Quae effecit ut urbe a Gallis disiecta, deliberantibus patribus conscriptis utrum Veios migrarent an sua moenia restituerent, forte eo tempore praesidio cohortibus redeuntibus centurio in comitio exclamaret signifer, statue signum, hic optime manebimus: ea enim uoce audita senatus accipere se omen respondit e uestigioque Veios transeundi consilium omisit quam paucis uerbis de domicilio futuri summi imperii confirmata est condicio credo indignum diis existimantibus prosperrimis auspiciis Romanum nomen ortum Veientanae urbis appellatione mutari inclitaeque uictoriae decus modo abiectae urbis ruinis infundi Huius tam praeclari operis auctor Camillus, cum esset precatus ut, si cui deorum nimia felicitas populi Romani uideretur, eius inuidia suo aliquo incommodo satiaretur, subito lapsu decidit |
La quale fece in modo che dopo la distruzione di Roma ad opera dei Galli, mentre i padri coscritti discutevano se emigrare a Veio o ricostruirne le mura, un centurione al cospetto delle coorti che tornavano a presidio esclamasse nel comizio: O alfiere, fissa a terra l'insegna: qui resteremo bene; infatti, udita questa frase, il senato dichiarò che accettava come favorevole il pronostico e li per lì abbandonò il progetto di passare a Veio Con quanto poche parole fu ribadito che quello era il luogo destinato per l'impero più potente del mondo Questo, io credo, perché gli dei ritennero cosa indegna che il nome di Roma, nato sotto i più favorevoli auspici, potesse cambiarsi in quello di Veio, e che l'onore di un'inclita vittoria si confondesse con le rovine di una città da poco umiliata L'autore di questa esimia impresa, Camillo, dopo avere scongiurato gli dei che, se alcuno di loro giudicasse eccessiva la fortuna del popolo romano, soddisfacesse, propria invidia infliggendo qualche perdita a lui in persona, subì un'improvvisa caduta |
quod omen ad damnationem, qua postea oppressus est, pertinuisse uisum est merito autem de laude inter se uictoria et pia precatio amplissimi uiri certauerint: aeque enim uirtutis est et bona patriae auxisse et mala in se transferri uoluisse Quid illud, quod L Paulo consuli euenit, quam memorabile cum ei sorte obuenisset ut bellum cum rege Perse gereret et domum e curia regressus filiolam suam nomine Tertiam, quae tum erat admodum paruula, osculatus tristem animaduerteret, interrogauit quid ita eo uultu esset quae respondit Persam perisse decesserat autem catellus, quem puella in deliciis habuerat, nomine Persa arripuit igitur omen Paulus exque fortuito dicto quasi certam spem clarissimi triumphi animo praesumpsit |
Pronostico, questo, che parve essere in relazione alla condanna, dalla quale in seguito fu colpito Giustamente la vittoria e il pio scongiuro di un uomo insigne avranno fatto a gara tra loro per ottener lode: perché e ugualmente da coraggioso tentar d'incrementare il bene della patria e volerne trasferire su di sé il male [3] E che dirò del fatto memorabile avvenuto a Lucio Paolo Dopo che gli era toccato in sorte di far la guerra contro Perseo, tornato dalla Curia alla sua casa, nel baciare la figlioletta di nome Terzia, che era ancora molto piccola, si accorse che era triste in volto e le chiese il perché Essa allora gli rispose che era morto Persiano Persiano era il nome di un cagnolino, col quale soleva trastullarsi Così Paolo colse a volo il buon presagio e in seguito a questa frase fortuita ebbe quasi s s s la certezza del suo clamoroso trionfo |
At Caecilia Metelli, dum sororis filiae, adultae aetatis uirgini, more prisco nocte concubia nuptiale petit omen, ipsa fecit: nam cum in sacello quodam eius rei gratia aliquamdiu persedisset nec aliqua ulla uox proposito congruens esset audita, fessa longa standi mora puella rogauit materteram ut sibi paulisper locum residendi adcommodaret cui illa ego uero inquit libenter tibi mea sede cedo quod dictum ab indulgentia profectum ad certi ominis processit euentum, quoniam Metellus non ita multo post mortua Caecilia uirginem, de qua loquor, in matrimonium duxit C autem Mario obseruatio ominis procul dubio saluti fuit, quo tempore hostis a senatu iudicatus in domum Fanniae Minturnis custodiae causa deductus est animaduertit enim asellum, cum ei pabulum obiceretur, neglecto eo ad aquam procurrentem |
