Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01, pag 2

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01
Quod animi temperamentum etiam in Q Scaeuola excellentissimo uiro adnotatum est: testis namque in reum productus, cum id respondisset, quod salutem periclitantis magnopere laesurum uidebatur, discedens adiecit ita sibi credi oportere, si et alii idem adseuerassent, quoniam unius testimonio aliquem cadere pessimi esset exempli

et religioni igitur suae debitam fidem et communi utilitati salubre consilium reddidit

Sentio quos ciues quaeue facta eorum ac dicta quam angusto ambitu orationis amplectar

ðsed cum magna mihi atque permulta breuiter dicenda sint, claritate excellentibus infinitis personis rebusque circumfusus utrumque praestare non potuit

itaque propositi quoque nostri ratio non laudanda sibi omnia, sed recordanda sumpsit
Tale equilibrio d'animo si poté rilevare anche nell'illustrissimo Quinto Scevola: prodotto testimone contro un accusato, dopo aver risposto ciò che pareva avrebbe arrecato grave danno alla sua vita, nell'allontanarsi aggiunse che bisognava credere a quanto aveva detto solo se anche altri l'avessero confermato, perché sarebbe stato di cattivo esempio che si condannasse qualcuno a morte sulla scorta di una sola testimonianza

Così da una parte egli diede prova, come doveva, della sua fedeltà ai propri principi morali, dall'altra fece dono di un salutare consiglio all'interesse generale

() Sento di quali cittadini e di quali loro fatti e detti mi avvenga di toccare e in quanto breve giro di parole

Ma dovendo brevemente accennare a grandi e numerose gesta, rimasto come circondato e abbagliato dalla copia infinita di illustri personaggi e dalle loro gloriose imprese, non ho potuto raggiungere l'uno e l'altro risultato

Del resto ci siamo proposti non dì celebrare ampiamente, ma solo di ricordare un po' di tutto
quapropter bona cum uenia duo Metelli, Macedonicus et Numidicus, maxima patriae ornamenta strictim se narrari patientur

Acerrime cum Scipione Africano Metellus Macedonicus dissenserat, eorumque ab aemulatione uirtutis profecta concitatio ad graues testatasque inimicitias progressa fuerat: sed tamen, cum interemptum Scipionem conclamari audisset, in publicum se proripuit maestoque uultu et uoce confusa concurrite, concurrite inquit, ciues

moenia nostrae urbis euersa sunt: Scipioni enim Africano intra suos penates quiescenti nefaria uis allata est

o rem publicam pariter Africani morte miseram et Macedonici tam humana tamque ciuili lamentatione felicem, eodem enim tempore et quantum amisisset principem et qualem haberet recognouit
Perciò di buon animo i due Metelli, il Macedonico e il Numidico, splendidi ornamenti della patria, permetteranno che accenni loro assai brevemente

Metello Macedonico era in urto violento con Scipione Africano ed era questa loro concitata ostilità originata dal desiderio di superarsi a vicenda in valore; ambedue erano giunti a gravi e testimoniati atti d'inimicizia: tuttavia Metello, sentito urlare che Scipione era stato ucciso, usci tra la gente e mesto in volto e con voce commossa gridò: Accorrete, o cittadini

le mura di Roma sono state scalzate: hanno fatto nefanda violenza a Scipione Africano mentre dormiva nella sua casa

O repubblica, misera per la morte dell'Africano e a un tempo felice per il così umano e responsabile lamento del Macedonico, perché nello stesso momento essa scoprì quanto grande capo avesse perduto e quale ancora avesse
idem filios suos monuit ut funebri eius lecto humeros subicerent, atque huic exequiarum illum honorem uocis adiecit, non fore ut postea id officium ab illis maiori uiro praestari posset

ubi illa tot in curia iurgia

ubi tot multae pro rostris altercationes

ubi maximorum ciuium et ducum tantum non togata proelia

omnia nimirum ista praecipua ueneratione prosequenda deleuit moderatio

Numidicus autem Metellus populari factione patria pulsus in Asiam secessit

in qua cum ei forte ludos Trallibus spectanti litterae redditae essent, quibus scriptum erat maximo senatus et populi consensu reditum illi in urbem datum, non e theatro prius abiit quam spectaculum ederetur, non laetitiam suam proxime sedentibus ulla ex parte patefecit, sed summum gaudium intra se continuit

eundem constat pari uultu et exulem fuisse et restitutum
Egli stesso suggerì ai suoi figli di trasportarne a spalla il letto funebre e a quest'onore di esequie un altro ne aggiunse allorché disse che mai più avrebbero potuto prestare simile servigio a uomo più grande di quello

