Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34

Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 10, 16-34

[16] Comitiis perfectis ueteres consules iussi bellum in Samnio gerere prorogato in sex menses imperio

Itaque insequenti quoque anno L Volumnio Ap Claudio consulibus P Decius, qui consul in Samnio relictus a collega fuerat, proconsul idem populari non destitit agros, donec Samnitium exercitum nusquam se proelio committentem postremo expulit finibus

Etruriam pulsi petierunt et, quod legationibus nequiquam saepe temptauerant, id se tanto agmine armatorum mixtis terrore precibus acturos efficacius rati, postulauerunt principum Etruriae concilium

Quo coacto, per quot annos pro libertate dimicent cum Romanis, exponunt: omnia expertos esse si suismet ipsorum viribus tolerare tantam molem belli possent; temptasse etiam haud magni momenti finitimarum gentium auxilia
[16] Concluse le elezioni, ai consoli uscenti venne data disposizione di proseguire la guerra nel Sannio, con la concessione di sei mesi di proroga al loro incarico

E così anche l'anno successivo, durante il consolato di Lucio Volumnio e Appio Claudio, Publio Decio - lasciato dal collega nel Sannio in qualità di console - continuò come proconsole a saccheggiare senza tregua le campagne, fino a quando riuscì finalmente a espellere l'esercito sannita, che non aveva mai avuto il coraggio di affidarsi allo scontro aperto

I Sanniti respinti si diressero in Etruria: pensando con quell'esercito tanto massiccio, mescolando preghiere e minacce, di poter meglio raggiungere lo scopo più volte vanamente inseguito per vie diplomatiche, chiesero che venisse convocata un'assemblea dei capi Etruschi

Una volta riuniti, ricordarono agli Etruschi per quanti anni avessero combattuto contro i Romani in difesa della loro libertà: avevano tentato ogni via, pur di riuscire a sostenere soltanto con le proprie forze una guerra tanto onerosa, arrivando perfino a chiedere il sostegno (a dire il vero ben poco efficace) dei popoli circostanti
Petisse pacem a populo Romano, cum bellum tolerare non possent; rebellasse, quod pax seruientibus grauior quam liberis bellum esset; unam sibi spem reliquam in Etruscis restare

Scire gentem Italiae opulentissimam armis, viris, pecunia esse; habere accolas Gallos, inter ferrum et arma natos, feroces cum suopte ingenio tum aduersus Romanum populum, quem captum a se auroque redemptum, haud uana iactantes, memorent

Nihil abesse, si sit animus Etruscis qui Porsinnae quondam maioribusque eorum fuerit, quin Romanos omni agro cis Tiberim pulsos dimicare pro salute sua non de intolerando Italiae regno cogant

Samnitem illis exercitum paratum, instructum armis, stipendio venisse, et confestim secuturos, uel si ad ipsam Romanam urbem oppugnandam ducant
Avevano chiesto al popolo romano di ottenere la pace, quando non erano più in grado di sostenere la guerra; avevano ricominciato a combattere, perché una pace da servi era ben più pesante di una guerra da liberi; la sola speranza residua era riposta negli Etruschi

Sapevano che era la gente più ricca d'Italia quanto ad armi, uomini e denaro, e che come vicini avevano i Galli, un popolo nato tra il ferro e le armi, già disposto alla guerra per la sua stessa natura, e in particolare nei confronti dei Romani, che essi ricordavano, certo senza vana millanteria, di aver sottomesso e obbligato a un riscatto a peso d'oro

Se solo negli Etruschi albergava ancora lo spirito che in passato aveva animato Porsenna e i suoi antenati, non mancava nulla perché essi, cacciati i Romani da tutta la terra al di qua del Tevere, li costringessero a lottare per la propria salvezza, invece che per un insopportabile dominio sull'Italia

L'esercito sannita era lì, pronto per loro, con armi e denaro per pagare i soldati, disposto a seguirli su due piedi, anche se avessero voluto portarlo ad assediare addirittura Roma
[17] Haec eos in Etruria iactantes molientesque bellum domi Romanum urebat

Nam P Decius, ubi comperit per exploratores profectum Samnitium exercitum, aduocato consilio 'quid per agros' inquit 'uagamur uicatim circumferentes bellum

quin urbes et moenia adgredimur

nullus iam exercitus Samnio praesidet; cessere finibus ac sibimet ipsi exsilium consciuere'

Adprobantibus cunctis ad Murgantiam, ualidam urbem, oppugnandam ducit; tantusque ardor militum fuit et caritate ducis et spe maioris quam ex agrestibus populationibus praedae ut uno die ui atque armis urbem caperent

