Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 51 - 56

Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 51 - 56

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 51 - 56

[51] Ad Prusiam regem legatus T Quinctius Flamininus venit, quem suspectum Romanis et receptus post fugam Antiochi Hannibal et bellum adversus Eumenem motum faciebat

Ibi seu quia a Flaminino inter cetera obiectum Prusiae erat hominem omnium, qui viverent, infestissimum populo Romano apud eum esse, qui patriae suae primum, deinde fractis eius opibus Antiocho regi auctor belli adversus populum Romanum fuisset; seu quia ipse Prusias, ut gratificaretur praesenti Flaminino Romanisque, per se necandi aut tradendi eius in potestatem consilium cepit; a primo colloquio Flaminini milites extemplo ad domum Hannibalis custodiendam missi sunt
[51] T Quinzio Flaminino si presentò come legato al re Prusia, cui rendevano sospetto ai Romani laccoglienza data ad Annibale fuggiasco dalla corte di Antioco e la guerra mossa ad Eumene

O che da Flaminino fosse stata fra laltro contestata a Prusia la presenza in casa sua delluomo fra tutti i viventi più nemico al popolo romano, di colui che aveva istigato alla guerra contro Roma prima la propria patria, e poi, spezzata la sua potenza, il re Antioco; o che Prusia stesso, per ingraziarsi Flaminino lì presente e i Romani, avesse preso di suo liniziativa di uccidere o di consegnargli in potere Annibale: fatto sta che, dopo il primo colloquio con Flaminino, furono mandati subito soldati alla casa di Annibale a montarvi la guardia
Semper talem exitum vitae suae Hannibal prospexerat animo et Romanorum inexpiabile odium in se cernens, et fidei regum nihil sane confisus: Prusiae vero levitatem etiam expertus erat; Flaminini quoque adventum velut fatalem sibi horruerat

Ad omnia undique infesta ut iter semper aliquod praeparatum fugae haberet, septem exitus e domo fecerat, et ex iis quosdam occultos, ne custodia saepirentur

Sed grave imperium regum nihil inexploratum, quod vestigari volunt, efficit

Totius circuitum domus ita custodiis complexi sunt, ut nemo inde elabi posset
Annibale aveva sempre preparato lanimo ad una fine simile, sia perché vedeva irriducibile lodio dei Romani verso di lui, sia perché non aveva certo alcuna fiducia nella lealtà dei re ché anzi di Prusia aveva sperimentato tutta la leggerezza ; anche allarrivo di Flaminio aveva tremato scntendolo fatale per lui

Per il pericolo da ogni parte affinchè una via predisposta alla fuga avesse sempre, aveva aperto sette uscite alla sua casa, e fra queste alcune segrete, perché non fossero bloccate da sentinelle

Ma lopprimente potere dei monarchi non lascia inesplorato nulla di ciò che essi vogliono investigare

Circondarono di guardie il perimetro della casa, in modo che nessuno potesse evadere di là
Hannibal, postquam est nuntiatum milites regios in vestibulo esse, postico, quod devium maxime atque occultissimi exitus erat, fugere conatus, ut id quoque occursu militum obsaeptum sensit et omnia circa clausa custodiis dispositis esse venenum, quod multo ante praeparatum ad tales habebat casus, poposcit

'Liberemus' inquit 'diuturna cura populum Romanum, quando mortem senis exspectare longum censent

Nec magnam nec memorabilem ex inermi proditoque Flamininus victoriam feret

Mores quidem populi Romani quantum mutaverint, vel hic dies argumento erit

Horum patres Pyrrho regi, hosti armato, exercitum in Italia habenti, ut a veneno caveret praedixerunt: hi legatum consularem, qui auctor esset Prusiae per scelus occidendi hospitis, miserunt
Annibale, avuta notizia che i soldati del re erano nel vestìbolo, tentò di fuggire da una porta secondaria, la più appartata e più segreta; ma quando trovò che anche questa era chiusa da uno sbarramento di soldati e che tutto il giro della casa era bloccato dalle guardie dislocate, chiese il veleno che teneva da molto tempo preparato per un evento del genere

Liberiamo, esclamò, il popolo Romano dalla sua lunga angustia, se trovano che duri troppo lattesa per la morte di un vecchio

