Id consules ambos ad exercitum morando quaesisse; id postea, quia inuitis iis dictator esset dictus comitiorum causa, expugnatum esse ut uitiosus dictator per augures fieret Habere igitur interregnum eos; consulatum unum certe plebis Romanae esse; populum liberum habiturum ac daturum ei qui [magis] uere uincere quam diu imperare malit [35] Cum his orationibus accensa plebs esset, tribus patriciis petentibus, P Cornelio Merenda L Manlio Volsone M Aemilio Lepido, duobus nobilium iam familiarum plebeiis, C Atilio Serrano et Q Aelio Paeto, quorum alter pontifex, alter augur erat, C Terentius consul unus creatur, ut in manu eius essent comitia rogando collegae |
Questo, infatti, ambo i consoli avevano voluto col rimanere presso l'esercito; si era poi ottenuto con la prepotenza che la nomina del dittatore fosse dagli àuguri dichiarata illegittima perché per bandire i comizi era stato eletto un dittatore contro la loro volontà Avessero pure, dunque, i nobili l'interregno; ma uno dei due consoli doveva essere un plebeo romano; il popolo, conservando liberamente questo suo diritto avrebbe dato il suo voto a colui che avesse preferito affrettare la vittoria piuttosto che esercitare a lungo il comando 35 Con questi discorsi si accese l'entusiasmo della plebe e, per quanto tre patrizi avessero posta la loro candidatura: P Cornelio Merenda L Manlio Vulsone M Emilio Lepido e due nobili già di origine plebea C Atilio Serra e Q Elio Peto dei quali l'uno era pontefice, l'altro augure fu pertanto eletto un solo console C Terenzio Varrone, perché fossero in suo potere i comizi per la sceIta dell'altro collega |
Tum experta nobilitas parum fuisse uirium in competitoribus eius, L Aemilium Paulum, qui cum M Liuio consul fuerat et damnatione collegae sui prope ambustus euaserat, infestum plebei, diu ac multum recusantem ad petitionem compellit Is proximo comitiali die concedentibus omnibus, qui cum Varrone certauerant, par magis in aduersandum quam collega datur consuli Inde praetorum comitia habita Creati M Pomponius Matho et P Furius [Philus]; Philo Romae iuri dicundo urbana sors, Pomponio inter ciues Romanos et peregrinos euenit additi duo praetores, M Claudius Marcellus in Siciliam, L Postumius Albinus in Galliam |
Allora la nobiltà, avendo fatto la triste esperienza che avevano poco sèguito quei suoi candidati competitori di Terenzio, spinse L Emilio Paolo che era stato console con Livio Salinatore a chiedere il consolato nonostante a lungo insistesse nel rifiuto, poiché era avverso alla plebe per la condanna che essa aveva pronunciato contro il suo collega dalla quale egli era uscito quasi bruciato Pertanto nei comizi che seguirono poco dopo ritirandosi tutti coloro che erano entrati in gara con Varrone, Emilio Paolo venne posto di fronte al console più come antagonista che come collega Si tennero poi i comizi per l'elezione dei pretori furono eletti M Pomponio Matone e P Furio Filo; quest'ultimo ebbe in sorte la giurisdizione di Roma Pomponio invece quella dei rapporti tra cittadini romani e stranieri Ad essi furono aggiunti due pretori M Claudio Marcello per la Sicilia, L Postumio Albino per la Gallia |
Omnes absentes creati sunt nec cuiquam eorum praeter Terentium consulem mandatus honos quem non iam antea gessisset, praeteritis aliquot fortibus ac strenuis uiris, quia in tali tempore nulli nouus magistratus uidebatur mandandus [36] Exercitus quoque multiplicati sunt quantae autem copiae peditum equitumque additae sint adeo et numero et genere copiarum uariant auctores, ut uix quicquam satis certum adfirmare ausus sim Decem milia nouorum militum alii scripta in supplementum, alii nouas quattuor legiones ut octo legionibus rem gererent; numero quoque peditum equitumque legiones auctas milibus peditum et centenis equitibus in singulas adiectis, ut quina milia peditum, treceni equites essent socii duplicem numerum equitum darent, peditis aequarent |