Ibi duo milia Samnitium et centum pugnantes circumuenti captique et alia praeda ingens capta est

Quae ne impedimentis gravibus agmen oneraret, conuocari milites Decius iubet
[17] Mentre i Sanniti andavano agitando e macchinando questi propositi, la guerra portata dai Romani stava devastando il loro paese

Infatti Publio Decio, quando venne a sapere tramite gli informatori che l'esercito sannita si era messo in marcia, convocò il consiglio di guerra e disse: Perché restiamo a vagare per le campagne, portando la guerra da un villaggio all'altro

Perché non attacchiamo le mura delle città

Il Sannio ormai non è più presidiato da nessun esercito: ritirandosi dalle loro terre, si sono inflitti da soli l'esilio

Poiché tutti approvavano la sua proposta, guidò l'esercito all'assalto di Murganzia, una città ben fortificata; e l'entusiasmo dei soldati fu tanto, sia per l'attaccamento alla persona del comandante, sia per la speranza di poter raccogliere un bottino più cospicuo di quello ricavato dalle incursioni nelle campagne, che la città venne espugnata in un solo giorno

I soldati sanniti sopraffatti e catturati furono 2100, e si aggiunse altro bottino in grande quantità

Per evitare che l'eccessivo peso della preda rallentasse la marcia dell'esercito, Decio convocò i soldati e parlò

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55

'hacine' inquit 'victoria sola aut hac praeda contenti estis futuri

uoltis vos pro virtute spes gerere

omnes Samnitium urbes fortunaeque in urbibus relictae uestrae sunt, quando legiones eorum tot proeliis fusas postremo finibus expulistis

vendite ista et inlicite lucro mercatorem ut sequatur agmen; ego subinde suggeram quae uendatis

Ad Romuleam urbem hinc eamus, ubi vos labor haud maior, praeda maior manet

diuendita praeda ultro adhortantes imperatorem ad Romuleam pergunt

Ibi quoque sine opere, sine tormentis, simul admota sunt signa, nulla ui deterriti a muris, qua cuique proximum fuit, scalis raptim admotis in moenia euasere
Volete accontentarvi di quest'unica vittoria e di quest'unico bottino

Volete coltivare sogni all'altezza dei vostri meriti

Tutte le città del Sannio e le fortune rimaste nelle città sono vostre, perché finalmente avete cacciato via dal Sannio le loro legioni sconfitte in così numerose battaglie

Vendete questi beni e attirate i mercanti a seguire la marcia dell'esercito agitando ai loro occhi la prospettiva di lauti guadagni: io vi procurerò sempre nuovo bottino da vendere

Partiamo per Romulea, dove vi aspettano non maggiore fatica e maggiore guadagno

Venduto il bottino, furono i soldati stessi a sollecitare il comandante, e si partì alla volta di Romulea

Anche lì, senza dover ricorrere ad assedi e macchine da lancio, appena le truppe si avvicinarono alla città, non ci fu forza che riuscisse a contenerne l'urto: accostarono sùbito le scale alle mura nei punti che si trovavano più vicino a ogni soldato, e ne raggiunsero in un attimo la sommità
Captum oppidum ac direptum est; ad duo milia et trecenti occisi et sex milia hominum capta, et miles ingenti praeda potitus, quam uendere sicut priorem coactus; Ferentinum inde, quamquam nihil quietis dabatur, tamen summa alacritate est ductus

Ceterum ibi plus laboris ac periculi fuit: et defensa summa ui moenia sunt et locus erat munimento naturaque tutus; sed euicit omnia adsuetus praedae miles

Ad tria milia hostium circa muros caesa; praeda militis fuit

Huius oppugnatarum urbium decoris pars maior in quibusdam annalibus ad Maximum trahitur; Murgantiam ab Decio, a Fabio Ferentinum Romuleamque oppugnatas tradunt

Sunt qui nouorum consulum hanc gloriam faciant, quidam non amborum sed alterius, L Volumni: ei Samnium provinciam evenisse
La città fu presa e saccheggiata; gli uomini uccisi furono circa 2300, i prigionieri 6000; i soldati romani si impadronirono di un cospicuo bottino, che misero in vendita, come già quello precedente; di lì vennero portati a Ferentino, sempre sostenuti dall'entusiasmo, non ostante non fosse stato loro concesso alcun riposo

In quella città le difficoltà e i rischi furono maggiori: le mura erano difese con estremo accanimento, e la posizione era protetta da fortificazioni e dalla conformazione stessa del luogo; ma gli uomini, abituati a far bottino, riuscirono a superare ogni ostacolo

