Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 21-30, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 21-30
sacerdotes publici aliquot eo anno demortui sunt nouique suffecti: in locum M Aemili Numidae decemuiri sacrorum M Aemilius Lepidus, in locum M Pomponi Mathonis pontificis C Liuius, in locum Sp Caruili Maximi auguris M Seruilius

T Otacilius Crassus pontifex quia exacto anno mortuus erat, ideo nominatio in locum eius non est facta

C Claudius flamen Dialis quod exta perperam dederat flamonio abiit

(24) Per idem tempus M Ualerius Laeuinus temptatis prius per secreta conloquia principum animis ad indictum ante ad id ipsum concilium Aetolorum classe expedita uenit
Furono sostituiti alcuni sacerdoti addetti al culto pubblico che erano morti in quell'anno: in luogo di M Emilio Numida, decemviro custode dei libri Sibillini, fu eletto M Emilio Lepido; in luogo del pontefice M Pomponio Matone, C Livio; in luogo dell'augure Sp Carvilio Massimo fu scelto M Servilio

Poiché il pontefice T Otacilio Crasso era morto alla scadenza dell'anno, nessuna nomina fu fatta per sostituirlo

C Claudio flamine di Giove fu allontanato dal flaminato perché aveva presentato in modo scorretto le viscere delle vittime

24 Pressappoco nello stesso tempo M Valerio Levino, che già Prima in colloqui segreti aveva tentato di conoscere le intenzioni dei principali cittadini degli Etoli, con una flotta in assetto di guerra, giunse per partecipare a quell'assemblea degli Etoli che era stata convocata per deliberare intorno all'alleanza con Roma
ubi cum Syracusas Capuamque captas in fidem in Italia Siciliaque rerum secundarum ostentasset, adiecissetque iam inde a maioribus traditum morem Romanis colendi socios, ex quibus alios in ciuitatem atque aequum secum ius accepissent, alios in ea fortuna haberent ut socii esse quam ciues mallent: Aetolos eo in maiore futuros honore quod gentium transmarinarum in amicitiam primi uenissent; Philippum eis et Macedonas graues accolas esse, quorum se uim ac spiritus et iam fregisse et eo redacturum esse ut non iis modo urbibus quas per uim ademisset Aetolis excedant, sed ipsam Macedoniam infestam habeant; et Acarnanas quos aegre ferrent Aetoli a corpore suo diremptos restituturum se in antiquam formulam iurisque ac dicionis eorum; haec dicta promissaque a Romano imperatore Scopas, qui tum praetor gentis erat, et Dorimachus princeps Aetolorum adfirmauerunt auctoritate sua, minore cum uerecundia et maiore cum fide uim maiestatemque populi Romani extollentes Levino, a prova dei successi conseguiti in Italia e in Sicilia, esaltò la presa di Siracusa e quella di Capua ed aggiunse che fin dagli antichi tempi era stato tramandato ai Romani il costume di trattare con onore gli alleati; alcuni di questi poi erano stati accolti nella cittadinanza a parità di diritti coi Romani; altri, invece, avevano avuto condizioni così vantaggiose, che preferivano essere alleati piuttosto che cittadini; gli Etoli, poi, sarebbero stati tenuti in maggior onore, in quanto, primi fra le genti di oltremare, avrebbero fatto alleanza con Roma: per loro Filippo e i Macedoni erano vicini fastidiosi, ma egli, che di costoro aveva già domato la violenza e la superbia, li avrebbe ridotti a tal punto, che non solo sarebbero usciti dalle città che avevano portato via agli Etoli con la forza, ma avrebbero ritenuto in pericolo la stessa Macedonia; egli avrebbe poi ricondotto agli Etoli, secondo il patto di sottomissione al loro potere, l'Acarnania, che essi mal tolleravano che non facesse più parte integrante del loro territorio; queste dichiarazioni e promesse del generale romano, sia Scopa che era allora il capo militare degli Etoli, che Dorimaco, il loro capo civile, confermarono con la loro autorità, celebrando con minor ritegno e maggiore credibilità la forza e la maestà del popolo romano
maxime tamen spes potiundae mouebat Acarnaniae Tuttavia, ciò che Più muoveva gli Etoli era la speranza di impadronirsi dell'Acarnania

