Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 11-76

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 11-76

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 11-76
[11] nam si, cum defloruere, protinus sequantur imbres, in totum poma depereunt, adeo ut amygdalae et piri, etiam si omnino nubilum fuit austrinusve flatus, amittant fetus

circa vergilias quidem pluvere inimicissimum viti et oleae, quoniam tum coitus est earum

hoc est illud quadriduum oleis decretorium, hic articulus austrinus nubili spurci, quod diximus

fruges quoque peius maturescunt austrinis diebus, sed celerius

[12] illa sunt noxia frigora, quae septentrionibus aut praeposteris fiunt horis

hiemem quidem aquiloniam esse omnibus satis utilissimum

imbres vero tum expetendi evidens causa est, quoniam arbores fetu exinanitas et foliorum quoque amissione languidas naturale est avide esurire, cibus autem earum imber
[11] Infatti se, quando sono caduti i fiori, seguono subito le piogge, i frutti in genere marciscono, cosicché mandorli e peri, anche se c'è stato soltanto il cielo nuvoloso o il vento austro, perdono i frutti

Il piovere verso le Pleiadi certo molto dannoso per la vite e l'ulivo, poiché allora c'è la loro fecondazione

Questo è quel periodo di quattro giorni decisivo per gli ulivi, questo il momento dell'austro del dannoso cielo nuvoloso, che abbiamo detto

Anche le messi maturano peggio nei giorni dell'austro, ma più velocemente

[12] Sono nocivi quei freddi, che si formano nelle parti settentrionali o nei periodi fuori stagione

Certo che l'aquilone invernale è molto utile per tutte le piantagioni

E' chiaro poi il motivo di desiderare le piogge allora, poiché gli alberi affaticati per il frutto e stanchi per la perdita delle foglie è naturale avere avidamente fame, quindi la pioggia il loro cibo
[13] quare tepidam esse hiemem, ut absumpto partu arborum sequatur protinus conceptus, id est germinatio, ac deinde alia florescendi exinanitio, inutilissimum experimentis creditur

quin immo si plures ita continuentur anni, etiam ipsae moriuntur arbores, quando nemini dubia poena est in fame laborantium

ergo qui dixit hiemes serenas optandas, non pro arboribus vota fecit; [14] nec per solstitia imbres vitibus conducunt; hiberno quidem pulvere laetiores fieri messes luxuriantis ingenii fertilitate dictum est

alioqui vota arborum frugumque communia sunt nives diutinas sedere

causa non solum quia animam terrae evanescentem exhalatione includunt et conprimunt retroque agunt in vires frugum atque radices, verum quod et liquorem sensim praebent, purum praeterea levissimumque, quando nix aquarum caelestium spuma est
[13] Perciò si crede attraverso le esperienze che è molto nocivo che l'inverno sia mite, cosicché esaurito il prodotto delle piante segua subito un concepimento, cioè la germinazione, e poi un altro spossamento di fioritura

Anzi se più anni sono condotti così, muoiono anche gli stessi alberi, dal momento che a nessuno è sconosciuto il danno di chi lavora nella fame

Dunque che disse che bisogna augurarsi inverni sereni, non espresse voti a favore degli alberi; [14] le piogge durante i solstizi d'estate non giovano alle viti; è stato detto con fantasia d'ingegno esultante che le messi poi con un inverno polveroso diventano più ricche

Del resto le aspettative degli alberi e delle messi sono comuni che le nevi restino durature

La ragione non solo perché racchiudono e comprimono lo spirito della terra che svanisce con l'esalazione e la spingono indietro verso le energie e le radici delle messi, ma anche poiché fornisce pian piano un liquido, puro ed inoltre molto leggero, poiché la neve è la schiuma delle acque celesti
[15] ergo umor ex his non universus ingurgitans diluensque, sed quomodo sititur destillans velut ex ubere, alit omnia, quia non inundat

tellus quoque illo modo fermentescit, et sui plena, a lactescentibus satis non effeta, cum tempus aperit, tepidis adridet horis

ita maxime frumenta pinguescunt, praeterquam ubi calidus semper aër est, ut in Aegypto

continuatio enim et ipsa consuetudo idem quod modus aliubi efficit, plurimumque prodest ubicumque non esse quod noceat

[16] in maiore parte orbis, cum praecoces excurrere germinationes evocatae indulgentia caeli, secutis frigoribus exuruntur

qua de causa serotinae hiemes noxiae, silvestribus quoque, quae magis etiam dolent urguente umbra sua nec adiuvante medicina, quando vestire teneras intorto stramento in silvestribus non est
[15] Dunque l'acqua (che viene) da queste non spandendosi e sciogliendosi tutta quanta, ma stillando secondo come è assetato come da una mammella, nutre tutte le cose, perché non inonda

