Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 11-76, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 11-76

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 11-76
de nostris moribus bene sperare est, si tanta apud maiores fuere aviaria, ut ex his agri stercorarentur

[51] primum Columella e columbariis, mox gallinariis facit, natantium alitum damnato

ceteri auctores consensu humanas dapes ad hoc in primis advocant

alii ex his praeferunt potus hominum in coriariorum officinis pilo madefacto, alii per sese aqua iterum largiusque etiam, quam cum bibitur, admixta

quippe plus ibi mali domandum est, cum ad virus illud vini homo accesserit

haec sunt certamina, invicemque ad tellurem quoque alendam aluntur homines

[52] proxime spurcitias suum laudant, Columella solus damnat

alii cuiuscumque quadripedis ex cytiso, aliqui columbaria praeferunt

proximum deinde caprarum est, ab hoc ovium, dein boum, novissimum iumentorum
Riguardo alle nostre usanze c'è da sperare bene, se presso gli antenati ci furono tante voliere, che i campi erano concimati con queste

[51] Columella pone dapprima quello dalle colombaie poi dai pollai, dopo aver condannato il nutrimento degli acquatici

Gli altri autori con consenso generale ritengono i cibi umani fra i primi per questo

Altri fra questi preferiscono il liquido degli uomini dopo che è stato macerato il pellame nelle botteghe dei cuoiai, altri di per sé anche con acqua mescolata due volte più abbondantemente di quando si beve

Certo qui c'è più danno da correggere, poiché si è aggiunto l'uomo a quel danno del vino

Questi sono i contrasti, e a loro volta anche gli uomini sono nutriti per la terra da nutrire

[52] Successivamente lodano i rifiuti dei maiali, il solo Columella li condanna

Altri preferiscono (quelli) di qualsiasi quadrupede col citiso, altri quelli dei colombi

Poi di seguito c'è quello delle capre, dopo questo delle pecore, poi deo buoi, per ultimo dei giumenti
[53] Hae fuere apud priscos differentiae, simulque praecepta non invenio re tali utendi, quando et hic vetustas utilior; visumque iam est apud quosdam provincialium, in tantum abundante geniali copia pecudum, farinae vice cribris superinici, faetore aspectuque temporis viribus in quandam etiam gratiam mutato

(Nuper repertum oleas gaudere maxime cinere e calcariis fornacibus)

[54] Varro praeceptis adicit equino, quod sit levissimum, segetes alendi, prata vero graviore et quod ex hordeo fiat multasque gignat herbas

quidam etiam bubulo iumentorum praeferunt ovillumque caprino, omnibus vero asininum, quoniam lentissime mandant

e contrario usus adversus utrumque pronuntiat
[53] Furono queste le differenze presso gli antichi, e contemporaneamente non trovo consigli di usarlo in tale consizione, poiché anche qui più utile l'invecchiamento; e s'è anche visto presso alcuni provinciali, in una ricca quantità che abbonda tanto di bestiame, essere steso con i setacci al posto della farina, dopo aver cambiato il fetore e l'odore con l'aiuto del tempo in qualcosa anche piacevole

(Scoperto da poco che gli olivi godono soprattutto della cenere dei forni da calce)

[54] Varrone aggiunge ai consigli di alimentare i seminati con quello di cavallo, poiché è molto leggero, invece i prati con uno più pesante e che si fa dall'orzo e genera molte erbe

Alcuni preferiscono anche quello dei giumenti al bovino e delle pecore al caprino, ma quello degli asini a tutti, poiché mangiano molto lentamente

Al contrario l'abitudine depone contro entrambi
inter omnes autem constat nihil esse utilius lupini segete, priusquam siliquetur, aratro vel bidentibus versa manipulisve desectae circa radices arborum ac vitium obrutis

et ubi non sit pecus, culmo ipso vel etiam felice stercorare arbitrantur

[55]Cato:"Stercus unde facias, stramenta, lupinum, paleas, fabalia ac frondis iligneam, querneam

ex segete evellito ebulum, cicutam et circum salicta herbam altam ulvamque

eam substernito ovibus, bubusque frondem putidam

Vinea si macra erit, sarmenta sua comburito et indidem inarato"

idemque: "Ubi saturus eris frumentum, oves ibi delectato"

