Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01, pag 3

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01
Atque ut Theopompo quoque Spartanorum regi moderationis testimonium reddamus, qui cum primus instituisset ut ephori Lacedaemone crearentur, ita futuri regiae potestati oppositi, quemadmodum Romae consulari imperio tribuni pl sunt obiecti, atque illi cum uxor dixisset id egisse illum, ut filiis minorem potestatem relinqueret, relinquam inquit, sed diuturniorem

optime quidem: ea enim demum tuta est potentia, quae uiribus suis modum inponit

igitur Theopompus regnum legitimis uinculis constringendo, quo longius a licentia retraxit, hoc ad beniuolentiam ciuium propius admouit

Antiochus autem a L Scipione ultra Taurum montem imperii finibus summotis, cum Asiam prouinciam uicinasque ei gentes amisisset, gratias agere populo Romano non dissimulanter tulit, quod nimis magna procuratione liberatus modicis regni terminis uteretur
() E per dare anche al re di Sparta Teopompo testimonianza della sua moderazione, racconteremo che, avendo istituito in Sparta il collegio degli efori, destinati a bilanciare il potere regio qualcosa come i tribuni della plebe in Roma nei confronti dell'autorità consolare e sentendosi dire dalla mo glie che in questo modo egli aveva fatto sì da lasciare minor potere ai suoi figli, rispose: Minore sì, ma più duraturo

eccellente risposta: perché il potere meglio protetto è quello che pone un limite alle sue forze

Dunque Teopompo, vincolando legittimamente l'autorità dei re, quanto più l'allontanò dagli abusi, tanto più l'avvicinò alla benevolenza dei cittadini

() Antioco, ridotto da Lucio Scipione a regnare soltanto sull'Oltretauro, dopo aver perduto la provincia d'Asia e il dominio sulle popolazioni confinanti, ebbe il coraggio di ringraziare sinceramente i Romani per averlo liberato dalle pressanti preoccupazioni di un regno troppo vasto ed avergliene dato uno più piccolo
et sane nihil est tam praeclarum aut tam magnificum, quod non moderatione temperari desideret

init Quae quoniam multis et claris auctoribus inlustrata est, transgrediamur ad egregium humani animi ab odio ad gratiam deflexum et quidem eum laeto stilo persequamur: nam si placidum mare ex aspero caelumque ex nubilo serenum hilari aspectu sentitur, si bellum pace mutatum plurimum gaudii adfert, offensarum etiam acerbitas deposita candida relatione celebranda est

M Aemilius Lepidus, bis consul et pontifex maximus splendorique honorum pari uitae grauitate, diutinas ac uehementes inimicitias cum Fuluio Flacco eiusdem amplitudinis uiro gessit

quas, ut simul censores renuntiati sunt, in campo deposuit existimans non oportere eos priuatis inimicitiis dissidere, qui publice summa iuncti essent potestate
E certamente non v'è nulla di tanto nobile o splendido, che non vada temperato con la moderazione

Poiché la virtù della moderazione è stata illustrata con molti e preclari esempi, passiamo ora ad un altro argomento, cioè all'encomiabile mutamento dall'odio all'amicizia, e svolgiamolo lietamente: perché, se dà gran gioia vedere il mare trasformarsi da tempestoso in tranquillo e il cielo da nuvoloso in sereno, se passare dalla guerra alla pace è motivo di profondo gaudio, anche il cadere degli odi nati da offese va celebrato con lieto racconto

Marco Emilio Lepido, che fu due volte console e pontefice massimo e, per serietà di vita, pari allo splendore delle cariche ricoperte, fu a lungo e accanitamente nemico di Fulvio Flacco, a lui non inferiore in prestigio

Ma, appena gli fu annunziata la sua elezione a censore in una con Fulvio Flacco, egli pose termine all'inimicizia nel luogo stesso dov'erano stati eletti ambedue, stimando che fosse inopportuna la discordia personale in coloro che pubblicamente erano uniti nell'altissima carica della censura
id iudicium animi eius et praesens aetas conprobauit et nobis ueteres annalium scriptores laudandum tradiderunt

