Cosanis eo tem postulantibus ut sibi colonorum numerus augeretur mille adscribi iussi, dum ne quis in eo numero esset qui post P Cornelium et Ti Sempronium consules hostis fuisset (25) Ludi Romani eo anno in circo scaenaque ab aedilibus curulibus P Cornelio Scipione et Cn Manlio Volsone et magnificentius quam alias facti et laetius propter res bello bene gestas spectati totique ter instaurati Plebei septiens instaurati; M Acilius Glabrio et C Laelius eos ludos fecerunt, et de argento multaticio tria signa aenea, Cererem Liberumque et Liberam, posuerunt L Furius et M Claudius Marcellus consulatu inito, cum de provinciis ageretur et Italiam utrique provinciam senatus decerneret, ut Macedoniam cum Italia sortirentur tendebant |
Ai Cosani che in quel tempo chiesero un aumento del numero dei loro coloni, venne ordinato di aggiungerne mille, purché nessuno tra di essi dopo il consolato di Publio Cornelio e di Ti Sempronio fosse stato nemico di Roma (25) Vennero celebrati in quell'anno con maggiore magnificenza delle altre volte i ludi romani, nel circo e sulla scena, ad opera degli edili curuli P Cornelio Scipionee Gn Manlio Vulsone, e più lieti ne furono gli spettatori per il felice esito della guerra; furono ricominciati per tre volte Sette volte vennero ricominciati i ludi plebei; furono celebrati ad opera di M Acilio Glabrione e di C Lelio; inoltre con i proventi delle multe essi fecero erigere tre statue di bronzo a Cerere, a Libero e a Libera |
Marcellus, provinciae cupidior, pacem simulatam ac fallacem dicendo et rebellaturum si exercitus inde deportatus esset regem, dubios sententiae patres fecerat; et forsitan obtinuisset consul, ni Q Marcius Ralla et C Atinius Labeo tribuni plebis se intercessuros dixissent ni prius ipsi ad plebem tulissent vellent iuberentne cum rege Philippo pacem esse Ea rogatio in Capitolio ad plebem lata est: omnes quinque et triginta tribus 'uti rogas' iusserunt et quo magis pacem ratam esse in Macedonia volgo laetarentur, tristis ex Hispania allatus nuntius effecit volgataeque litterae C Sempronium Tuditanum proconsulem in citeriore Hispania proelio victum, exercitum eius fusum fugatum, multos inlustres viros in acie cecidisse, Tuditanum cum gravi volnere relatum ex proelio haud ita multo post exspirasse |
L Furio e M Claudio Marcello, entrati in carica, mentre si discuteva delle province e il senato voleva assegnare per decreto ad entrambi la provincia d'Italia, miravano a far assegnare per sorteggio la Macedonia e l'Italia Marcello, che più del collega desiderava la Macedonia, dicendo che la pace era simulata e ingannevole e che il re si sarebbe ribellato se l'esercito fosse stato ritirato di là, rese i senatori dubbiosi del proprio parere; e forse il console sarebbe riuscito nel suo intento se i tribuni della plebe Quinto Marcio Ralla e C Atinio Labeone non avessero detto che si sarebbero opposti se non avessero prima chiesto al popolo se voleva e comandava la pace col re Filippo |
Consulibus ambobus Italia provincia cum iis legionibus quas superiores consules habuissent decreta et ut quattuor legiones novas scriberent, duas urbanas, duas quae quo senatus censuisset mitterentur; et T Quinctius Flamininus (cum duabus legionibus) provinciam eodem exercitu obtinere iussus: imperium ei prorogatum satis iam ante videri esse |
La domanda fu rivolta al popolo in Campidoglio: tutte le trentacinque tribù risposero affermativamente e a rendere più lieto il popolo della conclusione della pace in Macedonia venne un triste messaggio dalla Spagna e la divulgazione di una lettera del seguente tenore, il proconsole C Sempronio Tuditano è stato sconfitto in battaglia nella Spagna citeriore, il suo esercito sbaragliato e volto in fuga, molti illustri uomini sono caduti sul campo, lui stesso, Tuditano, riportato dalla battaglia con una grave ferita, è morto poco tempo dopo A entrambi i consoli venne assegnata per decreto la provincia d'Italia, da tenere con quelle legioni con le quali la avevano tenuta i consoli precedenti e venne anche stabilito che arruolassero quattro nuove legioni, due urbane, due da essere mandate dove il senato avesse deciso; a T Quinzio Flaminino si ordinò di mantenere la sua Provincia con il medesimo esercito; la proroga di potere concessagli in precedenza venne ritenuta ancora sufficiente |