AI contrario Cecilia, sposa di Metello, mentre secondo l'antica tradizione chiedeva nel cuore della notte un pronostico nuziale per la figlia di sua sorella ch'era in età da marito, si fece l'augurio da sé stesa: infatti la giovane, fermatasi alquanto con lei in una cappella per avere quel pronostico e non avendo udito voce alcuna conforme al proposito, stanca di stare da lungo tempo in piedi, chiese alla zia di farle posto per un po' Quella le rispose: Ma si che ti lascio volentieri il mio posto Queste parole, originate da cura affettuosa, finirono per realizzarsi, perché Metello di lì a qualche tempo, morta Cecilia, sposò la nipote A Caio Mario l'osservazione del pronostico riuscì indubbiamente utile, quando, giudicato nemico pubblico dal senato, fu condotto in segregazione nella casa di Fannia in Minturno Egli si accorse, infatti, che un asinello, rifiutato il foraggio che gli si offriva, correva verso l'acqua |
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quo spectaculo deorum prouidentia quod sequeretur oblatum ratus, alioquin etiam interpretandarum religionum peritissimus, a multitudine, quae ad opem illi ferendam confluxerat, inpetrauit ut ad mare perduceretur ac protinus nauiculam conscendit eaque in Africam peruectus arma Sullae uictricia effugit Pompeius uero Magnus in acie Pharsalica uictus a Caesare, fuga quaerens salutem cursum in insulam Cyprum, ut aliquid in ea uirium contraheret, classe direxit adpellensque ad oppidum Paphum conspexit in litore speciosum aedificium gubernatoremque interrogauit quod ei nomen esset qui respondit Katabasileia uocari quae uox spem eius quae quantulamcumque restabat conminuit, neque id dissimulanter tulit: auertit enim oculos ab illis tectis ac dolorem, quem ex diro omine ceperat, gemitu patefecit |
e credendo che con tale spettacolo la provvidenza divina gli avesse mostrato gli avvenimenti che sarebbero seguiti, espertissimo del resto, com'era, nell'interpretare la volontà degli dei, chiese ed ottenne dalla folla ivi radunatasi per aiutarlo di essere accompagnato fino al mare, e tosto s'imbarcò su un battello: e riuscì così ad arrivare in Africa, sfuggendo alle armi vittoriose di Silla [6] Pompeo Magno, vinto sul campo di Farsalo da Cesare, mentre cercava scampo nella fuga, si diresse all'isola di Cipro per racimolarvi un po' di forze e, approdando alla città di Pafo, vide sulla spiaggia un bell'edificio Il pilota, richiesto quale ne fosse il nome, rispose ch'era chiamato lla Reggiabassa Tali parole gli fecero svanire quel po' di speranza che ancora aveva, e senza fingere egli distolse gli occhi da quella vista, rivelando col pianto il dolore provocatogli dal funesto presagio |
M etiam Bruti dignus admisso parricidio euentus omine designatus est, si quidem post illud nefarium opus natalem suum celebrans, cum Graecum uersum expromere uellet, ad illud potissimum Homericum referendum animo tetendit: alla me Moiroloe kai Letous ektanen uios, qui deus Philippensi acie a Caesare et Antonio signo datus in eum tela conuertit Consentaneo uocis iactu C Cassii aurem fortuna peruellit, quem orantibus Rhodiis ne ab eo cunctis deorum simulacris spoliarentur, Solem a se relinqui respondere uoluit, ut rapacissimi uictoris insolentiam dicti tumore protraheret abiectumque Macedonica pugna non effigiem Solis, quam tantummodo supplicibus cesserat, sed ipsum solem re uera relinquere cogeret |
[7] Dopo che Marco Bruto ebbe commesso il parricidio, chiaro fu il presentimento ch'egli ebbe di ciò che gli sarebbe giustamente toccato, se è vero che, mentre celebrava il suo genetliaco a funesta impresa compiuta, volendo citare un verso greco si senti irresistibilmente spinto a declamare quello di Omero, che dice: me la Parca fatale uccise e il dio di Latona rampollo,cioè quel dio Apollo, il cui nome era stato dato come parola d'ordine da Cesare e Antonio nella battaglia di Filippi e che indirizzò contro lui le sue saette [8] Con una frase coerentemente pronunziata la fortuna vellicò l'orecchio a Caio Cassio, quando ai Roditisi che lo supplicavano di non spogliarli completamente delle statue degli dei volle che rispondesse che lasciava loro quella del Sole: perché continuasse così ad esercitare anche con la superbia delle parole la sua insolenza di rapace vincitore e per costringerlo, ridotto alla disperazione dopo la campagna di Macedonia, ad abbandonare non l'immagine del Sole l'unica che aveva lasciato ai Roditisi supplici, ma addirittura il sole stesso della vita |
