Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01, pag 5

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01
quinque igitur deinceps Cornelii totidem sunt notissima ingratae patriae exempla

Atque horum quidem secessus uoluntari: Ahala uero, cum magister equitum Sp Maelium regnum adfectantem occidisset, custoditae libertatis ciuium exilio suo poenas pependit
Cinque sono, perciò, uno dopo l'altro, gli esempi famosi di ingratitudine della patria nei confronti di altrettanti cittadini della gente Cornelia

() E fin qui si è visto di esili volontari: Abala, invece, avendo ucciso in qualità di comandante supremo della cavalleria Spurio Melio che aspirava a diventar tiranno, pagò col proprio esilio il fio di aver difeso la libertà dei suoi concittadini
Ceterum ut senatus populique mens in modum subitae tempestatis concitata leni querella prosequenda est, ita singulorum ingrata facta liberiore indignatione proscindenda sunt, quia potentes consilii, cum utrumque ratione perpendere liceret, scelus pietati praetulerunt: quo enim nimbo, qua porcella uerborum impium Sextili caput obrui meretur, quod C Caesarem, a quo cum studiose tum etiam feliciter grauissimi criminis reus defensus fuerat, Cinnanae proscriptionis tempore profugum, praesidium suum in fundo Tarquiniensi cladis condicione inplorare, beneficii iure repetere coactum, a sacris perfidae mensae et altaribus nefandorum penatium auulsum truculento uictori iugulandum tradere non exhorruit () Del resto, come occorre biasimare senza calcare troppo la mano il contegno del senato e del popolo, spinti come da una improvvisa burrasca, così gli atti d'ingratitudine dei singoli debbono essere censurati con più libera indignazione, perché, responsabili delle loro azioni e pur potendo soppesare razionalmente gratitudine e ingratitudine, anteposero alla pietà la scelleraggine: con quale nembo, con quale procella di parole non merita di essere oscurata l'empia testa di Sestilio, il quale non ebbe orrore di consegnare al vincitore truculento, perché lo uccidesse, Caio Cesare, malgrado ne fosse stato difeso non solo appassionatamente, ma anche con successo, quando era stato accusato di un gravissimo crimine; eppure, profugo al tempo della proscrizione di Cinna, costretto ad implorarne a titolo di riconoscenza aiuto e ricovero nel suo fondo di Tarquinii, prezzo la vita, fu slealmente strappato dalla santità della mensa e con empietà trascinato via dalle are degli dèi Penati
finge accusatorem eius fortuna publica in supplicis nomen conuersum tam luctuosam illam opem genibus adnixum orasse, crudeliter tamen repulsus uideretur, quia etiam quos iniuriae inuisos faciunt, gratiosos miseriae reddunt

uerum Sextilius non accusatorem, sed patronum saeuissimae inimici uiolentiae suis manibus obiecit, si metu mortis, uita indignus, si praemii spe, dignissimus morte

Sed ut ad alium consentaneum huic ingrati animi actum transgrediar, M Cicero C Popilium Laenatem Picenae regionis rogatu M Caeli non minore cura quam eloquentia defendit eumque causa admodum dubia fluctuantem saluum ad penates suos remisit
Immaginiamo ora che il suo accusatore, divenuto lui supplice in seguito a un cambiamento delle fortune politiche, si fosse gettato alle ginocchia di Sestilio ad implorarne quel pietoso aiuto: se ne fosse stato respinto, sarebbe apparso vittima di crudeltà, perché anche coloro che le offese rendono odiosi, la disgrazia rende meritevoli di simpatia

Ma Sestilio gettò con le sue mani in pasto alla violenza del crudelissimo nemico non il suo accusato, ma il suo patrono; e se ciò fece per timore di essere ucciso, fu indegno di vivere; se per la speranza di riceverne un premio, degnissimo di morire

() Per passare ad un'altra azione ingrata a questa somigliante, Marco Cicerone difese, su richiesta di Marco Celio, il piceno Caio Popilio Lenate con impegno non inferiore alla sua eloquenza e, malgrado la causa fosse di esito molto incerto, lo restituì sano e salvo alla sua famiglia