Anche la terra in quel modo fermenta, e piena di sé, non indebolita dalle piantagioni che l'assorbono, quando la stagione inizia, sorride alle ore tiepide

Così soprattutto i frumenti s'ingrandiscono, tranne dove l'aria è sempre calda, come in Egitto

Infatti la continuità e la stessa consuetudine compie la medesima funzione che altrove la moderazione, e giova moltissimo dovunque che non c'è ciò che nuoce

[16] nella maggior parte del mondo, quando compaiono germogli precoci causati dalla mitezza del clima, sono bruciati dai freddi che seguono

Per tale causa dannosi gli inverni tardivi, anche per gli alberi selvatici, che soffrono anche più per la propria ombra che opprime e senza un rimedio che aiuti, poiché non conviene rivestire con paglia intrecciata le piante tenere nei boschi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 183-190

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 183-190

[17] ergo tempestivae aquae hibernis primum imbribus, dein germinationem antecedentibus; tertium tempus est, cum educant poma, nec protinus, sed iam valido fetu

quae fructus suos diutius continent longioresque desiderant cibos, his et serotinae aquae utiles, ut viti, oleae, punicis

hae tamen pluviae generis cuiusque arboribus diverso modo desiderantur, aliis alio tempore maturantibus

quapropter eisdem imbribus aliqua laedi videas, aliqua iuvari, etiam in eodem genere, sicut in piris alio die hiberna quaerunt pluvias, alio vero praecocia, ut pariter quidem omnia desiderent hibernum tempus, set ante germinationem

[18] quae aquilonem austro utiliorem facit ratio, eadem mediterranea maritimis praefert, sunt enim plerumque frigidiora, et montuosa planis et nocturnos imbres diurnis
[17] Dunque opportune le acque innanzitutto con le piogge invernali, poi con quelle che precedono la germinazione; il terzo momento è, quando si formano i frutti, non subito, ma ormai con un frutto solido

Quelli che trattengono più a lungo i propri frutti e richiedono nutrimenti più lunghi, per questi utili anche le acque tardive, come per la vite, l'ulivo, i melograni

Tuttavia queste piogge sono desiderate in modo diverso dagli alberi di ciascuna specie, poiché alcuni maturano in altro tempo

Per questo vedi che alcune sono danneggiate dalle stesse piogge, alcune sono aiutate, anche nella stessa specie, come fra i peri quelli invernali cercano le piogge in un diverso giorno, in un altro invece i precoci, cosicchè ugualmente tutti poi desiderano la stagione invernale, ma prima della germinazione

[18] Quel motivo che rende l'aquilone più utile dell'austro, privilegia le stesse zone interne alle marittime, infatti in genere sono più fredde, e le zone montuose alle pianeggianti e le piogge notturne alle diurne
magis fruuntur aquis sata non statim auferente eas sole

[19] Conexa et situs vinearum arbustorumque ratio est, quas in horas debeant spectare

Vergilius ad occasus seri damnavit, aliqui sic maluere quam in exortus

a pluribus meridiem probari adverto, nec arbitror perpetuum quicquam in hoc praecipi posse

ad soli naturam, ad loci ingenium, ad caeli cuiusque mores dirigenda sollertia est

[20] in Africa meridiem vineas spectare et viti inutile et colono insalubre est, quoniam ipsa meridianae subiacet plagae, quapropter ibi, qui in occasum aut septentriones conseret, optime miscebit solum caelo

cum Vergilius occasus improbet, nec de septentrione relinqui dubitatio videtur

atqui in cisalpina Italia magna ex parte vineis ita positis compertum est nullas esse fertiliores

[21] multum rationis optinent et venti
Le piantagioni usufruiscono di più delle acque se il sole non le assorbe subito

[19] E' collegato anche il problema dell'esposizione delle viti e degli arbusti, verso quali direzioni debbano orientarsi

Virgilio sconsigliò essere piantati verso occidente, altri preferirono così a quella verso oriente

Mi accorgo che dalla maggior parte è accettata quella a mezzogiorno, e non penso che in ciò possa essere stabilito qualcosa di fisso

Bisogna dirigere l'attenzione verso la natura del suolo, la qualità del luogo, le caratteristiche di ogni clima

[20] In Africa orientare i vigneti a mezzogiorno è inutile per la vite e dannoso per il contadino, perché il luogo stesso è sotto la zona meridionale, pertanto qui, chi pianterà verso occidente o a nord, unirà ottimamente il suolo al cielo

Quando Virgilio scarta l'occidente, non sembra restare il dubbio riguardo al nord

Quindi nell'Italia cisalpina si è constatato che per i vigneti situati nella maggior parte cosi niente rende fertile

