Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 33-85, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 33-85

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafi 33-85
[70] Quae ex mulierum corporibus traduntur, ad portentorum miracula accedunt, ut sileamus divisa membratim scelera abortus, mensum piacula quaeque alia non obstetrices modo, verum etiam ipsae meretrices prodidere: capilli si crementur, odore serpentes fugari; eodem nidore vulvae morbo strangulatas respirare; [71] cinere eo quidem, si in testa sint cremati vel cum spuma argenti, scabritias oculorum ac prurigines emendari, item verrucas et infantium ulcera, cum melle capitis quoque vulnera et omnium ulcerum sinus, addito melle ac ture panos, podagras, cum adipe suillo sacrum ignem, sanguinem sisti inlito, item formicationes corporum

[72] De lactis usu convenit dulcissimum esse mollissimumque et in longa febri coeliacisque utilissimum, maxime eius, quae iam infantem removerit
[70] Le cose che sono ricavate dai corpi delle donne, si avvicinano alle meraviglie dei miracoli, cosicché taciamo degli aborti crimini divisi membro a membro, le empietà dei cicli e le altre che non solo le ostetriche, ma anche le stesse meretrici hanno tramandato: che se si bruciano i capelli, con l'odore sono cacciati i serpenti; che quelle soffocate dalla malattia dell'organo femminile con lo stesso fumo rinvigoriscono; [71] Che con questa cenere poi, se ci sono sulla testa quelli bruciati o con spuma di argento, sono eliminate le croste e le prurigini degli occhi, anche le verruche e le piaghe dei bambini, col miele anche le ferite del capo e le profondità di tutte le piaghe, aggiunto miele e incenso i tumori, le gotte, con grasso suino l'erpes, spalmato essere bloccato il sangue, anche i formicolii dei corpi

[72] Circa l'uso del latte risulta essere il più dolce e il più delicato anche in una febbre continua e utilissimo per i celiaci, soprattutto quello di colei, che ha già rimosso il lattante
et in malacia stomachi, in febribus, rosionibus efficacissimum experiuntur; item mammarum collectionibus cum ture, oculo ab ictu cruore suffuso et in dolore aut epiphora, si inmulgeatur, plurimum prodest, magisque cum melle et narcissi suco aut turis polline, superque in omni usu efficacius eius, quae marem enixa sit, multoque efficacissimum eius, quae geminos mares, et si vino ipsa cibisque acrioribus abstineat

[73] mixto praeterea ovorum candido liquore madidaque lana frontibus inpositum fluctiones oculorum suspendit

etiam si rana saliva sua oculum asperserit, praecipuum est remedium, et contra morsum eiusdem bibitur instillaturque

eum, qui simul matris filiaeque lacte inunctus sit, liberari omni oculorum metu in totam vitam adfirmant

aurium quoque vitiis medetur admixto modice oleo aut, si ab ictu doleant, anserino adipe tepefactum
Lo trovano molto efficace anche nella debolezza di stomaco, nelle febbri, nei bruciori; giova moltissimo con incenso anche per i gonfiori delle mammelle, per l'occhio riempito di sangue da un colpo e nel dolore o con lacrimazione, se viene spremuto, e di più col miele e il succo di narciso o polvere d'incenso, e inoltre in ogni uso più efficacemente (quello) di colei, che abbia generato un maschio, che (abbia generato) gemelli maschi, e se la stessa si astenga dal vino e dai cibi più piccanti

[73] Inoltre mescolato il liquido con l'albume delle uova e poggiato sulle fronti con lana intrisa frena le lacrimazioni degli occhi

E' un rimedio specifico anche se una rana abbia bagnato con la sua saliva l'occhio, si beve e s'instilla anche contro il morso della stessa

Affermano che colui, che sia stato unto con il latte di una madre e di una figlia insieme, sia liberato da ogni timore degli occhi per tutta la vita

Cura anche i mali delle orecchie con olio moderatamente mescolato o, se dolgono per un colpo, riscaldato con grasso d'oca
si sit odor gravior, ut plerumque fit longis vitiis, diluto melle lana includitur

