Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01

Transgrediar ad saluberrimam partem animi, moderationem, quae mentes nostras inpotentiae et temeritatis incursu transuersas ferri non patitur

quo euenit ut reprehensionis morsu sit uacua et laudis quaestu sit opulentissima

itaque effectus suos in claris uiris recognoscat

Atque ut ab incunabulis summi honoris incipiam, P Valerius, qui populi maiestatem uenerando Publicolae nomen adsecutus est, cum exactis regibus imperii eorum uim uniuersam omniaque insignia sub titulo consulatus in se translata cerneret, inuidiosum magistratus fastigium moderatione ad tolerabilem habitum deduxit fasces securibus uacuefaciendo et in contione populo summittendo

numerum quoque eorum dimidia ex parte minuit ultro Sp Lucretio collega adsumpto, ad quem, quia maior natu erat, priorem fasces transferri iussit
Passerò ora a trattare della virtù più sana, cioè della moderazione, che non permette al nostro animo di diventare zimbello dell'arbitrio e dell'avventatezza

per cui accade che essa resti esente da morsi del biasimo e sia, invece, ricca dei proventi della gloria

Riconosca essa, dunque, i suoi effetti negli uomini illustri

E per cominciare dagli incunaboli della più alta magistratura, Publio Valerio, che deve al suo profondo rispetto verso il popolo l'appellativo di Publicola, rendendosi conto che dopo la cacciata dei re il potere e gli attributi loro erano passati a lui sotto il titolo del consolato, con la propria moderazione rese tollerabile anche formalmente quanto di odioso era in quell'altissima carica, togliendo ai fasci le scuri e rendendo onore al popolo con l'abbassarli in pubblica assemblea

Inoltre li dimezzò spontaneamente di numero, assumendo come collega Spurio Lucrezio, al quale, in quanto più anziano di lui, fece trasferire con precedenza i fasci
legem etiam comitiis centuriatis tulit, ne quis magistratus ciuem Romanum aduersus prouocationem uerberare aut necare uellet

ita, quo ciuitatis condicio liberior esset, imperium suum paulatim destruxit

quid quod aedes suas diruit, quia excelsiore loco positae instar arcis habere uidebantur, nonne quantum domo inferior, tantum gloria superior euasit

Vix iuuat abire a Publicola, sed uenire ad Furium Camillum libet, cuius tam moderatus ex magna ignominia ad summum imperium transitus fuit, ut, cum praesidium eius ciues capta urbe a Gallis Ardeae exulantis petissent, non prius Veios ad accipiendum exercitum iret quam de dictatura sua omnia sollemni iure acta conperisset
Presentò e fece approvare nei comizi centuriati anche una legge, che vietava a qualunque magistrato di flagellare o di uccidere un cittadino romano in onta al diritto di appello al popolo

Così, perché più libera fosse la condizione dei cittadini, un po' alla volta attenuò i suoi poteri

In riguardo al fatto che abbatté la sua casa perché, posta com'era in un luogo soprelevato, assomigliava ad una roccaforte, non riuscì forse egli, quanto risiedendo più in basso, tanto superiore in gloria

() A malincuore abbandono Publicola, ma gradito mi è Venire a Furio Camillo, il quale passò così moderatamente dalla grande ignominia subita al sommo potere, che, esule ad Ardea e richiesto del suo aiuto dai concittadini dopo la presa di Roma da parte dei Galli, non volle recarsi a Veio a prendervi il comando dell'esercito, prima di aver saputo che la sua elezione a dittatore aveva avuto luogo col crisma della legalità
magnificus Camilli Veientanus triumphus, egregia Gallica uictoria, sed ista cunctatio longe admirabilior: multo enim multoque se ipsum quam hostem superare operosius est, nec aduersa praepropera festinatione fugientem nec secunda effuso gaudio adprehendentem

Par Furio moderatione Marcius Rutilus Censorinus: iterum enim censor creatus ad contionem populum uocatum quam potuit grauissima oratione corripuit, quod eam potestatem bis sibi detulisset, cuius maiores, quia nimis magna uideretur, tempus coartandum iudicassent

uterque recte, et Censorinus et populus: alter enim ut moderate honores crederent praecepit, alter se moderato credidit

Age, L Quintius Cincinnatus qualem consulem gessit
Splendido fu il trionfo di Camillo sui Veienti, egregia la vittoria sui Galli, ma codesto indugio fu di gran lunga più ammirevole: perché è assai più difficile vincere sé stesso che i nemici, senza evitare con troppa precipitazione le avversità e senza aggrapparsi con eccessiva gioia agli eventi prosperi

