Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01, pag 6

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01
tanti aerario nostro uirtutis Atilianae exemplum, quo omnis aetas Romana gloriabitur, stetit

Aeque magna latifundia L Quinti Cincinnati fuerunt: vii enim iugera agri possedit ex hisque tria, quae pro amico ad aerarium subsignauerat, multae nomine amisit

poenam quoque pro filio Caesone, quod ad causam dicendam non occurrisset, huius agelli reditu soluit

et tamen ei quattuor iugera aranti non solum dignitas patris familiae constitit, sed etiam dictatura delata est

anguste se habitare nunc putat cuius domus tantum patet, quantum Cincinnati rura patuerunt

Quid Aelia familia, quam locuples
Tanto costò al nostro erario l'esempio di virtù dato da Attilio, del quale Roma menerà vanto per sempre

() Ugualmente grandi furono i latifondi di Lucio Quinzio Cincinnato: egli possedette, infatti, sette iugeri di terreno e, di questi, tre impegnati col fisco per, un amico li perdette a titolo di multa

Con i proventi di questo campicello pagò anche la multa per suo figlio Cesone, colpevole di non essersi presentato a difendersi da un'accusa

E tuttavia, sebbene arasse solo quattro iugeri, non solo gli rimase integra la dignità di capo della famiglia, ma gli fu anche affidata la dittatura

Ai giorni nostri chi abita una casa grande quanto lo furono i campi di Cincinnato, crede di abitare in un bugigattolo

() E che diremo della famiglia Elia e della sua ricchezza
xvi eodem tempore Aeli fuerunt, quibus una domuncula erat eodem loci, quo nunc sunt Mariana monumenta, et unus in agro Veiente fundus minus multos cultores desiderans quam dominos habebat inque circo maximo et Flaminio spectaculi locus

quae quidem loca ob uirtutem publice donata possidebant

Eadem gens nullum ante scripulum argenti habuit quam Paulus Perse deuicto Q Aelio Tuberoni genero suo quinque pondo argenti ex praeda donaret: taceo enim quod princeps ciuitatis filiam ei nuptum dedit, cuius pecunia tam ieiunos penates uidebat

qui ipse quodque adeo inops decessit, ut, nisi fundus, quem unum reliquerat, uenisset, unde uxor eius dotem reciperet non extitisset

animi uirorum et feminarum uigebant in ciuitate, eorumque bonis dignitatis aestimatio cunctis in rebus ponderabatur
Vissero contemporaneamente sedici Elii, che abitavano tutti in una piccola casa sita dove ora si trovano i Monumenti di Mario e possedevano un solo fondo nel territorio di Veio, che abbisognava di assai meno coltivatori di quanti padroni non avesse ed avevano un loro posto per lo spettacolo nel circo Massimo e nel circo Flaminio

il tutto, naturalmente, possedevano per dono della repubblica a compenso del loro valore

() Questa stessa famiglia non fu padrona di un grammo di argento prima che Paolo, debellato Perseo, donasse al proprio genero Quinto Elio Tuberone cinque libbre d'argento del suo bottino di guerra: e passo sotto silenzio il fatto che il primo cittadino di Roma diede in isposa sua figlia ad uno, del quale conosceva lo stato di estrema povertà

Del resto anche lui morì così povero che, se non fosse stato venduto l'unico fondo che aveva lasciato in eredità, non ci sarebbe stato donde la moglie di quello ricevesse la dote

In Roma quel che allora contava era il carattere di uomini e donne, e il prestigio veniva valutato soppesando in ogni cosa le loro virtù
haec imperia conciliabant, haec iungebant adfinitates, haec in foro, haec intra priuatos parietes plurimum poterant: patriae enim rem unus quisque, non suam augere properabat pauperque in diuite quam diues in paupere imperio uersari malebat

atque huic tam praeclaro proposito illa merces reddebatur, quod nihil eorum, quae uirtuti debentur, emere pecunia licebat, inopiaeque inlustrium uirorum publice succurrebatur

Itaque, cum secundo Punico bello Cn Scipio ex Hispania senatui scripsisset petens ut sibi successor mitteretur, quia filiam uirginem adultae iam aetatis haberet, neque ei sine se dos expediri posset, senatus, ne res publica bono duce careret, patris sibi partes desumpsit consilioque uxoris ac propinquorum Scipionis constituta dote summam eius ex aerario erogauit ac puellam nuptum dedit
Era questo che determinava a chi affidare delle cariche, con quali famiglie imparentarsi; era questo che valeva più di ogni altra cosa nel Foro e nell'ambito delle pareti domestiche: ognuno si affrettava ad ingrandire la potenza della patria, non la propria, e preferiva occupare da povero una ricca carica piuttosto che, ricco, una povera

