Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

init Liberalitati quas aptiores comites quam humanitatem et clementiam dederim, quoniam idem genus laudis expetunt

quarum prima inopia, proxima occupatione, tertia ancipiti fortuna praestatur, cumque nescias quam maxime probes, eius tamen commendatio praecurrere uidetur, cui nomen ex ipso numine quaesitum est

Ante omnia autem humanissima et clementissima senatus acta referam
Quali compagne più adatte potrei dare alla generosità della mitezza e della clemenza, dal momento che ambedue aspirano al riconoscimento dello stesso genere

Di queste virtù la prima si esplica nei confronti di chi ha bisogno, la seconda nei rapporti con chi chiede riposo alle sue attività, la terza nei momenti d'incerta fortuna; e non sapendo quale più delle altre si possa lodare, par tuttavia che prima debba venire, nell'ordine, l'elogio di quella, il cui nome è stato chiesto in prestito e derivato dall'omonima divinità

Innanzi tutto mi riferirò alle mitissime e clementissime azioni del senato
qui, cum Karthaginiensium legati ad captiuos redimendos in urbem uenissent, protinus his nulla pecunia accepta reddidit iuuenes numerum duum milium et septingentorum et xl trium expletissimos rerum tantum hostium exercitum dimissum, tantam pecuniam contemptam, tot Punicis iniuriis ueniam datam: ipsos legatos obstipuisse arbitror ac secum dixisse o munificentiam gentis Romanae deorum benignitati aequandam

o etiam nostram legationem supra uota felicem, nam quod beneficium numquam dedissemus, accepimus

Illud quoque non paruum humanitatis senatus indicium est: Syphacem enim, quondam opulentissimum Numidiae regem, captiuum in custodia Tiburi mortuum publico funere censuit efferendum, ut uitae dono honorem sepulturae adiceret
che, quando giunsero a Roma ambasciatori cartaginesi per trattare il riscatto dei prigionieri, gliene restituì subito loro senza alcun compenso un numero di giovani ammontante a duemilasettecentoquarantatré che un sì grande esercito nemico sia stato lasciato libero, che tanto danaro sia stato spregiato, che si sia perdonato a tante puniche offese; io penso che i legati stessi siano rimasti stupiti e abbiano detto tra sé: O munificenza del popolo romano, degna di essere paragonata alla generosità degli dèi

O nostra ambasceria, fortunata al di là di ogni previsione e desiderio, se abbiamo ricevuto il favore che noi non avremmo mai fatto

Prova non piccola della mitezza del senato si ebbe pure, quando esso decise che Siface, un tempo ricchissimo e potentissimo re di Numidia, morto in cattività a Tivoli, fosse onorato di esequie pubbliche, onde aggiungere al dono che gli aveva già dato fatto della vita anche quello di una decorosa sepoltura
consimilique clementia in Perse usus est: nam cum Albae, in quam custodiae causa relegatus erat, decessisset, quaestorem misit, qui eum publico funere efferret, ne regias reliquias iacere inhonoratas pateretur

Hostibus haec et miseris et fato functis officia (regibus) erogata, illa amicis et felicibus et uiuis tributa sunt

confecto Macedonico bello Musochanes Masinissae filius cum equitibus, quos in praesidium Romanorum adduxerat, ab imperatore Paulo ad patrem remissus tempestate classe dispersa Brundisium aeger delatus est
() E simile clemenza usò nei confronti di Perseo: difatti, quando costui morì ad Alba, dove era stato relegato per esservi tenuto sotto sorveglianza, inviò un questore che provvedesse al funerale a spese dello Stato, per non lasciare giacere senza onori le spoglie di un re

Questi furono gli estremi onori resi a nemici o disgraziati o stroncati dalla morte; ma eccone altri, resi ad amici nel pieno del loro benessere e della vita