() Pari a Furio in moderazione fu Marco Rutilio Censorino: difatti, creato censore per la seconda volta, chiamò a parlamento il popolo e lo biasimò quanto più severamente gli fu possibile per avergli conferito per due volte quella carica, la cui durata gli avi avevano ritenuto di dover limitare nel tempo in vista dell'eccezionalità dei suoi poteri

Bene si comportarono sia il popolo che Censorino: ché questi consigliò la moderazione nell'affidare cariche pubbliche, quello si affidò ad una persona moderata

() Suvvia, quale consolato non ebbe ad esercitare Lucio Quinzio Cincinnato

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

cum honorem eius patres conscripti continuare uellent non solum propter illius egregia opera, sed etiam quod populus eosdem tribunos in proximum annum creare conabatur, quorum neutrum iure fieri poterat, utrumque discussit senatus simul studium inhibendo et tribunos uerecundiae suae exemplum sequi cogendo atque unus causa fuit, ut amplissimus ordo populusque tutus esset ab iniusti facti reprehensione

Fabius uero Maximus, cum a se quinquies et a patre, auo, proauo maioribusque suis saepe numero consulatum gestum animaduerteret, comitiis, quibus filius eius summo consensu consul creabatur, quam potuit constanter cum populo egit ut aliquando uacationem huius honoris Fabiae genti daret, non quod uirtutibus filii diffideret, erat enim inluster, sed ne maximum imperium in una familia continuaretur
Poiché i Padri coscritti volevano prorogargli la carica non solo per le sue illustri imprese, ma anche perché il popolo tentava di confermare per l'anno seguente gli stessi tribuni, nessuno dei quali avrebbe potuto esserlo nel rispetto della legge, impedì l'una e l'altra cosa opponendosi al desiderio del senato e costringendo di conseguenza i tribuni a seguire il suo esempio di moderazione: e per solo suo merito il senato ed il popolo si astennero così dal compiere un'azione che avrebbe meritato legittime critiche

() Fabio Massimo, rendendosi conto di essere stato console per cinque volte e che più volte lo erano stati suo padre, suo nonno, il trisavolo ed i suoi avi, durante i comizi che all'unanimità intendevano eleggere console suo figlio pregò il popolo con la massima perseveranza d'interrompere una buona volta la continuità di questo incarico pubblico nella famiglia Fabia, non perché diffidasse delle capacità del figlio ch'era, in effetti, una cospicua personalità , ma perché la più alta magistratura non si perpetuasse nell'ambito di una sola famiglia
quid hac moderatione efficacius aut ualentius, quae etiam patrios adfectus, qui potentissimi habentur, superauit

Non defuit maioribus grata mens ad praemia superiori Africano exsoluenda, si quidem maxima eius merita paribus ornamentis decorare conati sunt

uoluerunt illi statuas in comitio, in rostris, in curia, in ipsa denique Iouis optimi maximi cella ponere, uoluerunt imaginem eius triumphali ornatu indutam Capitolinis puluinaribus adplicare, uoluerunt ei continuum per omnes uitae annos consulatum perpetuamque dictaturam tribuere: quorum nihil sibi neque plebiscito dari neque senatus consulto decerni patiendo paene tantum se in recusandis honoribus gessit, quantum egerat in emerendis

Eodem robore mentis causam Hannibalis in senatu protexit, cum eum ciues sui missis legatis tamquam seditiones apud eos mouentem accusarent
Che cosa può essere più valido e più efficace di codesta moderazione, che fu più forte persino dell'affetto paterno, cioè di un sentimento ritenuto fortissimo

I nostri maggiori non furono così ingrati da non tributare a, Scipione maggiore le dovute ricompense, se tentarono di pareggiare con pubblici riconoscimenti gli altissimi suoi meriti

vollero innalzargli delle statue nel Comizio, nel Foro, nella Curia e persino nella cella del tempio di Giove Ottimo Massimo, vollero accostare ai cuscini degli dèi in Campidoglio la sua immagine rivestita dell'abbigliamento usato dai trionfatori, vollero affidargli il consolato a vita e la dittatura perpetua: ma Scipione, non permettendo che alcuno di questi onori gli fosse dato né dalla decisione della plebe né da quella del senato, per poco non fece, nel rifiutarli, tanto quanto aveva fatto nel meritarli

