Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 01 - 25, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 01 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 01 - 25
Quae si maneret, captarum tamen urbium illa lex foret: Thessaliae civitates sua uoluntate in dicionem nostram venerunt

Haec cum omnium sociorum adsensu dicta Aetolis non praesentia modo gravia auditu sed mox etiam belli causa magnarumque ex eo cladium iis fuerunt

Cum Philippo ita convenit ut Demetrium filium et quosdam ex amicorum numero obsides et ducenta talenta daret, de ceteris Romam mitteret legatos: ad eam rem quattuor mensum indutiae essent

Si pax non impetrata ab senatu foret, obsides pecuniamque reddi Philippo receptum est

Causa Romano imperatori non alia maior fuisse dicitur maturandae pacis quam quod Antiochum bellum transitumque in Europam moliri constabat

(14) Eodem tempore atque, ut quidam tradidere, eodem die ad Corinthum Achaei ducem regium Androsthenem iusto proelio fuderunt
Ma se anche fosse ancora in vigore quella clausola varrebbe per le città conquistate: le città della Tessaglia si sono sottomesse a noi spontaneamente -

Queste parole, approvate dal generale consenso degli alleati, non soltanto suonarono dure, sul momento, alle orecchie degli Etoli, ma furono in seguito per loro causa di guerra e di gravi sciagure

Con Filippo si convenne che avrebbe dato in ostaggio il figlio Demetrio e alcuni suoi amici e avrebbe dato anche in pegno duecento talenti; per le altre clausole del trattato avrebbe mandato a Roma degli ambasciatori e a tale scopo ci sarebbe stata una tregua di quattro mesi

Se non avesse ottenuto la pace dal senato ci si impegnava a restituirgli gli ostaggi e il denaro

Si dice che il motivo principale che spinse il comandante romano ad affrettare la pace fosse la certezza che Antioco si preparava alla guerra e a passare in Europa

(14) Nel medesimo periodo di tempo e secondo alcuni proprio nel medesimo giorno presso Corinto gli Achei sbaragliarono in combattimento regolare il generale regio Androstene
Eam urbem pro arce habiturus Philippus adversus Graeciae civitates et principes inde evocatos per speciem conloquendi quantum equitum dare Corinthii ad bellum possent retinuerat pro obsidibus, et praeter quingentos Macedonas mixtosque ex omni genere auxiliorum octingentos, quot iam ante ibi fuerant, mille Macedonum eo miserat et mille ac ducentos Illyrios Thracasque et Cretenses, qui in utraque parte militabant, octingentos

His additi Boeoti Thessalique et Acarnanes mille, scutati omnes, et ipsorum Corinthiorum iuventute, impleta ut essent sex milia armatorum, fiduciam Androstheni fecerunt acie decernendi

Nicostratus praetor Achaeorum Sicyone erat cum duobus milibus peditum, centum equitibus, sed imparem se et numero et genere militum cernens moenibus non excedebat
Volendo servirsi di questa città come di una piazzaforte contro le città della Grecia Filippo ne aveva convocato i notabili fingendo di voler discutere del contingente di cavalleria che Corinto doveva fornire per la guerra e li aveva trattenuti in ostaggio, e inoltre a parte i cinquecento Macedoni e gli ottocento ausiliari, miscuglio di uomini di ogni genere che già si trovavano nella città, vi aveva mandato mille Macedoni e milleduecento Illiri e Traci e ottocento Cretesi (ve ne erano nei due opposti schieramenti)

Si aggiunsero ad essi mille tra Beoti, Tessali e Acarnani, tutti opliti, e anche giovani di Corinto, per raggiungere il numero di seimila armati, così da dare ad Androstene fiducia sufficiente per attaccare battaglia

Il pretore degli Achei Nicostrato si trovava a Sicione con duemila fanti e cento cavalieri, ma ben vedendo la propria inferiorità per numero e qualità di soldati non usciva dalle mura
Regiae copiae peditum equitumque vagae Pellenensem et Phliasium et Cleonaeum agrum depopulabantur; postremo exprobrantes metum hosti in fines Sicyoniorum transcendebant, navibus etiam circumvecti omnem oram Achaiae vastabant

Cum id effusius hostes et, ut fit ab nimia fiducia, neglegentius etiam facerent, Nicostratus spem nactus necopinantes eos adgrediendi circa finitimas civitates nuntium occultum mittit quo die et quot ex quaque civitate armati ad ApelaurumStymphaliae terrae is locus est convenirent

