In iis angustiis Leucas posita est, colli adplicata verso in orientem et Acarnaniam; ima urbis plana sunt, iacentia ad mare, quo Leucadia ab Acarnania dividitur Inde terra marique expugnabilis est; nam et vada sunt stagno similiora quam mari et campus terrenus omnis operique facilis Itaque multis simul locis aut subruti aut ariete decussi ruebant muri; sed quam urbs ipsa opportuna oppugnantibus erat, tam inexpugnabiles hostium animi Die ac nocte intenti reficere quassata muri, obstruere quae patefacta ruinis erant, proelia impigre inire et armis magis muros quam se ipsos moenibus tutari; diutiusque spe Romanorum obsidionem eam extraxissent ni exules quidam Italici generis Leucade habitantes ab arce milites accepissent |
Su di esso si trovava Leucade, sul fianco di una collina che guardava ad oriente, verso l'Acarnania; le parti più basse della città erano pianeggianti, situate sul mare che divide Leucade dall'Acarnania Perciò poteva essere conquistata dalla terra e dal mare: lo stretto di mare era infatti simile piuttosto ad uno stagno e la pianura era tutta di terriccio facile a lavorarsi Pertanto in molti punti ad un tempo le mura, scalzate alla base o colpite dall'ariete, crollavano; ma se la città di per sé era così facilmente espugnabile, altrettanto inespugnabili erano gli animi dei nemici Giorno e notte erano intenti a riparare le parti delle mura diroccate, a chiudere le brecce aperte dai crolli, a combattere irreducibilmente, a difendere le mura con le armi più di quanto le mura non servissero loro di difesa; e avrebbero prolungato l'assedio al di là di ogni aspettativa dei Romani se alcuni esuli italici che vivevano a Leucade dalla rocca non avessero fatto entrare i soldati |
Eos tamen ex superiore loco magno cum tumultu decurrentes acie in foro instructa iusto proelio aliquamdiu Leucadii sustinuerunt Interim et scalis capta multis locis moenia et per stragem lapidum ac ruinas transcensum in urbem; iamque ipse legatus magno agmine circumvenerat pugnantes Tum pars in medio caesi, pars armis abiectis dediderunt sese victori Et post dies paucos audito proelio quo ad Cynoscephalas pugnatum erat, omnes Acarnaniae populi in dicionem legati venerunt |
Del resto benché i soldati scendessero di corsa dall'alto causando un grande tumulto gli abitanti di Leucade, schieratisi nel foro, resistettero loro per un certo tempo in combattimento regolare Intanto, valendosi di scale, si era raggiunta in molti posti la sommità delle mura e attraverso le macerie di pietra e le brecce si era penetrati in città; già il legato in persona, con gran numero di armati, aveva circondato i combattenti Allora parte vennero uccisi tra le due linee, parte, gettate le armi, si arresero al vincitore E pochi giorni dopo, avuta notizia della battaglia di Cinocefale, tutte le genti dell'Acarnania si sottomisero al legato |
(18) Iisdem diebus, omnia simul inclinante fortuna, Rhodii quoque ad vindicandam a Philippo continentis regionemPeraean vocantpossessam a maioribus suis, Pausistratum praetorem cum octingentis Achaeis peditibus, mille et octingentis fere armatis ex vario genere auxiliorum collectis miserunt: Galli et Mniesutae et Pisuetae et Tarmiani et Theraei ex Peraea et Laudiceni ex Asia erant Cum iis copiis Pausistratus Tendeba in Stratonicensi agro, locum peropportunum, ignaris regiis qui Therae erant occupavit In tempore et ad ipsum excitum auxilium, mille Achaei pedites cum centum equitibus supervenerunt; Theoxenus iis praeerat |