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

hic Popilius postea nec re nec uerbo a Cicerone laesus ultro M Antonium rogauit ut ad illum proscriptum persequendum et iugulandum mitteretur, impetratisque detestabilis ministerii partibus gaudio exultans Caietam cucurrit et uirum, mitto quod amplissimae dignitatis, certe salubritate studio praestantis officii priuatim sibi uenerandum, iugulum praebere iussit ac protinus caput Romanae eloquentiae et pacis clarissimam dexteram per summum et securum otium amputauit eaque sarcina tamquam opimis spoliis alacer in urbem reuersus est: neque enim scelestum portanti onus succurrit illud se caput ferre, quod pro capite eius quondam perorauerat

inualidae ad hoc monstrum suggillandum litterae, quoniam qui talem Ciceronis casum satis digne deplorare possit, alius Cicero non extat
Questo Popilio in seguito, senza essere stato danneggiato da Cicerone né a fatti né a parole, quando l'oratore fu proscritto, pregò di sua iniziativa Marco Antonio di mandare lui a cercarlo e ad ucciderlo e, ottenuto quel detestabile incarico, corse esultante a Gaeta; e a quell'uomo, non dirò di altissimo prestigio, ma che avrebbe almeno meritato da lui venerazione per lo zelo che aveva posto nell'importante compito di salvarlo, ordinò di porgere la gola e d'un subito troncò la testa di colui ch'era il principe della romana eloquenza e quella mano destra, che aveva gloriosamente assicurato lunga e tranquilla pace; carico di questa preda, quasi che si trattasse di spoglie opime, se ne tornò a Roma tutto soddisfatto, perché, nel sorreggere un peso così scellerato, non gli venne in mente che stava portando quella testa che aveva, un giorno parlato in sua difesa

A biasimare simile mostro non è sufficiente scriverne, perché non c'è un altro Cicerone che possa degnamente deplorare questa disgrazia di Cicerone
Quo te nunc modo, Magne Pompei, attingam nescio: nam et amplitudinem fortunae tuae, quae quondam omnes terras et omnia maria fulgore suo occupauerat, intueor et ruinam eius maiorem esse quam ut manu mea adtemptari debeat memini

sed tamen nobis quoque tacentibus Cn Carbonis, a quo admodum adulescens de paternis bonis in foro dimicans protectus es, iussu tuo interempti mors animis hominum non sine aliqua reprehensione obuersabitur, quia tam ingrato facto plus L Sullae uiribus quam propriae indulsisti uerecundiae

ext Ac ne nostra confessis alienigenae urbes insultent, Karthaginienses Hannibalem, qui pro illorum incolumitate et uictoria tot imperatores totque exercitus nostros trucidauerat, quot gregarios milites hostium si occidisset magnae gloriae foret, conspectu suo summouere in animum induxerunt
() Come ora io venga a parlare di te, o Pompeo Magno, non so: infatti, mentre guardo all'ampiezza della tua fortuna che aveva un tempo riempito del suo fulgore ogni angolo della terra e ogni mare, ricordo pure che la sua caduta è troppo grande perché io possa sfiorarla con la mia mano

Ma tuttavia, anche se noi ne taceremo, l'aver tu ordinato l'uccisione di Cneo Carbone, che pure aveva difeso in tribunale i tuoi beni paterni quando eri assai giovane, ti susciterà nel cuore degli uomini qualche biasimo, perché con un gesto così ingrato assecondasti piùil prepotere di Lucio Silla che il tuo stesso pudore

E perchè città straniere, dietro la confessione di nostri casi d'ingratitudine, non abbiano ad insultarci: dirò che, i Cartaginesi decisero di scacciare dalla loro presenza quell'Annibale, che per la loro incolumità e vittoria aveva trucidato tanti nostri generali ed eserciti, quanti gli avrebbero procurato grande gloria se si fosse trattato di semplici soldati

