Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01, pag 6

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

Hannibalis quoque ut detestandum Romano sanguini, ita certae praedictionis somnium, cuius non uigiliae tantum sed etiam ipsa quies hostilis imperio nostro fuit: hausit enim proposito et uotis suis conuenientem imaginem existimauitque missum sibi ab Ioue mortali specie excelsiorem iuuenem inuadendae Italiae ducem

cuius monitu primo uestigia nullam in partem deflexis secutus oculis, mox humani ingenii prona uoluntate uetita scrutandi pone respiciens animaduertit inmensae magnitudinis serpentem concitato impetu omne, quidquid obuium fuerat, proterentem postque eam magno cum caeli fragore erumpentes nimbos lucemque caliginosis inuolutam tenebris

adtonitus deinde quidnam id esset monstri et quid portenderet interrogauit
Come odioso al sangue di Roma, così di sicuro esito fu anche il sogno di Annibale, del quale non solo le veglie, ma anche i sonni furono ostili al nostro impero: infatti in una visione che ben era congeniale ai suoi progetti e desideri gli parve di scorgere un giovane più grande, nelle proporzioni, dì un uomo normale, destinato a guidarlo nell'invasione dell'Italia, che gli era stato inviato da Giove

Allora Annibale, che in un primo memento ne aveva seguìto le orme senza distoglierne gli occhi per ammonimento del dio, successivamente, mosso dalla curiosità che suole spingere l'uomo ad osservare le cose proibite, vide, guardandosi indietro, un drago mostruoso che calpestava, nel suo rapido strisciare, tutto quel che incontrasse e dietro ad esso nembi dì pioggia scrosciante tra fragore di tuoni e la luce del giorno che si oscurava per la nebbia

Allora, attonito, chiese che mai volesse significare quel prodigio e a che valesse alludere
hic dux Italiae uides inquit uastitatem: proinde sile et cetera tacitis permitte fatis

Quam bene Macedoniae rex Alexander per quietem uisa imagine praemonitus erat ut uitae suae custos esset diligentior, si eum cauendi etiam periculi consilio fortuna instruere uoluisset: namque Cassandri pestiferam sibi dexteram somnio prius cognouit quam exitu sensit: existimauit enim ab illo se interfici, cum eum numquam uidisset

interposito deinde tempore postquam in conspectum uenit, nocturni metus patefacta imagine, ut Antipatri filium esse cognouit, adiecto uersu Graeco, qui fidem somniorum eleuat, praeparati iam aduersus caput suum ueneficii, quo occidisse Cassandri manu creditur, suspicionem animo repulit
Al che il giovane condottiero: Eccoti, disse, la devastazione dell'Italia: taci, dunque, e lascia fare il resto al destino che opera in silenzio

[2] Certo assai bene era stato preammonito da una visione avuta in sogno Alessandro, re dì Macedonia, ad essere più cauto custode della sua vita, se la fortuna lo avesse voluto rendere così saggio da guardarsi dal pericolo: in realtà egli seppe in sogno che la mano di Cassandro gli sarebbe stata fatale, ancor prima di farne personale esperienza

Gli parve, infatti, di esserne ucciso, pur non avendolo mal prima veduto, quando poi, passato del tempo, lo vide di persona, riconoscendo in lui l'immagine del sogno pauroso, e venato a sapere che era figlio di Antipatro, pronunziò u verso greco che sminuisce l'attendibilità dei sogni e respinse dal suo animo il sospetto di quel veneficio, preparato a suo danno da Cassandro, di cui pare che sia morto
Longe indulgentius dii in poeta Simonide, cuius salutarem inter quietem admonitionem consilii firmitate roborarunt: is enim, cum ad litus nauem appulisset inhumatumque corpus iacens sepulturae mandasset, admonitus ab eo ne proximo die nauigaret, in terra remansit

qui inde soluerant, fluctibus et procellis in conspectu eius obruti sunt: ipse laetatus est, quod uitam suam somnio quam naui credere maluisset

memor autem beneficii elegantissimo carmine aeternitati consecrauit, melius illi et diuturnius in animis hominum sepulcrum constituens quam in desertis et ignotis harenis struxerat
Assai più generosamente si comportarono nei confronti del poeta Simonide gli dei, che accompagnarono con un sicuro suggerimento la salutare ammonizione trasmessagli durante il sonno; era egli approdato ad un litorale ed aveva provveduto a seppellire un corpo insepolto che giaceva sulla spiaggia, quando l'immagine del morto gli sconsigliò di rimettersi in mare il giorno dopo: e Simonide rimase a terra