Sicuti Liui quoque Salinatoris finiendarum simultatium inlustre consilium ignotum posteritati esse noluerunt: is namque, etsi Neronis odio ardens in exilium profectus fuerat testimonio eius praecipue adflictus, tamen, postquam eum inde reuocatum ciues collegam illi in consulatu dederunt, et ingenii sui, quod erat acerrimum, et iniuriae, quam grauissimam acceperat, obliuisci sibi imperauit, ne, si dissidente animo consortionem imperii usurpare uoluisset, pertinacem exhibendo inimicum malum consulem ageret

quae quidem mentis ad tranquilliorem habitum inclinatio in aspero ac difficili temporum articulo plurimum salutis urbi atque Italiae attulit, quia pari uirtutis inpetu conisi terribilis Punicas uires contuderunt
Codesta sua decisione fu approvata dai contemporanei e fatta a noi conoscere, a scopo di edificazione, dagli annalisti

Questi non vollero che restasse ignorata dai posteri la nobile determinazione di Livio Salinatore di porre termine alle sue inimicizie personali: infatti gli, anche se era partito per l'esilio ardendo di odio contro Nerone, alla cui testimonianza doveva soprattutto la propria condanna, tuttavia, dopo che, richiamato dai cittadini in patria, ebbe Nerone collega nel consolato, si costrinse a dimenticare sia la propria indole polemica sia la gravissima offesa ricevuta, per evitare che, se avesse voluto esercitare in comune con lui la carica animato da intenzioni ostili, si dimostrasse pertinace nell'odio e fosse un cattivo console

Questo ammorbidirsi del suo carattere in un momento aspro e difficile come quello, arrecò grandissimo giovamento a Roma e all'Italia, perché ambedue assalirono con pari coraggio ed impeto le terribili forze puniche e le distrussero

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

Clarum etiam in Africano superiore ac Ti Graccho depositarum inimicitiarum exemplum, si quidem ad cuius mensae sacra odio dissidentes uenerant, ab ea et amicitia et adfinitate iuncti discesserunt: non contentus enim Scipio auctore senatu in Capitolio Iouis epulo cum Graccho concordiam communicasse filiam quoque ei Corneliam protinus ibi despondit

Sed huiusce generis humanitas etiam in M Cicerone praecipua apparuit: Aulum namque Gabinium repetundarum reum summo studio defendit, qui eum in consulatu suo urbe expulerat, idemque P Vatinium dignitati suae semper infestum duobus publicis iudiciis tutatus est, ut sine ullo crimine leuitatis, ita cum aliqua laude, quia speciosius aliquanto iniuriae beneficiis uincuntur quam mutui odii pertinacia pensantur
() Famoso è anche l'esempio che diedero Africano maggiore e Tiberio Gracco mettendo da parte la loro inimicizia personale, se, venuti ad un pranzo sacro divisi da odio personale, se ne tornarono amici ed imparentati: ché Scipione, non contento di essersi riappacificato per iniziativa senatoriale con Gracco durante il banchetto offerto a Giove nel Campidoglio, gli promise anche in isposa lì per lì sua figlia Cornelia

() Una moderazione di questo genere apparve pure, e in maniera notevole, in Cicerone: tant'è vero che difese con grandissimo impegno dall'accusa di concussione Aulo Gabinio, il quale durante il suo consolato lo aveva espulso da Roma, e inoltre patrocinò in due pubblici processi la causa di Publio Vatinio, che sempre lo aveva avversato in politica: il che fece non solo senza poter essere accusato di leggerezza, ma anche meritando lode, perché le offese ricevute si vincono con i benefici alquanto più gloriosamente che non vengano compensate dalla perseveranza nell'odio reciproco
Ciceronis autem factum adeo uisum est probabile, ut imitari id ne inimicissimus quidem illi P Pulcher dubitauerit

qui incesti crimine a tribus Lentulis accusatus unum ex his ambitus reum patrocinio suo protexit atque in animum induxit et iudices et praetorem et Vestae aedem intuens amicum Lentulo agere, inter quae ille salutem eius foedo crimine obruere cupiens hostili uoce perorauerat

Caninius autem Gallus reum pariter atque accusatorem admirabilem egit, et C Antonii, quem damnauerat, filiam in matrimonium ducendo et M Colonium, a quo damnatus fuerat, rerum suarum procuratorem habendo