Omnibus ad diem edictam paratis profectus inde extemplo per Phliasiorum fines nocte Cleonas insciis omnibus quid pararet pervenit

Erant autem cum eo quinque milia peditum, ex quibus ~armaturae levis, et trecenti equites
Le truppe di fanteria e di cavalleria del re si spostavano nei territori di Pellene, Fliunte e Cleone saccheggiandone le campagne; da ultimo, irridendo il timore del nemico, varcavano i confini di Sicione, e ancora, incrociavano sulle loro navi lungo tutta la costa dell'Acaia, devastandola

Siccome in queste loro spedizioni i nemici si disperdevano in varie direzioni senza troppe precauzioni, come avviene per eccesso di fiducia, Nicostrato, nutrendo la speranza di poterli attaccare di sorpresa, mandò segretamente dei messi alle città vicine, indicando in qual giorno e in qual numero di armati per ogni città dovessero riunirsi ad Apelauro, una località della Stinfalia

Terminati per il giorno fissato tutti i preparativi, partì subito di là e attraversando il territorio di Fliunte arrivò di notte a Cleone, nessuno sapeva che cosa stesse preparando

Erano con lui cinquemila fanti, dei quali () armati alla leggera e trecento cavalieri

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35

Cum iis copiis, dimissis qui specularentur quam in partem hostes effunderent sese, opperiebatur

(15) Androsthenes omnium ignarus Corintho profectus ad Nemeamamnis est Corinthium Sicyonium interfluens agrumcastra locat

Ibi partem dimidiam exercitus dimissamtrifariam dvuisitet omnes equites discurrere ad depopulandos simul Pellenensem Sicyoniumque agros et Phliasium iubet

Haec tria diversa agmina discessere

Quod ubi Cleonas ad Nicostratum perlatum est, extemplo validam mercennariorum manum praemissam ad occupandum saltum per quem transitus in Corinthium est agrum, ante signa equitibus ut praegrederentur locatis, ipse confestim agmine duplici sequitur

Parte una mercennarii milites ibant cum levi armatura, altera clipeati; id in illarum gentium exercitibus robur erat
Con queste forze rimase in posizione di attesa dopo avere mandato degli esploratori a scoprire verso quale direzione si lanciassero i nemici

(15) Androstene, partito da Corinto all'oscuro di tutto, pone il campo presso il fiume Nemea, che scorre tra i territori di Corinto e di Sicione

Qui divide in tre contingenti metà dell'esercito e ordina che, con tutti i cavalieri, percorra le campagne di Pellene, Sicione e Fliunte ad un tempo, per metterle a sacco

Queste tre colonne partirono in diverse direzioni

Quando ne giunse la notizia a Nicostrato, a Cleone, egli, dopo aver mandato immediatamente una forte schiera di mercenari ad occupare prima del nemico la valle per la quale si entra nel territorio di Corinto, segue sùbito con due colonne alla cui avanguardia colloca i cavalieri

Da una parte marciavano i mercenari con le truppe leggere, dall'altra gli opliti; era questo il nerbo dell'esercito di quei popoli
Iam haud procul castris aberant pedites equitesque, et Thracum quidam in vagos palatosque per agros hostes impetum fecerant, cum repens terror castris infertur

Trepidare dux, ut qui hostes nusquam nisi raros in collibus ante Sicyonem non audentes agmen demittere in campos vidisset, ab Cleonis quidem accessuros nunquam credidisset

Revocari tuba iubet vagos a castris dilapsos; ipse raptim capere arma iussis militibus infrequenti agmine porta egressus per flumen instruit aciem

Ceterae copiae vix conligi atque instrui cum potuissent, primum hostium impetum non tulerunt
Già fanti e cavalieri non erano lontani dall'accampamento e alcuni Traci avevano attaccato i nemici sparsi ed erranti per la campagna quando un improvviso terrore si sparge per l'accampamento

In preda all'agitazione è il comandante che non aveva mai visto i nemici in nessun luogo, se non, di rado, sui colli davanti a Sicione da dove non osavano scendere in pianura per combattere, e che non avrebbe certo mai creduto si avvicinassero a Cleone