Coloro che erano partiti da li, finirono, al suo cospetto, vittime di un fortunale, mentre luì poté rallegrarsi di aver preferito affidare la sua vita al sogno più che alla nave

Memore poi del beneficio, il poeta esaltò per sempre con versi di squisita fattura, costruendogli nel come degli uomini un sepolcro più bello e più duraturo di quello che luì stesso gli aveva innalzato su una spiaggia deserta ed ignota

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

Efficax et illa quietis imago, quae Croesi regis animum maximo prius metu, deinde etiam dolore confecit: nam e duobus filiis et ingeni agilitate et corporis dotibus praestantiorem imperiique successioni destinatum Atym existimauit ferro sibi ereptum

itaque quidquid ad euitandam denuntiatae cladis acerbitatem pertinebat, nulla ex parte patria cura cessauit aduertere

solitus erat iuuenis ad bella gerenda mitti, domi retentus est: habebat armamentarium omnis generis telorum copia refertum, id quoque amoueri iussum: gladio cinctis comitibus utebatur, uetiti sunt propius accedere
[4] Destinata a realizzarsi fu anche la ben nota visione, che prima molto impaurì e poi addolorò Creso: infatti gli parve che Ati, quello dei suoi figli ch'era superiore per intelligenza e vigoria del corpo e ch'era destinato a succedergli sul trono, gli fosse stato ucciso violentemente

e così, con la sua premurosa attenzione di padre, non smise mai in alcun modo di badare a tutto ciò che avrebbe potuto scongiurare la dolorosa realizzazione del sogno

se prima il giovane era stato solitamente mandato alla guerra, fu d'allora in poi trattenuto in patria; se possedeva un arsenale pieno di armi di ogni genere, esse gli furono tolte; se stava di frequente in compagnia di coetanei armati di spada, fu a costoro vietato di avvicinarglisi: eppure l'ineluttabilità della sorte schiuse la via alla luttuosa conclusione
necessitas tamen aditum luctui dedit: cum enim ingentis magnitudinis aper Olympi montis culta crebra cum agrestium strage uastaret inusitatoque malo regium inploratum esset auxilium, filius a patre extorsit ut ad eum opprimendum mitteretur, eo quidem facilius, quod non dentis sed ferri saeuitia in metu reponebatur

uerum dum acri studio interficiendi suem omnes sunt intenti, pertinax casus inminentis uiolentia lanceam petendae ferae gratia missam in eum detorsit et quidem eam potissimum dextram nefariae caedis crimine uoluit aspergi, cui tutela filii a patre mandata erat, quamque Croesus inprudentis homicidii sanguine uiolatam hospitalis ueritus deos supplicem sacrificio expiauerat

Ne Cyrus quidem superior inuictae fatorum necessitatis paruulum argumentum est
Difatti, poiché un gran cinghiale devastava i campi coltivati dell'Olimpo e faceva frequenti stragi degli agricoltori, alle richieste imploranti soccorso dal re, il figlio ottenne dal padre, dopo ripetute preghiere, di essere mandato ad uccidere la bestia; ed ottenne questo tanto più facilmente, in quanto i timori sul conto di Ati riguardavano il pericolo di una lancia, non di una zanna

Ma avvenne, invece, che, mentre tutti erano intenti appassionatamente a cacciare il cinghiale, l'ostinata violenza dell'imminente sciagura fece deviare sul giovane la lancia scagliata per colpire la fiera e volle che si macchiasse di sì nefanda strage proprio la mano di colui, al quale il padre aveva affidata la tutela del figlio e che, supplice, Creso, nel rispetto degli dei protettori degli ospiti, aveva riabilitato con un sacrificio dalla colpa di un omicidio involontari

[5] Neppure Ciro il Vecchio è trascurabile testimonianza dell'invincibile necessità del fato