Circa 3000 nemici vennero uccisi attorno alle mura, mentre la preda venne lasciata ai soldati

Secondo alcuni annalisti, il merito maggiore della cattura di queste città fu di Massimo: riferiscono che Murganzia sarebbe stata espugnata da Decio, Ferentino e Romulea invece da Fabio

C'è poi chi attribuisce quest'impresa ai nuovi consoli; altri ancora non a entrambi, ma al solo Lucio Volumnio, cui sarebbe stato affidato il comando della spedizione nel Sannio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30

[18] Dum ea in Samnio cuiuscumque ductu auspicioque geruntur, Romanis in Etruria interim bellum ingens multis ex gentibus concitur, cuius auctor Gellius Egnatius ex Samnitibus erat

Tusci fere omnes consciuerant bellum; traxerat contagio proximos Vmbriae populos et Gallica auxilia mercede sollicitabantur; omnis ea multitudo ad castra Samnitium conueniebat

Qui tumultus repens postquam est Romam perlatus, cum iam L Volumnius consul cum legione secunda ac tertia sociorumque milibus quindecim profectus in Samnium esset, Ap Claudium primo quoque tempore in Etruriam ire placuit

Duae Romanae legiones secutae, prima et quarta, et sociorum duodecim milia; castra haud procul ab hoste posita
[18] Mentre nel Sannio venivano compiute queste imprese (non importa sotto il comando e gli auspici di chi), in Etruria molti popoli stavano preparando una grossa guerra contro i Romani; la mente dell'operazione era il sannita Gellio Egnazio

Quasi tutti gli Etruschi avevano deciso di prendere parte a quel conflitto, che aveva contagiato le popolazioni della vicina Umbria, e anche truppe ausiliarie formate da Galli attirati dai soldi; tutta questa gente si stava radunando presso l'accampamento dei Sanniti

Quando la notizia dell'improvvisa sollevazione arrivò a Roma - dato che il console Lucio Volumnio era già partito alla volta del Sannio con la seconda e la terza legione e con 15000 alleati -, si decise che Appio Claudio partisse quanto prima per l'Etruria

Lo seguivano due legioni, la prima e la quarta, e 12000 alleati; l'accampamento venne posto non lontano dal nemico
Ceterum magis eo profectum est quod mature uentum erat ut quosdam spectantes iam arma Etruriae populos metus Romani nominis comprimeret, quam quod ductu consulis quicquam ibi satis scite aut fortunate gestum sit: multa proelia locis et temporibus iniquis commissa spesque in dies grauiorem hostem faciebat, et iam prope erat ut nec duci milites nec militibus dux satis fideret

Litteras ad collegam accersendum ex Samnio missas in trinis annalibus inuenio; piget tamen in certo ponere, cum ea ipsa inter consules populi Romani, iam iterum eodem honore fungentes, disceptatio fuerit, Appio abnuente missas, Volumnio adfirmante Appi se litteris accitum
L'arrivo del console servì più perché giunse opportunamente a trattenere con la sola paura del nome di Roma alcune popolazioni dell'Etruria che avevano già intenzione di entrare in guerra, che perché sotto il suo comando fosse stata realizzata qualche abile o riuscita operazione; molti scontri si svolsero in punti e momenti sfavorevoli, e i nemici, fiduciosi com'erano nelle proprie forze, diventavano giorno dopo giorno sempre più temibili; ormai si era già quasi arrivati al punto che i soldati romani non avevano fiducia nel comandante, né il comandante nei soldati

In tre diversi annalisti ho trovato che Appio avrebbe inviato al collega un messaggio col quale lo richiamava dal Sannio; tuttavia non mi sento di accettare come vera la notizia, perché i due consoli romani - che ricoprivano quella stessa carica già per la seconda volta - si trovarono in disaccordo sullo svolgimento dei fatti: Appio negava di aver mandato il messaggio, mentre Volumnio sosteneva di esser stato convocato da una lettera di Appio

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

Iam Volumnius in Samnio tria castella ceperat, in quibus ad tria milia hostium caesa erant, dimidium fere eius captum, et Lucanorum seditiones a plebeiis et egentibus ducibus ortas summa optimatium uoluntate per Q Fabium, pro consule missum eo cum uetere exercitu, compresserat

Decio populandos hostium agros relinquit, ipse cum suis copiis in Etruriam ad collegam pergit