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Adnotatu dignum illud quoque omen, sub quo Petilius consul in Liguria bellum gerens occiderit: nam cum montem, cui Leto cognomen erat, oppugnaret interque adhortationem militum dixisset hodie ego Letum utique capiam, inconsideratius proeliando fortuitum iactum uocis leto suo confirmauit Adici nostris duo eiusdem generis alienigena exempla non absurde possunt Sami Prienensibus auxilium aduersus Caras inplorantibus adrogantia instincti pro classe et exercitu sibullam eis derisus gratia miserunt quam illi uelut diuinitus datum praesidium interpretati libenter receptam uera fatorum praedictione uictoriae ducem habuerunt |
[9] Degno di considerazione e anche il noto pronostico, in base al quale il console Petilio mori durante la campagna in Liguria: stava, infatti, assalendo una posizione montana detta Leto, quando gli venne di dire esortando i soldati: Oggi conquisterò Leto ad ogni costo, e, combattendo senza precauzioni, diede conferma, con la sua letale fine, della fatal frase che aveva pronunziato per casuale coincidenza A questi nostri si possono ragionevolmente aggiungere due esempi stranieri quelli di Samo ai Prienesi che chiedevano loro aiuto contro i Cari, mossi da arroganza, mandarono per ischerno, in cambio di un esercito e di una flotta, una sibilla Essi, accogliendola di buon grado come simbolo dell'aiuto degli dei e servendosi delle sue infallibili predizioni, l'ebbero a guida della vittoria |
Ne Apolloniatae quidem paenitentiam egerunt, quod, cum bello Illyrico pressi Epidamnios ut sibi opem ferrent orassent atque illi flumen uicinum moenibus suis nomine Aeantem in adiutorium eorum sese mittere dixissent, accipimus quod datur responderunt eique primum in acie locum perinde ac duci adsignarunt: ex insperato enim superatis hostibus successum suum omini acceptum referentes et tunc Aeanti ut deo immolauerunt et deinceps omnibus proeliis duce uti instituerunt Prodigiorum quoque, quae aut secunda aut ad uersa acciderunt, debita proposito nostro relatio est Seruio Tullio etiam tum puerulo dormienti circa caput flammam emicuisse domesticorum oculi adnotauerunt quod prodigium Anci regis Marci uxor Tanaquil admirata, serua natum in modum filii educauit et ad regium fastigium euexit |
[2] Neppure gli abitanti di Apollonia ebbero a pentirsi, quando, ridotti a mal partito dalla guerra contro gli Illiri, pregarono quelli di Epidamno di portar loro aiuto; e poiché costoro risposero che avrebbero inviato in soccorso il fiume Fante, che scorre limitrofo alle loro mura, dissero: a Accettiamo quanto ci è dato, e diedero al fiume il posto più avanzato nella battaglia, come se si trattasse del loro generale: in realtà, vinti insperatamente i nemici e attribuendo al presagio il proprio successo, immolarono vittime all'Eante come a un dio e d'allora in poi decisero di servirsene come di un condottiero per ogni guerra [6] doveroso, nei confronti del mio proposito, fare riferimento anche ai prodigi avvenuti, sia favorevoli sia avversi Mentre Servio Tullio, bambino, dormiva, i familiari notarono che una fiammella gli guizzava intorno al capo Ammirata dal prodigio, Tanaquilla, consorte del re Anco Marcio, lo educò, per quanto nato da una schiava, come un figlio e lo innalzò poi alla maestà regia |
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Aeque felicis euentus illa flamma, quae ex L Marci ducis duorum exercituum, quos interitus Publi et Gnaei Scipionum in Hispania debilitauerat, capite contionantis eluxit: namque eius aspectu pauidi adhuc milites pristinam recuperare fortitudinem admoniti VIII et XXX milibus hostium caesis magnoque numero in potestatem redacto bina castra Punicis opibus referta ceperunt Item, cum bello acri et diutino Veientes a Romanis intra moenia conpulsi capi non possent, eaque mora non minus obsidentibus quam obsessis intolerabilis uideretur, exoptatae uictoriae iter miro prodigio di inmortales patefecerunt: subito enim Albanus lacus neque caelestibus auctus imbribus neque inundatione ullius amnis adiutus solitum stagni modum excessit |
