Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01, pag 6

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01
Discordes foci tui pagisque diuidua tuguria Graeciae facta sunt columen: lucet Marathon Persicis tropaeis: Salamis et Artemisium Xerxis naufragia numerantur: praeualidis manibus exhausta moenia pulchrioribus operibus consurgunt

harum rerum auctores ubi uixerunt

ubi iacent

responde

nempe Thesea paruulo in scopulo sepeliri et Miltiadem in carcere mori et Cimona paternas induere catenas et Themistoclea uictorem uicti hostis genua conplecti Solonemque cum Aristide et Phocione penates suos ingrata fugere coegisti, cum interim cineribus nostris foede ac miserabiliter dispersis Oedipodis (ossa), caede patris, nuptiis matris contaminati, inter ipsum Arium pagum, diuini atque humani certaminis uenerabile domicilium, et excelsam praesidis Mineruae arcem honore arae decoratos sacro sanctiores colis
I tuoi discordi focolari e tuguri sparpagliati qua e là nei villaggi sono oggi diventati il fulcro della Grecia: splende Maratona dei trofei persiani; Salamina e l'Artemisio vengono citati per antonomasia come i luoghi che videro la distruzione delle flotte di Serse; le mura abbattute da mani vigorose sorgono ancora, più belle di prima

Dove vissero gli artefici di queste imprese

Dove giacciono

Rispondi

Eppure tu, ingrata, costringesti Teseo ad essere sepolto su un isolotto, Milziade a morire in carcere, Cimane ad essere incatenato con le stesse catene di suo padre, Temistocle vincitore ad abbracciare le ginocchia del nemico vinto e Solone, Aristide e Focione a fuggire dalle loro case, mentre intanto, disperse turpemente e miseramente le nostre ceneri e quelle di Edipo, contaminato dall'uccisione del padre e dalle nozze con la madre, onori come più sacre avendo loro dedicato un altare tra l'Areopago, sede veneranda di ogni dibattito divino ed umana, e l'alta rocca della tua protettrice Minerva
adeo tibi aliena mala tuis bonis gratiora sunt

lege itaque legem, quae te iure iurando obstrictam tenet, et quia bene meritis debita reddere praemia noluisti, laesis iusta piacula exsolue

tacent mutae illorum umbrae, fati necessitate constrictae: at, inmemores beneficiorum Athenae, reprehensionis lingua sermone licenti soluta non tacet

init Sed omittamus ingratos et potius de piis loquamur: aliquanto enim satius est fauorabili quam inuisae rei uacare

uenite igitur in manus nostras, prospera parentium uota, felicibus auspiciis propagatae suboles, quae efficitis ut et genuisse iuuet et generare libeat

Coriolanus maximi uir animi et altissimi consilii optimeque de re publica meritus iniquissimae damnationis ruina prostratus ad Volscos infestos tunc Romanis confugit

magno ubique pretio uirtus aestimatur
A tal punto i mali altrui ti sono più graditi del tuo stesso bene

Da', dunque, lettura della legge che ti tiene costretta col giuramento, e poiché non hai voluto rendere i premi dovuti ai benemeriti, paga il giusto fio agli offesi

Tacciono mute le ombre di quelli, obbligate dall'ineluttabilità del fato: ma non tace, o Atene immemore dei benefici ricevuti, la voce del rimprovero, libera di esprimersi in piena sincerità

() Va tralasciamo gli ingrati e parliamo piuttosto dei pii: giacché è alquanto meglio dedicarsi a fatti graditi che odiosi

Venite dunque nelle nostre mani, o prospere speranze dei genitori, figli cresciuti con favorevoli auspici, che rendete gradito l'aver generato e invogliate a generare

Coriolano, uomo di grandissimo coraggio e di altissimo senno e assai benemerito della repubblica, avvilito per l'iniqua condanna subita, si rifugiò presso i Volsci, che allora erano in guerra con i Romani