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cuius ortus ad imperium totius Asiae spectantis maternus auus Astyages duo praenuntios somnii frustra discutere temptauit, Mandanen filiam suam, quod in quiete uiderat urinam eius omnes Asiaticas gentes inundasse, non Medorum excellentissimo, ne in eius familiam regni decus transferretur, sed Persarum modicae fortunae uiro conlocando natumque Cyrum exponi iubendo, quia similiter quietis temporibus existimauerat genitali parte Mandanes enatam uitem eo usque creuisse, donec cunctas dominationis suae partes inumbraret: frustratus est enim se ipse nepotis felicitatem caelestium iudicio destinatam humanis consiliis inpedire conando Il suo avo materno Astiage aveva avuto due volte in sogno il preavviso che la sua nascita era quella di un predestinato all'impero di tutta l'Asia, e cercò invano di stornarlo, sia dando in isposa sua figlia Mandane non al più nobile dei Medi onde il prestigio della casa regnante non si trasferisse nella famiglia di quello , ma ad un suddito persiano di modeste condizioni, perché aveva visto in sogno l'orina della figlia sommergere tutte le città dell'Asia, sia facendone esporre il figlio Ciro, perché gli era parso ugualmente in sogno che dalle parti genitali di Mandane una vite fosse nata e cresciuta fino ad ombreggiare tutte le parti del suo dominio: in realtà egli si illuse, tentando d'impedire con pensieri umani il realizzarsi della fortuna del nipote, già decisa dalla volontà degli dei
Intra priuatum autem habitum Dionysio Syracusano adhuc se continente Himerae quaedam non obscuri generis femina inter quietem opinione sua caelum conscendit atque ibidem deorum omnium lustratis sedibus animaduertit praeualentem uirum flaui coloris, lentiginosi oris, ferreis catenis uinctum, Iouis solio pedibusque subiectum, interrogatoque iuuene, quo considerandi caeli duce fuerat usa, quisnam esset, audiit illum Siciliae atque Italiae dirum esse fatum solutumque uinculis multis urbibus exitio futurum

quod somnium postero die sermone uulgauit

postquam deinde Dionysium inimica Syracusarum libertati capitibusque insontium infesta fortuna caelesti custodia libertatum uelut fulmen aliquod otio ac tranquillitati iniecit, Himeraeorum moenia inter effusam ad officium et spectaculum eius turbam intrantem ut aspexit, hunc esse, quem in quiete uiderat, uociferata est
[6] Quando Dionigi di Siracusa non era ancora diventato tiranno, ad una nobile donna di Imera parve in sogno di salire al cielo e di scorgere, dopo aver visitato le sedi degli dei, un uomo molto robusto, biondo e lentigginoso, avvinto in ferrei ceppi e disteso ai piedi del soglio di Giove; e chiesto al giovane che le aveva fatto da guida nella visita al cielo chi mai fosse, di sentirsi dire che colui rappresentava la mala sorte di Sicilia e d'Italia e che, sciolto dai ceppi, sarebbe stato la rovina di molte città

Di questo sogno, il giorno dopo, essa non fece mistero

Poiché, in seguito, la fortuna avversa alla libertà di Siracusa e nemica alla vita degli innocenti fece piombare, come un fulmine lasciato libero di scatenarsi dalla custodia divina sui tranquilli Siracusani, Dionigi, costei, appena confusa tra la folla accorsa per rendergli omaggio e per curiosità lo vide entrare attraverso le mura di Imera, gridò che quello era il giovane che aveva visto in sogno

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id cognitum tyranno causam tollendae mulieris dedit

Tutioris somni mater eiusdem Dionysi

quae, cum eum conceptum utero haberet, parere uisa est Satyriscum consultoque prodigiorum interprete clarissimum ac potentissimum Grai sanguinis futurum certo cum euentu cognouit

At Karthaginiensium dux Hamilcar, cum obsideret Syracusas, inter somnum exaudisse uocem credidit nuntiantem futurum ut proximo die in ea urbe cenaret

laetus igitur perinde ac diuinitus promissa uictoria exercitum pugnae conparabat

in quo inter Siculos et Poenos orta dissensione, castris eius Syracusani subita inruptione oppressis ipsum intra moenia sua uinctum pertraxerunt

ita magis spe quam somnio deceptus cenauit Syracusis captiuus, non, ut animo praesumpserat, uictor
Il fatto, venuto a conoscenza del tiranno, gli diede motivo per tagliere di mezzo la donna

