Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 10, 16-34
Ibi orationes longiores habitae in eandem ferme sententiam, in quam inter paucos certatum uerbis fuerat; et cum Volumnius, causa superior, ne infacundus quidem aduersus eximiam eloquentiam collegae uisus esset, cauillansque Appius sibi acceptum referre diceret debere, quod ex muto atque elingui facundum etiam consulem haberent - priore consulatu, primis utique mensibus, hiscere eum nequisse, nunc iam populares orationes serere -, 'quam mallem' inquit Volumnius, 'tu a me strenue facere quam ego abs te scite loqui didicissem

' postremo condicionem ferre, quae decretura sit, non orator -- neque enim id desiderare rem publicam -- sed imperator uter sit melior

Etruriam et Samnium provincias esse; utram mallet eligeret; suo exercitu se uel in Etruria uel in Samnio rem gesturum
Lì vennero pronunciati dei discorsi più argomentati, ma identici nella sostanza a quelli già pronunciati nella discussione ristretta; e poiché Volumnio, il quale aveva maggiori ragioni, quanto a doti oratorie non sembrava meno dotato del brillante collega, Appio disse ironicamente che i soldati gli dovevano gratitudine, se ora avevano un console eloquente, da muto e senza lingua ch'era prima: nel corso del precedente consolato, non era mai riuscito ad aprire bocca, mentre adesso teneva discorsi che conquistavano il favore delle masse; Volumnio allora ribatté: Come preferirei che tu avessi imparato da me ad agire con decisione, piuttosto che io da te a esprimermi in maniera raffinata

Poi propose di stabilire in questo modo chi dei due fosse non tanto il miglior oratore (non di questo aveva bisogno lo Stato), quanto il miglior generale: poiché le zone di operazione erano l'Etruria e il Sannio, Appio scegliesse pure quella che preferiva

Lui, Volumnio, con il suo esercito avrebbe condotto la campagna indifferentemente sia in Etruria che nel Sannio
Tum militum clamor ortus, ut simul ambo bellum Etruscum susciperent

Quo animaduerso consensu Volumnius 'quoniam in collegae uoluntate interpretanda' inquit 'erraui, non committam ut quid vos uelitis obscurum sit: manere an abire me uelitis clamore significate

'tum vero tantus est clamor exortus ut hostes e castris exciret

Armis arreptis in aciem descendunt

Et Volumnius signa canere ac uexilla efferri castris iussit; Appium addubitasse ferunt cernentem seu pugnante seu quieto se fore collegae victoriam; deinde ueritum ne suae quoque legiones Volumnium sequerentur, et ipsum flagitantibus suis signum dedisse
Allora i soldati cominciarono a gridare che la guerra contro gli Etruschi doveva essere condotta collegialmente da entrambi

E Volumnio, vedendo che tutti erano di questo avviso, disse: Poiché ho sbagliato nell'interpretare le intenzioni del collega, non lascerò che restino dubbi circa le vostre: fatemi capire col vostro grido se preferite che io resti oppure che me ne vada

L'urlo che allora si levò fu così potente, che i nemici uscirono dalle tende

Presero le armi andandosi a schierare in campo

Anche Volumnio fece dare il segnale di battaglia e ordinò di uscire dall'accampamento; pare che Appio abbia avuto un attimo di esitazione, constatando che la vittoria sarebbe stata merito del collega, che egli intervenisse nel combattimento o no; poi, temendo che le sue legioni seguissero Volumnio, diede anch'egli il segnale di battaglia ai suoi che lo stavano chiedendo con impazienza
Ab neutra parte satis commode instructi fuerunt; nam et Samnitium dux Gellius Egnatius pabulatum cum cohortibus paucis ierat suoque impetu magis milites quam cuiusquam ductu aut imperio pugnam capessebant et Romani exercitus nec pariter ambo ducti nec satis temporis ad instruendum fuit

Prius concurrit Volumnius quam Appius ad hostem perveniret; itaque fronte inaequali concursum est; et uelut sorte quadam mutante adsuetos inter se hostes Etrusci Volumnio, Samnites parumper cunctati, quia dux aberat, Appio occurrere

Dicitur Appius in medio pugnae discrimine, ita ut inter prima signa manibus ad caelum sublatis conspiceretur, ita precatus esse: 'Bellona, si hodie nobis victoriam duis, ast ego tibi templum uoueo
I due eserciti non avevano potuto schierarsi in maniera ordinata; infatti da una parte il comandante dei Sanniti si era allontanato con alcune coorti per andare alla ricerca di rifornimenti e i soldati si gettavano nella mischia seguendo più l'stinto che gli ordini e la guida di un comandante; dall'altra, gli eserciti romani non erano stati portati in linea di combattimento nello stesso istante e non c'era stato nemmeno il tempo sufficiente perché le forze venissero schierate