La virtù è ovunque tenuta in gran pregio
itaque, quo latebras quaesitum uenerat, ibi breui summum est adeptus imperium, euenitque ut quem pro se salutarem imperatorem ciues habere noluerant, paene pestiferum aduersus se ducem experirentur: frequenter enim fusis exercitibus nostris uictoriarum suarum gradibus aditum iuxta moenia urbis Volsco militi struxit

quapropter fastidiosus ille in aestimandis bonis suis populus, qui reo non pepercerat, exuli coactus est supplicare

missi ad eum deprecandum legati nihil profecerunt: missi deinde sacerdotes cum infulis aeque sine effectu redierunt

stupebat senatus, trepidabat populus, uiri pariter ac mulieres exitium imminens lamentabantur

tunc Veturia Coriolani mater Volumniam uxorem eius et liberos secum trahens castra Volscorum petiit
Pertanto là dove era venuto a cercare un nascondiglio, in breve raggiunse il più alto potere; e avvenne che, di colui che i suoi concittadini non avevano voluto utile comandante, sperimentarono l'azione quasi letale di condottiero nemico; infatti, dopo aver più volte sgominato i nostri eserciti in successive vittoriose battaglie, egli pose l'esercito dei Volsci in condizione di assalire direttamente le mura di Roma

Per cui quel popolo, che aveva sdegnato di considerare la propria utilità, se non perdonò prima l'accusato, fu costretto poi a supplicare l'esule

Ambasciatori mandati a scongiurarlo non approdarono a nulla: i sacerdoti che quindi gli furono inviati adorni delle bende, se ne tornarono indietro ugualmente senza risultati

Il senato era sconcertato, il popolo trepidava, uomini e donne parimenti lamentavano la loro imminente rovina

Allora Veturia, madre di Coriolano, tirandosi dietro la moglie di lui Volunnia e i figli, si diresse al campo dei Volsci

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

quam ubi filius aspexit, expugnasti inquit et uicisti iram meam, patria, precibus huius admotis, cuius utero quamuis merito mihi inuisam dono, continuoque agrum Romanum hostilibus armis liberauit

ergo pectus dolore acceptae iniuriae, spe potiendae uictoriae, uerecundia detrectandi ministerii, metu mortis refertum, totum sibi pietas uacuefecit, uniusque parentis aspectus bellum atrox salutari pace mutauit
Il figlio, appena la vide, Hai espugnato e vinto, disse, la mia ira, o patria, usando le suppliche di colei, al cui grembo faccio dono di te, per quanto tu mi sia meritatamente invisa; e tosto liberò il territorio romano dalle armi nemiche

Dunque la pietà sgombrò completamente il suo animo colmo di dolore per l'offesa ricevuta, di speranza nella vittoria, di vergogna per la rinunzia all'incarico ricevuto dai Volsci, di timore della morte; e così fa sola vista della madre fece subentrare alla guerra crudele una pace salutare
Eadem pietas uiribus suis inflammatum Africanum superiorem uixdum annos pubertatis ingressum ad opem patri in acie ferendam uirili robore armauit: consulem enim eum apud Ticinum flumen aduersis auspiciis cum Hannibale pugnantem, grauiter saucium intercessu suo seruauit, neque illum aut aetatis infirmitas aut militiae tirocinium aut infelicis proelii etiam ueterano bellatori pertimescendus exitus interpellare ualuit, quo minus duplici gloria conspicuus coronam imperatore simul et patre ex ipsa morte rapto mereretur

Auribus ista tam praeclara exempla Romana ciuitas accepit, illa uidit oculis
() La stessa pietà filiale armò delle sue forze ed infiammò l'Africano maggiore, ancor giovinetto, a portare aiuto in battaglia, con il vigore di un adulto, al padre, al quale col suo intervento salvò la vita quando, console, combatté con cattivo esito contro Annibale al Ticino, né l'insicurezza dovuta all'età o il fatto di essere alle prime esperienze in guerra o il risultato dell'infausta battaglia, che avrebbe impaurito anche un veterano, valse ad impedirgli che, insigne di duplice vittoria, si meritasse la corona per avere strappato alla morte stessa colui che era i un tempo il supremo generale e il proprio padre

() Roma ebbe solo notizia di così preclare gesta di valore romano, ma queste che seguono vide con i suoi stessi occhi

