Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01, pag 4

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01
Cn Marcius patriciae gentis adulescens, Anci regis clara progenies, cui Corioli Volscorum oppidum capti cognomen adiecerunt, cum editis conspicuae fortitudinis operibus a Postumo Cominio consule accurata oratione apud milites laudatus omnibus donis militaribus et agri centum iugeribus et x captiuorum electione et totidem ornatis equis, centenario boum grege argentoque, quantum sustinere ualuisset, donaretur, nihil ex his praeter unius hospitis captiui salutem equumque, quo in acie uteretur, accipere uoluit

qua tam circumspecta animi moderatione nescias utrum maiore cum laude praemia elegerit an reiecerit
Cneo Marcio, giovine di famiglia patrizia, illustre rampollo del re Anco, insignito dell'appellativo di Coriolano per aver conquistato la città volsca di Corioli, elogiato per le eccezionali gesta davanti ai soldati con un dettagliato discorso dal console Postumio Cominio, quando si vide offrire in dono tutte le onorificenze militari, cento iugeri di terra, dieci prigionieri a scelta e altrettanti cavalli completi di equipaggiamento, un gregge di cento buoi e tanto argento, quanto riuscisse a portarne a spalla, nulla volle accettare se non la vita di un prigioniero che egli era amico per vincoli di ospitalità ed un cavallo per servirsene in guerra

E con una così cospicua moderazione non sapresti se con maggior lode egli abbia scelto o respinto quelle ricompense
M autem Curius, exactissima norma Romanae frugalitatis idemque fortitudinis perfectissimum specimen, Samnitium legatis agresti se in scamno adsidentem foco eque ligneo catillo cenantem quales epulas apparatus indicio est spectandum praebuit: ille enim Samnitium diuitias contempsit, Samnites eius paupertatem mirati sunt: nam cum ad eum magnum pondus auri publice missum attulissent, benignis uerbis inuitatus ut eo uti uellet, uultum risu soluit et protinus superuacuae inquit, ne dicam ineptae legationis ministri, narrate Samnitibus M Curium malle locupletibus imperare quam ipsum fieri locupletem, atque istud ut pretiosum, ita malo hominum excogitatum munus refertote et mementote me nec acie uinci nec pecunia corrumpi posse

Idem, cum Italia Pyrrum regem exegisset, nihil omnino ex praeda regia, qua exercitum urbemque ditauerat, adtigit
Manio Curio, modello inappuntabile di frugalità romana e, ad un tempo, perfetta immagine di forza d'animo, si fece trovare dagli ambasciatori dei Sanniti seduto su una rustica seggiola accanto al focolare e intento a mangiare in una scodella di legno; di quali cibi si potesse trattare, ce lo dicono le suppellettili: egli ebbe, infatti, a dispregio le ricchezze dei Sanniti, i Sanniti ne ammirarono la povertà: perché, avendogli costoro portato una grossa somma di denaro inviata a spese pubbliche, gentilmente invitato a servirsene, scoppiò a ridere, aggiungendo subito: O ministri di un'inutile ambasceria dico inutile, per non dire sciocca, riferite ai Sanniti che Manio Curio preferisce dare ordini ai ricchi che diventare ricco lui stesso; riportate questo dono tanto prezioso, quanto inventato a rovina dell'umanità, e ricordate che io non posso essere vinto sul campo né essere corrotto col danaro

Egli stesso, dopo aver cacciato Pirro dall'Italia, nulla assolutamente toccò del bottino del re, con cui aveva arricchito l'esercito e Roma
decretis etiam a senatu septenis iugeribus agri populo, sibi autem quinquaginta, popularis adsignationis modum non excessit parum idoneum rei publicae ciuem existimans qui eo, quod reliquis tribueretur, contentus non esset