Ordinò di richiamare con la tromba quanti si erano sparsi lontano dal campo; poi, dopo aver comandato ai soldati di prendere in tutta fretta le armi, uscito con una piccola colonna dalla porta si schiera in ordine di battaglia sulla riva del fiume

Tutte queste truppe, che si erano potute riunire e schierare con difficoltà, non sostennero il primo attacco dei nemici

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Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 21 - 25
Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 41; 21 - 25

Macedones et maxime omnium frequentes ad signa fuerant et diu ancipitem victoriae spem fecerunt; postremo fuga ceterorum nudati, cum duae iam acies hostium ex diverso, levis armatura ab latere, clipeati caetratique a fronte urgerent, et ipsi re inclinata primo rettulere pedem, deinde impulsi terga vertunt et plerique abiectis armis, nulla spe castrorum tenendorum relicta, Corinthum petierunt

Nicostratus mercennariis militibus ad hos persequendos, equitibus Thracumque auxiliis in populatores agri Sicyonii missis magnam utrobique caedem edidit, maiorem prope quam in proelio ipso
Solo i Macedoni erano stati i più numerosi a raggiungere le insegne e mantennero a lungo incerte nei due schieramenti le speranze di vittoria; in ultimo, lasciati allo scoperto dalla fuga di tutti gli altri, incalzati da due diverse direzioni da due schiere di nemici, le truppe leggere di fianco, gli opliti e i peltasti di fronte, anch'essi, visto che lo scontro era deciso, prima indietreggiarono, poi, respinti, voltarono le spalle e gettando quasi tutti le armi, senza più speranza di difendere il campo, raggiunsero Corinto

Nicostrato mandò i mercenari al loro inseguimento, la cavalleria e gli ausiliari Traci contro quelli che saccheggiavano la campagna di Sicione, e fece anche in queste due occasioni un grande massacro, quasi maggiore ancora di quello della battaglia
Ex iis quoque qui Pellenen Phliuntaque depopulati erant, incompositi partim omniumque ignari ad castra revertentes in hostium stationes tamquam in suas inlati sunt, partim ex discursu id quod erat suspicati ita se in fugam passim sparserunt ut ab ipsis agrestibus errantes circumvenirentur

Ceciderunt eo die mille et quingenti, capti trecenti

Achaia omnis magno liberata metu

(16) Priusquam dimicaretur ad Cynoscephalas, L Quinctius Corcyram excitis Acarnanum principibus, quae sola Graeciae gentium in societate Macedonum manserat, initium quoddam ibi motus fecit

Duae autem maxime causae eos tenuerant in amicitia regis, una fides insita genti, altera metus odiumque Aetolorum

Concilium Leucadem indictum est
Anche tra coloro che avevano saccheggiato Pellene e Fliunte parte, mentre tornavano in disordine e all'oscuro di tutto al campo, si portarono verso le posizioni nemiche come se fossero le loro, parte, avendo sospettato dai movimenti disordinati ciò che era accaduto, si dispersero talmente nella fuga da essere circondati nella loro corsa senza direzione dagli stessi contadini

Millecinquecento caddero in quella giornata, trecento furono presi prigionieri

L'Acaia intera fu liberata da una grande paura

(16) Prima che si combattesse a Cinocefale Lucio Quinzio, fatti venire a Corcira i capi degli Acarnani, l'unico popolo greco rimasto fedele all'alleanza con i Macedoni, pose le basi per un mutamento

Due fattori di gran peso li avevano mantenuti nell'alleanza col re: la naturale lealtà di quel popolo e il timore e l'odio per gli Etoli

Venne convocata un'assemblea a Leucade

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30

Eo neque cuncti convenere Acarnanum populi nec (in) iis qui convuenerant idem placuit; sed duo principes et magistratus pervicerunt ut priuatum decretum Romanae societatis fieret

Id omnes qui afuerant aegre passi

Et in hoc fremitu gentis a Philippo missi duo principes Acarnanum, Androcles et Echedemus, non ad tollendum modo decretum Romanae societatis valverunt sed etiam ut Archelaus et Bianor, principes gentis ambo, quod auctores eius sententiae fuissent, proditionis in concilio damnarentur et Zeuxidae praetori, quod de ea re rettulisset, imperium abrogaretur

Rem temerariam sed euentu prosperam damnati fecerunt

Suadentibus nam amicis cederent tempori et Corcyram ad Romanos abirent, statuerunt offerre se multitudini et aut eo ipso lenire iras aut pati quod casus tulisset
Non vi convennero i rappresentanti di tutte le genti dell'Acarnania né i convenuti ebbero unanimità di opinione; ma i capi, i magistrati riuscirono a far decidere un accordo privato con Roma