Tutti furono eletti mentre erano assenti né ad alcuno di essi fuor che al console Terenzio, fu affidata una carica che non avesse già per l'innanzi esercitata, mentre non furono tenuti nella debita considerazione alcuni uomini forti e valorosi, poiché in circostanze così particolari non si ritenne di dover affidare ad alcuno una carica per la prima volta 36 Gli eserciti, inoltre, furono notevolmente aumentati A stento poi io oso affermare qualche cosa di sicuro sulla quantità di soldati fanti e cavalieri, che siano stati aggiunti tanto grande è la diversità di opinione fra gli storici intorno al numero ed al tipo delle truppe Alcuni hanno scritto che furono aggregate in aggiunta diecimila reclute, altri quattro nuove legioni perché si conducesse la guerra con otto legioni; affermano, inoltre, che le legioni furono aumentate anche di un numero di fanti e di cavalieri, mille fanti e cento cavalieri per ciascuna, in modo che i soldati di fanteria fossero cinquemila e quelli di cavalleria trecento Gli alleati dovevano dare il doppio i cavalieri ed un egual numero di fanti |
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septem et octoginta milia armatorum et ducentos in castris Romanis [fuisse] cum pugnatum ad Cannas est quidam auctores sunt Illud haudquaquam discrepat maiore conatu atque impetu rem actam quam prioribus annis, quia spem posse uinci hostem dictator praebuerat Ceterum priusquam signa ab urbe nouae legiones mouerent, decemuiri libros adire atque inspicere iussi propter territos uolgo homines nouis prodigiis Nam et Romae in Auentino et Ariciae nuntiatum erat sub idem tempus lapidibus pluuisse, et multo cruore signa in Sabinis, Caeretes aquas [fonte callidos] manasse ; id quidem etiam, quod saepius acciderat, magis terrebat et in uia fornicata, quae ad Campum erat, aliquot homines de caelo tacti exanimatique fuerant Ea prodigia ex libris procurata |
Alcuni storici affermano che quando si combatté a Canne, vi erano nel campo dei Romani ottantasettemiladuecento soldati Non v'è per nulla contraddizione nel fatto che la guerra si fosse condotta con maggiore sforzo ed impeto che negli anni precedenti dal momento che il dittatore aveva dato ragioni di sperare che il nemico potesse essere vinto Peraltro prima che le nuove legioni movessero le insegne fu ordinato ai decemviri di consultare i libri Sibillini e di leggerli attentamente perché la gente era generalmente terrorizzata da nuovi prodigi Infatti a Roma sull'Aventino e in Ariccia era stato annunciato che pressappoco nello stesso momento erano piovute delle pietre che nel territorio dei Sabini le statue degli dei avevano stillato molto sangue mentre in Cere era sgorgata acqua da una fonte calda; questo prodigio poi ancor più spaventava perché si era manifestato abbastanza spesso Nella via Fornicata che era nei pressi dei Campo Marzio, alcuni uomini erano stati colpiti dal fulmine ed erano caduti esanimi Tutti questi prodigi furono espiati secondo le prescrizioni dei libri Sibillini |
Legati a Paesto pateras aureas Romam attulerunt Iis, sicut Neapolitanis, gratiae actae, aurum non acceptum [37] Per eosdem dies ab Hierone classis Ostia cum magno commeatu accessit legati in senatum introducti nuntiarunt caedem C Flamini consulis exercitusque allatam adeo aegre tulisse regem Hieronem ut nulla sua propria regnique sui clade moueri magis potuerit Itaque, quamquam probe sciat magnitudinem populi Romani admirabiliorem prope aduersis rebus quam secundis esse, tamen se omnia quibus a bonis fidelibusque sociis bella iuuari soleant misisse; quae ne accipere abnuant magno opere se patres conscriptos orare Iam omnium primum ominis causa Victoriam auream pondo ducentum ac uiginti adferre sese Acciperent eam tenerentque et haberent propriam et perpetuam |
Da Pesto vennero ambasciatori per recare a Roma in dono tazze d'oro Costoro come i Napoletani furono ringraziati senza tuttavia che sì accettasse il dono dell'oro 37 Negli stessi giorni la flotta mandata da Gerone con gran rifornimento di viveri si avvicinò ad Ostia Gli ambasciatori, introdotti in senato annunziarono che il re Gerone aveva accolto la notizia della strage del console Flaminio e dell'esercito con un dolore così grande che una sventura che avesse colpito lui personalmente o il suo regno non avrebbe potuto commuoverlo di più Pertanto, per quanto ben sapesse che la grandezza del popolo romano era più degna di ammirazione nelle avversità che nelle fortune, tuttavia, aveva mandato tutto quanto buoni e fedeli alleati sono soliti inviare per aiutare utilmente nella guerra; Gerone pregava che i senatori non si rifiutassero di ricevere questi aiuti Per prima cosa, a titolo di augurio, mandava in dono una Vittoria d'oro del peso di duecentoventi libbre l'accettassero, la tenessero per sé e la conservassero come loro proprietà perpetua |
