Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 11-15, pag 3

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 11-15
Nec multo secus Speusippus Platonem avunculum subsequens et vim quandam dicens, qua omnia regantur, eamque animalem, evellere ex animis conatur cognitionem deorum Non molto diversamente Speusippo, sulle orme dello zio Platone, identifica la divinità con una indefinita forza da cui è preposta al governo dell'universo, nello sforzo di sradicare dall'animo umano la nozione stessa della divinità
[33] Aristotelesque in tertio de philosophia libro multa turbat a magistro suo Platone dissentiens; modo enim menti tribuit omnem divinitatem, modo mundum ipsum deum dicit esse, modo alium quendam praeficit mundo eique eas partis tribuit, ut replicatione quadam mundi motum regat atque tueatur, tum caeli ardorem deum dicit esse non intellegens caelum mundi esse partem, quem alio loco ipse designarit deum, quo modo autem caeli divinus ille sensus in celeritate tanta conservari potest [33] Aristotele nel terzo libro Sulla filosofia confonde insieme molti concetti in polemica col suo maestro Platone; ora attribuisce natura divina al solo intelletto, ora identifica la divinità col mondo, ora prepone al mondo un essere da esso distinto e gli assegna le funzioni di regolatore e conservatore dei moto universale mediante una sorta di rotazionein senso inverso, ora divinizza il fuoco celeste, senza accorgersi che il cielo è solo una parte di quel mondo che in altri passi egli ha definito come dio,in che modo in mezzo a un così rapido movimento potrà conservarsi uguale a sé stessa codesta coscienza divina del cielo
Ubi deinde illi tot dii, si numeramus etiam caelum deum Dove troverà posto un cosi elevato numero didèi se annoveriamo fra gli dèi anche il cielo

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 16-20

Cum autem sine corpore idem vult esse deum, omni illum sensu privat, etiam prudentia Poiché inoltre vuole la divinità prina di corpo, esclude quella di ogni sensibilità, conseguentemente, anche di saggezza
Quo porro modo mundus moveri carens corpore aut quo modo semper se movens esse quietus et beatus potest Come potrebbe, inoltre, muoversi un mondo incorporeo o, muovendosi sempre, essere sereno e felice

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 51-55

[34] Nec vero eius condiscipulus Xenocrates in hoc genere prudentior est, cuius in libris, qui sunt de natura deorum, nulla species divina describitur [34] Né più perspicace si mostra il suo condiscepolo Senocrate, che in un suo trattato in più libri sulla natura degli dèi non è reperibile una sola rappresentazione sensibile della natura divina
Deos enim octo esse dicit, quinque eos, qui in stellis vagis nominantur, unum, qui ex omnibus sideribus, quae infixa caelo sint, ex dispersis quasi membris simplex sit putandus deus, septimum solem adiungit octavamque lunam; qui, quo sensu beati esse possint, intellegi non potest Dice che gli dei sono otto, dei quali cinque trarrebbero il loro nome dai Pianeti, un sesto risulterebbe dall'insieme delle stelle fisse che verrebbero cosi a costituire le sparse membra di un unico corpo indivisibile, il settimo e l'ottavo, infine,andrebbero identificati, rispettivamente, coi sole e con la luna: ma non si vede come dèi siffatti possano provare una qualsiasi sensazione di piacere

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 01-05

Ex eadem Platonis schola Ponticus Heraclides puerilibus fabulis refersit libros, et tamen modo mundum, tum mentem divinam esse putat, errantibus etiam stellis divinitatem tribuit sensuque deum privat et eius formam mutabilem esse vult, eodemque in libro rursus terram et caelum refert in deos Un altro discepolo di Platone, Eraclide Ponticos, a parte le sciocchezze puerili di cui ha infarcito i suoi libri,tuttavia ritiene che la divinità sia ora il mondo, ora una mente, ma, in seguito, attribuisce la divinità anche ai pianeti, spogliare la divinità di ogni facoltà percettiva e vuole che abbia un aspetto cangiante per poi annoverare di nuovo fra gli dèi, in quello stesso libro, il cielo e la terra
[35] Nec vero Theophrasti inconstantia ferenda est; modo enim menti divinum tribuit principatum, modo caelo, tum autem signis sideribusque caelestibus [35] Affatto intollerabile l'incoerenza di Teofrasto che assegna la suprema dignità divina ora allo spirito ora al cielo ora persino alle stelle e alle costellazioni

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67

Nec audiendus eius auditor Strato, is, qui physicus appellatur, qui omnem vim divinam in natura sitam esse censet, quae causas gignendi, augendi, minuendi habeat, sed careat omni et sensu et figura Né si può accettare la posizione del suo alunno Stratone, detto il fisico, che crede che nella natura ci sia la totalità della potenza divina, quale depositaria delle supreme ragioni che presiedono alla nascita,alla crescita e al deperimento degli esseri, ma concepisce la divinità come incapace di percezioni e non rappresentabile con immagini sensibili

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