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 26 - 30
Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 26 - 30

igitur conscriptae condiciones quibus in amicitiam societatemque populi Romani uenirent; additumque ut, si placeret uellentque, eodem iure amicitiae Elei Lacedaemoniique et Attalus et Pleuratus et Scerdilaedus essent, Asiae Attalus, hi Thracum et Illyriorum reges; bellum ut extemplo Aetoli cum Philippo terra gererent; nauibus ne minus uiginti quinque quinqueremibus adiuuaret Romanus; urbium Corcyrae tenus ab Aetolia incipienti solum tectaque et muri cum agris Aetolorum, alia omnis praeda populi Romani esset, darentque operam Romani ut Acarnaniam Aetoli haberent; si Aetoli pacem cum Philippo facerent, foederi adscriberent ita ratam fore pacem si Philippus arma ab Romanis sociisque quique eorum dicionis essent abstinuisset; item si populus Romanus foedere iungeretur regi, ut caueret ne ius ei belli inferendi Aetolis sociisque eorum esset Furono, dunque, sottoscritte le clausole del trattato, in virtù delle quali gli Etoli sarebbero stati accolti come amici ed alleati del popolo romano; si aggiunse anche la condizione che col loro consenso e per volontà loro si unissero nello stesso trattato d'alleanza Elei e Spartani, nonché Attalo re d'Asia, Pleurato di Tracia e Scerdiledo dell'IlliriaM; perché gli Etoli potessero far subito la guerra contro Filippo, i Romani li avrebbero aiutati con un numero di navi non minore di venticinque quinqueremi; delle città conquistate, a cominciare dall'Etolia fino a Corcira, il suolo, le case e le mura, insieme con le campagne, sarebbero state in possesso degli Etoli; tutta l'altra preda di guerra sarebbe toccata ai Romani, i quali avrebbero prestato aiuto agli Etoli nella conquista dell'Acarnania; se poi gli Etoli avessero fatto pace con Filippo, avrebbero dovuto aggiungere come condizione che la pace sarebbe stata valida solo se Filippo si fosse astenuto da ogni ostilità contro i Romani e contro i loro alleati e quanti fossero loro sudditi; nello stesso modo, se il popolo romano si fosse legato al re con un trattato, gli avrebbe posto come condizione di non dichiarare guerra né agli Etoli né ai loro alleati
haec conuenerunt, conscriptaque biennio post Olympiae ab Aetolis, in Capitolio ab Romanis, ut testata sacratis monumentis essent sunt posita

morae causa fuerant retenti Romae diutius legati Aetolorum; nec tamen impedimento id rebus gerendis fuit

et Aetoli extemplo mouerunt aduersus Philippum bellum, et Laeuinus Zacynthum parua insula est propinqua Aetoliae; urbem unam eodem quo ipsa est nomine habet; eam praeter arcem ui cepit et Oeniadas Nassumque Acarnanum captas Aetolis contribuit; Philippum quoque satis implicatum bello finitimo ratus ne Italiam Poenosque et pacta cum Hannibale posset respicere, Corcyram ipse se recepit

(25) Philippo Aetolorum defectio Pellae hibernanti allata est
Queste furono le clausole del patto scolpite su tavole due anni dopo ad Olimpia dagli Etoli e depositate dai Romani sul Campidoglio, perché fossero attestate in documenti consacrati

Il fatto che gli ambasciatori degli Etoli furono troppo a lungo trattenuti a Roma, fu causa del ritardo; tuttavia, ciò non fu di ostacolo all'inizio delle ostilità

gli Etoli, infatti, mossero subito guerra a Filippo, e Levino, da parte sua, si impadronì, esclusa la rocca, di Zacinto, piccola isola vicina all'Etolia, la cui unica città porta lo stesso nome; prese, inoltre, Eniade, Naso e Acarnano che diede agli Etoli; Levino, pensando che Filippo fosse già abbastanza impigliato in una guerra contro popolazioni confinanti, da non potersi più occupare né dell'Italia, né dei Cartaginesi, né degli impegni presi con Annibale, si ritirò a Corcira

