Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 48 - 65, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 48 - 65

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 48 - 65

Eadem in militia saevitia Appi quae domi esse, liberior quod sine tribuniciis vinculis erat

Odisse plebem plus quam paterno odio: se victum ab ea; se unico consule electo adversus tribuniciam potestatem perlatam legem esse, quam minore conatu, nequaquam tanta patrum spe, priores impedierint consules

Haec ira indignatioque ferocem animum ad uexandum saeuo imperio exercitum stimulabat

Nec ulla vi domari poterat; tantum certamen animis imbiberant

Segniter, otiose, neglegenter, contumaciter omnia agere; nec pudor nec metus coercebat
Appio dimostrò di avere in campo militare lo stesso rigore che aveva a Roma in quello politico, e qui godeva anche di maggiore libertà perché non era frenato dalle interferenze dei tribuni

Odiava la plebe ancor più di quanto non l'avesse odiata suo padre: ne era stato sconfitto; durante il suo mandato di console eletto appositamente per fronteggiare la plebe era stata approvata una legge che i consoli precedenti, sui quali il senato non faceva troppo affidamento, erano riusciti a non far passare senza affannarsi eccessivamente

L'ira repressa e l'indignazione istigavano il suo carattere aggressivo a imporsi alle truppe con un'autorità soffocante

La violenza non fu sufficiente a domarle, in quell'ubriacatura di odio reciproco

Mettevano in pratica ogni disposizione con pigrizia, lentezza, negligenza e ostinazione: non c'erano amor proprio e paura capaci di metterli in riga
Si citius agi vellet agmen, tardius sedulo incedere; si adhortator operis adesset, omnes sua sponte motam remittere industriam; praesenti uoltus demittere, tacite praetereuntem exsecrari, ut invictus ille odio plebeio animus interdum moveretur

Omni nequiquam acerbitate prompta, nihil iam cum militibus agere; a centurionibus corruptum exercitum dicere; tribunos plebei cavillans interdum et Volerones uocare

[59] Nihil eorum Volsci nesciebant, instabantque eo magis, sperantes idem certamen animorum adversus Appium habiturum exercitum Romanum quod adversus Fabium consulem habuisset

Ceterum multo Appio quam Fabio violentior fuit; non enim vincere tantum noluit, ut Fabianus exercitus, sed vinci voluit
Se lui dava ordine di accelerare il passo, i soldati rallentavano apposta; se andava di persona a esortarli sul lavoro, smettevano subito tutti ciò che avevano spontaneamente intrapreso; in sua presenza abbassavano gli occhi, al suo passaggio lo maledivano sotto voce, così che l'animo di quell'uomo, irremovibile nel suo odio verso la plebe, ne era a volte scosso

Dopo aver sperimentato senza risultati tutte le sfumature del suo rigore, non voleva più avere nulla a che fare con la truppa: diceva che era colpa dei centurioni se l'esercito era corrotto e ogni tanto, per deriderli, li chiamava tribuni della plebe e Voleroni

59 I Volsci, al corrente di tutti questi aspetti, aumentarono così la pressione sperando che l'esercito romano manifestasse nei confronti di Appio la stessa disposizione all'ammutinamento mostrata nei confronti del console Fabio

Ma gli uomini furono molto più duri con Appio che con Fabio; infatti non si limitarono, come nel caso di quest'ultimo, a non volere la vittoria, bensì desiderarono la sconfitta
Productus in aciem turpi fuga petit castra, nec ante restitit quam signa inferentem Volscum munimentis vidit foedamque extremi agminis caedem

Tum expressa vis ad pugnandum, ut victor iam a vallo submoveretur hostis, satis tamen appareret capi tantum castra militem Romanum noluisse, alioqui gaudere sua clade atque ignominia
Una volta schierati in ordine di battaglia, riguadagnarono l'accampamento con una vergognosa fuga e si fermarono soltanto quando videro i Volsci lanciarsi all'attacco delle loro fortificazioni e seminare la morte nella retroguardia

Fu allora che i soldati romani, respingendo a viva forza dalla trincea il nemico già vincitore, dimostrarono che la sola cosa che stesse loro veramente a cuore era salvare l'accampamento, ma per il resto salutarono con entusiasmo la disfatta subita e la vergogna

