di Isernia e nella valle del Volturno

A fronteggiarli venne inviato il pretore Appio Claudio con l'esercito di Decio

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30

Fabius in Etruria rebellante denuo quattuor milia et quingentos Perusinorum occidit, cepit ad mille septingentos quadraginta, qui redempti singuli aeris trecentis decem; praeda alia omnis militibus concessa

Samnitium legiones, cum partem Ap Claudius praetor, partem L Volumnius pro consule sequeretur, in agrum Stellatem conuenerunt; ibi ad Caiatiam omnes considunt et Appius Volumniusque castra coniungunt

Pugnatum infestissimis animis, hinc ira stimulante aduersus rebellantes totiens, illinc ab ultima iam dimicantibus spe

Caesa ergo Samnitium sedecim milia trecenti, capta duo milia septingenti; ex Romano exercitu cecidere duo milia septingenti
Fabio, ritornato in Etruria per il riaccendersi delle ostilità, uccise 4500 Perugini e ne catturò circa 1740, che vennero riscattati al prezzo di 310 assi a testa: il resto del bottino raccolto venne lasciato ai soldati

Le truppe sannite, delle quali una parte aveva alle calcagna il pretore Appio Claudio mentre l'altra Lucio Volumnio, raggiunsero l'agro Stellate; lì si accamparono nei pressi di Caiazia le forze sannite riunite, mentre Appio e Volumnio allestirono un unico accampamento

Si combatté con estremo accanimento, perché i Romani erano spinti dal risentimento per un popolo che si era già tante volte ribellato, mentre i Sanniti si battevano ormai per salvare le poche speranze residue

Vennero uccisi 16300 Sanniti, e 2700 fatti prigionieri; tra i Romani i caduti furono 2700
Felix annus bellicis rebus, pestilentia grauis prodigiisque sollicitus; nam et terram multifariam pluuisse et in exercitu Ap Claudi plerosque fulminibus ictos nuntiatum est; librique ob haec aditi

Eo anno Q Fabius Gurges consulis filius aliquot matronas ad populum stupri damnatas pecunia multauit; ex multaticio aere Veneris aedem quae prope Circum est faciendam curauit
Se quell'anno fu fortunato per i successi in campo militare, a funestarlo e a turbarne la serenità furono una pestilenza e una serie di prodigi; arrivò infatti la notizia che in molti luoghi era piovuta terra e che numerosi soldati dell'esercito di Appio Claudio erano stati colpiti da fulmini: per queste ragioni vennero consultati i libri sibillini

Quell'anno Quinto Fabio Gurgite, figlio del console, condannò al pagamento di un'ammenda alcune matrone riconosciute colpevoli, al cospetto del popolo, del reato di adulterio, e col denaro ricavato fece edificare il santuario di Venere che sorge accanto al Circo Massimo

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 16 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 16 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 16 - 20

Supersunt etiam nunc Samnitium bella, quae continua per quartum iam uolumen annumque sextum et quadragesimum a M Valerio A Cornelio consulibus, qui primi Samnio arma intulerunt, agimus; et ne tot annorum clades utriusque gentis laboresque actos nunc referam, quibus nequiuerint tamen dura illa pectora vinci, proximo anno Samnites in Sentinati agro, in Paelignis, ad Tifernum, Stellatibus campis, suis ipsi legionibus, mixti alienis, ab quattuor exercitibus, quattuor ducibus Romanis caesi fuerant; imperatorem clarissimum gentis suae amiserant; socios belli, Etruscos, Umbros, Gallos, in eadem fortuna uidebant qua ipsi erant; nec suis nec externis viribus iam stare poterant, tamen bello non abstinebant Erano ancora in corso le guerre contro i popoli del Sannio, delle quali stiamo parlando già da quattro libri e per la durata di quarantasei anni, a partire dal consolato di Marco Valerio e Aulo Cornelio, che furono i primi a guidare le legioni nel Sannio; e per non passare in rassegna le disfatte subite da una parte e dall'altra e i disagi sopportati - che però non riuscirono a fiaccare quei temperamenti tenaci -, basterà ricordare che nel corso dell'ultimo anno i Sanniti erano stati sconfitti a Sentino, nel territorio dei Peligni, sul Tiferno e nell'agro Stellate, o da soli o insieme con altri popoli, ad opera di quattro eserciti e quattro comandanti romani; che avevano perso il loro comandante più capace, che vedevano Etruschi, Umbri e Galli, i loro alleati, ridotti nelle stesse condizioni in cui essi stessi versavano; che ormai non erano in grado di sostenersi né con le proprie forze né con quelle degli altri; eppure non volevano rinunciare allo scontro
Adeo ne infeliciter quidem defensae libertatis taedebat et vinci quam non temptare victoriam malebant