[56] Nec non et satis quibusdam ipsis pasci terram dicit: "Segetem stercorant fruges: lupinum, faba, vicia; sicut e contrario: cicer, quia vellitur et quia salsum est, hordeum, fenum Graecum, ervum, haec omnia segetem exurunt et omnia quae velluntur
Fra tutti poi risulta che non c'è niente più utile della pianta del lupino, prima che sia ricoperta, rivoltata con l'aratro o le vanghe o tagliate in fasci nascosti intorno alle radici degli alberi e delle viti

E dove non ci sia bestiame, pensano di concimare con la paglia stessa o anche con la felce

[55] Catone: "Produci concime da qualunque cosa, strame, lupino, paglie, fave e con le fronde di leccio, quercia

Strapperai dalla pianta l'ebbio, la cicuta e intorno ai saliceti l'erba alta e umida

La spargerai alle pecore, e la fronda fradicia ai buoi

Se la vigna sarà magra, brucerai i suoi sarmenti e arerai da quella parte

" E ancora: "Dove sarai ricco di frumenti, qui attirerai le pecore"

[56] Inoltre dice anche che la terra si nutre di alcune stesse piante: "I raccolti concimano la piantagione: lupino, fava, veccia; come il contrario: il cece, perché viene strappato e perché è salato, l'orzo, il fieno greco, la lenticchia, tutte queste bruciano il terreno anche tutte quelle che sono strappate

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 183-190
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 183-190

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 183-190

nucleos in segetem ne indideris"

Vergilius et lino segetem exuri et avena et papavere arbitratur

[57] Fimeta sub diu concavo loco et qui umorem colligat, stramento intecta, ne in sole arescant, palo e robore depacto fieri iubent

ita fore ne innascantur iis serpentes

fimum inicere terrae plurimum refert favonio flante ac luna sitiente

id plerique prave intellegunt a favonii ortu faciendum ac Februario mense tantum, cum id pleraque sata aliis postulent mensibus

quocumque tempore facere libeat, curandum, ut ab occasu aequinoctiali flante vento fiat lunaque decrescente ac sicca

mirum in modum augetur ubertas effectusque eius observatione tali

[58] Et abunde praedicta ratione caeli ac terrae nunc de iis arboribus dicemus, quae cura hominum atque arte proveniunt
Non metterai noccioli nel seminato"

Virgilio pensa che il terreno sia bruciato anche dal lino e dall'avena e dal papavero

[57] Consigliano di fare i letamai sotto un luogo lungamente concavo e che raccolga il liquido, ricoperti di paglia, affinché non secchino al sole, con un palo di quercia conficcato

Così affinchè non nascano in essi i serpenti

Importa molto che il concime si getti al terreno mentre soffia il favonio e con la luna che ha sete

La maggior parte intendono male che ciò dev'essere fatto al sorgere del favonio e solo nel mese di Febbraio, quando la maggior parte delle piante richiedono ciò in altri mesi

In qualunque periodo si voglia fare, bisogna fare attenzione, che avvenga mentre il vento soffia dal ponente equinoziale e con la luna decrescente e secca

Aumenta in modo straordinario la fertilità e il suo effetto con tale accorgimento

[58] E trattata ampiamente la caratteristica del clima e del terreno ora parleremo di quegli alberi, che provengono dalla cura e dall'accorgimento degli uomini
nec pauciora prope sunt genera; tam benigne naturae gratiam retulimus

aut enim semine proveniunt aut plantis radicis aut propagine aut avolsione aut surculo aut insito aut consecto arboris trunco

nam folia palmarum apud Babylonios seri atque ita arborem provenire Trogum credidisse demiror

quaedam autem pluribus generibus seruntur, quaedam omnibus

[59] Ac pleraque ex his natura ipsa docuit et in primis semen serere, cum decidens exceptumque terra vivesceret

sed quaedam non aliter proveniunt, ut castaneae, iuglandes, caeduis dumtaxat exceptis; et semine autem, quamquam dissimili, ea quoque, quae aliis modis seruntur, ut vites et mala atque pira

namque his pro semine nucleus, non, ut supra dictis, fructus ipse

et mespila semine nasci possunt

omnia haec tarda proventu ac degenerantia et insito restituenda, interdumque etiam castaneae
E non sono forse più pochi i generi; tanto benevolmente rendiamo grazie alla natura

Infatti o provengono dal seme o dalle piante della radice o dalla propaggine o da una scissione o dal germoglio o da un innesto o con un tronco reciso dell'albero

Infatti mi meraviglio che Trogo abbia creduto che le foglie delle palme presso i Babilonesi sono piantate e che così nasca l'albero