25 La ribellione degli Etoli fu annunciata a Filippo a Pella dove egli svernava

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 58-61
Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 58-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 58-61

itaque quia primo uere moturus exercitum in Graeciam erat, Illyrios finitimasque eis urbes ab tergo metu quietas ut Macedonia haberet, expeditionem subitam in Oricinorum atque Apolloniatium fines fecit, egressosque Apolloniatas cum magno terrore ac pauore compulit intra muros

uastatis proximis Illyrici in Pelagoniam eadem celeritate uertit iter; inde Dardanorum urbem Sintiam, in Macedoniam transitum Dardanis facturam, cepit
Pertanto, poiché all'inizio della primavera egli avrebbe mosso l'esercito contro la Grecia,affinché la paura tenesse tranquilli alle spalle della Macedonia gli Illiri e le città loro confinanti, organizzò una rapida spedizione contro il territorio di Orico e di Apollonia e, spargendo terrore e sbigottimento, respinse entro le loro mura gli Apolloniati, che ne erano usciti

Saccheggiate le zone più vicine dell'Illirico, con la stessa rapidità volse la marcia verso Pelagonia; si impadronì di Sinzia, città dei Dardani, che avrebbe offerto un passaggio verso la Macedonia
his raptim actis, memor Aetolici iunctique cum eo Romani belli per Pelagoniam et Lyncum et Bottiaeam in Thessaliam descendit ad bellum secum aduersus Aetolos capessendum incitari posse homines credebat et relicto ad fauces Thessaliae Perseo cum quattuor milibus armatorum ad arcendos aditu Aetolos, ipse priusquam maioribus occuparetur rebus in Macedoniam atque inde in Thraciam exercitum ac Maedos duxit

incurrere ea gens in Macedoniam solita erat, ubi regem occupatum externo bello ac sine praesidio esse regnum sensisset

ad frangendas igitur uires gentis simul uastare agros et urbem Iamphorynnam, caput arcemque Maedicae, oppugnare coepit

Scopas ubi profectum in Thraciam regem occupatumque ibi bello audiuit, armata omni iuuentute Aetolorum bellum inferre Acarnaniae parat
Compiute celermente tali imprese, ricordando di dover condurre la guerra contro Etoli e Romani, coalizzati, attraverso la Pelagonia, Linco e la Bottiea, discese in Tessaglia, dove credeva di poter incitare gli abitanti ad intraprendere insieme con lui la guerra contro gli Etoli; lasciato presso le gole della Tessaglia Perseo con quattromila soldati per ostacolare il passaggio agli Etoli, egli, prima di essere costretto ad occuparsi di problemi più gravi, condusse l'esercito in Macedonia e di qui in Tracia e nel territorio dei Medi

Questa gente era solita far scorrerie in Macedonia, quando veniva a sapere che il regno era indifeso, perché il re si trovava occupato in una guerra fuori dei confini della regione macedone

Filippo allora cominciò a devastare il territorio e ad assalire Iamforinna, capitale e fortezza dei Medi, per poter abbattere le loro forze

Scopa, essendo partito per la Tracia ed avendo saputo che Filippo era qui impegnato nella guerra, armati tutti i giovani Etoli, si preparò ad aprire le ostilità contro l'Acarnania

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 48-52
Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 48-52

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 48-52

aduersus quos Acarnanum gens, et uiribus impar et iam Oeniadas Nassumque amissa cernens Romanaque insuper arma ingruere, ira magis instruit quam consilio bellum

coniugibus liberisque et senioribus super sexaginta annos in propinquam Epirum missis, ab quindecim ad sexaginta annos coniurant nisi uictores se non redituros; qui uictus acie excessisset, eum ne quis urbe tecto mensa lare reciperet, diram exsecrationem in populares, obtestationem quam sanctissimam potuerunt aduersus hospites composuerunt; precatique simul Epirotas sunt ut qui suorum in acie cecidissent eos uno tumulo contegerent, adicerentque humatis titulum: hic siti sunt Acarnanes, qui aduersus uim atque iniuriam Aetolorum pro patria pugnantes mortem occubuerunt
Gli Acarnani, che disponevano di forze inferiori e che dopo la perdita di Eniade e di Naso, vedevano piombare loro addosso anche le armi romane, si prepararono alla guerra contro gli Etoli più con furore che con matura riflessione