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Aduexisse etiam trecenta milia modium tritici, ducenta hordei, ne commeatus deessent, et quantum praeterea opus esset quo iussissent subuecturos Milite atque equite scire nisi Romano Latinique nominis non uti populum Romanum: leuium armorum auxilia etiam externa uidisse in castris Romanis Itaque misisse mille sagittariorum ac funditorum, aptam manum aduersus Baliares ac Mauros pugnacesque alias missili telo gentes Ad ea dona consilium quoque addebant ut praetor, cui prouincia Sicilia euenisset, classem in Africam traiceret, ut et hostes in terra sua bellum haberent minusque laxamenti daretur iis ad auxilia Hannibali summittenda |
Aveva anche fatto portare trecentomila moggi di frumento duecento di orzo, perché non mancassero i viveri; di quanto in seguito fosse necessario, i Siracusani avrebbero recato quello che i senatori avessero ordinato Egli sapeva che il popolo romano non si serviva di soldati e di cavalieri che non fossero di stirpe latina; egli aveva, pertanto visto negli accampamenti romani milizie ausiliarie dotate di armi leggere Quindi aveva inviato mille arcieri e frombolieri, schiera adatta a combattere contro i frombolieri delle Baleari, i Mauri ed altre genti esperte nel combattimento coi giavellotti A questi doni aggiungeva anche un consiglio, che il pretore al quale fosse toccata in sorte la provincia di Sicilia, facesse passare la flotta in Africa in modo che i Cartaginesi avessero la guerra in casa loro e ci fossero per essi meno possibilità di inviare aiuti ad Annibale |
Ab senatu ita responsum regi est: uirum bonum egregiumque socium Hieronem esse atque uno tenore, ex quo in amicitiam populi Romani uenerit, fidem coluisse ac rem Romanam omni tempore ac loco munifice adiuuisse Id perinde ac deberet gratum populo Romano esse aurum et a ciuitatibus quibusdam allatum, gratia rei accepta, non accepisse populum Romanum; Victoriam omenque accipere sedemque ei se diuae dare dicare Capitolium, templum Iouis optimi maximi in ea arce urbis Romanae sacratam uolentem propitiamque, firmam ac stabilem fore populo Romano Funditores sagittariique et frumentum traditum consulibus quinqueremes ad [quinquaginta] nauium classem quae cum T Otacilio propratore in Sicilia erat quinque et uiginti additae, permissumque est ut, si e re publica censeret esse, in Africam traiceret |
I senatori risposero agli ambasciatori del re dicendo che Gerone era un'ottima persona ed un valente alleato e sempre costante ed eguale a se medesimo da quando si era fatto amico dei Romani che aveva sempre rispettata la fede e che aveva sempre in ogni tempo e luogo aiutato con grande munificenza lo stato romano Di ciò, come doveva il popolo romano gli era grato Esso non aveva accettato il dono dell'oro da parte di alcune città pur mostrando riconoscenza per latto in sé; accettava, invece, come augurio la statua della Vittoria e a quella dea consacrava come sede sul Campidoglio il tempio di Giove ottimo massimo In quella rocca della città di Roma sarebbe stata benevola e propizia, salda e durevole per il popolo romano I frombolieri e i sagittari nonché il frumento, tutto fu consegnato ai consoli Alla flotta di cinquanta navi, che era con il propretore T Otacilio in Sicilia, furono aggiunte venticinque quinqueremi; fu poi consentito che Otacilio passasse in Africa, se ciò gli sembrasse vantaggioso per la repubblica |
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[38] Dilectu perfecto consules paucos morati dies dum ab sociis ac nomine Latino uenirent milites Tum, quod nunquam antea factum erat, iure iurando ab tribunis militum adacti milites; nam ad eam diem nihil praeter sacramentum fuerat iussu consulum conuenturos neque iniussu abituros; et ubi ad decuriandum aut centuriandum conuenissent, sua uoluntate ipsi inter sese decuriati equites, centuriati pedites coniurabant sese fugae atque formidinis ergo non abituros neque ex ordine recessuros nisi teli sumendi aut petendi et aut hostis feriendi aut ciuis seruandi causa Id ex uoluntario inter ipsos foedere ad tribunos ac legitimam iuris iurandi adactionem translatum |