Né grande né gloriosa è la vittoria che riporterà Flaminino su un uomo inerme e tradito

Certo, quanto sia mutata lindole dcl popolo romano basterà questo giorno a dimostrano

Gli avi loro sullavviso il re Pirro, nemico armato, insediato con un esercito in Italia, che si guardasse dal veleno; questi mandano un legato consolare per istigare Prusia ad uccidere a tradimento un ospite

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

' Exsecratus deinde in caput regnumque Prusiae, et hospitales deos violatae ab eo fidei testes invocans, poculum exhausit

Hic vitae exitus fuit Hannibalis

[52] Scipionem et Polybius et Rutilius hoc anno mortuum scribunt

Ego neque his neque Valerio adsentior, his, quod censoribus M Porcio L Valerio principem senatus ipsum censorem lectum invenio, cum superioribus duobus lustris Africanus fuisset, quo vivo, nisi ut ille senatu moveretur, quam notam nemo memoriae prodidit, alius princeps in locum eius lectus non esset

Antiatem auctorem refellit tribunus plebis M Naevius, adversus quem oratio inscripta P Africani est

Hic Naevius in magistratuum libris est tribunus plebis P Claudio L Porcio consulibus, sed iniit tribunatum Ap Claudio M Sempronio consulibus ante diem quartum idus Decembres
Poi, dopo aver imprecato contro la vita e il regno di Prusia e invocando gli dèi ospitali a testimoni della fede violata dal re, vuotò la tazza

Questa fu la fine di Annibale

[52] Di Scipione, sia Polibio che Rutilio, scrivono che morì in questanno

Io non seguo né questi due né Valerio; non i primi, perché trovo documentato che sotto la censura di M Porcio e L Valerio fu eletto principe del senato lo stesso censore L Valerio, mentre nei due quinquennii precedenti era stato lAfricano e, vivo lui, un altro non avrebbe potuto essere eletto in sua vece, a meno che egli non fosse stato ri cript mosso dal senato, un provvedimento che nessuno ha mai ricordato

Alla testimonianza dellAnziate contraddice il tribunato plebeo di M Nevio, contro cui è intitolata unora ant zione di P Africano

Ora questo Nevio nei libri dei magistrati figura come tribuno della plebe sotto i consoli P Claudio e L Porcio o, ma prese possesso del suo tribunato sotto i consoli Ap Claudio e M Sempronio il dieci dicembre
Inde tres menses ad idus Martias sunt, quibus P Claudius L Porcius consulatum inierunt

Ita vixisse in tribunatu Naevii videtur, diesque ei dici ab eo potuisse, decessisse autem ante L Valerii et M Porcii censuram

Trium clarissimorum suae cuiusque gentis virorum non tempore magis congruente comparabilis mors videtur esse, quam quod nemo eorum satis dignum splendore vitae exitum habuit

Iam primum omnes non in patrio solo mortui nec sepulti sunt

Veneno absumpti Hannibal et Philopoemen; exsul Hannibal, proditus ab hospite, captus Philopoemen in carcere et in vinculis exspiravit: Scipio etsi non exsul neque damnatus, die tamen dicta, ad quam non adfuerat reus, absens citatus, voluntarium non sibimet ipse solum sed etiam funeri suo exsilium indixit
Da quel giorno al quindici marzo, quando entrarono in carica come consoli P Claudio e L Porcio, corrono tre mesi

Appare pertanto che Scipione era ancora vivo durante il tribunato di Nevio e che può sempre essere stato chiamato in giudizio da lui, ma in ogni caso morì avanti la censura di L Valerio e M Porcio

Della morte dei tre personaggi più famosi ciascuno nel suo popolo, sembra si possa stabilire un parallelo, non tanto per la coincidenza di tempo quanto perché nessuno di essi ebbe una fine degna della grandezza goduta in vita

In primo luogotutti e tre né morirono né furono sepolti sul suolo della patria

Di veleno morirono Annibale e Filopemene; esule morì Annibale tradito dal suo ospite, prigioniero Filopemene di catene; Scipione, anche se non morì condannato in esilio, in ogni modo, citato in contumacia e non comparso nel giorno fissatogli, inflisse un volontario esilio non solo a se stesso ma anche alle proprie spoglie