Dov'erano andati a finire quegli scontri in senato

Dove i tanti alterchi nel foro

Dove le battaglie, non d'armi solo perché civili, tra cittadini e generali di primordine

Naturalmente a cancellare tutti questi precedenti valse quella moderazione che dev'essere accompagnata dal nostro più grande rispetto

Metello Numidico, poi, cacciato in esilio dal partito popolare, si ritirò in Asia

Lì si trovava, allorché, assistendo per caso ai giochi in Tralle, gli fu recapitato un messaggio del senato, che a nome proprio e del popolo lo richiamava con unanime consenso a Roma; egli tuttavia non lasciò il teatro prima che lo spettacolo fosse terminato, non svelò per nulla a chi gli sedeva accanto la sua letizia, ma seppe controllarsi pur nella piena della sua gioia

così si era controllato anche quando aveva dovuto esulare

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

adeo moderationis beneficio medius semper inter secundas et aduersas res animi firmitate uersatus est

Tot familiis in uno genere laudis enumeratis Porcium nomen uelut expers huiusce gloriae silentio praetereundum se negat fieri debere posterior Cato non paruo summae moderationis fisus indicio

Cypriacam pecuniam maxima cum diligentia et sanctitate in urbem deportauerat

cuius ministerii gratia senatus relationem interponi iubebat, ut praetoriis comitiis extra ordinem ratio eius haberetur

sed ipse id fieri passus non est, iniquum esse adfirmans quod nulli alii tribueretur sibi decerni, ac ne quid in persona sua nouaretur, campestrem experiri temeritatem quam curiae beneficio uti satius esse duxit

Ad externa iam mihi exempla transire conanti M Bibulus uir amplissimae dignitatis et summis honoribus functus manus inicit
A tal punto aveva saputo con la moderazione conservare il suo equilibrio e nella sorte sfortunata e nella sfortunata

Celebrate per la stessa virtù tante illustri famiglie, è Catone minore, sulla base di una grande prova di moderazione offertaci, a negare che si possa passare sotto silenzio, come privo di questo titolo di gloria, il nome della famiglia Porcia

Egli aveva portato a Roma il danaro riscosso a Cipro col massimo scrupolo

In grazia di questa sua prestazione il senato dava l'ordine che si soprassedesse il resoconto ufficiale nella Curia, e che se ne rendesse pubblica ragione con procedura particolare nei comizi pretorii

Ma Catone si oppose dichiarando esser cosa ingiusta che gli si concedesse quanto a nessuno veniva concesso; e, ad evitare innovazioni a lui imputabili, ritenne che fosse meglio rischiare la capricciosità degli elettori che beneficiare dell'appoggio del senato

Per passare ormai ad esempi stranieri mi sovviene Marco Bibulo, personalità eminente per prestigio e per avere ricoperto le più alte cariche pubbliche
qui, cum in Syria prouincia moraretur, duos egregiae indolis filios suos a Gabinianis militibus Aegypti occisos cognouit

quorum interfectores ad eum uinctos regina Cleopatra misit, ut grauissimae cladis ultionem arbitrio suo exigeret

at ille oblato beneficio, quo nullum maius lugenti tribui poterat, dolorem moderationi cedere coegit carnificesque sanguinis sui intactos e uestigio ad Cleopatram reduci iussit, dicendo potestatem huius uindictae non suam, sed senatus esse debere
Egli trovandosi nella provincia di Siria, egli seppe che i suoi due bravissimi figli erano stati uccisi in Egitto dai soldati di Gabinio

La regina Cleopatra fece arrestare e mandare di lui gli assassini, perché i suo arbitrio li punisse dell'efferato delitto

Ma una volta che gli fu offerto tale beneficio, impagabile per chi come lui era in un lutto come quello, Bibulo costrinse il suo dolore a cedere alla moderazione e ordinò che lì per lì quegli assassini dei suoi figli fossero ricondotti a Cleopatra senza torcere loro un capello, dicendo che non lui, ma il senato aveva il potere di punirli

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Tarentinus Archytas, dum se Pythagorae praeceptis Metaponti penitus inmergit, magno labore longoque tempore solidum opus doctrinae conplexus, postquam in patriam reuertit ac rura sua reuisere coepit, animaduertit neglegentia uilici corrupta et perdita intuensque male meritum sumpsissem inquit a te supplicium, nisi tibi iratus essem: maluit enim inpunitum dimittere quam propter iram iusto grauius punire

