Omnibus his aliisque eius orae castellis aut metu aut voluntate sine certamine in dicionem acceptis, Coracesium praeter spem clausis portis tenebat eum Ibi legati Rhodiorum auditi Et quamquam ea legatio erat quae accendere regium animum posset, temperavit irae et legatos se Rhodum missurum respondit iisque mandaturum ut renovarent vetusta iura cum ea civitate sua maiorumque suorum et vetarent eos pertimescere adventum regis: nihil aut iis aut sociis eorum noxiae futurum fraudive; nam Romanorum amicitiam se non violaturum argumento et suam recentem ad eos legationem esse et senatus honorifica in se decreta responsaque Tum forte legati redierant ab Roma comiter auditi dimissique, ut tempus postulabat, incerto adhuc adversus Philippum eventu belli |
Quando già aveva ricevuto, senza combattere, la resa, per timore o per loro volontà, di tutte queste fortezze e di altre della medesima costa, Coracesio, contro ogni sua aspettativa, gli aveva chiuso le porte e ne ritardava l'azione Qui diede udienza agli ambasciatori di Rodi E benché la loro ambasceria fosse tale da poter irritare l'animo di un re, frenò la sua ira e rispose che avrebbe inviato a Rodi degli ambasciatori con l'incarico di rinnovare con quella città gli antichi impegni suoi e dei suoi antenati, cancellando ogni motivo di timore nella venuta del re: nessun danno, nessun inganno ci sarebbe stato da parte sua contro di loro o contro i loro alleati; difatti non sarebbe venuto meno all'amicizia con Roma: ne erano prova la recente ambasceria da lui inviata a Roma e i decreti e le risposte del senato che gli aveva reso onore Erano tornati proprio allora gli ambasciatori da Roma, dove erano stati ascoltati e congedati cortesemente, come richiedevano le circostanze, essendo ancora incerto l'esito della guerra contro Filippo |
Cum haec legati regis in contione Rhodiorum agerent, nuntius venit debellatum ad Cynoscephalas esse Hoc nuntio accepto Rhodii dempto metu a Philippo omiserunt consilium obviam eundi classe Antiocho: illam alteram curam non omiserunt tuendae libertatis civitatium sociarum Ptolomaei quibus bellum ab Antiocho imminebat Nam alias auxiliis iuverunt, alias providendo ac praemonendo conatus hostis, causaque libertatis fuerunt Cauniis Myndiis Halicarnassenibus Samiisque Non operae est persequi ut quaeque acta in his locis sint, cum ad ea quae propria Romani belli sunt vix sufficiam (21) Eodem tempore Attalus rex aeger ab Thebis Pergamum advectus moritur altero et septuagesimo anno, cum quattuor et quadraginta annos regnasset Huic viro praeter divitias nihil ad spem regni fortuna dederat |
Mentre gli ambasciatori del re esponevano questi pensieri all'assemblea dei Rodiesi, giunse notizia della decisiva vittoria di Cinocefale Dopo aver ricevuta tale notizia i Rodiesi, scomparso ogni motivo di timore da parte di Filippo, abbandonarono il progetto di muovere contro Antioco con la flotta: non dimenticarono però l'altro loro impegno, di difendere le città alleate di Tolomeo minacciate di guerra da Antioco Difatti vennero in soccorso di alcune con truppe ausiliarie, di altre prevedendo i tentativi del nemico e preavvisandole, e furono loro ad assicurare la libertà degli abitanti di Cauno, di Mindo, di Alicarnasso e di Samo Non è mio intendimento narrare punto per punto le vicende che si svolsero in quella regione, tanto più che a fatica riesca a seguire quelle direttamente attinenti alla guerra di Roma (21) Nel medesimo giro di tempo il re Attalo, trasportato ammalato da Tebe a Pergamo, vi muore, a settantuno anni e dopo quarantaquattro di regno Nulla gli aveva dato la sorte che potesse fargli sperare di divenire re, eccettuata la ricchezza |
