Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01, pag 7

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01
ext Idem praedicatum de pietate Perus existimetur, quae patrem suum Mycona consimili fortuna adfectum parique custodiae traditum iam ultimae senectutis uelut infantem pectori suo admotum aluit

haerent ac stupent hominum oculi, cum huius facti pictam imaginem uident, casusque antiqui condicionem praesentis spectaculi admiratione renouant, in illis mutis membrorum liniamentis uiua ac spirantia corpora intueri credentes

quod necesse est animo quoque euenire, aliquanto efficaciore pictura litterarum uetera pro recentibus admonito recordari
La stessa fama si pensi che ebbe l'amor filiale di Pero, che allattò come un bambino suo padre Micone, già assai vecchio, quasi venutosi a trovare nell'identica condizione di carcerato di colei

L'occhio umano resta fisso e attonito nel contemplare la tela che effigia questo fatto, e rende sempre attuale, con l'ammirazione per la scena riprodotta, la straordinarietà di quest'antica vicenda, credendo di scorgere in quelle mute figure immagini vive e ancor spiranti

E ciò è necessario che avvenga anche all'animo, ammonito dal racconto scritto alquanto più efficace del dipinto a ricordare, come fossero recenti, gli antichi fatti
ext Ne te quidem, Cimo, silentio inuoluam, qui patri tuo sepulturam uoluntariis uinculis emere non dubitasti: nam etsi maximo tibi postea et ciui et duci euadere contigit, plus tamen aliquanto laudis in carcere quam in curia adsecutus es: ceterae enim uirtutes admirationis tantum modo multum, pietas uero etiam amoris plurimum meretur () Nemmeno te, Cimone, coprirò col silenzio dell'oblio, se non esitasti a procurare col carcere volontario la sepoltura a tuo padre: ché, pur se ti avvenne di diventare preclaro sia come cittadino sia come condottiero, conseguisti tuttavia più gloria nel carcere che nella pubblica assemblea: difatti, se le altre virtù meritano soltanto grande ammirazione, alla pietà filiale si deve anche grandissima devozione
ext Vos quoque, fratres, memoria conplectar, quorum animus origine fuit nobilior, siquidem admodum humiles in Hispania nati pro parentium alimentis spiritum erogando specioso exitu uitae inclaruistis: xii enim milia nummum, quae post mortem uestram his darentur, a Paciaecis pacti, ut eorum patris interfectorem Etpastum gentis suae tyrannum occideretis, nec ausi solum insigne facinus estis, sed etiam strenuo ac forti exitu clausistis: isdem enim manibus Paciaecis ultionem, Etpasto poenam, genitoribus nutrimenta, uobis gloriosa fata peperistis

itaque tumulis etiam nunc uiuitis, quia parentium senectutem tueri quam uestram expectare satius esse duxistis
() Anche voi ricorderò, o fratelli, il cui animo fu più nobile dell'origine, perché, nati in Ispagna in umilissima condizione, diveniste famosi per la vostra celebrata morte, pagando con la vita il cibo che alimentò i vostri genitori: pattuita dai Paciechi la somma di dodicimila sesterzi da consegnar loro dopo la vostra morte a condizione che uccideste il tiranno del loro popolo quell'Etpasto, che aveva assassinato il loro padre, non solo osaste compiere un'azione illustre, ma anche la concludeste con una fine molto coraggiosa: con le stesse mani procuraste vendetta ai Paciechi, puniste Etpasto, deste di che vivere ai vostri genitori e morte gloriosa a voi stessi

E così ancor oggi vivete nei vostri sepolcri, perché riteneste più giusto proteggere la vecchiaia dei vostri genitori che attendere il sopraggiungere della vostra

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

ext Notiora sunt fratrum paria Cleobis et Biton, Amphinomus et Anapias, illi, quod ad sacra Iunonis peragenda matrem uexerint, hi, quod patrem et matrem umeris per medios ignes portarint, sed neutris pro spiritu parentium expirare propositum fuit

ext Nec ego Argiuam detrecto laudem aut Aetnaei montis gloriam minuo, uerum obscuriori propter ignorantiam pietati notitiae lumen admoueo, sicut Scythis libenter pietatis testimonium reddo: Dareo enim totis regni sui uiribus in eorum regionibus subinde impetum facienti paulatim cedentes ad ultimas iam solitudines peruenerant

interrogati deinde ab eo per legatos quem finem fugiendi aut quod initium pugnandi facturi essent, responderunt se nec urbes ullas nec agros cultos, pro quibus dimicarent, habere: ceterum, cum ad parentium suorum monumenta uenisset, sciturum quemadmodum Scythae proeliari solerent
() Più celebri sono le coppie di fratelli Cleobi e Bitone e Anfinomo e Anapia: i primi perché trasportarono la loro madre su un carro a compiere i riti sacri a Giunone , gli altri per aver portato sulle spalle padre e madre attraverso le fiamme: ma né gli uni né gli altri si proposero di sacrificare la propria vita per quella dei genitori

