Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40

Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 21 - 40

[21] Tum Aristaenus praetor rursus: 'non magis consilium vobis, principes Achaeorum, deest quam lingua; sed suo quisque periculo in commune consultum non vult

Forsitan ego quoque tacerem, si privatus essem: nunc praetori video aut non dandum concilium legatis fuisse aut non sine responso eos dimittendos esse; respondere autem nisi ex vestro decreto qui possum

Et quoniam nemo vestrum qui in hoc concilium advocati estis pro sententia quicquam dicere vult aut audet, orationes legatorum hesterno die pro sententiis dictas percenseamus, perinde ac non postulaverint quae e re sua essent sed suaserint quae nobis censerent utilia esse

Romani Rhodiique et Attalus societatem amicitiamque nostram petunt et in bello quod adversus Philippum gerunt se a nobis adiuvari aequum censent
[21] Allora il pretore Aristeno riprese: - Non sono le idee a mancarvi, non più che le parole, capi achei; ma nessuno di voi vuole discutere a proprio rischio per il bene comune

Forse anch'io resterei in silenzio, se fossi un privato cittadino: ma come pretore vedo bene che o non si doveva dare udienza agli ambasciatori, oppure non si devono adesso congedare senza una risposta; ma come posso rispondere senza una vostra deliberazione

E poiché nessuno di voi, convocati qui in assemblea, vuole od osa esprimere in qualche modo una proposta, consideriamo come proposte i discorsi fatti ieri dagli ambasciatori, come se invece di chiedere ciò che era nel loro interesse avessero voluto mostrarci ciò che ritenevano utile a noi

I Romani, i Rodiesi e Attalo chiedono la nostra amicizia e ritengono giusto che li aiutiamo nella guerra che combattono contro Filippo
Philippus societatis secum admonet et iuris iurandi et modo postulat ut secum stemus, modo ne intersimus armis contentum ait se esse

Nulline venit in mentem cur qui nondum socii sunt plus petant quam socius

Non fit hoc neque modestia Philippi neque impudentia Romanorum, Achaei: fortuna et dat fiduciam postulantibus et demit

Philippi praeter legatum videmus nihil; Romana classis ad Cenchreas stat urbium Euboeae spolia prae se ferens, consulem legionesque eius, exiguo maris spatio diiunctas, Phocidem ac Locridem pervagantes videmus: miramini cur diffidenter Cleomedon legatus Philippi ut pro rege arma caperemus adversus Romanos modo egerit
Filippo ci ricorda l'alleanza, il giuramento, ed ora ci chiede di schierarci al suo fianco, ora si dichiara contento della nostra neutralità

Nessuno si domanda perché coloro che non sono mai stati nostri alleati chiedano più di un alleato

Ciò non dipende né da moderazione di Filippo né da spudoratezza dei Romani, o Achei: è la fortuna a dare e a togliere ardire a chi chiede

Di Filippo non vediamo nulla all'infuori del suo ambasciatore; la flotta romana è a Cencree e ostenta le spoglie delle città dell'Eubea, il console e le sue legioni li vediamo percorrere in lungo e in largo la Focide e la Locride, separate da noi da un piccolo braccio di mare: vi stupite quindi della timidezza con cui Cleomedonte, l'ambasciatore di Filippo, ci chiedeva poco fa di prendere le armi a sostegno del re contro i Romani
Qui, si ex eodem foedere ac iure iurando cuius nobis religionem iniciebat rogemus eum ut nos Philippus et ab Nabide ac Lacedaemoniis et ab Romanis defendat, non modo praesidium quo tueatur nos sed ne quid respondeat quidem nobis sit inventurus, non hercule magis quam ipse Philippus priore anno, qui pollicendo se adversus Nabidem bellum gesturum cum temptasset nostram iuventutem hinc in Euboeam extrahere, postquam nos neque decernere id sibi praesidium neque velle inligari Romano bello vidit, oblitus societatis eius quam nunc iactat vastandos depopulandosque Nabidi ac Lacedaemoniis reliquit