Tutti gli assenti accolsero male tale decisione

Mentre gli Acarnani erano così in preda all'agitazione, vennero mandati da parte di Filippo due notabili acarnani, Androcle ed Echedemo, essi riuscirono non solo a fare annullare la decisione di alleanza con Roma, ma anche a far condannare in assemblea per alto tradimento due capi, Archelao e Bianore, che avevano sostenuto quella deliberazione e a far abrogare i poteri del pretore Zeusida che l'aveva posta in discussione

I condannati tentarono allora un'azione temeraria che però riuscì

Mentre gli amici cercavano di indurli a cedere alle circostanze e a rifugiarsi a Corcira presso i Romani, decisero di presentarsi al popolo e placarne in tal modo l'ira, oppure subire i colpi della sorte
Cum se frequenti concilio intulissent, primo murmur ac fremitus admirantium, silentium mox a verecundia simul pristinae dignitatis ac misericordia praesentis fortunae ortum est

Potestate quoque dicendi facta principio suppliciter, procedente autem oratione, ubi ad crimina diluenda ventum est, cum tanta fiducia quantum innocentia dabat disseruerunt; postremo ultro aliquid etiam queri et castigare iniquitatem simul in se crudelitatemque ausi ita adfecerunt animos ut omnia quae in eos decreta erant frequentes tollerent neque eo minus redeundum in societatem Philippi abnuendamque Romanorum amicitiam censerent

(17) Leucade haec sunt decreta

Hd caput Acarnaniae erat eoque in concilium omnes populi conveniebant
Presentatisi ad una numerosa assemblea, si levò dapprima un mormorio e un fremito di stupore, poi si fece silenzio per rispetto alla loro precedente posizione e per compassione della attuale sventura

Venne loro concessa anche facoltà di parlare; dapprima parlarono in tono supplichevole, poi, proseguendo nel loro discorso, quando passarono a difendersi dalle accuse parlarono con la sicurezza che derivava dall'innocenza; infine osarono anche lagnarsi e denunciare la malvagità e la crudeltà di cui erano stati vittime, impressionando a tal punto gli animi che a grande maggioranza vennero annullati i provvedimenti presi contro di loro, senza che per questo si cessasse di pensare che occorreva ritornare all'alleanza con Filippo e denunciare quella con Roma

(17) Questo venne deciso a Leucade

Era questa la capitale dell'Acarnania e tutte le sue genti vi si riunivano in assemblea

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Itaque cum haec repentina mutatio Corcyram ad legatum Flamininum perlata esset, extemplo cum classe profectus Leucadem ad Heraeum quod vocant naves adplicuit

Inde cum omni genere tormentorum machinarumque quibus expugnantur urbes ad muros accessit, ad primum terrorem ratus inclinari animos posse

Postquam pacati nihil ostendebatur, tum vineas turresque erigere et arietem admovere muris coepit

Acarnania universa inter Aetoliam atque Epirum posita solem occidentem et mare Siculum spectat

Leucadia nunc insula est, vadoso freto quod perfossum manu est ab Acarnania divisa; tum paeninsula erat, occidentis regione artis faucibus cohaerens Acarnaniae; quingentos ferme passus longae eae fauces erant, latae haud amplius centum et viginti
Quando dunque la notizia di tale improvviso cambiamento venne portata a Corcira al legato Flaminino egli salpò immediatamente con la flotta e approdò a Leucade presso la località chiamata Ereo

Di qui con ogni tipo di macchine da lancio e da assedio, atte ad espugnare le città, si avvicinò alle mura pensando che al primo moto di paura gli animi potevano cambiare

Siccome però vide che non si mostravano minimamente disposti alla pace, cominciò a costruire vigne e torri e ad avvicinare l'ariete alle mura

L'Acarnania, interamente situata tra 1'Etolia e l'Epiro, guarda ad occidente verso il mare di Sicilia

Oggi Leucadia è un'isola separata dall'Acarnania da un braccio di mare poco profondo, scavato dall'uomo; allora era una penisola unita da uno stretto istmo alla parte occidentale dell'Acarnania; l'istmo era lungo circa cinquecento passi e largo non più di centoventi

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