Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 34 - 37

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 34 - 37

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 34 - 37

[34] Philippus aliquid et ad caritatem suorum et ut promptius pro eo periculum adirent ratus profecturum se, si equitum qui ceciderant in expeditione sepeliendorum curam habuisset, adferri eos in castra iussit, ut conspiceretur ab omnibus funeris honos [34] Filippo, pensando che sarebbe servito ad aumentare la devozione dei soldati e a farli più pronti ad affrontare rischi per lui il fatto di preoccuparsi della sepoltura dei cavalieri caduti in quella spedizione, ordinò di trasportarli nellaccampamento perché da tutti fossero viste le onoranze funebri
Nihil tam incertum nec tam inaestimabile est quam animi multitudinis Nulla è più malsicuro e imprevedibile dellanimo della folla
Quod promptiores ad subeundam omnem dimicationem videbatur facturum, id metum pigritiamque incussit; nam qui hastis sagittisque et rara lanceis facta uolnera vidissent, cum Graecis Illyriisque pugnare adsueti, postquam gladio Hispaniensi detruncata corpora bracchiis cum humero abscisis aut tota ceruice desecta divisa a corpore capita patentiaque viscera et foeditatem aliam volnerum viderunt, adversus quae tela quosque viros pugnandum foret pavidi volgo cernebant Quello che sembrava doverli rendere più pronti ad affrontare qualsiasi lotta, fu invece causa di paura e di scoramento; infatti quei soldati che avevano visto le ferite dei giavellotti o delle frecce, più di rado quelle delle lance, abituati come erano a combattere contro Greci e Illiri, quando ebbero visto i cadaveri mutilati dalla spada iberica, con le braccia e le spalle staccate e le teste divise dal busto, con il collo completamente troncato e i visceri messi allo scoperto, e altre orrende ferite, consideravano in generale con spavento le armi e gli uomini contro cui avrebbero dovuto combattere

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Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41
Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 31-41

Ipsum quoque regem terror cepit nondum iusto proelio cum Romanis congressum Il terrore si impadronì persino del re che ancora non si era misurato con i Romani in battaglia campale
Itaque revocato filio praesidioque quod in faucibus Pelagoniae erat, ut iis copiis suas augeret, Pleurato Dardanisque iter in Macedoniam patefecit Perciò richiamò il figlio col presidio che si trovava nelle gole di Pelagonia con lo scopo di accrescere con quelle truppe il suo esercito, ma lasciò aperta a Pleurato e ai Dardani la strada per la Macedonia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 21-25
Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 21-25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 21-25

Ipse cum viginti milibus peditum, duobus milibus equitum ducibus transfugis ad hostem profectus paulo plus mille passus a castris Romanis tumulum propinquum Ataeo fossa ac vallo conmunivit; ac subiecta cernens Romana castra, admiratus esse dicitur et universam speciem castrorum et discripta suis quaeque partibus cum tendentium ordine tum itinerum intervallis, et negasse barbarorum ea castra ulli videri posse Poi il re con ventimila fanti e duemila cavalieri, guidati da disertori, andò verso il nemico e a poco più di mille passi dal campo romano fortificò una collina vicino ad Ateo con una fossa ed uno steccato; si dice che guardando il campo romano più in basso ne abbia ammirato sia laspetto generale sia la divisione dei diversi settori dovuta agli ordini di tende e agli spazi delle strade, e abbia affermato che nessuno avrebbe potuto attribuire a barbari tale accampamento
Biduum consul et rex, alter alterius conatus expectantes, continuere suos intra vallum; tertio die Romanus omnes in aciem copias eduxit Per due giorni il console e il re, ciascuno in attesa dellattacco del rs lavversario, trattennero i loro soldati entro le difese; il terzo giorno il Romano fece uscire tutte le sue truppe in ordine di battaglia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 16 - 17
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 16 - 17

[35] Rex non tam celerem aleam universi certaminis timens quadringentos TrallesIllyriorum id, sicut alio diximus loco, est genuset Cretenses trecentos, addito his peditibus pari numero equitum, cum duce Athenagora, uno ex purpuratis, ad lacessendos hostium equites misit [35] Il re, non temendo il rischio così immediato di una battaglia campale, mandò a compiere operazioni di disturbo contro i cavalieri nemici quattrocento Tralli(un popolo illirico, come ho detto altrove) e trecento Cretesi, aggiungendo a questi fanti un egual numero di cavalieri; li comandava Atenagora, uno degli ufficiali che portavano la porpora
Ab Romanis autemaberat acies eorum paulo plus quingentos passusvelites et equitum duae ferme alae emissae, ut numero quoque eques pedesque hostem aequarent Dalla parte dei Romani (il loro schieramento era lontano poco più di cinquecento passi) si mandarono avanti dei fanti veloci e due squadroni allincirca di cavalleria, in modo che fanti e cavalieri fossero in numero eguale a quello dei nemici

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Livio, Ab urbe condita: Libro 09, 01
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 09, 01

Credere regii genus pugnae quo adsueuverant fore, ut equites in vicem insequentes refugientesque nunc telis uterentur, nunc terga darent, Illyriorum velocitas ad excursiones et impetus subitos usui esset, Cretenses in invehentem se effuse hostem sagittas conicerent I soldati del re pensavano che la bat tagli sarebbe stata del tipo loro abituale, che cioè i cavalieri, di volta in volta inseguendo i nemici o ripiegando, ora faces ser uso delle armi ora volgessero la schiena, e che sarebbero state utilmente impiegate la velocità degli Illiri negli attacchi e le loro cariche improvvise, e ancora che i Cretesi, in ordine sparso, avrebbero potuto scagliare le loro frecce contro il nemico lanciato allassalto

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 05 - 06
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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 38 - 40
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Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 11 - 15
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