Volumnio si scontrò col nemico prima dell'arrivo di Appio, e così nel fronte di combattimento non ci fu continuità; e poi, come se il destino avesse voluto invertire i nemici di sempre, gli Etruschi andarono a fronteggiare Volumnio, mentre i Sanniti, dopo un attimo di esitazione per l'assenza del loro comandante, si presentarono nella zona di Appio

Pare che nel pieno dello scontro Appio levò le mani al cielo tra le prime file (in modo che tutti lo vedessero), pronunciando questa preghiera: O Bellona, se oggi ci garantisci la vittoria, prometto di dedicarti un tempio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55

' haec precatus uelut instigante dea et ipse collegae et exercitus virtutem aequauit ducis: imperatoria opera exsequuntur et milites; ne ab altera parte prius victoria incipiat adnituntur

Ergo fundunt fugantque hostes, maiorem molem haud facile sustinentes quam cum qua manus conserere adsueti fuerant

urgendo cedentes insequendoque effusos compulere ad castra; ibi interuentu Gelli cohortiumque Sabellarum paulisper recruduit pugna

His quoque mox fusis iam a victoribus castra oppugnabantur; et cum Volumnius ipse portae signa inferret, Appius Bellonam uictricem identidem celebrans accenderet militum animos, per uallum, per fossas inruperunt

Castra capta direptaque; praeda ingens parta et militi concessa est
Dopo aver rivolto questa preghiera, quasi lo sospingesse la dea, eguagliò il collega in atti di valore, e i suoi uomini furono pari al generale; comandanti fecero il loro dovere, mentre i soldati si impegnarono al massimo perché la vittoria non avesse inizio dall'altra parte dell'esercito

Così travolsero e misero in fuga i nemici, che non potevano reggere l'urto di forze superiori a quelle con cui di solito combattevano in passato

Incalzandoli quando cominciavano a cedere e poi inseguendoli mentre fuggivano disordinatamente, li ricacciarono verso l'accampamento; lì l'arrivo di Gellio e delle coorti sannite fece sì che la battaglia si riaccendesse per un po' di tempo

Ma anche queste nuove forze vennero in breve sopraffatte, e i vincitori si lanciarono all'assalto dell'accampamento; mentre Volumnio in persona spingeva le sue truppe contro la porta, e Appio infiammava gli animi dei suoi soldati continuando ad acclamare Bellona vincitrice, fecero breccia attraverso il terrapieno e il fossato

L'accampamento fu preso e saccheggiato; il bottino prelevato fu cospicuo e venne lasciato ai soldati
Septem milia octingenti hostium occisi, duo milia et centum viginti capti

[20] Dum ambo consules omnisque Romana uis in Etruscum bellum magis inclinat, in Samnio noui exercitus exorti ad populandos imperii Romani fines per Vescinos in Campaniam Falernumque agrum transcendunt ingentesque praedas faciunt

Volumnium magnis itineribus in Samnium redeuntem - iam enim Fabio Decioque prorogati imperii finis aderat - fama de Samnitium exercitu populationibusque Campani agri ad tuendos socios conuertit

ut in Calenum [agrum] uenit, et ipse cernit recentia cladis uestigia et Caleni narrant tantum iam praedae hostes trahere ut uix explicare agmen possint; itaque iam propalam duces loqui extemplo eundum in Samnium esse, ut relicta ibi praeda in expeditionem redeant nec tam oneratum agmen dimicationibus committant
Furono uccisi 7800 nemici, fatti prigionieri 2120

[20] Mentre entrambi i consoli e tutte le forze romane erano impegnati sul fronte della guerra etrusca, i Sanniti, allestito un nuovo esercito, cominciarono a mettere a ferro e fuoco i territori soggetti al dominio romano: scesi in Campania e nell'agro Falerno attraverso il territorio dei Vescini, colsero un ingente bottino

Mentre Volumnio stava rientrando nel Sannio a marce forzate - per Fabio e Decio si stava già infatti avvicinando il termine della proroga dell'incarico -, le notizie relative all'esercito sannita e alle devastazioni nel territorio campano lo fecero deviare per andare a proteggere gli alleati

Non appena giunse nella zona di Cale, vide coi propri occhi i segni dei recenti disastri, e venne informato dai Caleni che il nemico stava trascinando un carico tale di bottino da riuscire a stento a mantenere l'ordine di marcia; per questo i comandanti sanniti affermavano senza remore che si doveva rientrare quanto prima nel Sannio per scaricarvi il bottino, e non rischiare lo scontro con un esercito tanto appesantito