Iis simul prudenter, simul magnifice utendo effecit primum ut sibi deinde ut aliis non indignus videretur regno Victis deinde proelio uno Gallis, quae tum gens recenti adventu terribilior Asiae erat, regium adscivit nomen, cuius magnitudini semper animum aequavit Summa iustitia suos rexit, unicam fidem sociis praestitit, comis uxori ac liberisquattuor superstites habuit, mitis ac munificus amicis fuit; regnum adeo stabile ac firmum reliquit ut ad tertiam stirpem possessio eius descenderit Cum hic status rerum in Asia Graeciaque et Macedonia esset, vixdum terminato cum Philippo bello, pace certe nondum perpetrata, ingens in Hispania ulteriore coortum est bellum M Helvius eam provinciam obtinebat |
Servendosene con avvedutezza e generosità ad un tempo fece in modo di non sembrare indegno, a se stesso prima di tutto, poi agli altri, della dignità regale Poi, sconfitti in una sola battaglia i Galli, popolo tanto più temuto perché solo da poco arrivato in Asia, prese il titolo di re e sempre se ne mantenne all'altezza per grandezza d'animo Governò i sudditi con la massima giustizia, fu di una lealtà unica verso gli alleati, affettuoso verso la moglie e i figli - due dei quali gli sopravvissero - benevolo e munifico verso gli amici; lasciò il suo regno così solido e sicuro che esso rimase alla sua famiglia fino alla terza generazione Tale essendo la situazione in Asia, in Grecia e in Macedonia, terminata da poco la guerra con Filippo, non ancora completamente conclusa la pace, una grande guerra scoppiò nella Spagna ulteriore Governava quella provincia M Elvio |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35
Is litteris senatum certiorem fecit Culcham et Luxinium regulos in armis esse: cum Culcha decem et septem oppida, cum Luxinio validas urbes Carmonem et Bardonem; in maritima ora Malacinos Sexetanosque Baeturiam omnem et quae nondum animos nudaverant ad finitimorum motus consurrectura His litteris a M Sergio praetore, cuius iurisdictio inter cives et peregrinos erat, recitatis decreverunt patres ut comitiis praetorum perfectis, cui praetori provincia Hispania obvenisset, is primo quoque tempore de bello Hispaniae ad senatum referret |
Questi informò per lettera il senato che i regoli Culca e Lussinio erano in armi, che insieme a Culca erano diciassette fortezze e insieme a Lussinio potenti città come Carmona e Bardona e sulla costa i Malacini e i Sessetani e l'intera Beturia; le popolazioni che non avevano ancora scoperto le proprie intenzioni sarebbero insorte sull'esempio dei vicini Alla lettura di questo messaggio da parte del pretore M Sergio, incaricato delle cause tra cittadini e forestieri, i senatori decretarono che dopo le elezioni dei pretori quello cui fosse toccata la provincia di Spagna riferisse al senato il più presto possibile sulla guerra di Spagna |
(22) Sub idem tempus consules Romam venerunt; quibus in aede Bellonae senatum habentibus postulantibusque triumphum ob res prospere bello gestas C Atinius Labeo et C Afranius tribuni plebis ut separatim de triumpho agerent consules postularunt: communem se relationem de ea re fieri non passuros, ne par honos in dispari merito esset | (22) Nel medesimo tempo giunsero a Roma i consoli; essi riunirono il senato nel tempio di Bellona e chiesero il trionfo per le loro vittoriose imprese militari, ma i tribuni della plebe C Atinio Labeone e C Afranio chiesero che i consoli trattassero separatamente del trionfo: essi non avrebbero permesso una discussione comune su tale argomento per impedire che, diverso essendo il merito, fossero eguali gli onori |
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Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 21 - 25
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 41; 21 - 25