38 Conclusa la leva i consoli stettero alcuni giorni in attesa che venissero i soldati alleati di stirpe latina Allora, cosa che non era mai avvenuta prima poiché fino a quel giorno non vi era stato altro giuramento all'infuori di quello collettivo i soldati furono costretti a pronunciare solenne impegno di adunarsi solo per comando del console e di non allontanarsi senza suo ordine: una volta adunati in decurie o in centurie, di loro propria volontà dovevano giurare i cavalieri suddivisi in decurie e i fanti in centurie che non avrebbero mai abbandonato la battaglia né per fuga né per paura né si sarebbero allontanati dalle file se non per andare a prendere o per ripigliare un'arma o per ferire un nemico o per salvare un compagno Questo patto volontariamente stretto fra i soldati fu trasformato in un giuramento nelle mani dei tribuni regolato solennemente da una legge |
Contiones, priusquam ab urbe signa mouerentur, consulis Varronis multae ac feroces fuere denuntiantis bellum arcessitum in Italiam ab nobilibus mansurumque in uisceribus rei publicae, si plures Fabios imperatores haberet, se quo die hostem uidisset perfecturum Collegae eius Pauli una, pridie quam ex urbe proficisceretur, contio fuit, uerior quam gratior populo, qua nihil inclementer in Varronem dictum nisi id modo mirari se quidni qui dux priusquam aut suum aut hostium exercitum locorum situm naturam regionis nosset, iam nunc togatus in urbe sciret quae sibi agenda armato forent, [et] diem quoque praedicere posset qua cum hoste signis conlatis esset dimicaturus |
Prima che si movessero da Roma le insegne il console Varrone tenne molti e violenti discorsi denunciando apertamente che la guerra era stata portata in Italia dai nobili e che sarebbe rimasta a straziare le viscere dello stato romano se ci fossero stati parecchi comandanti simili a Fabio; egli Varrone avrebbe immediatamente condotto a termine la guerra il giorno stesso in cui avesse incontrato il nemico Del suo collega Paolo uno solo fu il discorso, il giorno prima di partire da Roma, discorso più fedele alla verità che gradito al popolo; in esso non attaccò duramente Varrone, dicendo soltanto che egli si meravigliava che un capitano, prima di conoscere l'esercito suo e quello del nemico, la posizione dei luoghi, la natura della regione, già sin d'ora, mentre era semplice cittadino di Roma, sapesse che cosa gli sarebbe toccato fare quando fosse stato a capo di un esercito in armi e potesse perfino presagire il giorno nel quale si sarebbe scontrato col nemico in battaglia campale |
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se, quae consilia magis res dent hominibus quam homines rebus, ea ante tempus immatura non praecepturum optare ut quae caute ac consulte gesta essent satis prospere euenirent; temeritatem, praeterquam quod stulta sit, infelicem etiam ad id locorum fuisse Et sua sponte apparebat tuta celeribus consiliis praepositurum, et, quo id constantius perseueraret, Q Fabius Maximus sic eum proficiscentem adlocutus fertur [39] Si aut collegam, id quod mallem, tui similem, L Aemili, haberes aut tu collegae tui esses similis, superuacanea esset oratio mea; nam et duo boni consules, etiam me indicente, omnia e re publica fide uestra faceretis, et mali nec mea uerba auribus uestris nec consilia animis acciperetis |
Egli, dal canto suo, non avrebbe preso in anticipo quelle decisioni che gli eventi suggeriscono agli uomini più che gli uomini impongano agli eventi Egli si augurava che avessero esito felice quelle imprese che fossero state condotte con prudenza e con saggezza; la temerarietà, pertanto, a parte il fatto che è segno di stoltezza, aveva fino a quel momento provocato sventure Era chiaro dunque che egli di sua iniziativa avrebbe anteposto piani strategici sicuri a piani affrettati; perché rimanesse sempre più fermo in questo proposito, si racconta che Q Fabio Massimo a lui che partiva abbia rivolto le parole che seguono 39 Se tu, o Lucio Emilio, avessi un collega simile a te, cosa che avrei preferito, o se tu fossi simile al tuo collega, questo mio discorso sarebbe superfluo; infatti, se voi foste due consoli valenti, anche se io non parlassi, vi comportereste in modo degno della repubblica e del vostro senso di responsabilità; se voi foste, invece, ambedue incapaci, non vorreste udire le mie parole, né accogliereste con animo favorevole i miei consigli |