(18) Nei medesimi giorni, volgendosi ormai ovunque la fortuna contro di lui, anche i Rodiesi, per liberare da Filippo la regione della terraferma - chiamata Perea - posseduta dai loro antenati, vi mandarono il pretore Pausistrato con ottocento fanti achei e circa milleottocento ausiliari di varia provenienza: erano Galli, Mniesuti, Pisueti, Tarmiani, Terei della Perea e Laodiceni dell'Asia Con tali forze Pausistrato occupò Tendeba nel territorio di Stratonicea, in posizione assai favorevole, all'insaputa delle truppe del re di stanza a Tera A momento opportuno gli giunse il rinforzo, chiesto proprio a tale scopo, di mille fanti achei con cento cavalieri; li comandava Teosseno |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35
Dinocrates regius praefectus reciperandi castelli causa primo castra ad ipsa Tendeba movet, inde ad alterum castellum item Stratonicensis agriAstragon vocant; omnibusque eo praesidiis, quae multifariam disiecta erant, devocatis et ab ipsa Stratonicea Thessalorum auxiliaribus ad Alabanda, ubi hostes erant, ducere pergit Nec Rhodii pugnam detractaverunt Ita castris in propinquo locatis extemplo in aciem descensum est Dinocrates quingentos Macedonas dextro cornu, laevo Agrianas locat, in medium accipit contractos ex castellorumCares maxime erant praesidiis, equites cornibus circumdat et Cretensium auxiliares Thracumque Rhodii Achaeos dextro cornu, sinistro mercennarios milites, lectam peditum manum, habuere, medios mixta ex pluribus gentibus auxilia, equites levisque armaturae quod erat cornibus circumiectum |
Il prefetto del re Dinocrate per riconquistare la piazzaforte avvicina il suo campo prima a Tendeba, poi ad un'altra piazzaforte, egualmente nel territorio di Stratonicea - chiamata Astrago -; fatti venire i suoi uomini da tutte le guarnigioni, dislocate in luoghi diversi, e fatti venire degli ausiliari tessali da Stratonicea, si dirige verso Alabanda, dove si trovavano i nemici I Rodiesi non rifiutarono la battaglia Così, posti gli accampamenti uno vicino all'altro, subito scesero in campo Dinocrate schiera all'ala destra cinquecento Macedoni, all'ala sinistra gli Agriani , al centro uomini delle guarnigioni delle fortezze - in maggioranza Carii - a fianco delle ali dispone i cavalieri e gli ausiliari di Creta e della Tracia I Rodiesi schieravano all'ala destra gli Achei, all'ala sinistra i mercenari, fanti scelti; al centro erano truppe ausiliarie formate da una mescolanza di popoli diversi; i cavalieri e le truppe leggere disponibili affiancavano le ali |
Eo die steterunt tantum acies utraque super ripam qui tenui tum aqua interfluebat torrentis paucisque telis emissis in castra receperunt sese Postero die eodem ordine instructi maius aliquanto proelium quam pro numero edidere pugnantium Neque enim plus terna milia peditum fuere et centeni ferme equites; ceterum non numero tantum nec armorum genere sed animis quoque paribus et aequa spe pugnarunt Achaei primi torrente superato in Agrianas impetum fecerunt; deinde tota prope cursu transgressa amnem acies est Diu anceps pugna stetit Numero Achaei, mille ipsi, quadringentos loco pepulere; inclinato deinde laevo cornu in dextrum omnes conisi |
Per quel giorno le truppe si limitarono a mantenersi sulla sponda di un torrente la cui scarsa acqua scorreva tra loro e dopo un breve lancio di proiettili si ritirarono negli accampamenti Il giorno successivo, schierati nel medesimo ordine, iniziarono una battaglia con un accanimento maggiore di quello che ci si poteva attendere a giudicare dal numero dei combattenti Non erano difatti più di tremila fanti e cento cavalieri per parte all'incirca; del resto non erano solo pari per il numero e il tipo di armamento, ma anche per coraggio e fiducia nella vittoria Per primi gli Achei, varcato il torrente, attaccarono gli Agriani; poi quasi tutto l'esercito passò di corsa il torrente La battaglia rimase a lungo incerta In virtù del numero gli Achei, che erano mille, respinsero dalle loro posizioni i quattrocento avversari; poi, siccome l'ala sinistra cedeva, concentrarono tutte le loro forze contro l'ala destra |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 41; 21 - 25