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

ext Neminem Lycurgo aut maiorem aut utiliorem uirum Lacedaemon genuit, utpote cui Apollo Pythius oraculum petenti respondisse fertur nescire se utrum illum hominum an deorum numero adgregaret

huic tamen neque uitae summa sinceritas neque constantissimus erga patriam amor neque leges salutariter excogitatae auxilio esse potuerunt quo minus infestos ciues experiretur: saepe enim lapidibus petitus, aliquando foro eiectus, oculo etiam priuatus, ad ultimum ipsa patria pulsus est

quid aliae faciant urbes, ubi etiam illa, quae constantiae et moderationis et grauitatis eximiam sibi laudem uindicat, tam ingrata aduersus tam bene meritum extitit

ext Detrahe Atheniensibus Thesea, nullae aut non tam clarae Athenae erunt, si quidem ille uicatim dispersos ciues suos in (suam) unam urbem contraxit, separatimque et agresti more uiuenti populo amplissimae ciuitatis formam atque imaginem inposuit
() Sparta non ebbe figlio alcuno più illustre o più utile di Licurgo, se a lui, come si dice, Apollo Pizio rispose di non sapere se annoverarlo tra gli uomini o tra gli dèi

Tuttavia né la somma lealtà di vita né l'indefettibile amor di patria né l'istituzione di salutari leggi poterono aiutarlo a non sperimentare l'ostilità dei suoi concittadini: spesso lapidato, una volta scacciato dal foro, accecato persino d'un occhio, fu infine bandito in esilio

Che dovrebbero fare le altre città, quando persino quella che si rivendica gloria esimia per fermezza, equilibrio e gravità si comportò con tanta ingratitudine nei confronti di un cittadino così benemerito

() Togli Teseo agli Ateniesi e Atene si ridurrà a nulla o perderà gran parte della sua gloria, se è vero che egli riunì in una sola città gli abitanti prima sparsi tra villaggi e al suo popolo, che precedentemente viveva frazionato e in condizioni primitive, diede aspetto e dignità civili
idem saeua potentissimi regis Minois imperia uixdum aetate pubescente reppulit: idem effrenatam Thebarum insolentiam domuit: idem opem liberis Herculis tulit et quidquid ubique monstri aut sceleris fuit uirtute animi ac robore dexterae comminuit

huius tamen summoti ab Atheniensibus Scyros, exule minor insula, ossa mortui cepit

ext Iam Solon, qui tam praeclaras tamque utiles Atheniensibus leges tulit, ut, si his perpetuo uti uoluissent, sempiternum habituri fuerint imperium, qui Salaminam uelut hostilem arcem ex propinquo saluti eorum inminentem recuperauit, qui Pisistrati tyrannidem primus uidit orientem, solus armis opprimi debere palam dictitare est ausus, senectutem Cypri profugus exegit, neque ei in patria, de qua optime meruerat, humari contigit
Inoltre Teseo, ancor giovinetto, scrollò dagli Ateniesi l'odiosa soggezione al potentissimo re Minosse, domò la sfrenata insolenza di Tebe, aiutò i figli di Ercole e col suo valore e con la sua forza vinse qualunque mostro o crimine

E tuttavia gli Ateniesi lo esiliarono, sì che le sue ossa giacquero a Sciro, isola troppo piccola per un esiliato come lui

Ed ecco Solone, che diede agli Ateniesi leggi così celebrate ed utili che, se avessero voluto usarle per sempre, avrebbero avuto un impero perpetuo, che riguadagnò Salamina ergentesi minacciosa e da vicino conto Atene come una rocca nemica, che per primo intuì il sorgere della tirannide di Pisistrato e solo osò apertamente e ripetutamente affermare ch'essa andava soppressa con le armi, costretto a trascorrere la vecchiaia profugo in Cipro e privo della ventura di essere sepolto in quella patria, dalla quale aveva assai ben meritato

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Bene egissent Athenienses cum Miltiade, si eum post ccc milia Persarum Marathone deuicta in exilium protinus misissent ac non in carcere et uinculis mori coegissent

at, puto, hactenus saeuire aduersus optime meritum abunde duxerunt

immo ne corpus quidem eius sic expirare coacti sepulturae prius mandari passi sunt quam Cimo filius eius eisdem se uinculis constringendum traderet

hanc hereditatem paternam maximi ducis filius et futurus ipse aetatis suae dux maximus solam se creuisse, catenas et carcerem, gloriari potuit

Aristides etiam, quo totius Graeciae iustitia censetur, continentiae quoque eximium specimen, patria iussus excedere est

felices Athenas, quae post illius exilium inuenire aliquem aut uirum bonum aut amantem sui ciuem potuerunt, cum quo tunc ipsa sanctitas migrauit
Bene si sarebbero comportati gli Ateniesi con Milziade, se lo avessero mandato in esilio subito dopo ch'egli aveva sgominato trecentomila Persiani a Maratona e non costretto a morire in prigionia