Alcuni poi sono piantati in più modi, alcuni con tutti

[59] La natura stessa insegnò la maggior parte fra questi e fra i primi a piantare il seme, poiché cadendo e accolto dalla terra riviveva

Ma alcuni non provengono diversamente, come i castagni, i noci, eccetto quelli ricavati da quelli recisi; e anche dal seme, sebbene diverso, anche quelli, che sono piantati in altri modi, come le viti e i meli e i peri

Infatti per questi il nocciolo come seme, non, come per quelli citati sopra, il frutto stesso

Anche i nespoli possono nascere dal seme

Tutti questi di crescita lenta e che degerano e da guarire con l'innesto, talvolta anche i castagni

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223

[60] Quibusdam natura contra omnino non degenerandi, quoquo modo serantur, ut cupressis, palmae, lauris

namque et laurus pluribus modis seritur

genera eius diximus

ex his Augusta et bacalis et tinus simili modo seruntur

bacae mense Ianuario aquilonis adflatu siccatae leguntur expandunturque rarae, ne calefiant acervo

[61] postea quidam fimo ad satum praeparatas urina madefaciunt, alii in qualo pedibus in profluente deculcant, donec auferatur cutis, quae alioqui uligine infestat nec patitur partum

in sulco repastinato palmi altitudine vicenae fere acervatim seruntur, mense Martio

eaedem et propagine, triumphalis talea tantum

[62] myrti genera omnia in Campania bacis seruntur, Romae propagine
[60] Al contrario per alcuni una natura di non corrompersi affatto, in qualunque modo siano piantati, come per i cipressi, la palma, gli allori

Infatti anche l'alloro è piantato in molti modi

Abbiamo descritto i suoi tipi

Fra questi l'Augusteo e a bacche e il selvatico sono piantati nello stesso modo

Nel mese di Gennaio sono raccolte le bacche seccate dal soffio dell'aquilone e sono sparse rade, affinché nel mucchio non si riscaldino

[61] Poi alcuni bagnano di urina quelle preparate per la semina col concime, altri pigiano con i piedi in acqua corrente in una cesta, finché viene tolta la pelle, che altrimenti danneggia per l'umidità e non sopporta la nascita

Nel solco zappato di nuovo con la profondità di un palmo sono piantate in mucchi di circa venti per volta, nel mese di Marzo

Gli stessi (piantati) anche per propaggine, il trionfale solo per talea

[62] In Campania tutti i tipi di mirto sono piantati con le bacche, a Roma con la propaggine
Tarentinam Democritus et alio modo seri docet, grandissimis bacarum tusis leviter, ne grana frangantur, eaque intrita restem circumlini atque ita seri

parietem fore densitatis, ex quo virgulae differantur

sic et spinas saepis causa serunt, tomice moris spinarum circumlita

pilas autem laurus et myrti inopia a trimatu tempestivum est transferre

[63] Inter ea, quae semine seruntur, Mago in nucibus operosus est
Democrito insegna che il tarantino viene piantato anche in altro modo, con le più grandi delle bacche pestate leggermente, perché non siano rotti i granelli, che con queste impastate viene spalmata una fune e che così sono piantate

Che ci sarà un muro di compattezza, da cui si diramano i ramoscelli

Così piantano anche i rovi a motivo della siepe, con una corda cosparsa con more di rovi

E' opportuno poi per scarsità trapiantare tronchi di alloro e di mirto dopo tre anni

[63] Fra queste, che sono piantate col seme, Magone è interessato ai noci

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 117-136

amygdalam in argilla molli meridiem spectante seri iubet; gaudere et dura calidaque terra, in pingui aut umida mori aut sterilescere; serendas quam maxime falcatas et e novella fimoque diluto maceratas per triduum aut pridie, quam serantur, aqua mulsa; mucrone defigi, aciem lateris in aquilonem spectare; ternas simul serendas, triangula ratione palmo inter se distantes; denis diebus adaquari, donec grandescant

[64] iuglandes nuces porrectae seruntur commissuris iacentibus, pineae nucleis septenis fere in ollas perforatas additis aut ut laurus, quae bacis seritur

citrea grano et propagine, sorba semine et a radice planta et avolsione proveniunt, sed illa in calidis, sorba in frigidis et umidis
Consiglia che il mandorlo sia seminato nell'argilla molle che volge a mezzogiorno; che gode anche con la terra dura e calda, che muore o diventa sterile in quella grassa o umida; che si devono seminare soprattutto le ricurve e di una pianta giovane e macerate per tre giorni in concime diluito o in acqua mista con miele il giorno prima, che siano piantate; che si piantano di punta, che il filo del lato guardi verso l'aquilone; che devono essere seminate insieme per tre, a forma triangolare distanti fra loro di un palmo; che si bagnano di dieci in dieci giorni, finché s'ingrandiscono