Caeli uero Rufi ut uita inquinata, ita misericordia, quam Q Pompeio praestitit, probanda
) E il gesto di Cicerone parve così degno di elogio, che Publio Clodio, pur suo acerrimo nemico, non esitò ad imitarlo

Costui, pur già accusato d'incesto da tre Lentuli, difese uno di loro ch'era stato incriminato di broglio elettorale e si indusse ad agire amichevolmente nei riguardi di Lentulo guardando sia verso i giudici, sia verso il pretore, sia verso il tempio di Vesta, là dove quello, desiderando rovinarlo can un'accusa infamante, aveva con voce ostile tuonato contro di lui

() Caninio Gallo sostenne meravigliosamente nello stesso tempo le parti di accusato e di accusatore, sia prendendo in sposa la figlia di quel Caio Antonio che prima aveva fatto condannare, sia scegliendo come amministratore dei propri beni quel Marco Colonio, dal quale era stato fatto condannare

() La vita di Celio Rufo, come fu macchiata da gravi colpe, così merita elogi per la devozione dimostrata nei confronti di Quinto Pompeo

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cui a se publica quaestione prostrato, cum mater Cornelia fidei commissa praedia non redderet, atque iste auxilium suum litteris inplorasset, pertinacissime absenti adfuit: recitauit etiam eius epistolam in iudicio ultimae necessitatis indicem, qua impiam Corneliae auaritiam subuertit

factum propter eximiam humanitatem ne sub Caelio quidem auctore repudiandum
Dopo averlo mal ridotto in un pubblico processo, scongiurato da Pompeo con una lettera di prestargli aiuto nella lite che aveva in corso con sua madre costei non gli voleva restituire i beni che si era presi per fidecommisso, ne assunse tuttavia col massimo zelo la difesa, malgrado Pompeo fosse assente: ne lesse in giudizio, come prova dell'estremo bisogno, persino la lettera: e con questa fece condannare l'empia avarizia di Cornelia

Anche se di Celio Rufo, una simile azione, per l'eccezionale saggio di generosità che costituisce, va tutt'altro che condannata
pl Magna cura praecipuoque studio referendum est quantopere libidinis et auaritiae furori similis impetus ab inlustrium uirorum pectoribus consilio ac ratione summoti sint, quia ii demum penates, ea ciuitas, id regnum aeterno in gradu facile steterit, ubi minimum uirium ueneris pecuniaeque cupido sibi uindicauerit: nam quo istae generis humani certissimae pestes penetrarunt, iniuria dominatur, infamia flagrat, uis habitat, bella gignuntur

fauentibus igitur linguis contrarios his tam diris uitiis mores commemoremus
() Mi conviene raccontare con gran cura e particolare impegno in che misura uomini illustri abbiano scacciato dal loro animo con saggia avvedutezza gli assalti di quelle passioni, simili alla follia, costituiti dalla libidine e dall'avarizia, perché perdurano fedelmente e saldamente solo quelle famiglie, quel popolo, quel regno, dove la lussuria e l'avarizia hanno scarsissimo potere: difatti, dove sono penetrati codesti immancabili morbi del genere umano, lì trionfano le offese, arde l'infamia, ha sede la violenza, nascono le guerre

Con rispetto, dunque, ricordiamo coloro che ebbero costumi contrari a vizi così deleteri

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Quartum et uicesimum annum agens Scipio, cum in Hispania Karthagine oppressa maioris Karthaginis capiendae sumpsisset auspicia multosque obsides, quos in ea urbe Poeni clausos habuerant, in suam potestatem redegisset, eximiae inter eos formae uirginem aetatis adultae et iuuenis et caelebs et uictor, postquam comperit inlustri loco inter Celtiberos natam nobilissimoque gentis eius Indibili desponsam, arcessitis parentibus et sponso inuiolatam tradidit

aurum quoque, quod pro redemptione puellae allatum erat, summae dotis adiecit

qua continentia ac munificentia Indibilis obligatus Celtiberorum animos Romanis adplicando meritis eius debitam gratiam retulit