Sicché ad un proposito tanto nobile veniva data come ricompensa l'impossibilità di acquistare con danaro ciò che appartiene alla virtù e alla mancanza di mezzi degli uomini illustri sopperiva a sue spese larepubblica

E così, avendo Cneo Scipione nel corso della seconda guerra punica scritto dalla Spagna al senato chiedendo che gli si mandasse un successore, perché aveva una non più giovane figlia ancor nubile e senza la sua presenza era impossibile procurarle una dote, il senato, per non privare la repubblica di un buon generale, si assunse le parti di padre e, costituita una dote col parere della moglie e dei parenti, ne erogò la somma a' spese dell'erario e diede la giovane in sposa

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

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dotis modus xl milia aeris fuit, quo non solum humanitas patrum conscriptorum, sed etiam habitus ueterum patrimoniorum cognosci potest: namque adeo fuerunt arta, ut Tuccia Caesonis filia maximam dotem ad uirum x aeris attulisse uisa sit, et Megullia, quia cum quinquaginta milibus aeris mariti domum intrauit, Dotatae cognomen inuenerit

idem senatus Fabricii Luscini Scipionisque filias ab indotatis nuptiis liberalitate sua uindicauit, quoniam paternae hereditati praeter opimam gloriam nihil erat quod acceptum referrent

M autem Scaurus quantulam a patre hereditatem acceperit in primo libro eorum, quos de uita sua tres scripsit, refert: ait enim sibi sex sola mancipia totumque censum quinque atque xxx milium nummum relictum

in hac ille pecunia futurus senatus princeps nutritus est spiritus
L'ammontare della dote fu di quarantamila assi: dal che si può conoscere non solo la generosità dei Padri coscritti, ma anche la misura degli antichi patrimoni: i quali furono, in effetti, talmente esigui che la dote portata da Tuccia, figlia di Cesone, al marito, ammontante a diecimila assi, sembrò ricchissima, e Megullia, per essere entrata nella casa del marito con una dote di cinquantamila assi, ebbe il soprannome di Dotata

Lo stesso senato volle sopperire con la sua generosità alla mancanza di dote delle figlie di Fabrizio Luscino e di Scipione, perché nulla c'era che potessero segnare all'attivo dell'eredità patema, tranne la gloria opima

Quanto piccola eredità abbia Marco Scauro ricevuto dal padre, racconta egli stesso nel primo dei tre suoi libri autobiografici: dice, infatti, di aver ricevuto in eredità sei soli schiavi e una somma in danaro di trentacinquemila assi in tutto

In tanta opulenza fu nutrito lo spirito di chi, come lui, era destinato a diventare il personaggio più autorevole del senato
Haec igitur exempla respicere, his adquiescere solaciis debemus, qui paruulos census nostros numquam querellis uacuos esse sinimus

nullum aut admodum parui ponderis argentum, paucos seruos, vii iugera aridae terrae, indigentia domesticae inpensae funera, inopes dotum filias, sed egregios consulatus, mirificas dictaturas, innumerabiles triumphos cernimus

quid ergo modicam fortunam quasi praecipuum generis humani malum diurnis atque nocturnis conuiciis laceramus, quae ut non abundantibus, ita fidis uberibus Publicolas, Aemilios, Fabricios, Curios, Scipiones, Scauros hisque paria robora uirtutis aluit
A questi esempi dobbiamo, dunque, guardare, in queste consolazioni dobbiamo trovar requie noi che non smettiamo mai di lamentare la povertà dei nostri patrimoni

Ecco, vediamo davanti ai nostri occhi povertà o pochissimo danaro, pochi servi, sette iugeri di terreno arido, l'impossibilità di celebrare funerali per assoluta mancanza di mezzi, figlie senza dote: ma vediamo anche egregi consolati, splendide dittature, innumerevoli trionfi; perché, dunque, prendersela aspramente, notte e giorno, con la modestia della propria fortuna, quasi fosse il peggior male dell'umanità, quando è stata essa a far crescere col suo latte, non abbondante ma certo, i Publicola, gli Emili, i Fabrizi, i Curi, gli Scipioni, gli Scauri e altre figure vigorose, a queste pari in virtù

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