Nimis liberalis Archytae moderatio, temperatior Platonis: nam cum aduersus delictum serui uehementius exarsisset, ueritus ne ipse uindictae modum dispicere non posset, Speusippo amico castigationis arbitrium mandauit deforme sibi futurum existimans, si conmisisset ut parem reprehensionem culpa serui et animaduersio Platonis mereretur

Quo minus miror quod in Xenocrate discipulo suo tam constanter moderatus fuit
Archita di Taranto, datosi alla meditazione della filosofia pitagorica a Metaponto, dopo aver composto un'opera ponderosa costatagli lunghe fatiche, tornito in patria e rivedendo i suoi fondi, si accorse che per l'incuria del fattore erano andati in rovina, allora, guardando in viso il colpevole, gli disse: Ti avrei fitto suppliziare, se non fossi stato in preda all'ira: preferì infatti, lasciarlo impunito che punirlo in maniera più grave del giusto per via dello sdegno

() Troppo generosa fu la moderazione di Archita, assai giusta quella di Platone: ché, sdegnatosi troppo per la colpa di un servo, temendo di non sapersi contenere entro i limiti di una punizione proporzionata alla colpa, ne lisciò arbitro il suo amico Speusippo, ritenendo cosa indegna di sé fare in modo che la colpa del servo e la punizione di Platone meritassero uguale rimprovero

Perciò meno mi meraviglio del fatto che egli fosse così paziente e moderato nei rapporti col suo discepolo Senocrate
audierat eum de se multa inpie locutum: sine ulla cunctatione criminationem respuit

instabat certo uultu index causam quaerens, cur sibi fides non haberetur: adiecit non esse credibile ut, quem tantopere amaret, ab eo inuicem non diligeretur

postremo, cum ad ius iurandum inimicitias serentis malignitas confugisset, ne de periurio eius disputaret, adfirmauit numquam Xenocratem illa dicturum fuisse, nisi ea dici expedire sibi iudicasset

non in corpore mortali, sed in arce caelesti et quidem armatum animum eius uitae stationem putes peregisse, humanorum uitiorum incursus a se inuicta pugna repellentem cunctosque uirtutis numeros altitudinis suae sinu clausos custodientem

Nequaquam Platoni litterarum commendatione par Syracusanus Dio, sed quod ad praestandam moderationem adtinuit, uehementioris experimenti
Sentito dire che aveva parlato di lui poco rispettosamente, senza esitazione alcuna respinse la calunniosa insinuazione

Il delatore insisteva decisamente, chiedendogli per quale motivo non gli credesse; e Platone aggiunse che non poteva pensare di non essere ricambiato nell'affetto da colui che egli amava tanto

Alla fine, quando la cattiveria di quel seminatore di inimicizie ricorse al giuramento, dichiarò, per non discutere del suo spergiuro, che Senocrate non avrebbe mai detto quello che gli si attribuiva, se non avesse pensato che gli conveniva dirlo

Si direbbe che il suo animo, non partecipe di un corpo mortale ma come chiuso in una divina fortezza e armato di tutto punto, abbia fatto da sentinella alla sua vita, poiché con invitta battaglia respinse da sé gli assalti delle brutture umane e custodì perfettamente, chiusa nel grembo della sua altezza morale, ogni virtù

() Non certo pari a Platone nei meriti del sapere, ma, per quanto riguarda la prova della moderazione, di lui più efficace fu Dione di Siracusa

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patria pulsus a Dionysio tyranno Megaram petierat ubi cum Theodorum principem eius urbis domi conuenire uellet neque admitteretur, multum diuque ante fores retentus comiti suo patienter hoc ferendum est ait: forsitan enim et nos, cum in gradu dignitatis nostrae essemus, aliquid tale fecimus

qua tranquillitate consilii ipse sibi condicionem exilii placidiorem reddidit

Thrasybulus etiam hoc loci adprehendendus est, qui populum Atheniensem xxx tyrannorum saeuitia sedes suas relinquere coactum dispersamque et uagam uitam miserabiliter exigentem, animis pariter atque armis confirmatum in patriam reduxit

insignem deinde restitutione libertatis uictoriam clariorem aliquanto moderationis laude fecit: plebei enim scitum interposuit, ne qua praeteritarum rerum mentio fieret
Cacciato in esilio dal tiranno Dionigi, si era recato a Megara; qui, volendo incontrarsi con Teodoro, signore di quella città, e fatta lunga anticamera, disse al suo compagno di viaggio: Ci vuol pazienza; forse anche noi, quand'eravamo nella nostra condizione naturale di signori, facemmo qualcosa di simile

