Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 67-95

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 67-95

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 67-95

[67] sunt et alii duo, unus a Zmarre positus, alter a Phio sine notis, quadragenum octonum cubitorum

Alexandriae statuit unum Ptolemaeus Philadelphus octoginta cubitorum

exciderat eum Necthebis rex purum, maiusque opus in devehendo statuendove inventum est quam in excidendo

a Satyro architecto aliqui devectum tradunt rate, Callixenus a Phoenice, fossa perducto usque ad iacentem obeliscum Nilo, [68] navesque duas in latitudinem patulas pedalibus ex eodem lapide ad rationem geminati per duplicem mensuram ponderis oneratas ita, ut subirent obeliscum pendentem extremitatibus suis in ripis utrimque; postea egestis laterculis adlevatas naves excepisse onus; statutum autem in sex talis e monte eodem, et artificem donatum talentis L

hic fuit in Arsioneo positus a rege supra dicto munus amoris, coniuge eademque sorore Arsinoe
[67] Ci sono anche altri due, uno collocato a Smarre, l'altro da Fio senza iscrizioni, di 48 cubiti

Tolomeo Filadelfo pose ad Alessandria uno di 80 cubiti

Il re Nectebi l'aveva ricavato puro, si realizzò un lavoro maggiore nel trasportarlo e nell'innalzarlo che nell'estrarlo

Alcuni tramandano trasportato dall'architetto Satiro con un'imbarcazione, Calliseno da Fenice, dopo aver condotto il Nilo con un canale fino all'obelisco che giaceva, [68] e due navi estese in larghezza con spessori di un piede della stessa pietra in ragione del doppio per una misura duplice del peso caricate così, che sostenessero l'obelisco pendente con le sue estremità su entrambe le rive; poi tolti i blocchi avere le navi alleggerite sostenuto il peso; infine innalzato su sei basamenti del monte stesso, e l'artefice premiato con 50 talenti

Questo si trovò nell'Arsioneo dono d'amore messo dal re sopra detto, ad Arsinoe la stessa sposa e sorella
[69] inde cum navalibus incommodum Maximus quidam praefectus Aegypti transtulit in forum, reciso cacumine, dum vult fastigium addere auratum, quod postea omisit

et alii duo sunt Alexandreae ad portum in Caesaris templo, quos excidit Mesphres rex, quadragenum binum cubitorum

Super omnia accessit difficultas mari Romam devehendi, spectatis admodum navibus

[70] divus Augustus eam, quae priorem advexerat, miraculi gratia Puteolis perpetuis navalibus dicaverat; incendio consumpta ea est

divus Claudius aliquot per annos adservatam, qua C

Caesar inportaverat, omnibus quae umquam in mari visa sunt mirabiliorem, in ipsa turribus Puteolis e pulvere exaedificatis, perductam Ostiam portus gratia mersit

alia ex hoc cura navium, quae Tiberi subvehant, quo experimento patuit non minus aquarum huic amni esse quam Nilo
[69] Un certo Massimo prefetto d'Egitto trasferì quell'ingombro per le navi da lì nel foro, tagliata la cima, mentre vuole aggiungere una punta dorata, che poi tralasciò

E altri due sono presso il porto di Alessandria nel tempio di Cesare, che ricavò il re Mesfre, di 42 cubiti

Oltre tutto s'aggiunse la difficoltà di trasportarli per mare a Roma, con navi assolutamente da ammirare

[70] Il divino Augusto aveva esposto a Pozzuoli a motivo di meraviglia per le navi eterne quella, che aveva trasportato il primo; questa fu distrutta da un incendio

Il divino Claudio, costruite sulla stessa torri con la polvere di Pozzuoli, affondò a difesa del porto, quella trasportata ad Ostia, conservata per taluni anni, con cui C

Cesare aveva trasportato, per tutti più ammirevole di quelle che furono mai viste sul mare

Da ciò un altro problema delle navi, che navigano sul Tevere, dalla cui esperienza si capì non esserci per questo fiume meno acque che per il Nilo
[71] is autem obeliscus, quem divus Augustus in circo magno statuit, excisus est a rege Psemetnepserphreo, quo regnante Pythagoras in Aegypto fuit, LXXXV pedum et dodrantis praeter basim eiusdem lapidis; is vero, quem in campo Martio, novem pedibus minor, a Sesothide

inscripti ambo rerum naturae interpretationem Aegyptiorum philosophia continent

[72] Ei, qui est in campo, divus Augustus addidit mirabilem usum ad deprendendas solis umbras dierumque ac noctium ita magnitudines, strato lapide ad longitudinem obelisci, cui par fieret umbra brumae confectae die sexta hora paulatimque per regulas, quae sunt ex aere inclusae, singulis diebus decresceret ac rursus augeresceret, digna cognitu res, ingenio Facundi Novi mathematici
[71] Quest'obelisco poi, che il divino Augusto mise nel grande circo, fu ricavato dal re Psemetnepserfeo, regnando il quale visse in Egitto Pitagora, di 85 piedi e tre quarti eccetto la base della pietra stessa; questo invece, che (mise) nel campo Marzio, nove piedi più piccola (fatto) da Sesotide