Mandati al sicuro nel vicino Epiro le mogli, i figli ed i vecchi di più di sessant'anni, gli uomini dai quindici ai sessant'anni giurarono tutti insieme che non sarebbero ritornati se non vincitori: colui che fosse uscito vinto dalla battaglia non doveva essere accolto da alcuno, né nella città, né nella casa, alla mensa, al focolare; lanciarono perciò una terribile maledizione contro quei compatrioti che avessero dato ospitalità ai superstiti vinti e scongiurarono nel modo più solenne i loro ospiti di non farlo, pregando nello stesso tempo gli Epiroti di seppellire tutti insieme sotto uno stesso tumulo quelli dei loro che fossero caduti in battaglia e di porre sulla tomba la scritta: Qui giacciono gli Acarnani che per la patria affrontarono la morte con le armi in pugno contro la violenza e l'offesa degli Etoli
per haec incitatis animis castra in extremis finibus suis obuia hosti posuerunt

nuntiis ad Philippum missis quanto res in discrimine esset, omittere Philippum id quod in manibus erat coegerunt bellum, Iamphorynna per deditionem recepta et prospero alio successu rerum

Aetolorum impetum tardauerat primo coniurationis fama Acarnanicae; deinde auditus Philippi aduentus regredi etiam in intimos coegit fines

nec Philippus, quanquam ne opprimerentur Acarnanes itineribus magnis ierat, ultra Dium est progressus; inde cum audisset reditum Aetolorum ex Acarnania, et ipse Pellam rediit

(26) Laeuinus ueris principio a Corcyra profectus nauibus superato Leucata promuntorio cum uenisset Naupactum, Anticyram inde se petiturum edixit ut praesto ibi Scopas Aetolique essent
Incitati così gli spiriti, posero il campo ai confini della loro terra, di fronte al nemico

Inviati messi a Filippo, per annunciargli quanto grande fosse il pericolo, lo costrinsero a sospendere la guerra ormai iniziata, benché avesse già ottenuto la resa di Iamforinna ed altri prosperi successi

Pertanto, la notizia del comune giuramento degli Acarnani aveva per prima cosa frenato l'impeto degli Etoli; la voce poi dell'arrivo di Filippo li costrinse addirittura a ritirarsi nella parte più interna del loro territorio

Né, tuttavia, Filippo era avanzato oltre Dio, pur avendo compiuto marce forzate per impedire che gli Arcanani fossero sopraffatti; successivamente, alla notizia che gli Etoli si erano ritirati dall'Acarnania, anche Filippo ritornò a Pella

26 Levino, al principio della primavera, partito con le navi da Corcira, superato il promontorio di Leucade e venuto a Naupatto,perché Scopa e gli Etoli si trovassero là pronti, annunciò che avrebbe mosso contro Anticira

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 41-49
Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 41-49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 41-49

sita Anticyra est in Locride laeua parte sinum Corinthiacum intranti; breue terra iter eo, breuis nauigatio ab Naupacto est

tertio ferme post die utrimque oppugnari coepta est; grauior a mari oppugnatio erat quia et tormenta machinaeque omnis generis in nauibus erant et Romani inde oppugnabant

itaque intra paucos dies recepta urbs per deditionem Aetolis traditur: praeda ex pacto Romanis cessit

litterae Laeuino redditae consulem eum absentem declaratum et successorem uenire P Sulpicium; ceterum diuturno ibi morbo implicitus serius spe omnium Romam uenit
Questa città si trova nella Locride, sulla sinistra per chi entra nel golfo di Corinto; da Naupatto il tragitto per terra è breve e breve è anche la navigazione

Circa tre giorni dopo cominciò e per terra e per mare l'assalto ad Anticira; tale assalto era più aspro dalla parte del mare, sia perché sulle navi vi erano strumenti di lancio e macchine da guerra di ogni specie, sia perché erano i Romani che assalivano da quella parte

Pertanto, in pochi giorni la città, dopo la resa, si consegnò agli Etoli; secondo i patti la preda di guerra toccò ai Romani

Fu consegnata a Levino una lettera che gli annunciava che, lui assente, era stato creato console e che stava per arrivare il suo successore P Sulpicio; peraltro, impedito da una lunga malattia, Levino giunse a Roma più tardi di quanto tutti prevedessero

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 60 - 62
Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 60 - 62

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 60 - 62

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 32-37
Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 32-37

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 32-37

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 16 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 16 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 16 - 20

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 11-20

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04