Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 01 - 25, pag 7

Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 01 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 01 - 25
Cosanis eo tem postulantibus ut sibi colonorum numerus augeretur mille adscribi iussi, dum ne quis in eo numero esset qui post P Cornelium et Ti Sempronium consules hostis fuisset

(25) Ludi Romani eo anno in circo scaenaque ab aedilibus curulibus P Cornelio Scipione et Cn Manlio Volsone et magnificentius quam alias facti et laetius propter res bello bene gestas spectati totique ter instaurati

Plebei septiens instaurati; M Acilius Glabrio et C Laelius eos ludos fecerunt, et de argento multaticio tria signa aenea, Cererem Liberumque et Liberam, posuerunt L Furius et M Claudius Marcellus consulatu inito, cum de provinciis ageretur et Italiam utrique provinciam senatus decerneret, ut Macedoniam cum Italia sortirentur tendebant
Ai Cosani che in quel tempo chiesero un aumento del numero dei loro coloni, venne ordinato di aggiungerne mille, purché nessuno tra di essi dopo il consolato di Publio Cornelio e di Ti Sempronio fosse stato nemico di Roma

(25) Vennero celebrati in quell'anno con maggiore magnificenza delle altre volte i ludi romani, nel circo e sulla scena, ad opera degli edili curuli P Cornelio Scipionee Gn Manlio Vulsone, e più lieti ne furono gli spettatori per il felice esito della guerra; furono ricominciati per tre volte

Sette volte vennero ricominciati i ludi plebei; furono celebrati ad opera di M Acilio Glabrione e di C Lelio; inoltre con i proventi delle multe essi fecero erigere tre statue di bronzo a Cerere, a Libero e a Libera
Marcellus, provinciae cupidior, pacem simulatam ac fallacem dicendo et rebellaturum si exercitus inde deportatus esset regem, dubios sententiae patres fecerat; et forsitan obtinuisset consul, ni Q Marcius Ralla et C Atinius Labeo tribuni plebis se intercessuros dixissent ni prius ipsi ad plebem tulissent vellent iuberentne cum rege Philippo pacem esse

Ea rogatio in Capitolio ad plebem lata est: omnes quinque et triginta tribus 'uti rogas' iusserunt et quo magis pacem ratam esse in Macedonia volgo laetarentur, tristis ex Hispania allatus nuntius effecit volgataeque litterae C Sempronium Tuditanum proconsulem in citeriore Hispania proelio victum, exercitum eius fusum fugatum, multos inlustres viros in acie cecidisse, Tuditanum cum gravi volnere relatum ex proelio haud ita multo post exspirasse
L Furio e M Claudio Marcello, entrati in carica, mentre si discuteva delle province e il senato voleva assegnare per decreto ad entrambi la provincia d'Italia, miravano a far assegnare per sorteggio la Macedonia e l'Italia

Marcello, che più del collega desiderava la Macedonia, dicendo che la pace era simulata e ingannevole e che il re si sarebbe ribellato se l'esercito fosse stato ritirato di là, rese i senatori dubbiosi del proprio parere; e forse il console sarebbe riuscito nel suo intento se i tribuni della plebe Quinto Marcio Ralla e C Atinio Labeone non avessero detto che si sarebbero opposti se non avessero prima chiesto al popolo se voleva e comandava la pace col re Filippo
Consulibus ambobus Italia provincia cum iis legionibus quas superiores consules habuissent decreta et ut quattuor legiones novas scriberent, duas urbanas, duas quae quo senatus censuisset mitterentur; et T Quinctius Flamininus (cum duabus legionibus) provinciam eodem exercitu obtinere iussus: imperium ei prorogatum satis iam ante videri esse

La domanda fu rivolta al popolo in Campidoglio: tutte le trentacinque tribù risposero affermativamente e a rendere più lieto il popolo della conclusione della pace in Macedonia venne un triste messaggio dalla Spagna e la divulgazione di una lettera del seguente tenore, il proconsole C Sempronio Tuditano è stato sconfitto in battaglia nella Spagna citeriore, il suo esercito sbaragliato e volto in fuga, molti illustri uomini sono caduti sul campo, lui stesso, Tuditano, riportato dalla battaglia con una grave ferita, è morto poco tempo dopo

A entrambi i consoli venne assegnata per decreto la provincia d'Italia, da tenere con quelle legioni con le quali la avevano tenuta i consoli precedenti e venne anche stabilito che arruolassero quattro nuove legioni, due urbane, due da essere mandate dove il senato avesse deciso; a T Quinzio Flaminino si ordinò di mantenere la sua Provincia con il medesimo esercito; la proroga di potere concessagli in precedenza venne ritenuta ancora sufficiente

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