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 11 - 16

Quibus nihil infractus ferox Appi animus cum insuper saevire vellet contionemque aduocaret, concurrunt ad eum legati tribunique, monentes ne utique experiri vellet imperium, cuius vis omnis in consensu oboedientium esset; negare volgo milites se ad contionem ituros passimque exaudiri voces postulantium ut castra ex Volsco agro moveantur; hostem victorem paulo ante prope in portis ac vallo fuisse, ingentisque mali non suspicionem modo sed apertam speciem obversari ante oculos

Victus tandem, quando quidem nihil praeter tempus noxae lucrarentur, remissa contione iter in insequentem diem pronuntiari cum iussisset, prima luce classico signum profectionis dedit

Cum maxime agmen e castris explicaretur, Volsci, ut eodem signo excitati, novissimos adoriuntur
Queste cose non scoraggiarono minimamente l'aggressività di Appio; quando però decise di ricorrere a mezzi ancora più rigidi sul piano disciplinare e di convocare l'adunata, i suoi diretti subalterni e i tribuni accorsero a frotte da lui e gli consigliarono di non fare ricorso a un'autorità il cui fondamento risiedeva nel consenso di quelli che dovevano obbedire; pare che i soldati non volessero comparire in adunata e qua e là si sentissero voci di chi reclamava l'evacuazione del territorio dei Volsci; il nemico vincitore era poco tempo prima arrivato a due passi dagli ingressi e dalla trincea e un disastro di enormi proporzioni non era più soltanto un'ipotesi probabile ma una realtà concreta di fronte ai loro occhi

Alla fine cedette, ma la punizione dei colpevoli era soltanto rimandata; quindi, dopo aver sospeso l'adunata, diede ordine di mettersi in marcia il giorno successivo; alle prime luci dell'alba, il trombettiere diede il segnale di partenza

Proprio quando la colonna stava uscendo dal campo, i Volsci, come svegliati di soprassalto da quello stesso segnale, piombarono sulle retrovie
A quibus perlatus ad primos tumultus eo pavore signaque et ordines turbavit ut neque imperia exaudiri neque instrui acies posset

Nemo ullius nisi fugae memor

Ita effuso agmine per stragem corporum armorumque evasere ut prius hostis desisteret sequi quam Romanus fugere

Tandem conlectis ex dissipato cursu militibus consul, cum revocando nequiquam suos persecutus esset, in pacato agro castra posuit; advocataque contione inuectus haud falso in proditorem exercitum militaris disciplinae, desertorem signorum, ubi signa, ubi arma essent singulos rogitans, inermes milites, signo amisso signiferos, ad hoc centuriones duplicariosque qui reliquerant ordines, virgis caesos securi percussit: cetera multitudo sorte decimus quisque ad supplicium lecti
Di qui il disordine si diffuse tra le prime linee; drappelli e compagnie erano in preda a un terrore tale che non era più possibile né sentire gli ordini né allinearsi

Il pensiero di tutti fu la fuga

Tra mucchi di corpi e di armi abbandonate il fuggi-fuggi generale fu così disordinato che l'insegvimento dei nemici cessò prima della ritirata dei Romani

Quando al termine di quella rotta scomposta i soldati ritrovarono un assetto, il console, che li aveva segviti tentando invano di richiamarli al proprio dovere, li fece accampare in una zona sicura; poi, convocata l'adunata, se la prese - e non a torto - con la truppa per l'insubordinazione alla disciplina militare e per l'abbandono delle insegne; rivolgendosi ai singoli uomini, domandava che fine avessero fatto le insegne e le armi; i soldati privi di armi, i signiferi che avevano perso l'insegna e inoltre i centurioni e i duplicari colpevoli di aver abbandonato la propria posizione furono fustigati e quindi decapitati; quanto alla massa dei soldati semplici, uno su dieci fu estratto a sorte e giustiziato

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 39 - 47

[60] Contra ea in Aequis inter consulem ac milites comitate ac beneficiis certatum est

Et natura Quinctius erat lenior, et saevitia infelix collegae quo is magis gauderet ingenio suo effecerat

Huic tantae concordiae ducis exercitusque non ausi offerre se Aequi, vagari populabundum hostem per agros passi; nec ullo ante bello latius inde acta est praeda