[74] et contra regium morbum in oculis relictum instillatur cum elaterio

peculiariter valet potum contra venena, quae data sint e marino lepore, bupresti aut etiam, ut Aristoteles tradit, dorycnio, et contra insaniam, quae facta sint hyoscyami potu

podagris quoque iubent inlini cum cicuta, alii cum oesypo et adipe anserino, qualiter et vulvarum doloribus inponitur

alvum etiam sistit potu, ut Rabirius scripsit, et menses ciet

[75] eius vero, quae feminam enixa sit, ad vitia tantum in facie sananda praevalet

pulmonum quoque incommoda lacte mulieris sanantur; cui si admisceatur inpubis pueri urina et mel Atticum, omnia coclearium singulorum mensura, vermes quoque aurium eici invenio
Se c'è un odore più forte, come accade generalmente per le lunghe malattie, è inserito nella lana con miele diluito

[74] E contro l'itterizia rimasta negli occhi è stillato con un purgante di cocomero selvatico

Bevuto serve particolarmente contro i veleni, che siano stati dati dalla lepre marina, del bupreste o anche, come tramanda Aristotele, dal doricnio, e contro la pazzia, che sia stata causata da una bevanda di giusquiamo

Consigliano anche per le gotte essere spalmati con cicuta, altri con esipo e grasso d'oca, ugualmente è applicato anche per i dolori dell'organo femminile

In bevanda ferma anche l'intestino, come ha scritto Rabirio, e facilita i cicli

[75] Invece di quella, che abbia generato una femmina, serve solo per curare i difetti sul viso

Con latte di donne sono curati anche i disturbi dei polmoni; se a questo si mescola urina di un fanciullo impubere e miele attico, tutto con la dose di singoli cucchiai, trovo che sono eliminati anche i vermi delle orecchie

Maybe you might be interested

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 06, Paragrafi 01-14
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 06, Paragrafi 01-14

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 06, Paragrafi 01-14

eius, quae marem pepererit, lacte gustato canes rabiosos negant fieri

[76] Mulieris quoque salivam ieiunam petentem diiudicant cruentatis oculis et contra epiphoras, si ferventes anguli oculorum subinde madefiant, efficacius, si cibo vinoque se pridie ea abstinuerit

invenio et fascia mulieris alligato capite dolores minui

[77] post haec nullus est modus

iam primum abigi grandines turbinesque contra fulgura ipsa mense nudato; sic averti violentiam caeli, in navigando quidem tempestates etiam sine menstruis
Dicono che i cani non diventino rabbiosi dopo aver gustato il latte di colei, che abbia generato un maschio

[76] Considerano anche della donna la saliva che è presa a digiuno per gli occhi infiammati e contro le lacrimazioni, se si bagnano spesso gli angoli infiammati degli occhi, più efficacemente, se essa si sia astenuta il giorno prima dal cibo e dal vino

Trovo anche che i dolori vengono ridotti con il capo legato con una fascia di donna

[77] Oltre queste cose non c'è alcun limite

Ormai per prima cosa che grandini e tempeste sono allontanate da essa stessa denudata durante il ciclo e contro i fulmini; che così la violenza del cielo è eliminata, nel navigare certamente le tempeste anche senza le mestruazioni
ex ipsis vero mensibus, monstrificis alias, ut suo loco indicavimus, dira et infanda vaticinantur, e quibus dixisse non pudeat, si in defectus lunae solisve congruat vis illa, inremediabilem fieri, non segnius et in silente luna, coitusque tum maribus exitiales esse atque pestiferos, [78] purpuram quoque eo tempore ab iis pollui; tanto vim esse maiorem

quocumque autem alio menstruo si nudatae segetem ambiant, urucas et vermiculos scarabaeosque ac noxia alia decidere Metrodorus Scepsius in Cappadocia inventum prodit ob multitudinem cantharidum; ire ergo per media arva retectis super clunes vestibus

alibi servatur, ut nudis pedibus eant capillo cinctuque dissoluto
Invece dagli stessi cicli, in altri casi con mostruosità, come abbiamo segnalato a suo luogo, sono profetizzate cose terribili e nefaste, fra questi non ci si vergogna aver detto che, se quella forza coincide durante le eclissi di luna o di sole, diventa irrimediabile, non diversamente anche nella luna oscurata, e che allora gli accoppiamenti son mortali per i maschi e dannosi, [78] che anche la porpora viene macchiata da esse in questo periodo; che la forza è di tanto maggiore

