Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 33-85

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 33-85

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafi 33-85
[33] minus miretur hoc qui sciat, vestem a tineis non attingi, quae fuerit in funere, serpentes aegre praeterquam laeva manu extrahi

Pythagorae inventis non temere fallere, inpositivorum nominum inparem vocalium numerum clauditates oculive orbitatem ac similes casus dextris adsignare partibus, parem laevis

ferunt difficiles partus statim solvi, cum quis tectum, in quo sit gravida, transmiserit lapide vel missili ex iis, qui III animalia singulis ictibus interfecerint, hominem, aprum, ursum

[34] probabilius id facit hasta velitaris evulsa corpori hominis, si terram non attigerit; eosdem enim inlata effectus habet
[33] Si meraviglierà meno di ciò chi sa, che non è toccata dalle tarme una veste, che sarà stata usata in un funerale,che i serpenti sono stanati a fatica tranne che con la mano sinistra

Fra le invenzioni di Pitagora non ingannare affatto, che il numero dispari di vocali dei nomi imposti indichi zoppicature o cecità ed effetti simili alle parti destre, (un numero) pari alle sinistre

Dicono che i parti difficili siano subito risolti, quando qualcuno abbia colpito la casa, in cui ci sia una incinta, con una pietra o un'arma da lancio fra quelle, che abbiano ucciso tre esseri viventi con singoli colpi, un uomo, un cinghiale, un orso

[34] Più sicuramente procura ciò un'asta da velita tolta al corpo di un uomo, purché non abbia toccato terra; infatti portata dentro ha gli stessi effetti
sic et sagittas corpori eductas, si terram non attigerint, subiectas cubantibus amatorium esse Orpheus et Archelaus scribunt, quin et comitialem morbum sanari cibo e carne ferae occisae eodem ferro, quo homo interfectus sit

quorundam partes medicae sunt, sicuti diximus de Pyrrhi regis pollice, et Elide solebat ostendi Pelopis os ulnamque eam eburneam adfirmabant

(Naevos in facie tondere religiosum habent etiam nunc multi)

[35] Omnium vero in primis ieiuam salivam contra serpentes praesidio esse docuimus, sed et alios efficaces eius usus recognoscat vita

despuimus comitiales morbos, hoc est contagia regerimus

simili modo et fascinationes repercutimus dextraeque clauditatis occursum
Orfeo ed Archelao descrivono essere così anche le frecce estratte dal corpo, se non hanno toccato terra, messe sotto a coloro degli amatori che giacciono, anzi che anche l'epilessia sia curata col cibo della carne di una bestia uccisa con la stessa arma, con cui sia stato ucciso un uomo

Sono curative le parti di alcuni, come abbiamo detto circa il pollice del re Pirro, e nell'Elide soleva essere mostrato un osso di Pelope e la consideravano un'ulna di avorio

(Molti anche ora ritengono superstizioso rogliere i nei sul viso)

[35] Abbiamo spiegato poi fra le prime cose di tutte che la saliva a digiuno è rimedio contro i serpenti, ma la vita riconosca anche altri suoi efficaci effetti

Sputiamo contro le epilessie, cioè evitiamo i contagi

Nello stesso modo contrastiamo anche gli incantesimi e quello che zoppica alla destra
[36] veniam quoque a deis spei alicuius audacioris petimus in sinum spuendo, et iam eadem ratione terna despuere precatione in omni medicina mos est atque ita effectus adiuvare, incipientes furunculos ter praesignare ieiuna saliva

mirum dicimus, sed experimento facile: si quem paeniteat ictus eminus comminusve inlati et statim expuat in mediam manum qua percussit, levatur ilico in percusso culpa

hoc saepe delumbata quadrupede adprobatur statim a tali remedio correcto animalia ingressu

[37] quidam vero adgravant ictus ante conatum simili modo saliva in manu ingesta
[36] Con lo sputare sul petto chiediamo anche dagli dei il perdono di qualche speranza troppo audace, e ormai per la stessa ragione è abitudine sputare tre volte in ogni pratica medica ed aiutare così gli effetti, segnare prima con la saliva a digiuno i foruncoli che spuntano

Affermiamo una cosa strana, ma di facile esperimento: se qualcuno si pente di un colpo dato da vicino o da lontano e sputa subito nel centro della mano con cui ha colpito, immediatamende si attenua la sofferenza nel ferito

Spesso ciò è rilevato in un quadrupede fiaccato per l'andatura dell'animale raddrizzata subito da tale rimedio