Ac mihi quidem minime conveniens inter se oratio Cleomedontis visa est

Elevabat Romanum bellum eventumque eius eundem fore qui prioris belli quod cum Philippo gesserint dicebat
E se, in base allo stesso patto e allo stesso giuramento al cui rispetto ci voleva richiamare, noi gli chiedessimo che Filippo ci difenda da Nabide e dagli Spartani, e anche dai Romani, non solo non saprebbe trovare un presidio di truppe per proteggerci, ma neppure le parole per risponderci, non diversamente in verità da Filippo il quale, lo scorso anno, dopo aver tentato di trasferire i nostri giovani di qui nell'Eubea con la promessa che avrebbe fatto lui la guerra a Nabide, quando vide che noi non volevamo concedergli tali forze ausiliarie e neppure essere implicati nella guerra con Roma, dimentico di quell'alleanza che ora cerca di sbandierare ci abbandonò alle devastazioni ed ai saccheggi di Nabide e degli Spartani

A me in verità il discorso di Cleomedonte è sembrato poco coerente

Voleva diminuire l'importanza della guerra di Roma e diceva che il risultato sarebbe stato il medesimo della precedente guerra da essa condotta contro Filippo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 11 - 14
Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 11 - 14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 11 - 14

Cur igitur nostrum ille auxilium absens petit potius quam praesens nos, socios veteres, simul ab Nabide ac Romanis tueatur

Nos dico

Quid ita passus est Eretriam Carystumque capi

Quid ita tot Thessaliae urbes

Quid ita Locridem Phocidemque

Quid ita nunc Elatiam oppugnari patitur

Cur excessit faucibus Epiri claustrisque illis inexpugnabilibus super Aoum amnem relictoque quem insidebat saltu penitus in regnum abiit

Aut vi aut metu aut voluntate

Si sua voluntate tot socios reliquit hostibus diripiendos, qui recusare potest quin et socii sibi consulant

Si metu, nobis quoque ignoscat timentibus; si victus armis cessit, Achaei Romana arma sustinebimus, Cleomedon, quae vos Macedones non sustinuistis
Perché allora questi, standosene lontano, fa chiedere il nostro aiuto, invece di essere qui a difendere degli antichi alleati quali noi siamo contro Nabide e contro i romani ad un tempo

Ma che dico noi

Perché ha lasciato che Eretria e Caristo fossero conquistati

Perché lo ha permesso di tante città della Tessaglia

E la Locride e la Focide

Perché lascia ora assediare Elazia

Perché si è ritirato dalle gole dell'Epiro e da quegli inespugnabili sbarramenti sul fiume Aoo, costrettovi a forza, o per paura, o per decisione propria e, abbandonata la gola che occupava, si è ritirato molto all'interno del suo regno

Per paura o per volontà

Se di sua volontà ha abbandonato tanti alleati ai saccheggi dei nemici, come può voler impedire agli alleati di provvedere a se stessi

Se per paura, perdoni anche a noi la nostra paura; se, sconfitto in battaglia, si è ritirato, potremo forse, o Cleomedonte, resistere noi Achei alle armi romane alle quali voi non avete resistito
An tibi potius credamus Romanos non maioribus copiis nec viribus nunc bellum gerere quam antea gesserint, potius quam res ipsas intueamur

Aetolos tum classe adiuverunt; nec duce consulari nec exercitu bellum gesserunt; sociorum Philippi maritimae tum urbes in terrore ac tumultu erant; mediterranea adeo tuta ab armis Romanis fuerunt ut Philippus Aetolos nequiquam opem Romanorum implorantes depopularetur: nunc autem defuncti bello Punico Romani, quod per sedecim annos velut intra viscera Italiae toleraverunt, non praesidium Aetolis bellantibus miserunt sed ipsi duces belli arma terra marique simul Macedoniae intulerunt

Tertius iam consul summa vi gerit bellum
O dovremo credere a te, che cioè i Romani fanno questa guerra senza avere truppe né mezzi maggiori delle precedenti, piuttosto che guardare alla realtà