Conclusasi la guerra macedonica, Musocare, figlio di Masinissa, fu rimandato al padre, insieme ai cavalieri con lui venuti a soccorso dei Romani, dal comandante supremo Paolo, dispersasi la flotta in seguito ad una tempesta, egli fu gettato, fisicamente mal ridotto, a Brindisi

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

quod ubi senatus cognouit, continuo illo quaestorem ire iussit, cuius cura et hospitium adulescenti expediretur et omnia, quae ad ualitudinem opus essent, praeberentur inpensaeque liberaliter cum ipsi tum toti comitatui praestarentur, naues etiam ut prospicerentur, quibus se bene ac tuto cum suis in Africam traiceret

equitibus singulas libras argenti et quingenos sestertios dari imperauit

quae tam prompta et tam exquisita patrum conscriptorum humanitas efficere potuit ut, etiamsi expirasset adulescens, aequiore animo desiderium eius pater toleraret
Il senato, appena avuto sentore del fatto, ordinò immediatamente che un questore si recasse sul posto ad offrire ospitalità al giovane e a procurargli quanto occorresse per ristabilirsi e si mettesse generosamente a disposizione sia sua sia del suo seguito per tutto quel che fosse necessario e provvedesse alle riparazioni delle navi, sulle quali in piena sicurezza e tranquillità potesse compiere con i suoi il viaggio di ritorno in Africa

e dispose che fossero consegnati ai cavalieri una libbra di argento e cinquecento sesterzi a testa

Questo atto di gentilezza, così pronto e squisito, da parte dei senatori avrebbe potuto far sì che, anche se il giovane fosse morto, suo padre ne avrebbe sopportato con più serenità la perdita
Idem senatus, cum ad gratulandum sibi Pru sian Bithyniae regem Perse deuicto uenire audisset, obuiam illi P Cornelium Scipionem quaestorem Capuam misit censuitque ut ei domus Romae quam optima conduceretur et copiae non solum ipsi, sed etiam comitibus eius publice praeberentur, in eoque excipiendo tota urbs unius humani amici uultum habuit

itaque qui amantissimus nostri uenerat, duplicata erga nos beniuolentia in regnum suum reuersus est

Ne Aegyptus quidem Romanae humanitatis expers fuit

Rex eius Ptolomaeus a minore fratre regno spoliatus petendi auxilii gratia cum paucis admodum seruis squalore obsitus Romam uenerat ac se in hospitium Alexandrini pictoris contulerat
() Ancora il senato, venuto a sapere che Prusia, re di Bitinia, veniva a fare i suoi rallegramenti per la vittoria riportata da Roma su Perseo, gli mandò incontro a Capua il questore Publio Cornelio Scipione e deliberò che gli si prendesse in affitto il miglior alloggio che si trovasse in Roma e le spese per lui e per il suo seguito fossero a carico dello Stato; e la città tutta si comportò, nell'accoglierlo, in maniera unanimamente cordiale

Così Prusia, venuto a Roma con amichevoli e affettuosi sentimenti, se ne tornò nel suo regno, amico due volte più di prima

Neppure l'Egitto rimase escluso da prove di romana gentilezza

Il re Tolemeo, privato del regno da suo fratello minore, era venuto a Roma con pochissimi servi, malvestito e malconcio, per chiedere aiuto e si era recato ad alloggiare in casa di un pittore di Alessandria

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id postquam senatui relatum est, accersito iuuene quam potuit accurata excusatione usus est, quod nec quaestorem illi more maiorum obuiam misisset nec publico eum hospitio excepisset, eaque non sua neglegentia, sed ipsius subito et clandestino aduentu facta dixit et illum e curia protinus ad publicos penates deduxit hortatusque est ut depositis sordibus adeundi ipsius diem peteret

quin etiam curae habuit ut ei munera per quaestorem cotidie darentur

his gradibus officiorum iacentem ad regium fastigium erexit effecitque ut plus spei in auxilio populi Romani quam metus in sua fortuna reponeret
Il senato, venuto a conoscenza della cosa, mandò a chiamare il giovane, gli fece le scuse più premurose possibili per non avergli mandato incontro, secondo l'antico cerimoniale, un questore e per non averlo ospitato in un pubblico alloggio, e dichiarò che le cose erano andate così non per propria trascuratezza, ma per il suo arrivo improvviso e clandestino; lo fece poi accompagnare immediatamente dalla Curia in un pubblico albergo e lo esortò a rivestirsi come esigeva il suo rango e a fissare un giorno per l'udienza nella Curia