[21] Molta importanza possiedono anche i venti

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223

in Narbonensi provincia atque Liguria et parte Etruriae contra circium serere imperitia existimatur, eundemque oblicum accipere providentia

is namque aestates ibi temperat, sed tanta plerumque violentia, ut auferat tecta

[22] quidam caelum terrae parere cogunt, ut, quae in siccis serantur, orientem ac septentriones spectent, quae in umidis, meridiem

nec non ex ipsis vitibus causas mutuantur in frigidis praecoces serendo, ut maturitas antecedat algorem, quae poma vitesque rorem oderint, contra ortus, ut statim auferat sol, quae ament, ad occasus vel etiam ad septentriones, ut diutius eo fruantur

[23] ceteri fere rationem naturae secuti in aquilonem obversas vites et arbores poni suasere

odoratiorem etiam fieri talem fructum Democritus putat
Nella provincia narbonese e in Liguria e in una parte dell'Etruria è ritenuta inesperienza piantare in senso contrario al vento impetuoso, e prudenza riceverlo mentre arriva di traverso

Infatti questo qui mitiga le estati, ma per lo più con tanta forza, che porta via i tetti

[22] Alcuni costringono il clima ad obbedire al terreno, affinchè , indirizzino ad oriente e settentrione, ciò che piantano in zone secche, a sud quello nelle zone umide

E ricavano dalle stesse viti gli elementi nel piantare quelle precoci in zone fredde, affinché la maturazione preceda il freddo, i frutti e le viti che detestano la rugiada, di fronte all'oriente, cosicchè il sole subito la porti via, quelli che la amano, verso occidente o anche verso nord, affinché usufruiscano di essa più a lungo

[23] Gli altri dopo aver seguito pressappoco una regola di natura consigliarono che viti ed alberi fossero posti rivolti verso l'aquilone

Democrito ritiene che tale frutto diventi anche più profumato
aquilonis situm ventorumque reliquorum diximus secundo volumine dicemusque proximo plura caelestia

interim manifestum videtur salubritatis argumentum, quoniam in meridiem etiam spectantium semper ante decidunt folia

similis et in maritimis causa

[24] quibusdam locis adflatus maris noxii, in plurimis iidem alunt

quibusdam satis e longinquo aspicere maria iucundum, propius admoveri salis halitum inutile

similis et fluminum stagnorumque ratio

nebulis adurunt aut aestuantia refrigerant

opacitate atque etiam rigore gaudent quae diximus

quare experimentis optime creditur

[25] A caelo proximum est terrae dixisse rationem, haud faciliore tractatu, quippe non eadem arboribus convenit et frugibus plerumque, nec pulla, qualem habet Campania, ubique optima vitibus, aut quae tenues exhalat nebulas, nec rubrica multis laudata
Nel secondo libro abbiamo trattato la direzione dell'aquilone e degli altri venti e nel prossimo tratteremo molti fenomeni celesti

Intanto sembra evidente il motivo della salubrità, anche perché cadono sempre prima le foglie di quelle che si orientano verso sud

Simile la causa anche nelle zone costiere

[24] In alcuni luoghi nocivi i venti del mare, gli stessi nella maggior parte (dei luoghi) alimentano

Per alcune piantagioni gradevole vedere i mari da lontano, inutile essere portate più vicino al soffio del sale

Uguale anche la condizione di fiumi e stagni

Bruciano con le nebbie o rinfrescano le zone calde

Abbiamo citato quelle che godono dell'ombra ed anche del fresco

Perciò ci si affida ottimamente alle esperienze

[25] Dopo il clima è scrupoloso aver esposto la caratteristica del terreno, non facile a trattare, poiché in generale lo stesso non si addice agli alberi e ai cereali, e la terra nera, quale la possiede la Campania, non ottima dovunque per le viti, o quella che emette vapori leggeri, nemmeno la rossa lodata da molti

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 117-136

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cretam in Albensium Pompeianorum agro et argillam cunctis ad vineas generibus anteponunt, quamquam praepingues, quod excipitur in eo genere

invicem sabulum album in Ticiniensi multisque in locis nigrum itemque rubrum, etiam pingui terrae permixtum, infecundum est

[26] argumenta quoque iudicantium saepe fallunt

non utique laetum solum est, in quo procerae arbores nitent, praeterquam illis arboribus

quid enim abiete procerius

at quae vixisse possit alia in loco eodem

nec luxuriosa pabula pinguis soli semper indicium habent

nam quid laudatius Germaniae pabulis

at statim subest harena tenuissimo caespitum corio

[27] nec semper aquosa est terra, cui proceritas herbarum, non, Hercules, magis quam pinguis, adhaerens digitis, quod in argillis arguitur
Per le viti nel territorio di Alba Pompeiana preferiscono a tutti i tipi la creta e l'argilla, sebbene molto grasse, il che si evita in questo genere