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55

[53] Dum ea in Peloponneso, a quibus devertit oratio, geruntur, reditus in Macedoniam Demetrii legatorumque aliter aliorum adfecerat animos

Vulgus Macedonum, quos belli ab Romanis imminentis metus terruerat, Demetrium ut pacis auctorem cum ingenti favore conspiciebant, simul et spe haud dubia regnum ei post mortem patris destinabant

Nam etsi minor aetate quam Perseus esset, hunc iusta matre familiae, illum paelice ortum esse; illum ut ex vulgato corpore genitum nullam certi patris notam habere, hunc insignem Philippi similitudinem prae se ferre

Ad hoc Romanos Demetrium in paterno solio locaturos, Persei nullam apud eos gratiam esse

Haec vulgo loquebantur
[53] Mentre nel Peloponneso si svolgevano gli avvenimenti dai quali ci ha allontanato la nostra digressione, il ritorno in Macedonia i di Demetrio e dei legati aveva disposto gli animi in vario modo

Il popolo Macedone, che era stato nel terrore per lo spettro duna guerra, guardava ora con grande simpatia Demetrio garante di pace, e senza esitare destinavano a lui il regno dopo la morte del padre

Infatti, se anche era minore detà di Perseo, lui era nato da nozze legittime, laltro da una concubina; costui, nato da una donna pubblica, non recava nessun segno che ne rendesse certa la paternità, Demetrio mostrava una spiccata somiglianza con Filippo

Senza contare che sarebbero stati i Romani a volerlo mettere sul trono paterno, mentre presso di loro nessun favore godeva Perseo

Questo discorso correva su tutte le bocche
Itaque et Persea cura angebat, ne parum pro se una aetas valeret, cum aliis omnibus rebus frater superior esset; et Philippus ipse, vix sui arbitrii fore, quem heredem regni relinqueret credens, sibi quoque graviorem esse quam vellet minorem filium aiebat

Offendebatur interdum concursu Macedonum ad eum, et alteram iam se vivo regiam esse indignabatur

Et ipse iuvenis haud dubie inflatior redierat, subnisus erga se iudiciis senatus, concessisque sibi, quae patri negata essent; et omnis mentio Romanorum quantam dignitatem ei apud ceteros Macedonas, tantam invidiam non apud fratrem modo sed etiam apud patrem conciliabat, utique postquam legati [alii] Romani venerunt, et cogebatur decedere Thracia praesidiaque deducere et alia aut ex decreto priorum legatorum aut ex nova constitutione senatus facere
Così Perseo era preoccupato che la sola differenza detà poco valesse in suo favore, mentre per tutti gli altri rispetti il fratello aveva la precedenza, e persino Filippo, avendo poca fiducia che sarebbe dipeso da lui chi dovesse lasciare erede del regno, considerava il figlio minore pericoloso anche per lui stesso più di quanto non avrebbe voluto

A volte si adombrava dei Macedoni raccolti intorno a lui e non sopportava che lui vivo ci fosse già una seconda corte

E il giovane stesso senza dubbio era tornato più pieno di sé, forte di fronte a lui del giudizio del senato e del fatto che gli fosse stato concesso ciò che al padre si era negato; e ogni allusione ai Romani, quanto credito gli acquistava presso gli altri Macedoni, tanta antipatia gli creava da parte non solo del fratello, ma anche del padre,se non altro dopo che venne una nuova delegazione romana e Filippo si vedeva costretto a lasciare la Tracia e a ritirare i presidii e a fare altre cose secondo il decreto dei precedenti legati o secondo nuove decisioni del senato

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 01 - 22

Sed omnia maerens quidem et gemens, eo magis quod filium frequentiorem prope cum illis quam secum cernebat, oboedienter tamen aduersus Romanos faciebat, ne quam movendi extemplo belli causam praeberet

Avertendos etiam animos a suspicione talium consiliorum ratus, mediam per Thraciam exercitum in Odrysas et Dentheletos et Bessos duxit: Philippopolin urbem fuga desertam oppidanorum, qui in proxima montium iuga cum familiis receperant sese, cepit, campestresque barbaros, depopulatus agros eorum, in deditionem accepit
Ma per quanto fosse scontento e crucciato di tutto questo e più che mai perché vedeva il figlio avere contatti con loro quasi più frequenti che con lui, pure si mostrava obbediente verso i Romani, per non dare motivo a suscitare subito una guerra

