Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 11-15, pag 2

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 11-15
Quattuor enim naturas, ex quibus omnia constare censet, divinas esse vult; quas et nasci et extingui perspicuum est et sensu omni carere Assegna natura divina alle quattro sostanze di cui risulta composto l'intero universo; eppure è noto che trattasi di sostanze soggette alle alterne vicende della nascita e della morte e per di più prive di ogni facoltà sensitiva
Nec vero Protagoras, qui sese negat omnino de deis habere, quod liqueat, sint, non sint qualesve sint, quicquam videtur de natura deorum suspicari Protagora poiché afferma di non avere alcuna chiara nozione degli dèi, di non sapere cioè né se esistono né se non esistono né quale ne sia la natura, sembra non avere il minimo sentore della loro autentica realtà
Quid Democritus, qui tum imagines eorumque circumitus in deorum numero refert, tum illam naturam, quae imagines fundat ac mittat, tum sententiam intellegentiamque nostram, nonne in maximo errore versatur Che dire poi di Democrito che annovera fra gli dèi sia le immagini e le loro traiettorie, sia quella sostanza che produce e invia le immagini stesse, sia la nostra scienza e intelligenza, forse non cade anch'egli in un gravissimo errore

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 16-20

Cum idem omnino, quia nihil semper suo statu maneat, neget esse quicquam sempiternum, nonne deum omnino ita tollit, ut nullam opinionem eius reliquam faciat Negando nel modo più assoluto che possa esistere qualcosa di eterno, poiché nulla siconserva nel proprio stato, egli esclude a tal punto l'esistenza della divinità da non lasciarne sussistere la minima nozione
Quid aer, quo Diogenes Apolloniates utitur deo, quem sensum habere potest aut quam formam dei Quanto poi all'aria, di cui Diogene di Apollonia tratta come di una divinità,quali sensazioni può avere o quale l’ aspetto di un dio

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 51-55

[30] Iam de Platonis inconstantia longum est dicere, qui in Timaeo patrem huius mundi nominari neget posse, in Legum autem libris, quid sit omnino deus, anquiri oportere non censeat [30] Troppo lungo sarebbe poi il discorso sulle contraddizioni di Platone, che nel Timeo nega che si possa attribuire un nome al padre di questo universo e nelle Leggi crede che non si debba indagare nel modo più assoluto sulla natura della divinità
Quod vero sine corpore ullo deum vult esse (ut Graeci dicunt asomaton), id, quale esse possit, intellegi non potest: careat enim sensu necesse est, careat etiam prudentia, careat voluptate; quae omnia una cum deorum notione comprehendimus Inoltre la sua affermazione secondo la quale la divinità sarebbe del tutto incorporea (i Greci usano il termine asomaton) è assolutamente incomprensibile: corpo la divinità sarrebbe priva di ogni senso, priva di prudenza, priva di piacere, di tutte quelle qualità cioè che noi riteniamo facciano tutt'uno con la nozione stessa di dio

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 01-05

Idem et in Timaeo dicit et in Legibus et mundum deum esse et caelum et astra et terram et animos et eos, quos maiorum institutis accepimus :quae et per se sunt falsa perspicue et inter se vehementer repugnantia Sempre nel Timeo e nelle Leggi afferma però che il mondo, il cielo, gli astri, la terra, le anime, sono altrettanti dèi e ad essi aggiunge quelli consacrati dalla fede tradizionale: tutte affermazioni che oltre ad essere di per sé evidentemente false, sono in flagrante contraddizione fra di loro
[31] Atque etiam Xenophon paucioribus verbis eadem fere peccat; facit enim in his, quae a Socrate dicta rettulit, Socratem disputantem formam dei quaeri non oportere, eundemque et solem et animum deum dicere, et modo unum, tum autem plures deos; quae sunt isdem in erratis fere quibus ea, quae de Platone dicimus [31] Anche Senofonte, pur usando meno parole, cade presso a poco negli stessi errori; nei Detti di Socrate egli introdusse il filosofo nell'atto di sostenere che non occorre indagare sulla forma della divinità e che il sole e la nostra anima sono dèi, ma ora gli fa sostenere l'esistenza di un'unica divinità ora di più dèi ; queste affermazioni vanno poste così nelle stesse contraddizioni che diciamo di Platone

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67

XIII [32] Atque etiam Antisthenes in eo libro, qui physicus, inscribitur populares deos multos, naturalem unum esse dicens tollit vim et naturam deorum XIII [32] Antistenese, poi, nella sua opera (intitolata Il filosofo naturale ) sostiene che molti sono gli dèi nei quali crede la massa, ma che uno solo è quello realmente presente nella natura e che toglie potenza e consistenza agli altri dei

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