la regina, benché già sposata, era ancora vergine. Alcmena aveva infatti giurato che non si sarebbe concessa al marito finché questi non avesse vendicato l'uccisione di sette suoi fratelli, massacrati durante una guerra. Anfitrione, dunque, si dichiarò pronto a compiere la vendetta e partì per la sua spedizione militare sperando, alla fine, di poter cogliere quella ricompensa che tanto desiderava.
Ma Zeus ottenne quel premio prima di lui. Mentre il re di Tebe combatteva la battaglia decisiva, il signore dell'Olimpo entrò nella camera da letto della regina con le sembianze di Anfitrione. Annunciò che vendetta era stata fatta, e che ora, finalmente, potevano consumare il loro matrimonio. Felice per la vittoria e per il ritorno di quello che credeva il suo sposo, la regina si abbandonò nelle braccia del Dio. Zeus volle godere fino in fondo di quel momento di gioia rubata. Fece fermare il carro del Sole, in modo che l'aurora non sorgesse. Così quella notte d'amore durò quanto tre notti terreni. Dall'unione tra Zeus e Alcmena nacque un eroe valoroso, forse il più grande, di sicuro il più forte di tutti gli eroi: Eracle, che i Romani chiamarono Ercole
nella Grecia antica circolavano molte leggende in merito alla scoperta della Porpora e al suo inventore. Le tradizioni artistiche e letterarie dell'età moderna, invece, ne hanno mantenuta una soltanto: il cane di Eracle, dopo aver frugato nella sabbia di mare in cerca di molluschi commestibili, tornò dal padrone col muso tinto di rosso. E' questa la scena rappresentata da Theodoor van Tulden, che collaborò con Rubens per una serie di dipinti mitologici commissionati da re Filippo IV di Spagna