Ma, credo, si saranno accontentati di infierire contro un cittadino assai benemerito solo fino a questo punto

tutt'altro, invece, perché, costrettolo a morire in tali condizioni, non permisero nemmeno che il suo corpo fosse seppellito prima che Cimone, suo figlio, si consegnasse per essere incarcerato

Sicché questi, figlio di un grandissimo comandante e destinato ad essere il più grande condottiero del suo tempo, poté gloriarsi di aver ingrandito la sola eredità lasciatagli da suo padre, le catene e il carcere

Anche Aristide, nel cui nome si identifica la giustizia della Grecia intera, peraltro immagine esimia di continenza, ricevette l'ordine di esulare

Beata Atene, se poté trovare ancora un cittadino onesto o buon patriota dopo il bando di colui, insieme al quale allora andò in esilio la santità stessa
Themistocles eorum, qui ingratam patriam experti sunt, celeberrimum exemplum, cum illam incolumem, claram, opulentam, principem Graeciae reddidisset, eo usque sensit inimicam, ut ad Xerxis, quem paulo ante destruxerat, non debitam sibi misericordiam perfugere necesse haberet

Phocion uero his dotibus, quae ad pariendum hominum amorem potentissimae iudicantur, clementia et liberalitate instructissimus tantum non in eculeum ab Atheniensibus inpositus est

certe post obitum nullam Atticae regionis, quae ossibus eius iniceretur, glebulam inuenit, iussus extra fines proici, intra quos optimus ciuis uixerat

Quid abest igitur, quin publica dementia sit existimanda summo consensu maximas uirtutes quasi grauissima delicta punire beneficiaque iniuriis rependere
Temistocle, l'esempio più celebre di coloro che sperimentarono l'ingratitudine della patria dopo averla resa incolume, famosa, opulenta e regina della Grecia, ne provò l'inimicizia al punto da dover ricorrere alla misericordia, non dovutagli, di quel Serse che poco prima aveva debellato

Focione, poi, dotato di quelle virtù che sono giudicate le più efficaci per suscitare l'affetto dei propri simili, cioè di clemenza e di generosità, per poco non fu sottoposto dagli Ateniesi alla tortura

Certo è che dopo la morte il suo corpo, sbandito dal paese nel quale era vissuto come ottimo cittadino, non trovò zolla dell'Attica che lo ricoprisse

Che manca, allora, perché sia da considerarsi pubblica demenza punire, quasi fossero gravissimi delitti, quelle che sono per generale consenso le più grandi virtù e ripagare i benefici con le offese

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quod cum ubique tum praecipue Athenis intolerabile uideri debet, in qua urbe aduersus ingratos actio constituta est, et recte, quia dandi et accipiendi beneficii commercium, sine quo uix uita hominum experet tollit quisquis bene merito parem referre gratiam neglegit

quantam ergo reprehensionem me rentur qui, cum aequissima iura, sed iniquissima ingenia haberent, moribus suis quam legibus uti maluerunt

quod si qua prouidentia deorum effici posset ut excellentissimi uiri, quorum modo casus retuli, legem ingratorum uindicem retinentes patriam suam in ius ad aliam ciuitatem pertraherent, nonne ingeniosum et garrulum populum mutum atque elinguem hac postulatione reddidissent
Ciò, se deve sembrare intollerabile dovunque, tanto più lo deve in Atene, dove fu prevista per legge un'azione contro gli ingrati: e giustamente, perché chiunque trascuri di render le dovute grazie a chi ha ben meritato, esclude dai rapporti umani lo scambio dei benefici, senza il quale la vita umana non potrebbe esistere

Quanto rimprovero meritano, perciò, coloro che avendo a loro disposizione giustissime norme giuridiche, ma iniquissimo ingegno, preferirono comportarsi come pareva loro che in ossequio alle leggi

Ché, se per intervento degli dèi si potesse verificare che gli insigni personaggi, dei quali or ora abbiamo narrato le sventurate vicende, avendo una legge da applicare per vendetta contro gli ingrati, trascinassero in tribunale la loro patria in un'altra città, non avrebbero fatto tacere con questa accusa quel popolo così imprevedibile e ciarliero

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