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L Manlio Torquato diem ad populum Pomponius tribunus pl dixerat, quod occasione bene conficiendi belli inductus legitimum optinendi imperii tempus excessisset quodque filium optimae indolis iuuenem rustico opere grauatum publicis usibus subtraheret

id postquam Manlius adulescens cognouit, protinus urbem petiit et se in Pomponii domum prima luce direxit

qui existimans in hoc eum uenisse, ut patris crimina, a quo plus iusto aspere tractabatur, deferret, excedere omnes iussit cubiculo, quo licentius remotis arbitris indicium perageret

nactus occasionem opportunam proposito suo iuuenis gladium, quem tectum adtulerat, destrinxit tribunumque minis ac terrore conpulsum iurare coegit a patris eius accusatione recessurum, eoque effectum est ne Torquatus causam diceret
Il tribuno della plebe Pomponio aveva citato davanti al popolo Lucio Manlio Torquato, perché, indotto dall'occasione offertagli di porre termine felicemente alla guerra, aveva superato i limiti di tempo concessigli per l'esercizio della sua carica e perché sottraeva il figlio, un ottimo giovane, gravato dai suoi impegni di agricoltore, ai pubblici doveri

Il giovane Manlio, venuto a conoscenza del fatto, partì subito alla volta di Roma e sul fare del giorno si presentò alla casa di Pomponio

Questi, credendo che quello fosse venuto per riferirgli sui maltrattamenti subiti dal padre che soleva trattarlo con eccessiva severità, ordinò a tutti di uscire dalla stanza per dargli agio di fare più liberamente la sua denunzia senza testimoni

Trovato il momento opportuno per mettere in atto il suo proposito, il giovane impugnò la spada che si era portata di nascosto e costrinse il tribuno con minacce e con la paura provocatagli a giurare che avrebbe ritirato l'accusa mossa al padre, ottenendo così che Torquato non dovesse difendersi
commendabilis est pietas, quae mansuetis parentibus praestatur

sed Manlius, quo horridiorem patrem habuit, hoc periculo eius laudabilius subuenit, quia ad eum diligendum praeter naturalem amorem nullo indulgentiae blandimento inuitatus fuerat

Hanc pietatem aemulatus M Cotta eo ipso die, quo togam uirilem sumpsit, protinus ut a Capitolio descendit, Cn Carbonem, a quo pater eius damnatus fuerat, postulauit peractumque reum iudicio adflixit, et ingenium et adulescentiam praeclaro opere auspicatus
La pietà filiale verso i genitori mansueti è da elogiare

ma Manlio, quanto più severo ebbe il padre, tanto più lodevolmente gli venne in soccorso nel momento del pericolo, perché a volergli bene non era stato spinto da altra lusinga che non fosse l'affetto naturale

() Emulando codesto amor filiale, Marco Cotta, nel giorno stesso in cui indossò la toga virile, non appena scese dal Campidoglio, citò in giudizio Cneo Carbone, che aveva fatto condannare suo padre e, accusandolo fino alla condanna, lo mandò in rovina, facendo intravvedere il suo carattere e inaugurando con questo illustre intervento il suo ingresso tra gli adulti

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Apud C quoque Flaminium auctoritas patria aeque potens fuit: nam cum tribunus pl legem de Gallico agro uiritim diuidendo inuito et repugnante senatu promulgasset, precibus minisque eius acerrime resistens ac ne exercitu quidem aduersum se conscripto, si in eadem sententia perseueraret, absterritus, postquam pro rostris ei legem iam referenti pater manum iniecit, priuato fractus imperio descendit e rostris, ne minimo quidem murmure destitutae contionis reprehensus

Magna sunt haec uirilis pietatis opera, sed nescio an his omnibus ualentius et animosius Claudiae Vestalis uirginis factum

quae, cum patrem suum triumphantem e curru uiolenta tribuni pl manu detrahi animaduertisset, mira celeritate utrisque se interponendo amplissimam potestatem inimicitiis accensam depulit
() Ugualmente valida fu l'autorità paterna anche nei riguardi di Caio Flaminio: poiché durante il suo tribunato della plebe promulgò, malgrado l'ostilità e l'opposizione del senato, la legge relativa alla divisione di un tanto dell'agro gallico a testa, resistendo con grande determinazione alle sue preghiere e minacce e per nulla distolto dalla preoccupante previsione che gli sarebbe stato arruolato contro un esercito, se persistesse nella medesima decisione, allorché suo padre gli mise le mani addosso, cedendo all'autorità di lui, semplice privato, per quanto stesse ormai riferendo sulla legge, scese dai rostri ed abbandonò l'assemblea senza che una sola voce si levasse a protestare