Macedones usque dum ordines et veluti stipata phalanx constabat moueri nequiverunt; postquam laevo latere nudato circumagere hastas in venientem ex transverso hostem conati sunt, turbati extemplo tumultum primo inter se fecerunt, terga deinde vertunt, postremo abiectis armis in praecipitem fugam effunduntur Bargylias petentes fugerunt; eodem et Dinocrates perfugit Rhodii quantum diei superfuit secuti receperunt sese in castra Satis constat, si confestim victores Stratoniceam petissent, recipi eam urbem sine certamine potuisse Praetermissa eius rei occasio est dum in castellis vicisque recipiendis Peraeae tempus teritur Interim animi eorum qui Stratoniceam praesidio obtinebant confirmati sunt; mox et Dinocrates cum iis quae proelio superfuerant copiis intravit muros |
Finché i Macedoni mantennero i loro ranghi e la loro falange serrata, non riuscivano a smuoverli; poi quando, con il fianco sinistro scoperto, cercarono di volgere le loro lance contro il nemico che li attaccava di traverso, subito, con le file scompaginate, si ostacolarono a vicenda; in seguito volsero le spalle e da ultimo, gettate le armi, si diedero a fuga precipitosa Fuggirono in direzione di Bargilie; là si rifugiò anche Dinocrate I Rodiesi, dopo averli inseguiti finché fu giorno, si ritirarono nell'accampamento opinione generale che se i vincitori avessero immediatamente puntato su Stratonicea avrebbero potuto riprendere quella città senza lotta L'occasione favorevole venne lasciata passare perdendo tempo nell'occupazione delle piazzeforti e dei villaggi della Perea Intanto la guarnigione di Stratonicea riprese coraggio; tosto anche Dinocrate con le forze superstiti della battaglia entrò nelle sue mura |
Nequiquam inde obsessa oppugnataque urbs est, nec recipi nisi aliquanto post per Antiochum potuit Haec in Thessalia, haec in Achaia, haec in Asia per eosdem dies ferme gesta (19) Philippus cum audisset Dardanos transgressos fines ab contemptu concussi tum regni superiora Macedoniae evastare, quamquam toto prope orbe terrarum undique se suosque exigente fortuna urgebatur, tamen morte tristius ratus Macedoniae etiam possessione pelli, dilectu raptim per urbes Macedonum habito cum sex milibus peditum et quingentis equitibus circa Stobos Paeoniae improviso hostes oppressit Magna multitudo hominum in proelio, maior cupidine praedandi palata per agros caesa est Quibus fuga in expedito fuit, ne temptato quidem casu pugnae in fines suos redierunt |
Invano in seguito la città fu assediata e attaccata, e non poté essere ripresa se non qualche tempo dopo ad opera di Antioco Questi furono gli avvenimenti di quei giorni in Tessaglia, in Acaia, in Asia (19) Filippo, avuta notizia che i Dardani, varcati i confini per disprezzo della sua ormai scossa autorità, devastavano la Macedonia settentrionale, benché vedesse quasi in tutti i luoghi sé e i suoi incalzati da ogni parte dall'avversa fortuna, ritenendo tuttavia peggiore della morte essere privato anche del possesso della Macedonia ordinò in fretta una leva nelle città della Macedonia e cogliendo di sorpresa i nemici, con seimila fanti e cinquecento cavalieri, presso Stobi di Peonia, li sgominò Un gran numero di uomini venne ucciso in battaglia, un numero ancora maggiore nei campi dove si era sparso per bramosia di preda Quelli che ebbero una possibilità di fuga senza neppure tentare le sorti della battaglia rientrarono nel proprio territorio |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30
Ea una expeditione, non pro reliquo statu fortunae facta, refectis suorum animis Thessalonicam sese recepit Non tam in tempore Punicum bellum terminatum erat, ne simul et cum Philippo foret bellandum, quam opportune iam Antiocho ex Syria movente bellum Philippus est superatus; nam praeterquam quod facilius cum singulis quam si in unum ambo simul contulissent vires bellatum est, Hispania quoque sub idem tempus magno tumultu ad bellum consurrexit Antiochus cum priore aestate omnibus quae in Coele Syria sunt ciuitatibus ex Ptolomaei dicione in suam potestatem redactis in hiberna Antiochiam concessisset, nihilo quietiora ea ipsis aestivis habuit |