() Né intendo screditare la gloria degli Argivi o sminuire la fama dell'Etna, ma accosto la luce della verità per illuminare un caso non molto noto di pietà filiale, così come volentieri ne rendo testimonianza agli Sciti: costoro, ritirandosi a poco a poco davanti a Dario che ne assaliva il paese con tutte le forze del suo impero, erano già arrivati in remoti deserti

Richiesti dal re, tramite degli ambasciatori, quando avrebbero posto fine alla ritirata e cominciato a combattere, risposero che non avevano né città né campi coltivati per i quali guerreggiare: del resto egli avrebbe saputo in che modo gli Sciti solevano combattere, quando fosse giunto ai sepolcri dei loro genitori
quo quidem uno tam pio dicto inmanis et barbara gens ab omni se feritatis crimine redemit

prima igitur et optima rerum natura pietatis est magistra, quae nullo uocis ministerio, nullo usu litterarum indigens propriis ac tacitis uiribus caritatem parentium liberorum pectoribus infundit

quid ergo doctrina proficit

ut politiora scilicet, non ut meliora fiant ingenia, quoniam quidem solida uirtus nascitur magis quam fingitur

ext Quis enim plaustris uagos et siluarum latebris corpora sua tegentes in modumque ferarum laniatu pecudum uiuentes sic Dario respondere docuit
Bastò solo questo detto per riscattare quella crudele e barbara popolazione dalla sua fama di bestiale crudeltà

La prima, dunque, e migliore maestra di pietà è la natura, che, non abbisognando di alcun ministero di parole o di opere scritte, con le proprie sole forze tacitamente infonde nel cuore dei figli affetto per i genitori

A che vale dunque il sapere

Naturalmente a render gli ingegni più raffinati, non moralmente migliori, perché una virtù veramente salda suol nascere più che esser foggiata

() infatti, insegnò a gente nomade, abituata a vivere nascosta nelle selve ed a cibarsi sbranando animali come le fiere, a rispondere in questi termini a Dario

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

illa nimirum, quae etiam Croesi filium loquendi usu defectum ad protegendam patris incolumitatem ministerio uocis instruxit: captis enim a Cyro Sardibus, cum unus e numero Persarum ignarus uiri in caedem eius concitato impetu ferretur, uelut oblitus quid sibi fortuna nascenti denegasset, ne Croesum regem occideret proclamando paene iam inpressum iugulo mucronem reuocauit

ita, qui ad id tempus mutus sibi uixerat, saluti parentis uocalis factus est
Certamente quello stesso amor filiale che ridiede la voce al mutolo figlio di Creso, quando dovette proteggere l'incolumità di suo padre: allorché, infatti, Sardi fu conquistata da Ciro, essendosi uno dei Persiani slanciato per uccidere Creso senza sapere che si trattava di lui, come dimenticando che cosa la natura gli avesse negato nel nascere, gridò al Persiano di non uccidere il re Creso, distogliendone la punta della spada che gli aveva già quasi trafitto la gola

così, vissuto mutolo fino a quel giorno, riacquistò la voce per salvare suo padre
ext Eadem caritas Italico bello Pinnensem iuuenem, cui Pultoni erat cognomen, tanto animi corporisque robore armauit, ut, cum obsessae urbis suae claustris praesideret et Romanus imperator patrem eius captiuum in conspectu ipsius constitutum destrictis militum gladiis circumdedisset, occisurum se minitans, nisi inruptioni suae iter praebuisset, solus e manibus senem rapuerit, duplici pietate memorandus, quod et patris seruator nec patriae fuit proditor

init Hanc caritatem proximus fraternae beniuolentiae gradus excipit: nam ut merito primum amoris uinculum ducitur plurima et maxima beneficia accepisse, ita proximum iudicari debet simul accepisse

quam copiosae enim suauitatis illa recordatio est
() Uguale amore armò, al tempo della guerra contro gli Italici, un giovane pennese, di nome Pultone, di tanta forza fisica e morale che, preposto alla difesa della sua città assediata e avendogli il generale romano mostrato, tra le spade sguainate dei soldati, suo padre prigioniero, minacciando di ucciderglielo se non avesse offerto un varco al suo assalto, riuscì da solo a strappare il vecchio dalle mani nemiche, con ciò acquistandosi il diritto ad essere ricordato per la duplice pietà di salvatore del padre e di fedele difensore della patria