E, pensando anzi di dover stornare ogni sospetto di simili progetti, condusse lesercito penetrando nel cuore della Tracia, in mezzo agli Odrisi, Denteleti e i Bessi :prese la città di Filippopoli, resa deserta dalla fuga degli abitanti, i quali si erano nfugiati con le loro famiglie sulle catene di monti più vicine, e ricevette la resa dei barbari della pianura dopo averne devastato il territorio
Relicto inde ad Philippopolin praesidio, quod haud multo post ab Odrysis expulsum est, oppidum in Deuriopo condere instituit -Paeoniae ea regio est-, prope Erigonum fluuium, qui ex Illyrico per Peoniam fluens in Axium amnem editur, haud procul Stobis, vetere urbe: novam urbem Perseida, ut is filio maiori haberetur honos, appellari iussit

[54] Dum haec in Macedonia geruntur, consules in provincias profecti

Marcellus nuntium praemisit ad L Porcium proconsulem, ut ad novum Gallorum oppidum legiones admoveret

Advenienti consuli Galli sese dediderunt

Duodecim milia armatorum erant: plerique arma ex agris rapta habebant: ea aegre patientibus iis adempta, quaeque alia aut populantes agros rapuerant aut secum attulerant

De his rebus qui quererentur, legatos Romam miserunt
Lasciato poi a guardia di Filippopoli un presidio che poco più tardi fu cacciato dagli Odrisi, si accinse a fondare una città nel Deuriopo (una regione della Peonia) vicino al fiume Erigono, che, scorrendo dallIllirico attra strettverso la Pelagonia, sbocca nel fiume Assio non lontano dallantica città di Stobi;e volle che la nuova città si chiamasse Perseide in onore del figlio maggiore

[54] Mentre questi avvenimenti si svolgevano in Macedonia, i consoli partirono per raggiungere le rispettive provincie

Marcello mandò innanzi un messaggio al proconsole L Porcio perché movesse le legioni verso la nuova piazzaforte dei Galli

Al sopraggiungere del console, i Galli gli si arresero

Erano dodicimila armati, i più avevano armi razziate dalle campagne;e a malincuore si videro togliere queste, e quantaltro avevano preso nelle loro devastazioni o avevano recato con sé

A protestare di questo mandarono dei legati a Roma

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Introducti in senatum a C Valerio praetore exposuerunt se superante in Gallia multitudine inopia coactos agri et egestate ad quaerendam sedem Alpes transgressos, quae inculta per solitudines viderent, ibi sine ullius iniuria consedisse

Oppidum quoque aedificare coepisse, quod indicium esset nec agro nec urbi ulli vim adlaturos venisse

Nuper M Claudium ad se nuntium misisse bellum se cum iis, ni dederentur, gesturum

Se certam, etsi non speciosam pacem quam incerta belli praeoptantes dedidisse se prius in fidem quam in potestatem populi Romani

Post paucos dies iussos et urbe et agro decedere sese tacitos abire, quo terrarum possent, in animo habuisse

Arma deinde sibi, et postremo omnia alia, quae ferrent agerentque, adempta
Introdotti in senato dal pretore C Valerio essi esposero come, ora che la loro popolazione sovraffollava la Gallia, costretti dallinsufficienza delle loro terre e dalla povertà, avevano passato le Alpi per cercarvi una sede; e dove avevano trovato luoghi incolti e deserti, vi si erano stanziati senza far torto a nessuno

Avevano anche cominciato a costruirsi una città murata, segno che non eran venuti per usare la forza contro alcun territorio nè luogo abitato

Poco prima M Claudio aveva mandato loro un ultimatum minacciando di far la guerra se non si fossero arresi

Essi allora, preferendo una pace sicura, se anche a condizioni non splendide, alle incertezze di una guerra, si erano affidati piuttosto alla protezione che alla potestà dei Romani

Pochi giorni dopo, invitati a lasciare la città e la campagna, avevano avuto intenzione dandarsene in silenzio dove potevano

Quindi erano state tolte loro le armi, e infine ogni altra cosa che essi portavano o conducevano

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