Verum ut huius uiri abstinentiae testis Hispania, ita M Catonis Epiros, Achaia, Cyclades insulae, maritima pars Asiae, prouincia Cypros
Scipione, distrutta a ventitré anni Cartagena in Spagna auspicio di conquista della più grande Cartagine e ridotti in suo potere molti ostaggi che i Cartaginesi avevano tenuto chiusi in quella città, seppe che una delle prigioniere, di famiglia illustre in Celtiberia e di bellissimo aspetto, in età da marito, era stata promessa sposa ad Indibile, nobile giovine di quel popolo; per quanto fosse giovane, celibe e vincitore, Scipione ne fece venire i genitori e lo sposo e la consegnò loro sana e salva

Per di più aggiunse alla dote il prezzo ch'era stato versato per il suo riscatto

Obbligato da tanta continenza e generosità, Indibile ricambiò come doveva il favore, legando le simpatie dei Celtiberi ai Romani

() Ma, come la Spagna fu testimone dell'astinenza di Scipione, così l'Epiro, l'Acaia, le Cicladi, la costa dell'Asia e la provincia di Cipro videro quella di Marco Catone
unde cum pecuniae deportandae ministerium sustineret, tam auersum animum ab omni uenere quam a lucro habuit in maxima utriusque intemperantiae materia uersatus: nam et regiae diuitiae potestate ipsius continebatur et fertilissimae deliciarum tot Graeciae urbes necessaria totius nauigationis deuerticula erant

atque id Munatius Rufus Cypriacae expeditionis fidus comes scriptis suis significat

cuius testimonium non amplector: propio enim argumento laus ista nititur, quoniam ex eodem naturae utero et continentia nata est et Cato
Incaricato d'inviarne a Roma i tributi, pur nella condizione di esser tentato sia' da ogni forma di lussuria sia dalla possibilità di ricchi guadagni, si astenne da ambedue queste potenti tentazioni: infatti le ricchezze di quelle monarchie erano in suo potere e tante città della Grecia, così ricche di allettamenti, costituivano tappe obbligate nel corso della sua navigazione

Ciò testimonia nei suoi scritti Munazio Rufo, che gli fu fedele compagno nella sua spedizione di Cipro

Non ho bisogno di appigliarmi, tuttavia, alla sua testimonianza: questa lode si basa, in realtà, su una prova particolare, e cioè sul fatto che tanto la continenza che Catone nacquero dallo stesso grembo di natura

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Drusum etiam Germanicum, eximiam Claudiae familiae gloriam patriaeque rarum ornamentum, et quod super omnia est, operum suorum pro habitu aetatis magnitudine uitrico pariter ac fratri Augustis duobus rei publicae diuinis oculis mirifice respondentem, constitit usum ueneris intra coniugis caritatem clausum tenuisse

Antonia quoque, femina laudibus uirilem familiae suae claritatem supergressa, amorem mariti egregia fide pensauit, quae post eius excessum forma et aetate florens conuictum socrus pro coniugio habuit, in eodemque toro alterius adulescentiae uigor extinctus est, alterius uiduitatis experientia consenuit

hoc cubiculum talibus experimentis summam inponat

Deinceps et his uacemus, quorum animus aliquo in momento ponendi pecuniam numquam uacuit
() Anche di Druso Germanico, esimio vanto della famiglia Claudia e raro ornamento della patria 'e, quel che vale più di ogni altra cosa, meravigliosamente uguale per la grandezza delle imprese rapportata all'età alle due divine pupille della repubblica, che furono il patrigno Augusto e suo fratello, si sa che limitò i suoi rapporti sessuali all'amore per la moglie

Anche Antonia, donna che superò in lodi gli splendori raggiunti dagli' uomini della sua famiglia, compensò con un'eccezionale fedeltà l'amore del marito: dopo la sua morte, ancor fiorente di bellezza e di gioventù, convisse con la suocera, rispettandola come aveva rispettato suo marito: e così nel medesimo letto si spense il vigore giovanile dell'uno ed invecchiò la vedovanza dell'altra

Questo talamo costituisca l'esempio più alto per prove di tale genere

Dedichiamo ora la nostra attenzione a quelli, il cui animo non mancò mai in alcun momento di rinunziare al danaro

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