[7] Un sogno meno pericoloso fu quello della madre di Dionigi

Costei, quando ne era ancora incinta, sognò di partorire un satiretto, e consultato un interprete di prodigi, venne a sapere con sicurezza che suo figlio sarebbe stato l'uomo più illustre e potente del sangue greco

[8] Il condottiero cartaginese Amilcare, mentre assediava Siracusa, credette di aver udito nel sonno una voce che gli annunziava come il giorno seguente avrebbe cenato a Siracusa

Lieto, ordunque, come se avesse avuto dagli dèi la promessa della vittoria, preparava l'esercito alla battaglia

quand'ecco, scoppiato un tumulto tra Siculi e Cartaginesi, i Siracusani ne approfittarono per fare a improvvisa sortita e, preso d'assalto il suo campo, lo condussero prigioniero entro le loro mura

così, ingannato più nelle sue speranze che dal sogno, cenò in Siracusa da prigioniero e non, come aveva immaginato, da vincitore
Alcibiades quoque miserabilem exitum suum haud fallaci nocturna imagine speculatus est: quo enim pallio amicae suae dormiens opertum se uiderat, interfectus et insepultus iacens contectus est

Proximum somnium etsi paulo est longius, propter nimiam tamen euidentiam ne omittatur impetrat

duo familiares Arcades iter una facientes Megaram uenerunt, quorum alter se ad hospitem contulit, alter in tabernam meritoriam deuertit

is, qui in hospitio erat, uidit in somnis comitem suum orantem ut sibi coponis insidiis circumuento subueniret: posse enim celeri eius adcursu se inminenti periculo subtrahi

quo uiso excitatus prosiluit tabernamque, in qua is deuersabatur, petere conatus est

pestifero deinde fato eius humanissimum propositum tamquam superuacuum damnauit et lectum ac somnum repetiit
[9] Anche Alcibiade poté osservare in una non fallace visione notturna quella che sarebbe stata la sua miserabile fine: aveva sognato di essere ricoperto della sopravveste di una sua amica, che fu poi la stessa che lo ricopri, quando il suo cadavere giacque insepolto

II sogno di cui dirò ora, anche se più lungo a narrasi dei precedenti, merita tuttavia di non essere passato sotto silenzio per la sua eccezionale evidenza

Due amici Arcadi, eh, viaggiavano insieme, giunsero a Megera; di essi uno si recò in casa di un ospite, l'altro andò a dormire in un albergo

Il primo vide in sogno il sua compagno di viaggio che lo scongiurava di venirgli in soccorso a difenderlo da un mortale tranello dell'albergatore: se egli fosse intervenuto immediatamente, si sarebbe potuto salvare

Svegliatosi di soprassalto, balzò fuori e tentò di raggiungere l'albergo in cui l'amico alloggiava

Ma per volere avverso del destino il suo proposito rimase vano e se ne tornò a dormire, vinto dal sonno

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tunc idem ei saucius oblatus obsecrauit ut, quoniam uitae suae auxilium ferre neglexisset, neci saltem ultionem non negaret: corpus enim suum a caupone trucidatum tum maxime plaustro ferri ad portam stercore coopertum

tam constantibus familiaris precibus conpulsus protinus ad portam cucurrit et plaustrum, quod in quiete demonstratum erat, conprehendit cauponemque ad capitale supplicium perduxit

Multa etiam interdiu et uigilantibus acciderunt perinde ac tenebrarum somnique nube inuoluta

quae, quia unde manauerint aut qua ratione constiterint dinoscere arduum est, merito miracula uocentur

quorum e magno aceruo in primis illud occurrit
Allora quel poveretto, apparsogli ancora in sogno coperto di ferite, lo supplicò, visto che non aveva voluto aiutarlo, di non negargli almeno la vendetta: infatti proprio in quel momento il suo cadavere veniva trasportato di nascosto dall'albergatore alla porta della città, sotto uno strato di sterco

Spinto dalle preghiere così insistenti dell'amico, accorse subito alla porta della città, trovò il carro che gli era stato indicato nel sogno e trascinò l'albergatore davanti ai magistrati perché fosse giustiziato

Sovente e accaduto ad alcuni di avere, stando svegli e di giorno, delle visioni come avvolte in una nube di tenebre e di sonno

Della loro causa ed origine e difficile dare una spiegazione; ma giustamente esse hanno preso il nome di prodigi

Della loro gran copia me ne viene subito in mente una, celebre, che mi accingo a raccontare

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