Risollevato lo spirito dei suoi con quella sola spedizione, non conforme alla sua altrimenti declinante fortuna, Filippo si ritirò a Tessalonica Non era stata tanto opportuna la fine della guerra punica, ad evitare che si dovesse lottare contemporaneamente anche contro Filippo, quanto lo fu la vittoria su Filippo mentre già Antioco apriva le ostilità in Siria; a parte il fatto che lottare contro ciascuno separatamente era più facile che se avessero riunito le proprie forze, anche la Spagna in quel medesimo volger di tempo si levò in guerra con grande tumulto Antioco, dopo avere nella precedente estate assoggettato tutte le città della Celesiria che dipendevano da Tolomeo, si era ritirato nei quartieri d'inverno ad Antiochia , ma non rimase affatto più inoperoso che durante la campagna estiva |
Omnibus enim regni viribus conixus cum ingentes copias terrestres maritimasque comparasset, principio ueris praemissis terra cum exercitu filiis duobus Ardye ac Mithridate iussisque Sardibus se opperiri, ipse cum classe centum tectarum navium, ad hoc levioribus nauigiis cercurisque ac lembis ducentis proficiscitur, simul per omnem oram Ciliciae Lyciaeque et Cariae temptaturus urbes quae in dicione Ptolomaei essent, simul Philippum necdum enim debellatum eratexercitu nauibusque adiuturus | Ricorrendo a tutte le risorse del suo regno aveva difatti riunito ingenti forze di terra e di mare e, all'inizio della primavera, mandati avanti con l'esercito i due figli e Ardi e Mitridate, con l'ordine di attenderlo a Sardi , parte lui stesso con una flotta di cento navi protette e inoltre duecento imbarcazioni leggere, battelli e feluche, con l'intenzione di compiere incursioni su tutta la costa della Cilicia, della Licia e della Caria e contro le città dipendenti da Tolomeo, ed anche di aiutare Filippo - non ancora completamente sconfitto - con le truppe e con le navi |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 03
(20) Multa egregie Rhodii pro fide erga populum Romanum proque universo nomine Graecorum terra marique ausi sunt, nihil magnificentius quam quod ea tempestate non territi tanta mole imminentis belli legatos ad regem miserunt ne Chelidoniaspromunturium Ciliciae est, inclutum foedere antiquo Atheniensium cum regibus Persarumsuperaret: si eo fine non contineret classem copiasque suas, se obviam ituros, non ab odio ullo sed ne coniungi eum Philippo paterentur et impedimento esse Romanis liberantibus Graeciam Coracesium eo tempore Antiochus operibus oppugnabat, Zephyrio et Solis et Aphrodisiade et Coryco et superato Anemuriopromunturium id quoque Ciliciae estSelinunte recepto |
(20) Molte audaci imprese per terra e per mare compirono i Rodiesi per lealtà verso il popolo romano e per il bene dell'intera stirpe greca, nulla però che superi la bellezza del gesto compiuto in quella circostanza quando, senza lasciarsi impressionare dalla mole della guerra imminente, mandarono ambasciatori al re chiedendogli di non superare Chelidonie - un promontorio della Cilicia famoso per l'antico trattato degli Ateniesi con i re persiani: se non avesse trattenuto al di qua di tale posizione la sua flotta e le sue truppe, essi sarebbero andati contro di lui non perché animati da qualche motivo di avversione ma per impedire che si congiungesse con Filippo e ostacocolasse i Romani nella loro azione di liberatori della Grecia In quel tempo con opere di assedio Antioco attaccava Coracesio dopo aver preso Zefirio, Soli, Afrodisiade e Corico ed anche, una volta superato il capo Anemurio - un altro promontorio della Cilicia - Selinunte |