Anzi ebbe cura ch'egli ricevesse giornalmente da un questore una certa somma di danaro

Con questa gradualità di onorevoli servigi sollevò l'avvilito re ai fastigi della sua naturale condizione e fece in modo che riponesse più speranza nell'aiuto del popolo romano che timore nella sua avversa fortuna
Atque ut ab uniuersis patribus conscriptis ad singulos ueniam, L Cornelius consul primo Punico bello, cum Olbiam oppidum cepisset, pro quo fortissime dimicans Hanno dux Karthaginiensium occiderat, corpus eius e tabernaculo suo amplo funere ex tulit nec dubitauit hostis exequias ipse celebrare, eam demum uictoriam et apud deos et apud homines minimum inuidiae habituram credens, quae quam plurimum humanitatis habuisset

Quid de Quintio Crispino loquar, cuius mansuetudinem potentissimi adfectus, ira atque gloria, quatere non potuerunt

Badium Campanum et hospitio benignissime domi suae exceperat et aduersa ualitudine correptum adtentissima cura recreauerat
Per passare ora dal senato nel suo insieme ai singoli senatori, il console Lucio Cornelio, occupata durante la prima guerra punica la piazzaforte di Olbia, nella cui difesa era caduto combattendo valorosamente il generale cartaginese Annone, fece celebrare solenni onoranze funebri alla spoglia che aveva tenuta nella sua tenda e non esitò a celebrare di persona le esequie di un nemico, giudicando che una vittoria ammantata di sì grande umanità del vincitore avrebbe certamente suscitato pochissima animosità sia presso gli dèi sia presso gli uomini

() Che dire di Quinzio Crispino, la cui mansuetudine non riuscirono a scuotere i due sentimenti più forti che esistono, l'ira e la gloria

Molto generosamente egli aveva non solo ospitato a casa sua il campano Badio, ma anche curata col massimo zelo la salute, quando costui vi si era ammalato

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a quo post illam nefariam Campanorum defectionem in acie ad pugnam prouocatus, cum et uiribus corporis et animi uirtute aliquanto esset superior, monere ingratum quam uincere maluit: nam quid agis inquit, demens, aut quo te praua cupiditas transuersum rapit

parum habes publica impietate furere, nisi etiam priuata lapsus fueris

unus uidelicet tibi Romanorum Quintius placet, in quo sceleste exerceas arma, cuius penatibus et honoris uicissitudinem et salutem tuam debes

at me foedus amicitiae diique hospitales, sancta nostro sanguini, uestris pectoribus uilia pignora, hostili certamine congredi tecum uetant

quin etiam, si in concursu exercituum fortuito umbonis mei inpulsu prostratum agnouissem, adplicatum iam ceruicibus tuis mucronem reuocassem

tuum ergo crimen sit hospitem occidere uoluisse, meum non eris hospes occisus
Dopo la nota e nefanda defezione dei Campani, da lui sfidato sul campo di battaglia, preferì, per quanto gli fosse superiore in forze e valore, ammonire l'ingrato che vincerlo, dicendogli: Che fai, pazzo, o dove ti spinge il tuo malauguroso desiderio

Non ti basta folleggiare con un pubblico gesto di empietà, e vuoi commetterne anche uno personale

Evidentemente tra i Romani ti piace sperimentare empiamente le armi solo su Quinzio, ai cui penati devi un onorevole vincolo di amicizia e la vita