Allora essi andarono in aiuto agli Etoli con una flotta; non condussero la guerra con un esercito consolare né col comando di un console; tra gli alleati di Filippo le città di mare vivevano nel terrore e nella confusione; ma quelli dell'interno rimasero talmente al sicuro dagli eserciti romani che Filippo mise a sacco il paese degli Etoli mentre essi invocavano vanamente il soccorso di Roma: ora invece i Romani, liberatisi dalla guerra contro Cartagine, che avevano dovuto subire per sedici anni nelle viscere stesse, per così dire, dell'Italia, non si sono limitati ad inviare un aiuto agli Etoli, ma sono loro a dirigere le operazioni di guerra, ed hanno attaccato la Macedonia per terra e per mare contemporaneamente

già il terzo il console che sta conducendo la guerra con estrema decisione

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 01 - 02

Sulpicius in ipsa Macedonia congressus fudit fugavitque regem, partem opulentissimam regni eius depopulatus: nunc Quinctius tenentem claustra Epiri, natura loci, munimentis, exercitu fretum castris exuit, fugientem in Thessaliam persecutus praesidia regia sociasque urbes eius prope in conspectu regis ipsius expugnavit Sulpicio, dando battaglia nella stessa Macedonia, aveva sbaragliato e messo in fuga il re, devastando la parte più ricca del suo regno: ora Quinzio lo ha cacciato dal suo accampamento mentre occupava la porta dell'Epiro, forte della posizione naturale, delle fortificazioni, del suo esercito, lo ha inseguito fuggiasco in Tessaglia, ha espugnato quasi sotto gli occhi del re le sue guarnigioni e le città sue alleate
Ne sint vera quae Atheniensis modo legatus de crudelitate, avaritia, libidine regis disservit; nihil ad nos pertineant quae in terra Attica scelera in superos inferosque deos sunt admissa, multo minus quae Ciani Abydenique, qui procul ab nobis absunt, passi sunt; nostrorum ipsi volnerum, si vultis, obliviscamur, caedes direptionesque bonorum Messenae in media Peloponneso factas et hospitem Cyparissiae Charitelen contra ius omne ac fas inter epulas prope ipsas occisum et Aratum patrem filiumque Sicyonios, cum senem infelicem parentem etiam appellare solitus esset, interfectos, filii etiam uxorem libidinis causa in Macedoniam asportatam; cetera stupra virginum matronarumque oblivioni dentur

Ne sit cum Philippo res, cuius crudelitatis metu obmutuistis omnes- nam quae alia tacendi advocatis in concilium causa est-:
Ammettiamo pure che non risponda a verità quanto il rappresentante di Atene ha testé affermato sulla crudeltà, l'avidità, le passioni del re; che i delitti compiuti in Attica contro gli dèi celesti ed infernali non ci riguardino minimamente, e meno ancora ciò che hanno dovuto subire gli abitanti di Cio ed Abido, che sono lontani da noi; dimentichiamo anche, se volete, le nostre ferite, le stragi e i saccheggi di Messene, nel cuore del Peloponneso, Caritele , ospite di Filippo, ucciso a Ciparissia quasi nel mezzo di un banchetto contro ogni legge umana e divina, gli Arato di Sicione, padre e figlio, messi a morte nonostante che Filippo fosse solito chiamare l'infelice vecchio col nome di padre, ed ancora la sposa del figlio fatta portare in Macedonia per compiacere alla passione del re; dimentichiamo pure tutte le altre violenze a danno di fanciulle e di spose

Supponiamo di avere a che fare non con Filippo, per timore della cui crudeltà tutti siete ammutoliti -quale altra può essere la causa che vi induce, pur riuniti in assemblea, al silenzio-:

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 31-35

cum Antigono, mitissimo ac iustissimo rege et de nobis omnibus optime merito, existimemus disceptationem esse, num id postularet facere nos quod fieri non posset

Paeneinsula est Peloponnesus, angustis Isthmi faucibus continenti adhaerens, nulli apertior neque opportunior quam navali bello

Si centum tectae naves et quinquaginta leviores apertae et triginta Issaici lembi maritimam oram vastare et expositas prope in ipsis litoribus urbes coeperint oppugnare, in mediterraneas scilicet xnos urbes recipiemus, tamquam non intestino et haerente in ipsis visceribus uramur bello

Cum terra Nabis et Lacedaemonii mari classis Romana urgebunt, unde regiam societatem et Macedonum praesidia implorem

An ipsi nostris armis ab hoste Romano tutabimur urbes quae oppugnabuntur

Egregie enim Dymas priore bello sumus tutati
supponiamo che la discussione sia con Antigono, il più giusto e clemente dei re, che così bene ha meritato di tutti noi; potrebbe egli chiederci di fare l'impossibile