Inoltre in qualunque altro periodo col ciclo se le denudate attraversano la messe, bruchi e vermi e scarabei e altri insetti nocivi muoiono, Metrodoro di Scepsi tramanda scoperto in Cappadocia a causa della quantità delle cantaridi; andare dunque in mezzo ai campi con le vesti sollevate sopra le natiche

Altrove si bada, che vadano a piedi nudi con la capigliatura e la cintura sciolta

Maybe you might be interested

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 262-278
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 262-278

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 262-278

cavendum ne id oriente sole faciant, sementiva enim arescere, item novella tactu in perpetuum laedi, rutam et hederam, res medicatissimas, ilico mori

[79] multa diximus de hac violentia, sed praeter illa certum est, apes tactis alvariis fugere; lina, cum coquantur, nigrescere; aciem in cultris tonsorum hebetari; aes contactu grave virus odoris accipere et aeruginem, magis si decrescente luna id accidat; equas, si sint gravidae, tactas abortum pati, quin et aspectu omnino, quamvis procul visas, si purgatio illa post virginitatem prima sit aut in virgine aetatis sponte manet

[80] bitumen in Iudaea nascens sola hac vi superari filo vestis contactae docuimus
Bisogna badare affinchè non lo facciano col sole che sorge, infatti i seminati inaridiscono, anche le piante novelle essere danneggiate per sempre dal contatto, che la ruta e l'edera, elementi molto curativi, subito muoiono

[79] Abbiamo detto molte cose su questa forza, ma oltre quelle cose è certo, che le api fuggono con gli alveari contaminati; i lini, quando sono bolliti, anneriscono; che il filo sui rasoi dei barbieri viene bloccato; che il bronzo col contatto assume un pesante sentore di odore e la ruggine, di più se ciò avviene con la luna calante; che le cavalle, se sono gravide, toccate subiscono l'aborto, anzi anche semplicemente alla vista , sebbene viste da lontano, se quella purificazione è la prima dopo la purezza o avviene spontaneamente nella fanciulla in età

[80] Abbiamo spiegato che il bitume che nasce in Giudea viene cancellato con questa sola forza con un filo della veste intaccata
ne igni quidem vincitur, quo cuncta, cinisque etiam ille, si quis aspergat lavandis vestibus, purpuras mutat, florem coloribus adimit, ne ipsis quidem feminis malo suo inter se inmunibus: abortus facit inlitu aut si omnino praegnas supergradiatur

[81] quae Lais et Elephantis inter se contraria prodidere de abortivo carbone e radice brassicae vel myrti vel tamaricis in eo sanguine extincto, itemque asinas tot annis non concipere, quot grana hordei contacta ederint, quaeque alia nuncupavere monstrifica aut inter ipsa pugnantia, cum haec fecunditatem fieri isdem modis, quibus sterilitatem illa, praenuntiaret, melius est non credere
Certo non è vinta nemmeno dal fuoco, da cui (sono vinte) tutte le cose, e anche quella cenere, se qualcuno la versa sulle vesti da lavare, muta le porpore, rovina il fiore nei colori, neppure le stesse donne immuni dal proprio male dentro di sé: in linimento produce aborti o se in genere passa sulle gravide

[81] I contrasti che Laide ed Elefantiade espressero fra loro circa il carbone abortivo della radice del cavolo o del mirto o della ramarice spento in quel sangue, ed anche che le asine non concepiscono per tanti anni, quanti granelli contaminati di orzo hanno mangiato, altre cose che definirono mostruose o contrastanti fra loro, assicurando questa produrre fecondità con gli stessi modi, con cui quella la sterilità, è meglio non credere