Idem sensit Fabricius Luscinus honoribus et auctoritate omni ciuitate temporibus suis maior, censu par unicuique pauperrimo, qui a Samnitibus, quos uniuersos in clientela habebat, x aeris et v pondo argenti et decem seruos sibi missos in Samnium remisit, continentiae suae beneficio sine pecunia praediues, sine usu familiae abunde comitatus, quia locupletem illum faciebat non multa possidere, sed modica desiderare

ergo domus eius quemadmodum aere et argento et mancipiis Samnitium uacua, ita gloria ex iis parta referta fuit
Poiché il senato decretò l'assegnazione di sette iugeri di terra per ogni cittadino e di cinquanta per lui, non volle riceverne più di qualunque altro, giudicando poco utile alla repubblica quel cittadino che non si contentasse di quel che fosse assegnato a tutti gli altri

uguali sentimenti nutrì Fabrizio Luscino, più autorevole ai suoi tempi di ogni altro cittadino nelle cariche pubbliche e in prestigio, pari per censo al più povero dei cittadini, il quale rimandò nel Sannio diecimila monete e cinque libbre dargento insieme a dieci servi mandatigli dai Sanniti, che erano tutti sotto la sua protezione come clienti, straricco senza danaro per via della sua continenza, accompagnato da un numero sufficiente di schiavi pur senza possederne, perché la sua ricchezza era non possedere molto, ma desiderare poco

Perciò la sua casa, come fu priva del bronzo, dell'argento e degli schiavi dei Sanniti, così fu piena della gloria che le provenne da quei tesori rifiutati

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

Consentanea repudiatis donis Fabricii uota extiterunt: legatus enim ad Pyrrum profectus, cum apud eum Cineam Thessalum narrantem audisset quendam Athenis esse clarum sapientia suadentem ne quid aliud homines quam uoluptatis causa facere uellent, pro monstro eam uocem accepit continuoque Pyrro et Samnitibus istam sapientiam deprecatus est

licet Athenae doctrina sua glorientur, uir tamen prudens Fabricii detestationem quam Epicuri maluerit praecepta

quod euentus quoque indicauit: nam quae urbs uoluptati plurimum tribuit, imperium maximum amisit, quae labore delectata est, occupauit, et illa libertatem tueri non ualuit, haec etiam donare potuit

Curi et Fabrici Q Tuberonem cognomine Catum discipulum fuisse merito quis existimauerit
In armonia con il rifiuto dei doni sanniti riuscirono i voti di Fabrizio: mandato ambasciatore a Pirro e sentito raccontare presso il re dal tessalo Cinea che in Atene viveva un famoso saggio che consigliava agli uomini di non far: nulla se non per il proprio piacere, giudicò mostruoso tale precetto e subito augurò a Pirro e ai Sanniti una sapienza di questo genere

Si vanti pure della sua filosofia Atene, ma chi è veramente saggio preferirà l'esecrazione di Fabrizio ai precetti di Epicuro

Anche i risultati parlano chiaro: difatti la città che moltissimo aveva concesso al piacere finì per perdere il suo grandissimo impero, quella, invece, che fu la più laboriosa lo conquistò, ese la prima non fu capace di difendere la propria libertà, la seconda poté anche farne dono

() Ben a ragione si potrebbe credere che Quinto Tuberone, detto Cato, sia stato discepolo di Curio e di Fabrizio
cui consulatum gerenti cum Aetolorum gens omnis usus uasa argentea magno pondere et exquisita arte fabricata per legatos misisset, qui superiore tempore gratulandi causa ad eum profecti retulerant fictilia se in eius mensa uidisse, monitos ne continentiae quasi paupertati succurrendum putarent cum suis sarcinis abire iussit

quam bene Aetolicis domestica praetulerat, si frugalitatis eius exemplum posterior aetas sequi uoluisset

nunc quo uentum est

a seruis impetrari uix potest ne eam supellectilem fastidiant, qua tunc consul uti non erubuit
Egli era console, quando gli Etoli gli mandarono, tramite una legazione, vasi d'argento massiccio e finemente lavorati per ogni uso questi ambasciatori si erano precedentemente recati da lui per congratularsi ed avevano raccontato di aver visto sulla sua mensa oggetti di coccio: ma Tuberone ordinò loro di tornarsene col carico che avevano portato, dopo averli ammoniti che non era necessario soccorrere la sua continenza scambiandola per povertà

Quanto bene egli aveva anteposto le cose sue a quelle degli Etoli, se i secoli futuri avessero voluto seguire l'esempio della sua frugalità

Ma ora a che punto si è arrivati

Ai servi si può appena chiedere di non provar nausea per quella suppellettile, di cui allora un console non arrossì