Il Peloponneso è una penisola, unita al continente dallo stretto passaggio dell'Istmo, a nessun tipo di guerra più accessibile che a una guerra navale

Se cento navi coperte e cinquanta di quelle più leggere, senza protezione, e trenta battelli di Issa cominciassero a mettere a sacco la costa e ad assalire le città esposte quasi proprio sul litorale, certo noi potremmo ritirarci nelle città dell'interno, come se non fossimo in preda ad una guerra intestina che si attacca alle nostre stesse viscere

Quando da terra ci incalzeranno Nabide gli Spartani, dal mare la flotta romana, da quale parte potrò io invocare l'alleanza col re e il soccorso macedone

O saremo noi soli, con le nostre armi, a difendere dal nemico romano le città attaccate

Difatti, abbiamo difeso mirabilmente Dime nella precedente guerra
Satis exemplorum nobis clades alienae praebent: ne quaeramus quem ad modum ceteris exemplo simus

'Nolite, quia ultro Romani petunt amicitiam, id quod optandum vobis ac summa ope petendum erat fastidire

Metu enim videlicet compulsi et deprensi in aliena terra, quia sub umbra vestri auxilii latere volunt, in societatem vestram confugiunt ut portibus vestris recipiantur, ut commeatibus utantur

Mare in potestate habent; terras quascumque adeunt extemplo dicionis suae faciunt; quod rogant, cogere possunt; quia pepercisse vobis volunt, committere vos cur pereatis non patiuntur

Nam quod Cleomedon modo tamquam mediam et tutissimam vobis viam consilii, ut quiesceretis abstineretisque armis, ostendebat, ea non media sed nulla via est
Le disfatte subite dagli altri ci offrono esempi sufficienti: non andiamo in cerca del modo di servire noi da esempio agli altri

Dal momento che i Romani chiedono per primi la nostra amicizia, non ricusate ciò che avreste dovuto voi desiderare e ricercare

Evidentemente perché spinti dalla paura, sorpresi in terra straniera, perché vogliono mettersi al riparo della vostra protezione essi si rifugiano nella vostra alleanza, per essere accolti nei vostri porti ed usare dei vostri approvvigionamenti

Hanno il mare in loro potere; a qualunque terra approdino, sùbito la sottomettono; quello che chiedono, possono imporlo; è perché vogliono risparmiarvi che vi impediscono di commettere un errore mortale

Quella che or ora Cleomedonte vi indicava come la via di mezzo, la più sicura per la vostra decisione, non far nulla e rimanere lontani dalle armi, non è la via di mezzo, non è neppure una via

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Etenim praeterquam quod aut accipienda aut aspernanda vobis Romana societas est, quid aliud quam nusquam gratia stabili, velut qui eventum expectaverimus ut fortunae adplicaremus nostra consilia, praeda victoris erimus

Nolite, si quod omnibus votis petendum erat ultro offertur, fastidire

Non quemadmodum hodie utrumque vobis licet, sic semper liciturum est: nec saepe nec diu eadem occasio erit

Liberare vos a Philippo iam diu magis vultis quam audetis

Sine vestro labore et periculo qui vos in libertatem vindicarent cum magnis classibus exercitibusque mare traiecerunt

Hos si socios aspernamini, vix mentis sanae estis; sed aut socios aut hostes habeatis oportet
Oltre al fatto che l'alleanza con Roma dovete o accettarla o respingerla, a che altro ci condurrebbe tale risoluzione se non ad essere preda del vincitore, senza trovare in nessuna parte durevoli simpatie, per avere atteso gli eventi al fine di conformare alla fortuna le nostre decisioni

Se quello che avreste dovuto con grandissimo desiderio ricercare vi viene spontaneamente offerto, non ricusatelo

Se oggi entrambe le decisioni vi sono consentite, non sempre lo saranno in futuro; non avrete spesso né per lungo tempo la medesima occasione

Da molto tempo già desiderate liberarvi di Filippo più di quanto non lo osiate

Ora hanno varcato il mare con grandi flotte ed eserciti uomini che possono restituirvi a libertà senza fatica né rischio da parte vostra

Se ricusate la loro alleanza siete proprio privi di senno: ma è inevitabile che li abbiate o alleati o nemici

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