Maybe you might be interested

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223

[82] Bithus Durrachinus hebetata aspectu specula recipere nitorem tradit isdem aversa rursus contuentibus, omnemque vim talem resolvi, si mullum piscem secum habeant; multi vero inesse etiam remedia tanto malo: podagris inlini, strumas et parotidas et panos, sacros ignes, furunculos, epiphoras tractatu mulierum earum leniri; Lais et Salpe canum rabiosorum morsus et tertianas quartanasque febres menstruo in lana arietis nigri argenteo bracchiali incluso, [83] Diotimus Thebanus vel omnino vestis ita infectae portiuncula ac vel licio bracchiali inserto

Sotira obstetrix tertianis quartanisque efficacissimum dixit plantas aegri subterlini, multoque efficacius ab ipsa muliere et ignorantis; sic et comitiales excitari

Icatidas medicus quartanas finiri coitu, incipientibus dumtaxat menstruis, spopondit
[82] Bito di Durazzo tramanda che gli specchi appannati dallo sguardo recuperano la nitidezza con le stesse che li guardano di nuovo rovesciati, e che tutta tale forza viene perduta, se hanno con sé una triglia; molti invece che i rimedi sono anche dentro a tanto male: essere spalmati per le gotte, che scrofole e parotiti e tumori, erpes, foruncoli, lacrimazioni sono leniti dal tocco di queste donne; Laide e Salpe i morsi dei cani rabbiosi e le febbri terzane e quartane col mestruo racchiuso in un bracciale argentato sulla lana di un ariete nero, [83] il tebano Diotimo anche in generale con un bracciale inserito in un pezzetto di veste così bagnata o anche con un filo

L'ostetrica Sotira disse molto utile che nelle febbri terzane e quartane le piante dei piedi del malato fossero spalmate, e di molto più efficace da parte della stessa donna e di uno che lo ignora; che così sono liberati anche gli epilettici

Il medico Icatide assicurò che le febbri quartane sono eliminate con l'accoppiamento, purchè con i cicli imminenti
[84] inter omnes vero convenit, si aqua potusque formidetur a morsu canis, supposita tantum calici lacinia tali statim metum eum discuti, videlicet praevalente sympathia illa Graecorum, cum rabiem canum eius sanguinis gustatu incipere dixerimus

cinere eo iumentorum omnia ulcera sanari certum est addita caminorum farina et cera, maculas autem e veste eas non nisi eiusdem urina ablui, [85] cinerem per se rosaceo mixtum feminarum praecipue capitis dolores sedare inlitum fronti, asperrimamque vim profluvii eius esse per se annis virginitate resoluta

id quoque convenit, quo nihil equidem libentius crediderim, tactis omnino menstruo postibus inritas fieri Magorum artes, generis vanissimi, ut aestimare licet

[84] Fra tutti invece si concorda, che se è temuta l'acqua e il bere dopo il morso di un cane, soltanto con un lembo di tal genere messo sotto ad un calice, subito quel timore viene allontanato, evidentemente per quella prevalente simpatia dei Greci, avendo detto che la rabbia dei cani comincia dal gusto di quel sangue

E' certo che con questa cenere sono curate tutte le ulcere dei giumenti con polvere dei camini aggiunta e cera, che queste macchie poi non sono tolte dalla veste se non con l'urina della stessa (donna), [85] che la cenere mista di per sé ad olio di rosa calma i dolori di testa specie delle donne spalmata sulla fronte, e che la forza di questo flusso è fortissima di per sé negli anni con la verginità terminata

Si concorda anche questo, di cui nulla crederei certo più volentieri, che una volta toccati gli stipiti con sangue mestruale diventano inutili le arti dei maghi, un genere molto ingannevole, com'è lecito pensare

Maybe you might be interested

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 185 - 190
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 185 - 190

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 185 - 190

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 216-222
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 216-222

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 216-222

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 93-142
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 93-142

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 93-142

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 04, Paragrafi 81-111
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 04, Paragrafi 81-111

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 04, Paragrafi 81-111

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 01 - 16

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 01-28

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 86-96

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 45-103