Entrambi incisi contengono l'interpretazione della natura secondo la filosofia degli Egiziani

[72] A quello, che è nel campo, il divino Augusto attribuì la straordinaria funzione di dover indicare le ombre del sole e così le durate dei giorni e delle notti, con una pietra stratificata lungo l'altezza dell'obelisco, a cui l'ombra nel giorno del solstizio d'inverno ultimato alla sesta ora diventasse uguale e man mano attraverso le asticelle, che sono incluse col bronzo, decrescesse nei singoli giorni e di nuovo aumentasse, cosa degna di essere conosciuta, per l'ingegno del matematico Facondio Novio

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 1-55

is apici auratam pilam addidit, cuius vertice umbra colligeretur in se ipsam, alias enormiter iaculante apice, ratione, ut ferunt, a capite hominis intellecta

[73] haec observatio XXX iam fere annis non congruit, sive solis ipsius dissono cursu et caeli aliqua ratione mutato sive universa tellure a centro suo aliquid emota (ut deprehendi et aliis in locis accipio) sive urbis tremoribus ibi tantum gnomone intorto sive inundationibus Tiberis sedimento molis facto, quamquam ad altitudinem inpositi oneris in terram quoque dicuntur acta fundamenta

[74] Tertius est Romae in Vaticano Gai et Neronis principum circo, ex omnibus unus omnino fractus est in molitione, quem fecerat Sesosidis filius Nencoreus

eiusdem remanet et alius centum cubitorum, quem post caecitatem visu reddito ex oraculo Soli sacravit
Costui aggiunse alla cima una palla dorata, sul cui vertice l'ombra si raccogliesse in se stessa, diversamente con una punta enormemente proiettata, con un principio, come dicono, intuito dalla mente dell'uomo

[73] Quest'osservazione ormai da quasi 30 anni non coincide, sia per un corso irregolare del sole stesso e per una qualche motivo cambiato del cielo sia per l'intera terra che ha spostato qualcosa dal suo centro (come vedo essere osservato anche in altri luoghi) sia per i tremori della città dove, creato un abbassamento della mole, soltanto per lo gnomone spostato sia per le inondazioni del Tevere, sebbene le fondamenta siano anche dette spinte nel terreno fino alla profondità del peso imposto

[74] A Roma c'è un terzo sul Vaticano nel circo degli imperatori Gaio e Nerone, unico fra tutti fu rotto completamente nella rimozione, che aveva fatto Nencoreo figlio di Sesoside

Dello stesso rimane anche un altro di cento cubiti, che consacrò al Sole per un oracolo riacquistata la vista dopo la cecità
[75] Dicantur obiter et pyramides in eadem Aegypto, regum pecuniae otiosa ac stulta ostentatio, quippe cum faciendi eas causa a plerisque tradatur, ne pecuniam successoribus aut aemulis insidiantibus praeberent aut ne plebs esset otiosa

multa circa hoc vanitas hominum illorum fuit

[76] vestigia complurium incohatarum extant

una est in Arsinoite nomo, duae in Memphite, non procul labyrintho, de quo et ipso dicemus, totidem ubi fuit Moeridis lacus, hoc est fossa grandis, sed Aegyptiis inter mira ac memoranda narrata

harum cacumina CC cubitu extra aquam eminere dicuntur
[75] Siano riportate brevemente anche le piramidi nell'Egitto stesso, ostentazione oziosa e stolta della ricchezza dei re, poiché dai più si tramanda il motivo del costruirle, affinchè non lasciassero denaro ai successori o ai rivali che insidiavano o affinché la plebe non stesse oziosa

Molta fu la vanità di quegli uomini riguardo a ciò

[76] Restano le tracce di molte incompiute

Una è nel villaggio di Arsinoe, due in quello di Menfi, non lontano dal labirinto, del quale stesso anche diremo, altrettante dove ci fu il lago Meride, cioè un grande bacino, ma per gli Egiziani citato fra le cose straordinarie e da ricordare

Le cime di queste sono dette uscire oltre l'acqua per 200 cubiti

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 16-24
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 16-24

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 03, paragrafi 16-24

reliquae tres, quae orbem terrarum inplevere fama, sane conspicuae undique adnavigantibus, sitae sunt in parte Africae monte saxeo sterilique inter Memphim oppidum et quod appellari diximus Delta, a Nilo minus IIII milia passuum, a Memphi VII D, vico adposito quem vocant Busirin; in eo sunt adsueti scandere illas