[2] Premonitrice di egualmente prospera fortuna fu la fiamma che durante un'allocuzione ai soldati brillò sulla testa di Lucio Marcio, generale dei due eserciti che la morte sul campo, in Ispagna, di Publio e Cneo Scipione aveva assai scoraggiati; e difatti i soldati, che erano ancora in preda alla paura, appena la videro, ne furono rianimati e spinti a riacquistare l'antico valore, uccisero trentottomila nemici, gran numero ne catturarono e s'impadronirono dei due accampamenti cartaginesi, zeppi di ogni ben di Dio [3] Parimenti, poiché gli abitanti di Veio malgrado una lunga e sanguinosa guerra non potevano essere debellati, chiusi coni erano entro le mura, dai Romani e tale indugio riusciva intollerabile non meno agli assedianti che agli assediati, furono gli dei immortali a schiudere la via dell'agognata vittoria con un meraviglioso prodigio: difatti il lago Albano, senza essere stato gonfiato da acque piovane o fluviali, superò improvvisamente il suo normale livello |
cuius rei explorandae gratia legati ad Delphicum oraculum missi rettulerunt praecipi sortibus ut aquam eius lacus emissam per agros diffunderent: sic enim Veios uenturos in potestatem populi Romani quod prius quam legati renuntiarent, aruspex Veientium a milite nostro, quia domestici interpretes deerant, raptus et in castra perlatus futurum dixerat ergo senatus duplici praedictione monitus eodem paene tempore et religioni paruit et hostium urbe potitus est Nec parum prosperi successus quod sequitur L Sulla consul sociali bello, cum in agro Nolano ante praetorium immolaret, subito ab ima parte arae prolapsam anguem prospexit qua uisa Postumi aruspicis hortatu continuo exercitum in expeditionem eduxit ac fortissima Samnitium castra cepit quae uictoria futurae eius amplissimae potentiae gradus et fundamentum extitit |
Gli inviati a Delfi per aver chiarimenti riferirono che gli oracoli invitavano a far deviare nelle campagne circostanti le acque del lago; perché così Veio sarebbe caduta in potere del popolo romano Ma, ancor prima che dall'oracolo dì Apollo ritornassero i responsi, nn aruspice di Veio, rapito dai soldati romani a Roma, infatti, non c'erano interpreti e condotto nell'accampamento, aveva predetto ciò che sarebbe accaduto Così il senato, ammonito contemporaneamente da due parti, soddisfece il volere divino e s'impadronì di quella città nemica Né meno favorevole esito si ebbe nell'episodio che segue Lucio Silla, console al tempo della guerra sociale, stava sacrificando davanti alla sua tenda di comandante nel territorio di Nola, quand'ecco vide strisciare dalla base dell'altare un serpente A tale vista, per esortazione dell'aruspice Postumi, subito mosse il suo esercito ed espugnò il munìtìssimo campo dei Sanniti Questa vittoria fu il fondamento, donde prese l'abbrivio la sua futura grandissima potenza |
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Praecipuae admirationis etiam illa prodigia, quae C Volumnio Ser Sulpicio consulibus in urbe nostra inter initia motusque bellorum acciderunt: bos namque mugitu suo in sermonem humanum conuerso nouitate monstri audientium animos exterruit carnis quoque in modum nimbi dissipatae partes ceciderunt, quarum maiorem numerum praepetes diripuerunt aues, reliquum humi per aliquot dies neque odore taetro neque deformi aspectu mutatum iacuit Eiusdem generis monstra alio tumultu credita sunt: puerum infantem semenstrem in foro boario triumphum clamasse, alium cum elephantino capite natum, in Piceno lapidibus pluisse, in Gallia lupum uigili e uagina gladium abstulisse, in Sardinia scuta duo sanguinem sudasse, Antii metentibus cruentas spicas in corbem decidisse, Caerites aquas sanguine mixtas fluisse bello etiam Punico secundo constitit Cn Domiti bouem dixisse caue tibi, Roma |
[5] particolarmente meravigliosi furono i prodigi avvenuti in Roma sotto il consolato di Caio Volnmnio e di Servio Sulpicio alle prime avvisaglie di alcune guerre: un bue, messosi a parlare come un uomo, terrorizzò con la sua stranezza quelli che lo udivano Piovvero sparsi qua e là pezzi di carne, su cui piombarono rapacemente degli uccelli, e quando fu da essi lasciata, rimase a terra alcuni giorni senza maleodorare o marcire Durante un altro tumulto si diede credito a prodigi simili ai precedenti: un neonato di sei mesi gridò: Evviva, Trionfo, nel foro Boario; un altro nacque con la testa dì elefante, nel Piceno piovvero pietre dal cielo, in Gallia un lupo tolse dalla guaina la spada a una sentinella, in Sardegna due scudi sudarono sangue, in Anzio certi mietitori videro cadere nella loro cesta spighe insanguinate, a Cere l'acqua fu vista scorrere mescolata a sangue noto che anche durante la seconda guerra punica un bue di Cneo Domizio parlò dicendo: Guardati, Roma |