Con questa tranquilla consapevolezza egli rese a sé stesso più accettabile la condizione di esiliato

() Occorre qui rifarsi anche a Trasibulo, che riportò in patria, dopo averlo rassicurato col suo coraggio e con le sue armi, il popolo di Atene, che la crudeltà dei Trenta tiranni aveva costretto a lasciare le proprie sedi e a vivere qua e là miseramente disperso

Egli illustrò ancor più la già illustre gloria che gli derivava dalla restituzione della libertà con la lode che si meritò per il suo equilibrio: fece, infatti, approvare una deliberazione dal popolo, per la quale era vietato ricordare i fatti trascorsi
haec obliuio, quam Athenienses amnestian uocant, concussum et labentem ciuitatis statum in pristinum habitum reuocauit

Non minoris admirationis illud

Stasippus Tegeates hortantibus amicis ut grauem in administratione rei publicae aemulum, sed alioqui probum et ornatum uirum qualibet ratione uel tolleret uel summoueret negauit se facturum, ne quem in tutela patriae bonus ciuis locum obtineret, malus et inprobus occuparet, seque potius uehementer ab aduersario urgueri quam patriam egregio aduocato carere praeoptauit

Pittaci quoque moderatione pectus instructum

qui Alcaeum poetam et amaritudine odii et uiribus ingenii aduersus se pertinacissime usum tyrannidem a ciuibus delatam adeptus tantum modo quid in eo opprimendo posset admonuit

Huius uiri mentio subicit ut de septem sapien tium moderatione referam
Codesto voler dimenticare il passato, cui i Greci danno il nome di amnistia, riportò la scossa e traballante condizione di Atene alla normalità di prima

() Non meno degno di meraviglia è il fatto che segue

Stasippo di Tegea, esortato dagli amici a eliminare o allontanare in qualsiasi modo un suo pericoloso avversario politico, ch'era però un uomo onorato, disse che non l'avrebbe fatto, volendo evitare che un buon cittadino perdesse il suo posto all'ombra della patria e l'occupasse, invece, uno cattivo; e preferì avere un accanito avversario che privare la patria di un egregio difensore

() Armato di moderazione fu pure l'animo di Pittaco

Questo, ottenuta la tirannide dai suoi concittadini, al poeta Alceo che lo aveva perseguitato con tutto il suo odio e il suo talento, si limitò a ricordare come, volendo, avrebbe potuto facilmente distruggerlo

() La menzione di Pittaco comporta che io accenni alla moderazione dei Sette Savi

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a piscatoribus in Milesia regione euerriculum trahentibus quidam iactum emerat

extracta deinde magni ponderis aurea Delphica mensa orta controuersia est, illis piscium se capturam uendidisse adfirmantibus, hoc fortunam ductus emisse dicente

qua cognitione propter nouitatem rei et magnitudinem pecuniae ad uniuersum ciuitatis eius populum delata placuit Apollinem Delphicum consuli cuinam adiudicari mensa deberet

deus respondit illi esse dandam, qui sapientia ceteros praestaret, his uerbis

tum Milesii consensu Thaleti mensam dederunt

ille cessit ea Bianti, Bias Pittaco, is protinus alii, deincepsque per omnium vii sapientium orbem ad ultimum ad Solonem peruenit, qui et titulum amplissimae prudentiae et praemium ad ipsum Apollinem transtulit
Un tale aveva acquistato da pescatori che trascinavano le reti nelle acque di Mileto tutto quello che vi sarebbe stato pescato

Essendo andata a finire nelle reti un tavolino da arredamento a tre piedi di oro massiccio, ne nacque una discussione, perché i pescatori dicevano di aver promesso la vendita del pescato, mentre il compratore sosteneva di aver comprato tutto quello che sarebbe andato a finire belle reti

Data la novità della questione e il valore dell'oggetto, la controversia fu portata davanti all'assemblea del popolo, il quale decise di chiedere all'oracolo di Apollo in Delfi a chi mai il tavolino dovesse essere aggiudicato

Il dio rispose che esso toccava a chi superasse tutti gli altri in saggezza, con il seguente oracolo

Allora i Milesii concordemente assegnarono la tavola a Talete

Egli la cedette però a Biante, Biante a Pittaco, Pittaco direttamente ad un altro; quindi, passata per tutti e sette i Savi, giunse alfine in possesso di Solone, che riconsegnò ad Apollo stesso sia il titolo sia il distintivo della più grande saggezza

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