Con uguale determinazione egli difese in senato la causa di Annibale, allorché i suoi concittadini mandarono un'ambasceria ad accusarlo di sollevare tumulti

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01

adiecit quoque non oportere patres conscriptos se rei publicae Karthaginiensium interponere altissimaque moderatione alterius saluti consuluit, alterius dignitati, uictoria tenus utriusque hostem egisse contentus

At M Marcellus, qui primus et Hannibalem uinci et Syracusas capi posse docuit, cum in consulatu eius Siculi de eo questum in urbem uenissent, nec senatum illa de re habuit, quia collega Valerius Laeuinus forte aberat, ne ob id Siculi in querendo timidiores essent, et, ut is rediit, ultro de his admittendis retulit querentisque de se patienter sustinuit

iussos etiam a Laeuino discedere remanere, ut suae defensioni interessent, coegit, ac deinde, utraque parte perorata excedentes curia subsecutus est, quo liberius senatus sententias ferret
Aggiunse pure che non si conveniva ai Padri coscritti intromettersi in fatti che riguardavano i Cartaginesi, e con la sua altissima moderazione provvide alla salvezza dell'uno e alla dignità degli altri, contento di essere stato nemico dell'uno e degli altri soltanto fino alla vittoria

() Invece Marco Marcello, il quale fu il primo a dimostrare che Annibale poteva essere vinto e Siracusa conquistata, poiché durante il suo consolato vennero a Roma i Siciliani a fare le loro rimostranze sul suo conto, non convocò, per trattare la questione, il senato, perché il collega Valerio Levino era per caso assente da Roma; e ciò fece per evitare che i Siciliani si sentissero inibiti nelle loro lamentele; ma, appena tornato Levino, propose che fossero ammessi e li udì protestare contro di sé con pazienza

Li costrinse anche a rimanere, dopo che Levino aveva loro imposto di ritirarsi, perché ascoltassero la propria difesa; quindi dopo che l'una e l'altra parte ebbero perorato la loro causa, per permettere al senato di decidere con più libertà, anche lui uscì, insieme ai Siciliani, dalla Curia
inprobatis quoque eorum querellis supplices et orantes ut ab eo in clientelam reciperentur clementer excepit

super haec Siciliam sortitus ea prouincia collegae cessit

totiens laudatio Marcelli uariari non potest, quotiens ipse nouis gradibus moderationis aduersus socios usus est

Quam Ti etiam Gracchus admirabilem se exhibuit

tribunus enim pl, cum ex professo inimicitias cum Africano et Asiatico Scipionibus gereret, et Asiaticus iudicatae pecuniae satisdare non posset atque ideo a consule in uincula publica duci iussus esset appellassetque collegium tribunorum, nullo uolente intercedere secessit a collegis decretumque conposuit

nec quisquam dubitauit quin in eo scribendo ira tinctis aduersus Asiaticum uerbis usurus esset
Rigettate le loro rimostranze, questi si rivolsero tuttavia a lui, supplicandolo di riammetterli sotto la sua protezione, ed egli li accolse con clemenza

Inoltre, avuto in sorte il governo della Sicilia, lo cedette al suo collega

La lode di Marcello non può essere ripetuta tante volte, quante egli usò nuovi gradi di moderazione nei confronti degli alleati

() Quanto degno di ammirazione si mostrò anche Tiberio Gracco

Infatti, come tribuno della plebe apertamente nemico dei due Scipioni, l'Africano e l'Asiatico, dal momento che questi non poteva garantire per il pagamento di un'ammenda e perciò, riavuto dal console l'ordine di farsi arrestare e condurre in carcere, si era appellato al collegio dei tribuni, non volendo nessuno di questi interporre il diritto di veto, si ritirò in disparte dai colleghi e mise per iscritto il decreto

Nessuno dubitò che nello stenderlo egli avrebbe usato parole di fuoco contro l'Asiatico

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at is primum iurauit se cum Scipionibus in gratiam non redisse, deinde tale decretum recitauit: cum L Cornelius Scipio die triumphi sui ante currum actos hostium duces in carcerem coniecerit, indignum et alienum maiestate rei publicae uideri, eodem ipsum duci: itaque id non passurum fieri

libenter tunc opinionem suam populus Romanus a Graccho deceptam cognouit moderationemque eius debita laude prosecutus est

C quoque Claudius Nero inter cetera praecipuae moderationis exempla numerandus est