Invece la sabbia bianca nella zona del Ticino e in molti luoghi ed anche la rossa, pure mescolata alla terra grassa, è sterile

[26] Anche gli argomenti di chi giudica spesso ingannano

Un terreno su cui svettano alberi alti non è necessariamente fertile, se non per quegli alberi

Infatti cosa più altro di un abete

E quale altro che possa essere vissuto nello stesso luogo

E i pascoli ricchi non hanno sempre traccia di un terreno grasso

Infatti cosa più lodata dei pascoli della Germania

Eppure sotto un leggerissimo strato di zolle c'è subito la sabbia

[27] Non sempre umida la terra, per la quale c'è l'altezza delle erbe, per Ercole, non più grassa, di quella che aderisce alle dita, il che è dimostrato nelle argille
scrobes quidem regesta in eos nulla conplet, ut densa atque rara ad hunc modum deprehendi possit, ferroque omnis rubiginem obducit

nec gravis aut levior iusto deprehenditur pondere

quod enim pondus terrae iustum intellegi potest

neque fluminibus adgesta semper laudabilis, quando senescant sata quaedam aqua

[28] sed neque illa, quae laudatur, diu praeterquam salici utilis sentitur

inter argumenta stipulae crassitudo est, tanta alioqui in Leborino Campaniae nobili campo, ut ligni vice utantur

sed id solum ubicumque arduum opere, difficili cultu, bonis suis acrius paene, quam vitiis posset, adfligit agricolam

[29] et carbunculus, quae terra ita vocatur, emendari intenta cura videtur

nam tofus naturae friabilis expetitur quoque ab auctoribus

Vergilius et quae felicem ferat non inprobat vitibus
Certo nessuna riempie le fosse da cui scavata, cosicché in questo modo non si possa vedere se compatta e poco densa, e ogni terra produce ruggine col ferro

Non si deduce da un giusto peso se pesante o più leggera

Infatti quale peso può essere considerato giusto per il terreno

Nemmeno quella raccolta dai fiumi sempre pregevole, poiché alcune piante invecchiano con l'acqua

[28] ma nemmeno quella che è lodata, è considerata utile a lungo eccetto per il salice

Tra le prove c'è lo spessore della paglia, tanta del resto nel famoso territorio di Leborio in Campania, che la usano al posto del legno

Ma questo terreno dovunque difficile nel lavoro, di difficile coltivazione, stanca il contadino quasi più intensamente per i suoi pregi, di quanto possa per i difetti

[29] Anche quella terra, che è perciò chiamata carboncino, sembra venire migliorata con una cura attenta

Infatti dagli autori è ricercato anche il tufo friabile di natura friabile

Virgilio anche per le viti non sconsiglia quella che produce la felce

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salsaeque terrae multa melius creduntur, tutiora a vitiis innascentium animalium

nec colles opere nudantur, si quis perite fodiat, nec campi omnes minus solis atque perflatus, quam opus sit, accipiunt, et quasdam pruinis ac nebulis pasci diximus vites

omnium rerum sunt quaedam in alto secreta et suo cuique corde pervidenda

[30] quid quod mutantur saepe iudicata quoque et diu comperta

in Thessalia circa Larisam emisso lacu frigidior facta ea regio est, oleaeque desierunt, quae prius fuerant, item vites aduri, quod non antea, Aenos sensit admoto Hebro, et circa Philippos cultura siccata regio mutavit caeli habitum

at in Syracusano agro advena cultor elapidato solo perdidit fruges luto, donec regessit lapides
Molte piante sono affidate meglio ad un terreno salino, più protette dai danni degli animali che vi nascono

E le colline non sono spogliate dall'attività, se qualcuno lavora diligentemente, e tutti i campi non ricevono meno sole e vento, di quanto sia necessario, e abbiamo detto che certe viti sono alimentate da brine e nebbie

Nel profondo di tutte le cose ci sono alcuni segreti e devono essere individuati da ciascuno con la propria intelligenza

[30] Cosa (dire) che vengono trasformati anche molti luoghi spesso esaminati e scoperti dopo molto

In Tessaglia intorno a Larissa questa regione è diventata più fredda venuto meno un lago, e sparirono gli ulivi, che c'erano stati prima, anche le viti furono congelate, cosa che non prima, la città di Eno l'avvertì, mosso l'Ebro, e intorno a Filippi la regione dopo che si era seccata la coltura cambiò l'abitudine del clima

Ma nel territorio siracusano un coltivatore straniero ripulito il terreno dai sassi perse le messi per il fango, finchè rimise i sassi

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