Cum Q Minucius utrique Italiam provinciam obtigisse diceret, communi animo consilioque se et collegam res gessisse, et C Cornelius adiceret Boios adversus se transgredientes Padum ut Insubribus Cenomanisque auxilio essent depopulante vicos eorum atque agros collega ad sua tuenda aversos esse, tribuni res tantas bello gessisse C Cornelium fateri ut non magis de triumpho eius quam de honore diis immortalibus habendo dubitari possit: non tamen nec illum nec quemquam alium civem tantum gratia atque opibus valuisse ut, cum sibi meritum triumphum impetrasset, collegae eundem honorem immeritum impudenter petenti daret | Q Minucio diceva che entrambi avevano avuto in sorte l'Italia, che lui e il collega avevano agito di comune accordo, con gli stessi intendimenti, e C Cornelio aggiungeva che i Boi, i quali avevano attraversato, andando contro di lui, il Po per portare aiuto agli Insubri ed ai Cenomani, erano stati respinti grazie ai saccheggi dei loro villaggi e dei loro campi operati dal suo collega, che li aveva costretti a tornare per difendere i loro beni, i tribuni ammisero che C Cornelio aveva compiuto in guerra imprese così grandi che non si poteva esitare né a proposito del trionfo né a proposito degli onori da rendere agli dei; né lui tuttavia né alcun altro cittadino era stato così popolare e influente da potere, una volta ottenuto per sé il meritato trionfo, fare concedere il medesimo onore al collega che non lo meritava e impudentemente lo chiedeva |
Q Minucium in Liguribus levia proelia vix digna dictu fecisse, in Gallia magnum numerum militum amisisse; nominabant etiam tribunos militum T Iuventium Cn Ligurium legionis quartae: adversa pugna cum multis aliis viris fortibus, civibus ac sociis, cecidisse Oppidorum paucorum ac vicorum falsas et in tempus simulatas sine ullo pignore deditiones factas esse Hae inter consules tribunosque altercationes biduum tenuerunt victique perseverantia tribunorum consules separatim rettulerunt (23) C Cornelio omnium consensu decretus triumphus; et Placentini Cremonensesque addiderunt favorem consuli, gratias agentes commemorantesque obsidione sese ab eo liberatos, plerique etiam, cum apud hostes essent, servitute exemptos |
Q Minucio aveva combattuto in Liguria battaglie di scarsa importanza, appena degne di menzione; in Gallia aveva perduto un gran numero di soldati; ricordavano anche dei tribuni militari, T Iuvenzio e Gn Ligurio della quarta legione: in una battaglia sfavorevole erano caduti insieme a molti altri valorosi, cittadini e alleati Falsa, appositamente simulata, era la resa, senza alcun ostaggio, di poche fortezze e di pochi villaggi Queste animate discussioni tra i consoli e i tribuni occuparono due giorni e i consoli, vinti dalla tenacia dei tribuni, presentarono rapporti separati (23)A C Cornelio venne decretato il trionfo per generale consenso; i Piacentini e i Cremonesi accrebbero la popolarità del console rendendogli grazie e ricordando come fossero stati da lui liberati e la maggior parte anche riscattati dalla schiavitù, dato che erano in potere del nemico |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30
Q Minucius temptata tantum relatione, cum adversum omnem senatum videret, in monte Albano se triumphaturum et iure imperii consularis et multorum clarorum virorum exemplo dixit C Cornelius de Insubribus Cenomanisque in magistratu triumphavit Multa signa militaria tulit, multa Gallica spolia captiuis carpentis transuexit, multi nobiles Galli ante currum ducti, inter quos quidam Hamilcarem ducem Poenorum fuisse auctores sunt; ceterum magis in se convertit oculos Cremonensium Placentinorumque colonorum turba, pilleatorum currum sequentium Aeris tulit in triumpho ducenta triginta septem milia quingentos, argenti bigati undeoctoginta milia; septuageni aeris militibus divisi, duplex equiti centurionique Q Minucius consul de Liguribus Boisque Gallis in monte Albano triumphavit |