[64] I noci sono piantati allungati con le giunture che si stendono, le pigne con circa sette pinoli aggiunti in pentole perforate o come l'alloro, che è piantato con le bacche

I cedri vengono dal seme e dalla propaggine, i sorbi dal seme e dalla pianta della radice e dal rampollo, ma quelli in terreni caldi, i sorbi in quelli freddi e umidi
[65] Natura et plantaria demonstravit multarum radicibus pullulante subole densa et pariente matre, quas necet: eius quippe umbra turba indigesta premitur, ut in lauris, punicis, platanis, cerasis, prunis

paucarum in hoc genere rami parcunt suboli, ut ulmorum palmarumque

nullis vero tales pulluli proveniunt nisi quarum radices amore solis atque imbris in summa tellure spatiantur

[66] omnia ea non statim moris est in sua locari, sed prius nutrici dari atque in seminariis adolescere iterumque migrare, qui transitus mirum in modum mitigat etiam silvestres, sive arborum quoque, ut hominum, natura novitatis ac peregrinationis avida est, sive discedentes virus relincunt mansuescuntque tractatu ceu ferae, dum radici avellitur planta
[65] La natura ha fatto conoscere anche le piantagioni, sviluppando un fitto germoglio dalle radici di molti alberi e dalla pianta madre, le uccide: infatti la moltitudine disordinata è oppressa dalla sua ombra, come fra gli allori, i melograni, i platani,i ciliegi, i susini

In questa specie i rami di poche piante risparmiano il germoglio, come quelli degli olmi e delle palme

Invece tali germogli non si formano a nessuno se non a quelli le cui radici si allargano sulla sommità del terreno per desiderio del sole e della pioggia

[66] Non è d'uso che tutte queste siano collocate subito al loro posto, ma che siano date ptima a balia e farle crescere nei vivai e di nuovo trapiantarle, il quale passaggio mitiga in modo straordinario anche le piante selvatiche, sia perché anche la natura degli alberi, come degli uomini, è avida di novità e di viaggi, sia perché allontanandosi perdono i difetti e si moderano per la cura come le fiere, allorché la pianta è strappata alla radice

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[67] Et aliud genus simile monstravit, avolsique arboribus stolones vixere, quo in genere et cum perna sua avelluntur partemque aliquam e matris quoque corpore auferunt secum fimbriato corpore

hoc modo plantantur punicae, coryli, mali, sorbi, mespilae, fraxini, fici inprimisque vites

cotoneum ita satum degenerat

ex eodem inventum est surculos abscisos serere

[68] hoc primo saepis causa factum, sabucis, cotoneo et rubis depactis, mox et culturae, ut populis, alnis, salici, quae vel inverso surculo seritur

iam haec ibi disponuntur, ubi libeat esse eas

quamquam seminarii curam ante convenit dici, quam transeatur ad alia genera

[69] Namque ad id praecipuum eligi solum refert, quoniam nutricem indulgentiorem esse quam matrem saepe convenit
[67] E ha insegnato un altro modo simile, i germogli staccati dagli alberi sono vissuti, in tale procedimento sono strappati anche con il loro ceppo e portano con sé un'altra parte anche dal corpo della pianta madre con una struttura a fibre

In questo modo sono piantati i melograni, i noccioli, i meli, i sorbi, i nespoli, i fvrassini, i fichi e fra i primi le viti

Il cotogno così piantato si rovina

Per questo si escogitò di piantare i germogli tagliati

[68] Questo avvenuto dapprima a causa delle siepi, piantati sambuchi, cotogno e pruni, poi anche le coltivazioni, come per i pioppi, gli ontani, il salice, che è piantato anche col germoglio capovolto

Questi sono messi già lì, dove si vuole che essi stiano

Pertanto conviene che sia spiegata la cura del vivaio prima, che si passi ad altri metodi

[69] Infatti importa che il suolo sia scelto adatto a ciò, perché conviene spesso che la nutrice sia più indulgente della madre

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 01 - 16

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 14-29