Quinam sit ille quem pigeat longinquitatis bellorum scribendo legendoque quae gerentes non fatigauerunt

[32] Q Fabium P Decium L Postumius Megellus et M Atilius Regulus consules secuti sunt

Samnium ambobus decreta provincia est, quia tres scriptos hostium exercitus, uno Etruriam, altero populationes Campaniae repeti, tertium tuendis parari finibus, fama erat

Postumium ualetudo aduersa Romae tenuit; Atilius extemplo profectus, ut in Samnio hostes - ita enim placuerat patribus - nondum egressos opprimeret
Tanto lontani erano dal rinunciare a difendere la propria libertà, anche se con scarso successo, e preferivano uscire battuti piuttosto che abbandonare un tentativo di successo

Chi mai potrebbe stancarsi, scrivendone o leggendone, della lunghezza di quelle guerre, che non riuscirono a stancare gli uomini che le combatterono

[32] A Quinto Fabio e Publio Decio seguirono come consoli Lucio Postumio Megello e Marco Atilio Regolo

Vennero entrambi inviati nel Sannio, perché correva voce che i nemici avessero arruolato tre eserciti, e cioè uno per ritornare in Etruria, uno per riprendere a devastare le terre della Campania e uno per difendere il proprio territorio

Postumio venne trattenuto a Roma da una malattia; atilio, ligio alle decisioni prese dal senato, partì invece immediatamente per piegare la resistenza dei nemici prima che uscissero dal Sannio

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

uelut ex composito ibi obuium habuere hostem, ubi et intrare ipsi Samnitium agrum prohiberentur et egredi inde in pacata sociorumque populi Romani fines Samnitem prohiberent

Cum castra castris conlata essent, quod uix Romanus totiens victor auderet, ausi Samnites sunt - tantum desperatio ultima temeritatis facit - castra Romana oppugnare, et quamquam non uenit ad finem tam audax inceptum, tamen haud omnino uanum fuit

Nebula erat ad multum diei densa adeo ut lucis usum eriperet non prospectu modo extra uallum adempto sed propinquo etiam congredientium inter se conspectu
Quasi ci fosse stato un accordo preliminare, i Romani incontrarono i nemici in un punto in cui era loro sbarrato l'accesso in territorio sannita, ma nel quale impedivano ai Sanniti di scendere verso le zone assoggettate e nei territori degli alleati del popolo romano

Accampatisi gli uni a ridosso degli altri, i Sanniti ebbero il coraggio di mettere in pratica - questo è il grado di temerarietà cui spinge la disperazione; ciò che avrebbero a malapena osato i Romani già tante volte vincitori, cioè un attacco all'accampamento nemico; e un'iniziativa tanto audace, pur non avendo raggiunto gli scopi prefissati, tuttavia non fu del tutto priva di efficacia

Fino a giorno inoltrato ci fu una nebbia così spessa da rendere quasi nulla la visibilità, impedendo di vedere non soltanto ciò che avveniva al di là della trincea, ma anche quelli che poco più in là vi si avvicinavano procedendo gli uni accanto agli altri

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 08 - 10
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 08 - 10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 08 - 10

Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 31 - 35
Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 31 - 35

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45

Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 46-60

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 34 - 37

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 15 - 19

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10