Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01, pag 8

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01
iter quoque quam rapidum et praeceps uelut uno spiritu corripuerit eo patet, quod Alpes Rhenumque transgressus die ac nocte mutato subinde equo cc milia passuum per modo deuictam barbariam Namantabagio duce solo comite contentus euasit

sed eum tum maximo labore et periculo implicatum mortaliumque frequentia defectum sanctissimum pietatis numen et di fautores eximiarum uirtutum et fidissimus Romani imperi custos Iuppiter comitatus est

Drusus quoque, quamquam fato iam suo quam illius officio propior erat, uigore spiritus et corporis uiribus conlapsus, eo ipso tamen, quo uita ac mors distinguitur, momento legiones cum insignibus suis fratri obuiam procedere iussit, ut imperator salutaretur
Ma a lui, che si era venuto a trovare nella necessità di affrontare quell'estenuante e pericolosa prova senza alcun séguito di mortali, fecero da scorta lo spirito venerando dell'amor fraterno, gli dèi che proteggono le più alte virtù e Giove, infallibile custode dell'impero di Roma

Anche Druso, per quanto più vicino a morire che in condizione di rendere il dovuto omaggio al fratello e ormai senza forze vitali, tuttavia, nel momento stesso in cui l'agonia rende sottile la differenza tra la vita e la morte, ordinò che le legioni con le loro insegne sì facessero incontro al fratello per rendergli gli onori dovuti al comandante supremo

Dispose, inoltre, che alla destra della sua tenda di generale ne fosse alzata un'altra per lui, volle ch'egli avesse il titolo di consolare e di comandante in capo e nel medesimo tempo fece posto alla maestà del fratello e sì allontanò dalla vita
praecepit etiam dextera in parte praetorium ei statui, et consulare et imperatorium nomen optinere eum uoluit, eodemque tempore et fraternae maiestati cessit et uita excessit

his scio equidem nullum aliud quam Castoris et Pollucis specimen consanguineae caritatis conuenienter adici posse

Sed omnis memoriae clarissimis imperatoribus profecto non erit ingratum, si militis summa erga fratrem suum pietas huic parti uoluminis adhaeserit: is namque in castris Cn Pompei stipendia peragens, cum Sertorianum militem acrius sibi in acie instantem conminus interemisset iacentemque spoliaret, ut fratrem germanum esse cognouit, multum ac diu conuicio deos ob donum impiae uictoriae insecutus, prope castra transtulit et pretiosa ueste opertum rogo inposuit
Io non so davvero se a questo modello di pietà fraterna se ne possa convenientemente raffrontare un altro che non sia quello di Castore e Polluce

() Ma ai celebrati generali di ogni tempo non sarà certo sgradito, se a questo punto della mia opera citerò un esempio di profondo amor fraterno, messo in atto da un semplice soldato: il quale, militando sotto le bandiere di Cneo Pompeo, uccise in un corpo a corpo un soldato di Sertorio che lo aveva violentemente assalito e lo stava spogliando delle armi, quando riconobbe in lui un suo fratello carnale: allora, dopo aver molto e a lungo bestemmiato contro gli dèi per avergli data quell'empia vittoria, ne trasportò il cadavere vicino all'accampamento e, copertolo con un prezioso manto, lo pose sul rogo

Datovi fuoco, improvvisamente si trafisse il petto con la stessa spada con cui lo aveva ucciso e si gettò sul corpo disteso del fratello, per essere arso insieme a lui dalle stesse fiamme
ac deinde subiecta face protinus eodem gladio, quo illum interemerat, pectus suum transuerberauit seque super corpus fratris prostratum communibus flammis cremandum tradidit

licebat ignorantiae beneficio innocenti uiuere, sed ut sua potius pietate quam aliena uenia uteretur, comes fraternae neci non defuit

init Artissimis sanguinis uinculis pietas satis fe cit: restat nunc ut patriae exhibeatur

cuius maiestati etiam illa, quae deorum numinibus aequatur, auctoritas parentium uires suas subicit, fraterna quoque caritas animo aequo ac libenter cedit, summa quidem cum ratione, quia euersa domo integer (status) rei publicae status manere potest, urbis ruina penates omnium secum trahat necesse est

uerum quid adtinet uerbis ista conplecti, quorum tanta uis est, ut alii ea salutis suae impendio testati sint
Gli sarebbe stato lecito vivere senza rimorsi in grazia del fatto che aveva agito non sapendo; ma, per non fare torto a

suo amore fraterno, piuttosto che avere il perdono altrui non mancò di unirsi al fratello nella morte

() Abbiamo visto la pietà compiere il proprio dovere nei confronti dei vincoli più stretti di sangue: resta ora da mettere in luce quella che si estrinseca verso la patria

alla cui maestà sottomette le proprie forze persino quell'autorità patema che viene considerata pari al potere degli dèi, cede tranquillamente e volentieri anche l'amore fraterno, e con piena ragione, perché, pur se una casa è crollata, la condizione della repubblica può rimanere incolume, mentre la rovina di questa si trascina seco necessariamente quella di tutte le case

Ma a che parlare di cose tali, la cui importanza è così evidente e grande, che altri le hanno testimoniate col sacrificio della propria vita

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Brutus consul primus cum Arrunte Tarquinii Superbi regno expulsi filio in acie ita equo concurrit, ut pariter inlatis hastis uterque mortifero uulnere ictus exanimis prosterneretur

merito adiecerim populo Romano libertatem suam magno stetisse
() Quel Bruto, che fu il primo console di Roma, galoppò contro Arunte, figlio di Tarquinio il Superbo che era stato cacciato dal regno, in modo tale che, colpitisi vicendevolmente con l'asta, giacquero ambedue mortalmente feriti

A ragione aggiungerei che al popolo romano la sua libertà costò ben cara

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