Ea omnis militi data est

Addebantur et laudes, quibus haud minus quam praemio gaudent militum animi

Cum duci, tum propter ducem patribus quoque placatior exercitus rediit, sibi parentem, alteri exercitui dominum datum ab senatu memorans
60 Nella campagna contro gli Equi, al contrario, si assistette a una gara di gentilezze e di buoni propositi tra console e truppa

Quinzio aveva un carattere più mite, e, visti i pessimi risultati dell'autoritarismo del collega, era ancora più soddisfatto della propria indole

Gli Equi, di fronte a una simile sintonia tra comandante e truppa, non osarono scendere in campo e lasciarono che il nemico devastasse e razziasse in lungo e in largo le loro campagne; infatti, in nessun'altra guerra del passato si era messo insieme un bottino così ricco

Tutto fu dato alla truppa

Si aggiunsero anche gli elogi, che - si sa - toccano l'anima del soldato non meno delle ricompense

Al rientro dell'esercito, non solo il comandante, ma grazie al comandante addirittura i senatori erano visti in una luce diversa, in quanto gli uomini sostenevano di aver avuto dal senato un padre e non un tiranno come l'altra parte dell'armata
Varia fortuna belli, atroci discordia domi forique annum exactum insignem maxime comitia tributa efficiunt, res maior victoria suscepti certaminis quam usu

Plus enim dignitatis comitiis ipsis detractum est patres ex concilio submovendo, quam virium aut plebi additum est aut demptum patribus

[61] Turbulentior inde annus excepit L Valerio T Aemilio consulibus, cum propter certamina ordinum de lege agraria tum propter iudicium Ap Claudi, cui acerrimo adversario legis causamque possessorum publici agri tamquam tertio consuli sustinenti M Dvillius et Cn Siccius diem dixere

Nunquam ante tam invisus plebi reus ad iudicium vocatus populi est, plenus suarum, plenus paternarum irarum
In questa altalena di incerti episodi militari e di disordini a Roma e all'estero, l'anno appena concluso si segnalò soprattutto per la creazione dei comizi tributi, evento ben più importante per l'esito favorevole della lotta che per i suoi risultati pratici

Infatti la riduzione di prestigio dei comizi, dovuta all'allontanamento dei patrizi, fu più significativa che il reale aumento di forze da parte della plebe o la sottrazione di esse al patriziato

61 L'anno successivo, sotto i consoli Lucio Valerio e Tito Emilio, ci furono disordini più gravi, dovuti tanto allo scontro tra le classi in materia di legge agraria, quanto al processo a carico di Appio Claudio; acerrimo avversario della legge e sostenitore della causa di coloro che avevano il possesso dell'agro pubblico, come se fosse stato un terzo console, fu citato in giudizio da Marco Dvilio e da Gneo Siccio

Di fronte al popolo, in passato, non era mai stato processato nessun imputato così inviso alla plebe e carico come lui era del risentimento procuratosi di persona e di quello suscitato dal padre

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Patres quoque non temere pro ullo aeque adnisi sunt: propugnatorem senatus maiestatisque vindicem suae, ad omnes tribunicios plebeiosque oppositum tumultus, modum dumtaxat in certamine egressum, iratae obici plebi

Unus e patribus ipse Ap Claudius et tribunos et plebem et suum iudicium pro nihilo habebat

Illum non minae plebis, non senatus preces perpellere unquam potuere, non modo ut vestem mutaret aut supplex prensaret homines, sed ne ut ex consueta quidem asperitate orationis, cum ad populum agenda causa esset, aliquid leniret atque submitteret

Idem habitus oris, eadem contumacia in uoltu, idem in oratione spiritus erat, adeo ut magna pars plebis Appium non minus reum timeret quam consulem timverat
I patrizi, da parte loro, non si erano mai dati tanto da fare per nessun altro; e non a caso, visto che in lui vedevano il difensore del senato, il guardiano della loro autorità e l'uomo che si era opposto a tutte le agitazioni dei tribuni e dei plebei, lo stesso personaggio che in quel momento era esposto alle ire della plebe, soltanto per avere oltrepassato la misura nel mezzo dello scontro

Uno solo tra i senatori, lo stesso Appio Claudio, aveva un atteggiamento di completa indifferenza nei confronti dei tribuni, della plebe e del suo processo

