viene quindi chiamato il profeta Daniele, che la legge così: "Mene neme tekel upharsin. Dio ha contato il tuo regno, e gli ha posto fine. Sei stato pesato sulla bilancia, e trovato mancante".
Quella stessa notte, i persiani guidati da Dario conquistano Babilonia, e uccidono Baldassarre. Intorno al 1635 Rembrandt rappresenta il culmine della scena, in un apice barocco della sua opera. Costruisce una scena particolarmente dinamica, carica di suspence. La mano divina ha appena scritto, con lettere di fuoco, e il re si volta di scatto, facendo cadere i vasi sacri ebraici colmi di vino, e suscitando un'onda di panico nei commensali. La figura di Baldassarre è un meraviglioso intreccio di arrogante maestà (i sovraccarichi abiti regali, l'oro, la corona in cima all'alto turbante) e di stupefatto terrore: Dio rovescia i potenti dai troni, disperde i superbi nei pensieri del loro cuore.
Non solo la scritta ebraica è perfettamente corretta, ma impaginata nel modo in cui - secondo Samuel Benasseh ben Israel, rabbino, cabalista e studioso olandese che Rembrandt frequentava e che ritrasse - doveva essere apparsa per confondere i saggi babilonesi: e cioè non solo da destra a sinistra, ma anche dall'alto verso il basso