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30

Ea quamquam similia veris erant, certius tamen exploranda ratus dimittit equites, qui uagos praedatores in agro palantes intercipiant; ex quibus inquirendo cognoscit ad Volturnum flumen sedere hostem, inde tertia uigilia moturum; iter in Samnium esse

His satis exploratis profectus tanto intervallo ab hostibus consedit ut nec aduentus suus propinquitate nimia nosci posset et egredientem e castris hostem opprimeret

Aliquanto ante lucem ad castra accessit gnarosque Oscae linguae exploratum quid agatur mittit

Intermixti hostibus, quod facile erat in nocturna trepidatione, cognoscunt infrequentia armatis signa egressa, praedam praedaeque custodes exire, immobile agmen et sua quemque molientem nullo [inter alios] consensu nec satis certo imperio
Anche se queste informazioni erano verisimili, il console volle saperne di più e mandò in giro dei cavalieri col cómpito di intercettare i predatori sparsi per le campagne; dopo averli interrogati, venne a sapere che il nemico era accampato nei pressi del fiume Volturno e che aveva intenzione di partire di lì a mezzanotte, con direzione il Sannio

Verificate le informazioni, si mise in marcia andandosi a fermare a una distanza dai nemici tale che, per la prossimità, non potessero rendersi conto del suo arrivo e li si potesse sorprendere mentre uscivano dall'accampamento

Poco prima dell'alba si avvicinò all'accampamento e inviò degli uomini che parlavano la lingua osca a esplorare i movimenti del nemico

Ed essendosi mescolati agli avversari - cosa che non fu difficile nella confusione della notte -, essi vennero a sapere che gli sparuti reparti armati erano già usciti, e che adesso stavano uscendo quelli incaricati di vigilare sul bottino, ovvero una schiera statica, in cui ciascuno pensava soltanto alle proprie cose, senza che ci fossero una volontà comune e un comando ben definito
Tempus adgrediendi aptissimum uisum est; et iam lux appetebat; itaque signa canere iussit agmenque hostium adgreditur

Samnites praeda impediti, infrequentes armati, pars addere gradum ac prae se agere praedam, pars stare incerti utrum progredi an regredi in castra tutius foret; inter cunctationem opprimuntur et Romani iam transcenderant uallum caedesque ac tumultus erat in castris

Samnitium agmen, praeterquam hostili tumultu, captiuorum etiam repentina defectione turbatum erat, qui partim ipsi soluti uinctos soluebant, partim arma in sarcinis deligata rapiebant tumultumque proelio ipso terribiliorem intermixti agmini praebebant
Sembrò quello il momento più indicato per l'attacco; poiché era infatti già quasi chiaro, il console fece dare il segnale e si riversò sulla formazione nemica

Appesantiti dal bottino, i Sanniti, pochi dei quali erano armati, cercarono in parte di accelerare il passo spingendo avanti il carico del bottino, e in parte invece si fermarono, non sapendo se fosse più sicuro procedere o rientrare al campo; mentre esitavano, furono sopraffatti; i Romani avevano già superato la trincea, gettando lo scompiglio e mietendo vittime nell'accampamento

A sconvolgere la colonna dei Sanniti era stata, oltre al repentino attacco nemico, anche l'improvvisa sollevazione dei prigionieri, che essendosi in parte già liberati toglievano i lacci ai compagni, mentre in parte afferravano le armi legate ai basti e, mescolandosi alla colonna, contribuivano a rendere la situazione più caotica della battaglia stessa

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 16 - 20

Memorandum deinde edidere facinus; nam Staium Minatium ducem adeuntem ordines hortantemque inuadunt; dissipatis inde equitibus qui cum eo aderant ipsum circumsistunt insidentemque equo captum ad consulem Romanum rapiunt

Reuocata eo tumultu prima signa Samnitium proeliumque iam profligatum integratum est; nec diutius sustineri potuit

Caesa ad sex milia hominum, duo milia et quingenti capti -- in eis tribuni militum quattuor -- signa militaria triginta, et, quod laetissimum victoribus fuit, captiuorum recepta septem milia et quadringenti, praeda ingens sociorum; accitique edicto domini ad res suas noscendas recipiendasque praestituta die

Quarum rerum non exstitit dominus, militi concessae; coactique uendere praedam ne alibi quam in armis animum haberent
Poi però realizzarono un'impresa eccezionale: assalito il comandante Staio Minacio che si aggirava tra i suoi cercando di incitarli, dispersero i cavalieri del suo séguito, lo circondarono, e fattolo prigioniero in sella al suo cavallo lo trascinarono di fronte al console romano