Q Minucio tentò soltanto di mettere in discussione la sua richiesta: come ebbe notata l'ostilità di tutto il senato disse che avrebbe celebrato il trionfo sul monte Albano in virtù del suo potere consolare, secondo l'esempio di molti uomini illustri C Cornelio trionfò mentre era in carica degli Insubri e dei Cenomani Fece portare molte insegne militari, fece trascinare su carri presi al nemico molto bottino gallico, numerosi nobili Galli erano condotti davanti al suo cocchio: alcuni dicono che fra di essi era anche il condottiero cartaginese Amilcare; ciò che tuttavia attirò maggiormente gli sguardi fu la folla di coloni cremonesi e piacentini che veniva dietro il cocchio con in capo il pileo Portò nel trionfo duecentotrentasettemilacinquecento assi di bronzo e settantanovemila pezzi di argento coniati con l'impronta della biga; distribuì ai soldati settanta assi di bronzo ciascuno, il doppio diede ai centurioni e ai cavalieri Il console Q Minucio celebrò sul monte Albano il trionfo sui Liguri e sui Galli Boi |
Is triumphus ut loco et fama rerum gestarum et quod sumptum non erogatum ex aerario omnes sciebant inhonoratior fuit, ita signis carpentisque et spoliis ferme aequabat pecuniae etiam prope par summa fuit: aeris tralata ducenta quinquaginta quattuor milia, argenti bigati quinquaginta tria milia et ducenti; militibus centurionibusque et equitibus idem in singulos datum quod dederat collega (24) Secundum triumphum consularia comitia habita Creati consules L Furius Purpurio et M Claudius Marcellus Praetores postero die facti Q Fabius Buteo Ti Sempronius Longus Q Minucius Thermus M Acilius Glabrio L Apustius Fullo C Laelius Exitu ferme anni litterae a T Quinctio venerunt se signis conlatis cum rege Philippo in Thessalia pugnasse, hostium exercitum fusum fugatumque |
Tale che trionfo se ottenne meno onore per il luogo della celebrazione e la più scarsa fama dell'impresa che lo aveva determinato, era però quasi eguale all'altro per la quantità di insegne, di carri e di bottino, e quasi uguale fu anche la somma di denaro: vi vennero trasportati duecentocinquantaquattromila assi di bronzo, cinquantatremiladuecento pezzi di argento coniati con la biga; a ciascun soldato, centurione e cavaliere diede la stessa somma che aveva donato il collega (24) Dopo il trionfo ci furono i comizi per l'elezione dei consoli Vennero creati consoli L Furio Purpurione e M Claudio Marcello Il giorno seguente furono eletti pretori Q Fabio Buteone, Ti Sempronio Longo, Q Minucio Termo, M Acilio Glabrione, L Apustio Fullone, C Lelio Quasi sul finire dell'anno giunse una lettera di T Quinzio per dare notizia che aveva combattuto in Tessaglia contro il re Filippo una battaglia campale e che l'esercito nemico era stato travolto e messo in fuga |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 03
Hae litterae prius in senatu a < M> Sergio praetore, deinde ex auctoritate patrum in contione sunt recitatae, et ob res prospere gestas in dies quinque supplicationes decretae Brevi post legati et ab T Quinctio et ab rege Philippo venerunt Macedones deducti extra urbem in villam publicam ibique iis locus et lautia praebita et ad aedem Bellonae senatus datus Ibi haud multa verba facta, cum Macedones quodcumque senatus censuisset id regem facturum esse dicerent Decem legati more maiorum, quorum ex consilio T Quinctius imperator leges pacis Philippo daret, decreti adiectumque ut in eo numero legatorum P Sulpicius et P Villius essent, qui consules prouinciam Macedoniam obtinuissent |
Tale messaggio venne letto prima in senato dal pretore M Sergio, poi per decisione del senato nella pubblica assemblea, e per l'impresa vittoriosa vennero decretati cinque giorni di pubbliche preghiere di ringraziamento agli dèi Poco dopo giunsero dei messi sia da parte di T Quinzio che da parte di Filippo, i Macedoni vennero condotti fuori della città alla villa pubblica dove si offrì loro vitto e alloggio, e il senato diede loro udienza nel tempio di Bellona Qui non si fecero molte parole, dal momento che i Macedoni affermarono che il re avrebbe fatto ciò che il senato avesse stabilito Venne deciso di nominare, secondo la tradizione , dieci legati del cui consiglio il generale T Quinzio si giovasse nello stabilire le condizioni di pace per Filippo e si aggiunse che tra di loro dovevano esservi Publio Sulpicio e Publio Villio che avevano avuto, come consoli, il comando in Macedonia |