Né le minacce della plebe né le suppliche del senato ebbero su di lui alcun effetto: infatti non soltanto rimase vestito com'era e rifiutò di andare a implorare la pietà della gente, ma, all'atto di presentare la propria difesa di fronte all'assemblea, non si peritò neppure di smorzare o almeno di contenere la sua notissima virulenza verbale

Stessa espressione disegnata sul viso, stessa smorfia arrogante sulle labbra e stessa veemenza infiammata nella parola: il tutto così esasperato che gran parte della plebe temeva Appio da imputato non meno di quanto lo avesse temuto da console
Semel causam dixit, quo semper agere omnia solitus erat, accusatorio spiritu, adeoque constantia sua et tribunos obstupefecit et plebem ut diem ipsi sua voluntate prodicerent, trahi deinde rem sinerent

Haud ita multum interim temporis fuit; ante tamen quam prodicta dies veniret, morbo moritur

Cuius laudationem cum tribunus plebis impedire conaretur, plebs fraudari sollemni honore supremum diem tanti viri noluit, et laudationem tam aequis auribus mortvi audivit quam vivi accusationem audierat et exsequias frequens celebravit

[62] Eodem anno Valerius consul cum exercitu in Aequos profectus, cum hostem ad proelium elicere non posset, castra oppugnare est adortus

Prohibuit foeda tempestas cum grandine ac tonitribus caelo deiecta
Perorò la propria causa in una sola circostanza, ma con quello stesso tono accusatorio che era la sua caratteristica peculiare in ogni circostanza; e la fermezza dimostrata impressionò a tal punto plebe e tribuni da portarli ad aggiornare la seduta di propria spontanea volontà e a permettere che la pratica si trascinasse per le lunghe

Non passò tuttavia molto tempo:prima però della data stabilita, Appio si ammalò gravemente e morì

Dato che un tribuno cercò di impedire che se ne pronunciasse l'orazione funebre, la plebe non volle che una personalità simile fosse privata dell'onore solenne proprio l'ultimo giorno e non solo ne ascoltò il suo elogio funebre con la stessa attenzione con cui aveva ascoltato l'accusa contro di lui quando era vivo, ma partecipò in massa al suo funerale

62 Quello stesso anno il console Valerio guidò una spedizione contro gli Equi; visto però che non riusciva a portare il nemico a uno scontro aperto, si dispose ad attaccarne l'accampamento

Fu bloccato da una tremenda tempesta con grandine e tuoni rovesciati giù dal cielo

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Admirationem deinde auxit signo receptui dato adeo tranquilla serenitas reddita ut velut numine aliquo defensa castra oppugnare iterum religio fuerit

Omnis ira belli ad populationem agri vertit

Alter consul Aemilius in Sabinis bellum gessit

Et ibi, quia hostis moenibus se tenebat, vastati agri sunt

Incendiis deinde non villarum modo sed etiam vicorum quibus frequenter habitabatur Sabini exciti cum praedatoribus occurrissent, ancipiti proelio digressi postero die rettulere castra in tutiora loca

Id satis consuli visum cur pro victo relinqueret hostem, integro inde decedens bello

[63] Inter haec bella manente discordia domi, consules T Numicius Priscus A Verginius facti
Le sorprese non erano però finite: infatti, non appena venne dato il segnale della ritirata, il tempo ritornò così calmo e sereno che, come se una divinità avesse voluto proteggere l'accampamento, la superstizione li dissuase dal rinnovare l'attacco

Tutta la furia della guerra si volse a devastare le campagne

L'altro console, Emilio, guidò una campagna contro i Sabini

Anche lì, siccome il nemico se ne stava rintanato all'interno delle mura, il territorio fu razziato

Solo quando venne dato fuoco non solo ad alcune fattorie ma anche a villaggi popolosi, i Sabini, usciti all'aperto, si imbatterono nei predatori e, dopo uno scontro dall'esito incerto, il giorno successivo spostarono l'accampamento in una zona più sicura

Il console, considerata questa mossa un pretesto sufficiente per ritenere il nemico battuto e abbandonarlo sul posto, si ritirò senza essere arrivato a un punto decisivo della campagna

63 Durante queste guerre e con gli scontri di classe ancora in atto a Roma, vennero eletti consoli Tito Numicio Prisco e Aulo Verginio

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