[77] Ante est sphinx vel magis narranda, de qua siluere, numen accolentium

Harmain regem putant in ea conditum et volunt invectam videri; est autem saxo naturali elaborata

rubrica facies monstri colitur

capitis per frontem ambitus centum duos pedes colligit, longitudo pedum CXLIII est, altitudo a ventre ad summam aspidem in capite, LXIS

[78] Pyramis amplissima ex Arabicis lapidicinis constat

CCCLX milia hominum annis XX eam construxisse produntur

tres vero factae annis LXXXVIII, mensibus IIII
Le restanti tre, che riempirono di fama la terra, e completamente visibili a quelli che navigano da ogni direzione, sono situate nella parte dell'Africa su un monte roccioso e sterile e fra la città di Menfi e quello che abbiamo detto essere chiamata Delta, meno di 4 mila passi dal Nilo, 7 e mezzo da Menfi, in un villaggio sorto che chiamano Busiride; in esso sono soliti scalarle

[77] Davanti c'è la sfinge ancor più da descrivere, su cui hanno taciuto, nume degli abitanti

Ritengono custodito in essa il re Armai e vogliono far sembrare che sia stata trasportata; ma è ricavata da una roccia naturale

Il viso del mostro è venerato rosso

La circonferenza del capo attraverso la fronte racchiude 102 piedi, la lunghezza è 143 piedi, l'altezza dal ventre al sommo aspide sulla testa, 61 e mezzo

[78] La piramide più grande risulta di pietre arabiche

Sono tramandati averla costruita 360 mila uomini per 20 anni

Invece le tre costruite in 88 anni, 4 mesi
qui de iis scripserint [79] sunt Herodotus, Euhemereus, Duris Samius, Aristagoras, Dionysius, Artemidorus, Alexander polyhistor, Butoridas, Antisthenes, Demeterius, Demoteles, Apion, inter omnes eos non constat, a quibus factae sint, iustissimo casu obliteratis tantae vanitatis auctoribus

aliqui ex iis prodiderunt in raphanos et alium ac cepas MDC talenta erogata

[80] amplissima septem iugera optinet soli

quattuor angulorum paribus intervallis DCCLXXXIII pedes singulorum laterum, altitudo a cacumine ad solum pedes DCCXXV colligit, ambitus cacuminis pedes XVIS

alterius intervalla singula per quattuor angulos pedes DCCLVIIS comprehendunt

tertia minor quidem praedictis, sed multo spectatior, Aethiopicis lapidibus adsurgit CCCLXIII pedibus inter angulos

[81] vestigia aedificationum nulla exstant, harena late pura circa, lentis similitudine, qualis in maiore parte Africae
Quelli che hanno scritto su di esse, [79] sono Erodoto, Evemero, Duride di Samo, Aristagora, Dionisio, Artemidoro, Alessandro polistore, Butorida, Antistene, Demetrio, Demotele, Apione, fra tutte questi non risulta, da chi siano state fatte, per giustissima fatalità dimenticati gli autori di tanta vanità

Alcuni fra essi tramandarono spesi 1600 talenti in ravanelli e aglio e cipolle

[80] La più grande occupa sette iugeri del suolo

I 783 piedi dei quattro angoli a uguali intervalli dei singoli lati, l'altezza dalla cime al suolo racchiude 725 piedi, il perimetro della sommità 16 piedi e mezzo

I singoli intervalli dell'altra comprendono attraverso i quattro angoli 757 piedi e mezzo

La terza certo più piccola delle predette, ma di molto più appariscente, s'innalza con pietre etiopiche con 363 piedi fra gli angoli

[81] Non restano tracce delle costruzioni, la sabbia ampiamente pulita intorno, a somiglianza di una lenticchia, come nella maggior parte dell'Africa

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 128-139
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 128-139

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 03, paragrafi 128-139

quaestionum summa est, quanam ratione in tantam altitudinem subiecta sint caementa

alii nitro ac sale adaggeratis cum crescente opere et peracto fluminis inrigatione dilutis; alii lateribus e luto factis exstructos pontes, peracto opere lateribus in privatas domos distributis, Nilum enim non putant rigare potuisse multo humiliorem

in pyramide maxima est intus puteus LXXXVI cubitorum; flumen illo admissum arbitrantur

[82] mensuram altitudinis earum omnemque similem deprehendere invenit Thales Milesius umbram metiendo, qua hora par esse corpori solet

haec sunt pyramidum miracula, supremumque illud, ne quis regum opes miretur, minimam ex iis, sed laudatissimam, a Rhodopide meretricula factam