Liui Salinatoris in Hasdrubale opprimendo gloriae particeps fuerat

tamen eum triumphantem equo sequi quam triumpho, quem senatus ei aeque decreuerat, uti maluit, quia res in prouincia Salinatoris gesta erat
Invece Tiberio prima giurò che non si sarebbe riappacificato con gli Scipioni, quindi lesse ad alta voce il decreto, nel quale era stato scritto che poiché Lucio Cornelio Scipione nel giorno del suo trionfo aveva fatto prima sfilare davanti al suo cocchio i capi dei nemici e poi ne aveva ordinato l'arresto , non gli pareva degno e proprio della maestà della repubblica che fosse arrestato e condotto nello stesso carcere: quindi non l'avrebbe permesso

Volentieri allora il popolo romano comprese di essere stato ingannato da Gracco in merito alle sue previsioni e ne lodò debitamente la moderazione

Anche Claudio Nerone dev'essere annoverato tra gli altri esempi di eccezionale moderazione

Egli aveva partecipato con Livio Salinatore alla gloriosa operazione in cui Annibale era stato sbaragliato

Tuttavia preferì seguirne a cavallo il trionfo che trionfare lui stesso, come il senato giustamente aveva decretato, poiché l'impresa era stata compiuta sotto il comando di Salinatore
atque ita sine curru triumphauit, eo quidem clarius, quod illius uictoria tantummodo laudabatur, huius etiam moderatio

Ne Africanus quidem posterior nos de se tacere patitur

qui censor, cum lustrum conderet inque solitaurilium sacrificio scriba ex publicis tabulis sollemne ei precationis carmen praeiret, quo di immortales ut populi Romani res meliores amplioresque facerent rogabantur, satis inquit bonae et magnae sunt: itaque precor ut eas perpetuo incolumes seruent, ac protinus in publicis tabulis ad hunc modum carmen emendari iussit
E così, pur senza carro trionfale, trionfò lo stesso e certo con tanta più gloria, perché di Livio Salinatore venne celebrata solo la vittoria, di lui anche la moderazione

Neppure l'Africano minore ci fa tacere di sé

Al termine della sua censura, mentre compiva il consueto rituale espiatorio e lo scriba gli suggeriva nel corso del sacrificio solenne la formula tratta dai libri pubblici, con la quale gli dèi immortali venivano scongiurati di rendere migliori e più grandi le sorti del popolo romano: Esse sono già abbastanza buone e grandi , disse, a e perciò prego gli dèi che le conservino tali per sempre a; e diede subito ordine che la formula dei libri sacri trasformata in questo senso

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qua uotorum uerecundia deinceps censores in condendis lustris usi sunt: prudenter enim sensit tunc incrementum Romano imperio petendum fuisse, cum intra septimum lapidem triumphi quaerebantur, maiorem autem totius terrarum orbis partem possidenti ut auidum esse quicquam ultra adpetere, ita abunde felix, si nihil ex eo, quod optinebat, amitteret

Neque alia eius in censura moderatio pro tribunali apparuit

centurias recognoscens equitum, postquam C Licinium Sacerdotem citatum processisse animaduertit, dixit se scire illum uerbis conceptis peierasse: proinde, si quis eum accusare uellet, usurum testimonio suo

sed nullo ad id negotium accedente transduc equum inquit, Sacerdos, ac lucrifac censoriam notam, ne ego in tua persona et accusatoris et testis et iudicis partes egisse uidear
Da quel giorno in poi i censori, ,in simili frangenti, usarono questa moderazione: perché l'Africano allora saggiamente avvertì che l'impero di Roma aveva dovuto chiedere agli dèi un incremento allorché aspirava al trionfo entro sette miglia dalla città, mentre, ora ch'esso possedeva la maggior parte del mondo, come era segno di avidità desiderare dell'altro, così ci si poteva pienamente contentare se non perdeva nulla di quel che già possedeva

Non diversa apparve davanti al tribunale la sua moderazione nel corso della censura da lui esercitata

Mentre passava in rivista le centurie dei cavalieri, accortosi che Caio Licinio Sacerdote si era avanzato rispondendo all'appello, disse di sapere ch'egli aveva formalmente spergiurato: di conseguenza avrebbe aiutato con la propria testimonianza chi volesse accusarlo

Ma poiché nessuno si faceva avanti ad accusarlo, disse: Passa oltre col tuo cavallo, o Sacerdote, e accontentati di essertela cavata con la nota censoria, come ho fatto ad evitare che nei tuoi riguardi io sembrassi essere a un tempo accusatore, testimone e giudice

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