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

At Perse rege deuicto Paulus, cum Macedonicis opibus ueterem atque hereditariam urbis nostrae paupertatem eo usque satiasset, ut illo tempore primum populus Romanus tributi praestandi onere se liberaret, penates suos nulla ex parte locupletiores fecit, praeclare secum actum existimans, quod ex illa uictoria alii pecuniam, ipse gloriam occupasset

Atque huic animi eius iudicio Q Fabius Gurges, N Fabius Pictor, Q Ogulnius subscripserunt

qui legati ad Ptolomaeum regem missi munera, quae ab eo priuatim acceperant, in aerarium, et quidem prius quam ad senatum legationem referrent, detulerunt, scilicet de publico ministerio nihil cuiquam praeter laudem bene administrati officii accedere debere iudicantes
() Debellato il re Perseo, Paolo ristorò la nostra secolare povertà col ricchissimo bottino catturato ai Macedoni a tal punto che allora per la prima volta il popolo romano fu liberato dall'obbligo di pagare le tasse: nondimeno egli non arricchì per nulla la sua casa, stimando che gli era andata bene, se in seguito alla sua vittoria gli altri si erano presi il danaro e lui la sua gloria

() Sottoscrissero questo suo punto di vista Quinto Fabio Gurgite, Numerio Fabio Pittore e Quinto Ogulnio

Questi mandati come ambasciatori al re Tolemeo, consegnarono all'erario i doni da lui ricevuti a titolo personale: il che fecero naturalmente prima di riferire al senato sull'esito della legazione, perché erano indubbiamente convinti che, trattandosi di un pubblico ufficio, null'altro si dovesse dar loro in più dell'elogio per avere svolto bene il proprio compito
Iam illud humanitatis senatus et attentae maiorum disciplinae indicium est: data sunt enim legatis quae in aerarium reposuerant non solum patrum conscriptorum decreto, sed etiam populi permissu rum at quem legata quaestores prompta uni cuique distribuerunt

ita in isdem Ptolomaei liberalitas, legatorum abstinentia, senatus ac populi aequitas debitam probabilis facti portionem obtinuit

Fabiorum et Ogulni continentiae Calpurnium Pisonem in consimili genere laudis aemulum fuisse res ipsa documento est

consul graui fugitiuorum bello a se liberata Sicilia eos, quorum praecipua opera usus fuerat, imperatorio more donis prosequebatur
Ma c'è un fatto che prova la generosità del senato e lo scrupoloso senso morale dei nostri antenati: gli ambasciatori riebbero, infatti, quel che avevano consegnato, non solo per decisione del senato, ma anche col beneplacito del popolo i questori distribuirono i legati per ciascuno disposti

E così, ognuno per la sua parte, ebbero il dovuto riconoscimento: Tolemeo per la generosità, i legati per la continenza, il senato ed il popolo per il loro senso di equità

C'è un altro fatto che prova come Calpurnio Pisone fu emulo, in un campo non diverso, della continenza dei Fabii e di Ogulnio

Liberata in qualità di console la Sicilia da una pericolosa guerra suscitata da schiavi fuggitivi, procedeva a ricompensare, come usano i generali, coloro che meglio avessero collaborato con lui

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inter quos filium suum aliquot locis proeliatum fortissime titulo trium librarum aureae coronae decorauit praefatus non oportere a magistratu e publica pecunia erogari quod in ipsius domum rediturum esset tantumque ponderis se testamento adulescenti legaturum promisit, ut honorem publice a duce, pretium priuatim a patre reciperet

Age, si quis hoc saeculo uir inluster pellibus haedinis pro stragulis utatur tribusque seruis comitatus Hispaniam regat et quingentorum assium sumptu transmarinam prouinciam petat, eodem cibo eodemque uino quo nautae contentus sit, nonne miserabilis existimetur

atqui ista patientissime superior Cato tolerauit, quia illum grata frugalitatis consuetudo in hoc genere uitae cum summa dulcedine continebat
e tra questi decorò con una corona d'oro del peso di tre libbre il proprio figlio perché aveva combattuto con grande valore in alcune località: ma ciò fece dopo aver premesso che era inopportuno per un magistrato fare a spese pubbliche dei donativi che sarebbero rientrati nella sua casa; e pertanto promise al figlio che gli avrebbe lasciato in eredità la stessa quantità d'oro, sì che ricevesse pubblicamente dal suo generale l'encomio, privatamente da suo padre la ricompensa