() Assai vicino a questo genere di benevolenza è quello che lega tra loro i fratelli: in realtà, come giustamente prima origine di un vincolo affettivo viene considerato l'aver ricevuto moltissimi e grandissimi benefici, così subito dopo deve porsi l'averli ricevuti contemporaneamente

quanta dolcezza nel ricordo

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 02 - Parte 01

in eodem domicilio antequam nascerer habitaui, in isdem incunabulis infantiae tempora peregi, eosdem appellaui parentes, eadem pro me uota excubuerunt, parem ex maiorum imaginibus gloriam traxi

cara est uxor, dulces liberi, iucundi amici, accepti adfines, sed postea cognitis nulla beniuolentia accedere debet, quae priorem exhauriat
Prima di nascere abitai nella stessa sede, nella stessa culla trascorsi l'infanzia, chiamai per nome gli stessi papà e mamma, le stesse speranze vegliarono su di me, pari gloria ricevetti dalle immagini degli avi; è cara la consorte, dolci sono i figli, graditi gli amici, accetti i congiunti, ma nessuna benevolenza deve aggiungersi nei confronti di persone conosciute in un secondo momento, sì che si esaurisca quella che ha diritto di priorità

() Questo affermo sulla base della testimonianza di Scipione Africano, che, sebbene stretto a Lelio da profonda amicizia, supplicò tuttavia il senato che non trasferisse al suo amico l'assegnazione della provincia dopo averla tolta a suo fratello e promise di recarsi in Asia come legato di Lucio Scipione, lui più anziano in sottordine ad un altro di età inferiore, lui valorosissimo in sottordine ad un imbelle, lui pieno di gloria in sottordine ad uno che ne era privo e, quel ch'è più grave, lui già Africano in sottordine a chi non era ancora Asiatico
Atque haec teste Scipione Africano loquor, qui, tametsi artissima familiaritate Laelio iunctus erat, tamen senatum supplex orauit ne prouinciae sors fratri suo erepta ad eum transferretur legatumque se L Scipioni in Asiam iturum promisit, et maior natu minori et fortissimus inbelli et gloria excellens laudis inopi et, quod super omnia est, nondum Asiatico iam Africanus

itaque clarissimorum cognominum alterum sumpsit, alterum dedit triumphique praetextum huius cepit, illius tradidit, ministerio maior aliquanto quam frater imperio

M uero Fabius consul inclita pugna Etruscis et Veientibus superatis delatum sibi summo senatus populique studio triumphum ducere non sustinuit, quia eo proelio Q Fabius frater eius consularis fortissime dimicans occiderat
Così, di quei due splendidi appellativi uno l'assunse, l'altro lo concesse e di un trionfo ebbe l'onore, dell'altro lo diede, rivelandosi alquanto più grande nel servizio reso al fratello che questi non fosse nel suo potere militare

() Il console Marco Fabio, vinti Etruschi e Veienti in una famosa battaglia, non osò celebrare il trionfo concessogli per unanime ed entusiastico desiderio del senato e del popolo, perché in quello scontro era caduto, combattendo da prode, suo fratello Quinto Fabio, ex-console

Quanto amor fraterno non dovremo credere che fosse nel suo animo, se esso valse a spegnere la fulgida prospettiva del più ambito degli onori

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quantam in eo pectore pietatem fraternae caritatis habitasse existimemus, propter quam tantus amplissimi honoris fulgor extingui potuit

Hoc exemplo uetustas, illo saeculum nostrum ornatum est, cui contingit fraternum iugum Claudiae prius, nunc etiam Iuliae gentis intueri decus: tantum enim amorem princeps parensque noster insitum animo fratris Drusi habuit, ut cum Ticini, quo uictor hostium ad conplectendos parentes uenerat, graui illum et periculosa ualitudine in Germania fluctuare cognosset, protinus inde metu attonitus erumperet
() Se di tale esempio si fregiò l'età antica, la nostra, cui toccò di ammirare prima la coppia di fratelli della famiglia Claudia ed oggi tocca di ammirare altresì l'ornamento di quella Giulia, va fiera di questo che segue: il nostro principe e padre nutri verso suo fratello Druso un affetto così profondo che, venuto a sapere in Pavia dove, vinti i nemici, si era recato ad abbracciare ì genitori che suo fratello si trovava in Germania in grave pericolo dì vita per una seria malattia, come stordito dal timore parti immediatamente

Che il suo viaggio sia stato rapido e compiuto, come suol dirsi, d'un fiato, si deduce chiaramente dal fatto che, oltrepassate le Alpi e il Reno a tappe forzate cambiando cavallo per duecento miglia giorno e notte, riuscì a passare in compagnia e alla guida di un solo compagno dì viaggio, Namantabagio, attraverso il territorio di un popolo barbaro, che da poco era stato vinto

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