() Grandi sono questi saggi di pietà virile, ma non so se più forte e coraggioso non sia stato il gesto della vergine vestale Claudia

Costei, accortasi che suo padre, mentre celebrava il trionfo sul cocchio, ne veniva tirato giù con grande violenza da un tribuno della plebe, s'interpose tra i due con straordinaria rapidità e ebbe la meglio su quella potentissima autorità infiammata dalle rivalità personali
igitur alterum triumphum pater in Capitolium, alterum filia in aedem Vestae duxit, nec discerni potuit utri plus laudis tribueretur, cui uictoria an cui pietas comes aderat

Ignoscite, uetustissimi foci, ueniamque aeterni date ignes, si a uestro sacratissimo templo ad necessarium magis quam speciosum urbis locum contextus operis nostri progressus fuerit: nulla enim acerbitate fortunae, nullis sordibus pretium carae pietatis euilescit, quin etiam eo certius quo miserius experimentum habet

Sanguinis ingenui mulierem praetor apud tribunal suum capitali crimine damnatam triumuiro in carcere necandam tradidit
Così un trionfo celebrò il padre, continuando il suo incedere fino al Campidoglio, un altro ne celebrò la figlia fino al tempio di Vesta, né si poté distinguere a chi dei due si attribuisse più gloria, se a chi aveva avuto per compagna la vittoria o a chi l'amor filiale

() Perdonate, o focolari venerandi per l'antichità, e concedetemi venia, o fuochi eterni, se il mio racconto condurrà dal vostro santissimo tempio ad un luogo più indispensabile che onorifico di Roma: infatti l'amor filiale non viene svalutato dai colpi della sorte o da alcuna miseria, anzi è messo alla prova con tanto maggior sicurezza, quanto più grande è l'infelicità

Un pretore, dopo aver condannato a morte nel suo tribunale una donna di nobile casato, la consegnò al triumviro perché ne curasse l'esecuzione rapitale nel carcere

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quo receptam is, qui custodiae praeerat, misericordia motus non protinus strangulauit: aditum quoque ad eam filiae, sed diligenter excussae, ne quid cibi inferret, dedit existimans futurum ut inedia consumeretur

cum autem plures iam dies intercederent, secum ipse quaerens quidnam esset quo tam diu sustentaretur, curiosius obseruata filia animaduertit illam exerto ubere famem matris lactis sui subsidio lenientem

quae tam admirabilis spectaculi nouitas ab ipso ad triumuirum, a triumuiro ad praetorem, a praetore ad consilium iudicum perlata remissionem poenae mulieri impetrauit

quo non penetrat aut quid non excogitat pietas, quae in carcere seruandae genetricis nouam rationem inuenit

quid enim tam inusitatum, quid tam inauditum quam matrem uberibus natae alitam

putarit aliquis hoc contra rerum naturam factum, nisi diligere parentis prima naturae lex esset
Il capo degli addetti alla custodia la prese in consegna, ma, mosso da pietà, non la fece strangolare subito: anzi permise che la figlia, diligentemente perquisita ad evitare che introducesse del cibo, s'incontrasse con lei, sicuro che la condannata sarebbe morta di fame

Erano trascorsi parecchi giorni e il carceriere si domandava con che mai ella si sostentasse così a lungo, quand'ecco, osservata con maggiore attenzione la figlia, si accorse che costei, denudata la mammella, placava la fame della madre col suo latte

Riferito il fatto ammirevole dal carceriere al triumviro, dal triumviro al pretore, dal pretore al collegio dei giudici, la sua novità valse alla condannata la remissione della pena

Dove non giunge o che cosa non sa escogitare l'amor filiale, che scopri un inusitato sistema per salvare una madre nel carcere

Che cosa più strano, che più inaudito di una madre allattata da una figlia

Si potrebbe pensare ad un fatto contro natura se prima legge di natura non fosse amare i genitori

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