Suvvia, se un personaggio illustre del nostro tempo usasse pelli di capra in luogo di fini coperte e governasse la Spagna col seguito di tre soli servi e si recasse a prender possesso ,del governo di una provincia d'oltremare con la spesa di cinquecento assi, contentandosi dello stesso cibo e dello stesso vino della ciurma, non sarebbe forse creduto un miserabile

Eppure Catone il Vecchio si adattò molto bene a questa semplicità, perché l'abitudine alla frugalità gli faceva condurre gradevolmente tale genere di vita
Multum a prisca continentia spatio annorum posterior Cato discedit, utpote in ciuitate iam diuite et lautitia gaudente natus

is tamen, cum bellis ciuilibus interesset, filium secum trahens xii seruos habuit, numero plures quam superior, temporum diuersis moribus pauciores

Exultat animus maximorum uirorum memoriam percurrens

Scipio Aemilianus post duos inclytos consulatus totidemque suae praecipuae gloriae triumphos septem seruis sequentibus officio legationis functus est

et, puto, Karthaginis ac Numantiae spoliis conparare plures potuerat, nisi operum suorum ad se laudem, manubias ad patriam redundare maluisset

itaque, cum per socios et exteras gentes iter faceret, non mancipia eius, sed uictoriae numerabantur, nec quantum auri et argenti, sed quantum amplitudinis pondus secum ferret aestimabatur
() Assai dopo di lui, Catone minore visse in un ambiente;molto diverso dalla prisca continenza, essendo nato in una città diventata ormai ricca ed opulenta

Tuttavia egli, partecipando alle guerre civili e portandosi dietro il figlio, ebbe dal senato dodici servi, più di numero di quanti ne avesse avuti il Vecchio, ma assai di meno in proporzione alle mutate condizioni dei tempi

L'animo esulta al ricordo degli uomini più illustri

Scipione Emiliano, dopo due gloriosi consolati e altrettanti trionfi celebrati per precipua sua gloria, assolse il compito di ambasciatore, seguìto da sette schiavi

E ritengo che con le spoglie di Cartagine e di Numanzia avrebbe potuto averne ben di più, se non avesse preferito che la gloria delle sue imprese ridondasse su di lui e il bottino di guerra sulla patria

Così, mentre egli viaggiava attraverso paesi alleati e genti straniere, venivano contati non i suoi schiavi, ma i suoi successi in guerra, e si valutava non quanto oro e argento, ma quanto prestigio e fama gli tenessero dietro

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Continentia uero etiam in uniuersae plebis animis saepe numero cognita est, sed abunde erit ex his duo exempla longe inter se distantium saeculorum retulisse

Pyrrus impetus sui terrore soluto ac iam Epiroticis armis languentibus beniuolentiam populi Romani mercari, quia uirtutem debilitare nequiuerat, cupiens paene totum regiarum opum apparatum in urbem nostram transtulerat

ceterum cum et magni pretii et uarii generis a legatis eius tam uirorum quam feminarum apta usui munera circa domos ferrentur, nulla cuiusquam dono ianua patuit, Tarentinaeque petulantiae animosus magis quam efficax defensor haud scio maiore cum gloria huius urbis moribus an armis repulsus sit
Anche del popolo tutto sovente si conobbe la continenza, ma basterà riferirne due soli saggi, verificatisi a molta distanza di secoli l'uno dall'altro

Pirro, quando ormai il suo assalto all'Italia non faceva più paura e le fortune degli Epiroti già vacillavano, desiderando comprarsi la benevolenza del popolo romano visto che non era riuscito a fiaccarne il valore aveva trasferito in Roma quasi tutte le sue regali suppellettili

Ma, sebbene i suoi incaricati trasportassero di casa in casa oggetti preziosissimi e di vario genere per uomini e donne, nessun uscio si aprì per ricevere i doni, sicché questo difensore più audace che efficace della petulanza dei Tarantini fu respinto, non so se con maggior gloria dai costumi temperanti di questa città

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