La prima linea sannita tornò indietro richiamata da quel frastuono, e la battaglia che sembrava già decisa riprese, anche se i nemici non riuscirono a reggere a lungo

Vennero uccisi circa in 6000, mentre 2500 furono fatti prigionieri (tra di loro anche quattro tribuni militari), trenta insegne conquistate, e - motivo di gioia ancor più grande per i vincitori - furono liberati 7400 prigionieri e riconquistato il grosso bottino strappato agli alleati; i legittimi proprietari vennero convocati con un editto a riconoscere le proprie cose e a riprenderle entro un termine preciso

Gli oggetti che nessuno si presentò a reclamare furono lasciati ai soldati, che vennero obbligati a vendere la preda, per evitare che si concentrassero su qualcosa di diverso delle armi
[21] Magnum ea populatio Campani agri tumultum Romae praebuerat; et per eos forte dies ex Etruria allatum erat post deductum inde Volumnianum exercitum Etruriam concitam in arma et Gellium Egnatium, Samnitium ducem, et Umbros ad defectionem uocari et Gallos pretio ingenti sollicitari

His nuntiis senatus conterritus iustitium indici, dilectum omnis generis hominum haberi iussit

Nec ingenui modo aut iuniores sacramento adacti sunt sed seniorum etiam cohortes factae libertinique centuriati; et defendendae urbis consilia agitabantur summaeque rerum praetor P Sempronius praeerat

Ceterum parte curae exonerarunt senatum L Volumni consulis litterae, quibus caesos fusosque populatores Campaniae cognitum est
[21] La spedizione nell'agro campano aveva suscitato grande trepidazione a Roma; inoltre, proprio in quei giorni, dall'Etruria era arrivata la notizia che dopo la partenza dell'esercito di Volumnio gli Etruschi erano corsi alle armi, e che Gellio Egnazio, comandante dei Sanniti, cercava non solo di spingere gli Umbri alla ribellione ma anche di allettare i Galli con la promessa di una grossa ricompensa

Preoccupato da queste notizie il senato ordinò la sospensione delle pubbliche attività e bandì la leva generale degli uomini di ogni classe sociale

Ad essere arruolati non furono solo gli uomini liberi e i più giovani, ma vennero formate anche coorti di veterani, e i liberti furono inquadrati in centurie; inoltre fu predisposto anche un piano di difesa per Roma, e a capo della città venne posto il pretore Publio Sempronio

Ma a liberare il senato di parte delle sue preoccupazioni giunse una lettera con la quale il console Lucio Volumnio riferiva che i predoni della Campania erano stati fatti a pezzi e dispersi

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Itaque et supplicationes ob rem bene gestam consulis nomine decernunt et iustitium remittitur quod fuerat dies duodeviginti; supplicatioque perlaeta fuit

Tum de praesidio regionis depopulatae ab Samnitibus agitari coeptum; itaque placuit ut duae coloniae circa Vescinum et Falernum agrum deducerentur, una ad ostium Liris fluuii, quae Minturnae appellata, altera in saltu Vescino, Falernum contingente agrum, ubi Sinope dicitur Graeca urbs fuisse, Sinuessa deinde ab colonis Romanis appellata

Tribunis plebis negotium datum est, ut plebei scito iuberetur P Sempronius praetor triumuiros in ea loca colonis deducendis creare; nec qui nomina darent facile inueniebantur, quia in stationem se prope perpetuam infestae regionis, non in agros mitti rebantur
Pertanto i senatori, a nome del console, decretarono pubblici ringraziamenti agli dèi per l'esito favorevole dell'impresa, e revocarono la sospensione dei pubblici affari, durata diciotto giorni; e venne celebrato il rito della supplica

Si iniziò poi a discutere circa il modo di proteggere la regione devastata dai Sanniti, e venne deciso di fondare due colonie nei territori di Vescia e di Falerno, una presso la foce del Liri (alla quale andò il nome di Minturno), l'altra sulle alture di Vescia, vicino al territorio di Falerno, dove si dice si trovasse la città greca di Sinope, chiamata poi dai coloni romani Sinuessa

I tribuni ricevettero l'incarico di presentare all'approvazione del popolo un decreto in base al quale il pretore Publio Sempronio avrebbe nominato tre magistrati col cómpito di presiedere alla fondazione di quelle colonie; tuttavia non era facile trovare la gente da iscrivere: dominava l'impressione di essere spediti non in una colonia agricola, ma come a un avamposto permanente in una zona minacciata dai nemici

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