Aesopi fabellarum philosophi conserva quondam et contubernalis haec fuit, maiore miraculo, tantas opes meretricio esse conquisitas
Il massimo delle questioni è, in quale modo i blocchi siano stati portati a tanta altezza

Alcuni con rampe di nitro e sale con un lavoro crescente e una volta terminato sciolte con l'irrigazione del fiume; altri ponteggi innalzati con mattoni fatti di fango, finito il lavoro, con i mattoni distribuiti nelle case private, infatti non pensano che il Nilo molto più in basso abbia potuto irrigare

Nella piramide più grande c'è dentro un pozzo di 86 cubiti; ritengono il fiume immesso da quello

[82] Talete di Mileto riuscì a scoprire la misura della loro altezza e ogni cosa analoga col misurare l'ombra, nell'ora in cui suole essere uguale al corpo

Queste sono le meraviglie delle piramidi, e quella suprema, affinché qualcuno non ammiri le ricchezze dei re, la più piccola fra esse, ma la più ammirata, fatta da Rodopi una piccola meretrice

Un tempo questa fu compagna di schiavitù e di letto di Esopo filosofo di favolette, con maggior stupore, che tante ricchezze siano ricavate col meretricio
[83] Magnificatur et alia turris a rege facta in insula Pharo portum optinente Alexandriae, quam constitisse DCCC talentis tradunt, magno animo, ne quid omittamus, Ptolemaei regis, quo in ea permiserit Sostrati Cnidi architecti structura ipsa nomen inscribi

usus eius nocturno navium cursu ignes ostendere ad praenuntianda vada portusque introitum, quales iam compluribus locis flagrant, sicut Ostiae ac Ravennae

periculum in continuatione ignium, ne sidus existimeretur, quoniam e longinquo similis flammarum aspectus est

hic idem architectus primus omnium pensilem ambulationem Cnidi fecisse traditur

[84] Dicamus et labyrinthos, vel portentosissimum humani inpendii opus, sed non, ut existimari potest, falsum
[83] Si esalta anche un'altra torre fatta da un re sull'isola di Faro che chiude il porto di Alessandria, che tramandano essere costata 800 talenti, con grande benevolenza, affinché non tralasciamo qualcosa, del re Tolomeo, per cui permise all'architetto Sostrato di Cnido che il nome venisse iscritto sulla struttura stessa

Il suo uso mostrare i fuochi nel percorso notturno delle navi per preannunciare i guadi e l'imbocco del porto, come ormai brillano in diversi luoghi, come ad Ostia e Ravenna

Il pericolo nella continuità dei fuochi, che non sia ritenuta una stella, perché da lontano l'aspetto delle fiamme è simile

Questo stesso architetto è tramandato aver fatto primo di tutti una passeggiata pensile a Cnido

[84] Citiamo anche i labirinti, l'opera certo più notevole della risorsa umana, ma non, come può essere ritenuta, una favola

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 15, Paragrafi 71-81
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 71-81

durat etiam nunc in Aegypto in Heracleopolite nomo qui primus factus est ante annos, ut tradunt, III DC a Petesuchi rege sive Tithoe, quamquam Herodotus totum opus XII regum esse dicit novissimeque Psammetichi

causas faciendi varie interpretantur, Demoteles regiam Moteridis fuisse, Lyceas sepulchrum Moeridis, plures Soli sacrum id exstructum, quod maxime creditur

[85] hinc utique sumpsisse Daedalum exemplar eius labyrinthi, quem fecit in Creta, non est dubium, sed centesimam tantum portionem eius imitatum, quae itinerum ambages occursusque ac recursus inexplicabiles continet, non, ut in pavimentis puerorumve ludicris campestribus videmus, brevi lacinia milia passuum plura ambulationis continentem, sed crebris foribus inditis ad fallendos occursus redeundumque in errores eosdem
Esiste anche ora in Egitto nel villaggio di Eracleopoli quello che fu fatto per primo, come dicono, 3600 anni fa dal re Petesuchi o Titoe, sebbene Erodoto dica che tutta l'opera era di dodici re e in ultimo di Psammetico

Sono interpretate variamente le cause della costruzione, Demotele essere stata la reggia di Moteri, Lycea il sepolcro di Meride, i più una costruzione questa sacra al Sole, cosa che soprattutto è creduta

[85] Che da qui dunque, non c'è dubbio, Dedalo aveva preso il modello del suo labirinto, che fece a Creta, ma imitato solo nella sua centesima parte, che contiene le totuosità dei percorsi e gli andare e venire inestricabili, non, come vediamo sui pavimenti o nei giochi campestri dei fanciulli, contenente in una stretta striscia diverse migliaia di passi di percorso, ma con diverse porte messe per confondere le direzioni e il tornare sugli stessi errori

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 27, Paragrafi 93-101

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 01 - 16