[37] Alcuni invece appesantiscono i colpi con la saliva gettata nello stesso modo sulla mano prima dell'impresa

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223

credamus ergo et lichenas leprasque ieiunae inlitu adsiduo arceri; item lippitudines matutina cotidie velut inunctione, carcinomata malo terrae subacto, cervicis dolores saliva ieiuni dextra manu ad dextrum poplitem relata, laeva ad sinistrum; si quod animal aurem intraverit et inspuatur, exire

[38] inter amuleta est editae quemque urinae inspuere, similiter in calciamentum dextrum pedis, priusquam induatur, item cum quis transeat locum, in quo aliquod periculum adierit

Marcion Zmyrnaeus, qui de simplicibus effectibus scripsit, rumpi scolopendras marinas sputo tradit, item rubetas aliasque ranas, Ofilius serpentes, si quis in hiatum earum expuat, Salpe torporem sedari quocumque membro stupente, si quis in sinum expuat aut si superiores palpebras saliva tangat
Crediamo dunque che anche le impetigini e le lebbre siano frenate con uno sfregamento assiduo a digiuno; anche le cisposità quasi come con un'unzione mattutina ogni giorno, i carcinomi con una mela impastata di terra, i dolori del capo con saliva a digiuno con la mano destra portata al ginocchio destro, la sinistra al sinistro; se qualche animale sia entrato nell'orecchio e si sputa, uscire

[38] Fra gli amuleti c'è che qualcuno sputi all'urina emessa, ugualmente verso il calzare destro del piede, prima che sia messo, anche quando qualcuno attraversa un luogo, in cui sia presente qualche pericolo

Marcione di Smirne, che ha scritto sui semplici effetti, tramandò che le scolopendre marine vengono scoppiate con uno sputo, anche i rospi e le altre rane, Ofilio i serpenti, se qualcuno sputa sul loro fiato, Salpe che il torpore viene placato su qualsiasi membro intorpidito, se qualcuno sputa sul petto o se tocca con la saliva le palpebre superiori
[39] cur non et haec credamus rite fieri, extranei interventu aut, si dormiens spectetur infans, a nutrice terna adspui in os

quamquam religione cum tutatur et fascinus, imperatorum quoque, non solum infantium, custos, qui deus inter sacra Romana a Vestalibus colitur, et currus triumphantium, sub his pendens, defendit medicus invidiae, iubetque eosdem respicere similis medicina linguae, ut sit exorata a tergo Fortuna gloriae carnifex

[40] Morsus hominis inter asperrimos quosque numeratur

medentur sordes ex auribus ac, ne quis miretur, et scorpionum ictus serpentiumque statim inpositae, melius e percussi auribus

produnt ita et reduvias sanari, serpentium vero ictum contusi dentis humani farina
[39] Perché non crediamo anche che queste cose avvengano con ragione, che da una nutrice si sputi tre volte in bocca, per l'arrivo di un estraneo o, se viene guardato un bambino che dorme

Quando tuttavia con scrupolo lo protegge anche il malocchio, custode anche degli imperatori, non solo dei bambini, dio che è venerato dalle Vestali fra i riti sacri romani, e difende da medico dell'invidia i carri dei trionfatori pendendo da essi, e da medicina simile al linguaggio, ordina agli stessi di guardare dietro, affinché la sia scongiurata alle spalle la Fortuna carnefice della gloria

[40] Il morso dell'uomo è annoverato fra quelli più duri

Le sporcizie delle orecchie curano e, affinché qualcuno non si meravigli, anche le ferite di scorpioni e serpenti applicate subito, meglio dalle orecchie ferite

Così permettono che anche i paterecci siano guariti, invece la ferita dei serpenti con la polvere di un dente umano pestato

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 262-278

Capillus puero qui primum decisus est, podagrae inpetus dicitur levare circumligatus; [41] et in totum inpubium inpositus, virorum quoque, capillus canis morsibus medetur ex aceto et capitum volneribus ex oleo aut vino; si credimus, e revulso cruci quartanis, conbustus utique capillus carcinomati

pueri qui primus ceciderit dens, ut terram non attingat, inclusus in armillam et adsidue in bracchio habitus muliebrum locorum dolores prohibet