Quanto a me, il patto di amicizia e gli dèi dell'ospitalità, due pegni per noi sacri e per voi senza valore alcuno, mi vietano di scontrarmi in campo con te

Che anzi, se in uno scontro fortuito dei nostri eserciti ti avessi steso a terra con un colpo del mio umbone e riconosciuto, avrei ritirato la punta della mia spada quand'anche fosse già stata vicina al tuo collo

Prendi, dunque, tutta tu la colpa di aver voluto uccidere un ospite: non me ne macchierò certo io
proinde aliam qua occidas dexteram quaere, quoniam mea te seruare didicit

dedit utrique caeleste numen debitum exitum, si quidem in eo proelio Badius obtruncatus est, Quintius insigni pugna clarus euasit

Age, M Marcelli clementia quam clarum quamque memorabile exemplum haberi debet

qui captis ab se Syracusis in arce earum constitit, ut urbis modo opulentissimae, tunc adflictae fortunam ex alto cerneret

ceterum casum eius lugubrem intuens fletum cohibere non potuit

quem si quis ignarus uiri aspexisset, alterius uictoriam esse credidisset

itaque, Syracusana ciuitas, maxima clade tua aliquid admixtum gratulationis habuisti, quia, si tibi incolumem stare fas non erat, leniter sub tam mansueto uictore cecidisti
Perciò cercati un'altra mano per essere ucciso, perché la mia ha appreso a salvarti

La volontà degli dèi concesse all'uno e all'altro l'esito dovuto, perché Badio rimase ucciso in quello scontro e Quinzio ne uscì gloriosamente vincitore

() Suvvia, quanto illustre e memorabile esempio dev'essere ritenuta la clemenza di Marco Marcello

Presa Siracusa, egli si fermò sulla rocca per guardare dall'alto quella città poco prima potente e allora vinta e distrutta

E pensando alla sua dolorosa fine, non riuscì a trattenere le lacrime

di modo che, se qualcuno senza conoscerlo lo avesse osservato, avrebbe creduto che non lui, ma altri erano i vincitori

Così, pur nella tua immensa sciagura, avesti di che gioire, o Siracusa, perché, se non ti fu lecito restare incolume, cadesti in potere di un vincitore tanto mite, che non volle infierire su di te

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 02

Q uero Metellus Celtibericum in Hispania gerens bellum, cum urbem Centobrigam obsideret et iam admota machina partem muri, quae sola conuelli poterat, disiecturus uideretur, humanitatem propinquae uictoriae praetulit: nam cum Rhoetogenis filios, qui ad eum transierat, Centrobigenses machinae ictibus obiecissent, ne pueri in conspectu patris crudeli genere mortis consumerentur, quamquam ipse Rhoetogenes negabat esse inpedimento quominus etiam per exitium sanguinis sui expugnationem perageret, ab obsidione discessit

quo quidem tam clementi facto etsi non unius ciuitatis moenia, omnium tamen Celtiberarum urbium animos cepit effecitque ut ad redigendas eas in dicionem populi Romani non multis sibi obsidionibus opus esset
() Quinto Metello, facendo la guerra in Ispagna contro i Celtiberi, mentre era all'assedio della città di Centobrigia e, accostate le macchine alle mura, pareva sul punto di abbatterne il solo punto vulnerabile, preferì alla vittoria ormai prossima la generosità: difatti, avendo gli assediati esposto ai proiettili degli assalitori i figli di Retogene, ch'era passato ai Romani, abbandonò l'assedio ad evitare che i giovinetti potessero essere uccisi sotto gli occhi del padre, quantunque Retogene stesso proclamasse che non c'era motivo per non portare a termine l'assedio anche a costo dell'uccisione dei suoi figli

In seguito a questo atto così clemente, pur se non conquistò le mura di quella sola fortezza, Metello si conquistò le simpatie di tutte le città celtiberiche e fece sì che per ridurle in soggezione del popolo romano fossero necessari ben pochi assedi

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