Quem aduenientem laeti omnes accepere: Appium ex conscientia sua credo animum habuisse - haud immerito iratum si nihil scripserat, inliberali et ingrato animo, si eguerat ope, dissimulantem

uix enim salute mutua reddita, cum obuiam egressus esset, 'satin salue' inquit, 'L Volumni

ut sese in Samnio res habent

quae te causa ut provincia tua excederes induxit'
Volumnio aveva già espugnato nel Sannio tre piazzeforti, uccidendovi circa 3000 nemici e facendone prigionieri 1500; in Lucania c'era poi stata un'insurrezione organizzata da plebei e indigenti: a sedarla, con grande soddisfazione degli ottimati, era stato Quinto Fabio, spedito in quella zona come proconsole, con il vecchio esercito

Volumnio lasciò al collega l'incarico di mettere a ferro e fuoco il territorio nemico, e partì coi suoi uomini per l'Etruria, per raggiungervi il collega

Il suo arrivo venne salutato con entusiasmo da tutti; ma Appio che, immagino, in base alla sua coscienza avrebbe dovuto o sentirsi a buon diritto in collera (nel caso non avesse scritto nulla), oppure dimostrarsi ingiusto e ingrato (qualora stesse cercando di nascondere la cosa pur avendo chiesto soccorso)

Gli andò incontro senza ricambiare il saluto e disse: Come va, Lucio Volumnio

E la situazione nel Sannio

Cosa ti ha spinto ad abbandonare il fronte di guerra che ti è stato assegnato
Volumnius in Samnio res prosperas esse ait, litteris eius accitum venisse; quae si falsae fuerint nec usus sui sit in Etruriam, extemplo conuersis signis abiturum

'tu vero abeas' inquit, 'neque te quisquam moratur; etenim minime consentaneum est, cum bello tuo forsitan uix sufficias, huc te ad opem ferendam aliis gloriari venisse

' bene, hercules, uerteret, dicere Volumnius; malle frustra operam insumptam quam quicquam incidisse cur non satis esset Etruriae unus consularis exercitus

[19] Digredientes iam consules legati tribunique ex Appiano exercitu circumsistunt
Volumnio replicò che le cose nel Sannio procedevano bene, e aggiunse di essersi presentato perché convocato da un suo messaggio; se però si trattava di un falso allarme, e non c'era bisogno di lui in Etruria, allora sarebbe immediatamente ripartito

Vai pure, allora, replicò Appio, nessuno ti trattiene: non ha senso che tu, che sei a malapena in grado di fronteggiare la tua campagna, ti debba vantare di esser venuto a portare aiuto agli altri

Augurandosi che Ercole potesse fare andare tutto per il meglio, Volumnio disse che preferiva aver perduto tempo invano, piuttosto che fosse successo qualcosa per cui in Etruria un solo esercito consolare non fosse sufficiente

[19] Mentre erano già sul punto di congedarsi, i due consoli vennero circondati dai luogotenenti e dai tribuni dell'esercito di Appio

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Pars imperatorem suum orare ne collegae auxilium, quod acciendum ultro fuerit, sua sponte oblatam sperneretur; plures abeunti Volumnio obsistere; obtestari ne prauo cum collega certamine rem publicam prodat: si qua clades incidisset, desertori magis quam deserto noxae fore; eo rem adductam ut omne rei bene aut secus gestae in Etruria decus dedecusque ad L Volumnium sit delegatum; neminem quaesiturum quae verba Appi sed quae fortuna exercitus fuerit; dimitti ab Appio eum sed a re publica et ab exercitu retineri; experiretur modo uoluntatem militum

Haec monendo obtestandoque prope restitantes consules in contionem pertraxerunt
Alcuni di essi imploravano il loro comandante di non respingere l'aiuto offerto spontaneamente dal collega (aiuto che sarebbe stato necessario richiedere); la maggior parte, attorniando Volumnio in atto di partire, lo supplicava di non tradire il paese per un'insulsa rivalità col collega: se solo ci fosse stato qualche disastro, la responsabilità sarebbe stata addossata più su chi aveva abbandonato l'altro che su chi era stato abbandonato; la situazione era tale, che ormai tutto il merito di un successo o il disonore di un insuccesso sarebbero toccati a Lucio Volumnio; nessuno si sarebbe preoccupato di sapere quali fossero state le parole di Appio, ma solo quale sorte fosse toccata all'esercito; Appio lo aveva congedato, ma a trattenerlo erano la repubblica e l'esercito: bastava solo mettesse alla prova la volontà dei soldati

Con queste parole di monito e queste suppliche essi riuscirono a trascinare nell'assemblea i due consoli riluttanti

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