[42] Pollex in pede praeligatus proximo digito tumores inguinum sedat, in manu dextera II medii lino leviter colligati destillationes atque lippitudines arcent

quin et eiectus lapillus calculoso alligatusque supra pubem levare ceteros dicitur ac iocineris etiam dolores et celeritatem partus facere; adicit Granius efficaciorem ad hoc esse ferro exemptum
La capigliatura che è stata tagliata per la prima volta ad un fanciullo, legata intorno si dice eliminare gli attacchi di gotta; [41] e applicata in genere quella degli impuberi, anche la capigliatura degli uomini, cura con l'aceto i morsi del cane e le ferite delle teste con olio o vino; se crediamo, (cura) le febbri quartane quella di uno tolto dalla croce, come il capello bruciato il carcinoma

Il primo dente che sia caduto a un bambino, purché non tocchi terra, incastrato in un bracciale e tenuto continuamente al braccio evita i dolori delle parti femminili

[42] L'alluce legato al dito vicino riduce i gongiori degli inguini, i due medii sulla mano destra legati leggermente con un filo bloccano catarri e cisposità

Anzi anche il sassolino espulso da uno malato di calcoli e legato sopra il pube si dice togliere gli altri ed anche i dolori del fegato e accelerare i parti; Granio aggiunge essere più efficace per questo tolto col ferro
partus accelerat et mas, ex quo quaeque conceperit, si cinctu suo soluto feminam cinxerit, dein solverit adiecta precatione, et cinxisse eundem et soluturum, atque abierit

[43] Sanguine ipsius hominis ex quacumque parte emisso efficacissime anginam inlini tradunt Orpheus et Archelaus, item ora comitiali morbo conlapsorum, exurgere enim protinus; quidam, si pollices pedum pungantur eaeque guttae referantur in faciem, aut si virgo dextro pollice attingat, hac coniectura censentes virgines carnes edendas

[44] Aeschines Atheniensis excrementorum cinere anginis medebatur et tonsillis uvisque et carcinomatis

hoc medicamentum vocabat botryon

Multa genera morborum primo coitu solvuntur primoque feminarum mense aut, si hoc non contigit, longinqua fiunt, maximeque comitiales
Accelera i parti anche il maschio, da cui ciascuna abbia concepito, se slegata la sua cintura abbia cinto la donna, poi l'abbia sciolta con una formula aggiunta, che lo stesso che aveva legato scioglierà anche, poi si allontani

[43] Orfeo ed Archelao tramandano che col sangue dello stesso uomo uscito da una parte qualsiasi viene unta molto efficacemente l'angina, anche le bocche di quelli caduti per l'epilessia, infatti si alzano subito; alcuni (s'alzano), se gli alluci sono punti e queste gocce sono applicate sul viso, o se una vergine tocchi col pollice destro, ritenendo con questa congettura che si debbano mangiare carni vergini

[44] L'ateniese Eschine curava con la cenere degli escrementi le angine e le tonsille e le ugole e i carcinomi

Chiamava questa cura botryon

Molti tipi di mali sono risolti col primo accoppiamento e col primo ciclo delle donne o, se ciò non avviene, diventano cronici, e soprattutto le epilessie

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 185 - 190

quin et a serpente, a scorpione percussos coitu levari produnt, verum feminas venere ea laedi

Oculorum vitia fieri negant nec lippire eos, qui, cum pedes lavent, aqua inde ter oculos tangant

[45] Inmature morte raptorum manu strumas, parotidas, guttura tactu sanari adfirmant, quidam vero cuiuscumque defuncti, dumtaxat sui sexus, laeva manu aversa

et ligno fulgure icto reiectis post terga manibus demorderi aliquid et ad dentem, qui doleat, admoveri remedios produnt

sunt qui praecipiant dentem suffiri dente hominis sui sexus et eum, qui caninus vocetur, insepulto exemptum adalligari

[46] Terram e cavaria psilotrum esse palpebrarum tradunt, herba vero, si qua ibi genita sit, commanducata dentes cadere, ulcera non serpere osse hominis circumscripta
Tramandano anzi che con l'accoppiamento sono risollevati quelli feriti da un serpente, da uno scorpione, che invece le donne sono danneggiate da questa passione

Dicono che non avvengono i mali degli occhi e che non sono cisposi quelli, che, quando lavano i piedi, toccano tre volte gli occhi con acqua da lì

[45] Sostengono che dalla mano di quelli rapiti da una morte prematura sono guariti al contatto scrofole, parotiti, gozzi, alcuni invece di uno qualunque defunto, purché dello stesso sesso, con la mano sinistra rovesciata

Dicono anche essere rosicchiata qualcosa da un legno strappato da un fulmine con le mani tenute dietro la schiena, e che i rimedi sono portati verso il dente, che duole

Ci sono quelli che consigliano che il dente riceva suffumigi col dente di una persona dello stesso sesso e che sia legato quello, che è detto canino, tolto ad uno insepolto

[46] Tramandano che la terra da un cranio sia un depilatorio delle palpebre, invece che i denti cadono con l'erba masticata, se qualcuna sia nata qui, che le piaghe circondate da osso umano non si ampliano
alii e tribus puteis pari mensura aquas miscent et prolibant novo fictili, relicum dant in tertianis accessu febrium bibendum

iidem in quartanis fragmentum clavi a cruce involutum lana collo subnectunt aut spartum e cruce, liberatoque condunt caverna, quam sol non attingat

[47] Magorum haec commenta sunt, ut cotem, qua ferramenta saepe exacuta sint, subiectam ignari cervicalibus de veneficio deficientis evocare indicium, ut ipse dicat, quid sibi datum sit et ubi et quo tempore, auctorem tamen non nominare

fulmine utique percussum circumactum in vulnus hominem loqui protinus constant

[48] inguinibus medentur aliqui liceum telae detractum alligantes novenis septenisve nodis, ad singulos nominantes viduam aliquam atque ita inguini adalligantes
Altri mescolano in pari misura acque di tre pozzi e libano con un vaso nuovo di terracotta, danno il rimanente da bere ai malati di febbri terzane nell'accesso delle febbri

Gli stessi durante le febbri quartane legano al collo un pezzo di chiodo di una croce avvolto nella lana o lo sparto di una croce, e dopo che è guarito lo nascondono in una caverna, che il sole non tocchi

[47] Queste sono le prescrizioni dei maghi, che una cote, con cui siano state affilate spesso le lame, messa sotto i cuscini di uno ignaro che viene meno per un avvelenamento provoca la confessione, affinchè lo stesso dica, cosa gli sia stato dato e dove e quando, tuttavia senza nominare l'autore

Concordano che un uomo colpito da un fulmine girato verso la ferita subito parla

[48] Alcuni curano gli inguini legando con nove o sette nodi un laccio tolto da una tela, nominando per ciascuno una qualche vedova e legandolo così all'inguine

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liceo et clavum aliudve, quod quis calcaverit, alligatum ipsos iubent gerere, ne sit dolori vulnus

verrucas abolent a vicensima luna in limitibus supini ipsam intuentes ultra caput manibus porrectis et, quicquid adprehendere, eo fricantes

[49] clavum corporis, cum cadit stella, si quis destringat, vel cito sanari aiunt, cardinibus ostiorum aceto adfusis lutum fronti linu capitis dolorem sedare, item laqueum suspendiosi circumdatum temporibus

si quid e pisce haeserit in faucibus, cadere demissis in aquam frigidam pedibus; si vero ex aliis ossibus, inpositis capiti ex edo vase ossiculis; si panis haereat, ex eodem in utramque aurem addito pane

[50] Quin et sordes hominis in magnis fecere remediis quaestus gymnici Graecorum, quippe ea strigmenta molliunt, calfaciunt, discutiunt, conplent, sudore et oleo medicinam facientibus
Consigliano che gli stessi portino legato con un laccio anche il chiodo o altro, che qualcuno abbia calpestato, affinchè la ferita non ceda al dolore

Tolgono le verruche supini sulle soglie dalla ventesima luna guardando la stessa con le mani tese oltre la testa e, sfregandole, qualunque cosa capiti lì

[49] Quando cade una stella, se qualcuno stringe un tumore del corpo, dicono che certo subito sia guarito, che il fango sui cardini delle porte bagnati con aceto calmi il dolore del capo con un lino sulla fronte, anche il laccio di un impiccato messo attorno alle tempie

Che se qualcosa del pesce resta nella gola, cade con i piedi messi nell'acqua fredda; se invece con ossa di altri, con piccoli ossi messi sul capo (presi) da un piatto consumato; se aderisce il pane, con un pezzo aggiunto dallo stesso in entrambe le orecchie

[50] Inoltre anche i ginnasti dei Greci inserirono le sporcizie dell'uomo fra i grandi rimedi, perché queste raschiature rilassano, riscaldano, sciolgono, rinforzano, per quelli che ne fanno la cura col sudore e l'olio

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