Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 16 - 20

Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 16 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 16 - 20

[16] Dicenti haec lacrimae simul spiritum et vocem intercluserunt

Philippus summotis iis paulisper collocutus cum amicis pronuntiavit, non verbis se nec unius horae disceptatione causam eorum diiudicaturum, sed inquirendo in utriusque vitam ac - mores, et dicta factaque in magnis parvisque rebus observando, ut omnibus appareret noctis proximae crimen facile revictum, suspectam nimiam cum Romanis Demetrii gratiam esse

Haec maxime vivo Philippo velut semina iacta sunt Macedonici belli, quod cum Perseo gerendum erat

Consules ambo in Ligures, quae tum una consularis provincia erat, proficiscuntur

Et quia prospere ibi res gesserunt, supplicatio in unum diem decreta est

Ligurum duo milia fere ad extremum finem provinciae Galliae, ubi castra Marcellus habebat, venerunt, uti reciperentur, orantes
[16] Nel dire così il pianto gli mozzò insieme il respiro e la parola

Filippo, dopo averli allontanati e aver parlato brevemente con gli amici, dichiarò che non avrebbe definito la loro questione con un semplice verdetto o con unora di discussione, ma indagando sul passato e la condotta di entrambi e sorvegliando atti e discorsi loro in faccende importanti e non importanti; volle così far vedere a tutti che laccusa della notte precedente era stata decisamente ribattuta, ma che era sospetta la troppa amicizia di Demetrio coi Romani

Questi furono come i semi gettati, vivo Filippo, della guerra macedonica che doveva essere combattuta, accanitissima, Perseo

Ambedue i consoli partirono per la Liguria, che era allora la sola provincia consolare

E poiché vi riportarono dei successi, fu decretata una supplicazione di un giorno

Circa duemila Liguri vennero fino allultimo confine della provincia gallica, dove era accampato Marcello, per chiedere di consegnarsi
Marcellus opperiri eodem loco Liguribus iussis senatum per litteras consuluit

Senatus rescribere M Ogulnium praetorem Marcello iussit verius fuisse consules, quorum provincia esset, quam se, quid e re publica esset, decernere; tum quoque non placere nisi per deditionem Ligures recipi, et receptis arma adimi atque eos ad consules mitti senatum aequum censere

Praetores eodem tempore, P Manlius in ulteriorem Hispaniam, quam et priore praetura provinciam obtinuerat, Q Fulvius Flaccus in citeriorem pervenit, exercitumque - ab - A Terentio accepit: nam ulterior morte P Sempronii proconsulis sine imperio fuerat

Fulvium Flaccum oppidum Hispanum Urbicnam nomine oppugnantem Celtiberi adorti sunt

Dura ibi proelia aliquot facta, multi Romani milites et vulnerati et interfecti sunt
Marcello, dopo aver detto ai Liguri di aspettare sul posto, consultò per lettera il senato

Il senato fece rispondere a Marcello dal pretore M Ogulnio: sarebbe stato più giusto soli decidessero i consoli preposti alla provincia, che non esso senato, qual era linteresse della repubblica; ma anche per quella volta si dava il parere che i Liguri non dovevano essere accolti se non a titolo di resa; e, una volta arresi, si dovevano disarmare, inoltre il senato riteneva opportuno che fossero spediti ai consoli

I pretori arrivarono contemporaneamente, P Manlio nella Spagna Ulteriore, che aveva avuta come sua provincia anche nella prima pretura, Q Fulvio Fiacco nella Citenere, dove ricevette lesercito da A Terenzio: lUlteriore, con la morte del propretore P Sernpronio era rimasta priva di un magistrato con imperio

Fulvio Flacco, mentre assediava una fortezza ispanica chiamata Urbicana, fu assalito dai Celtiberi

Si ebbero là alcuni duri combattimeriti, molti soldati Romani furono feriti o uccisi
Vicit perseverantia Fulvius, quod nulla ui abstrahi ab obsidione potuit: Celtiberi fessi proeliis variis abscesserunt

Urbs amoto auxilio eorum intra paucos dies capta et direpta est: praedam militibus praetor concessit

Fulvius hoc oppido capto, Manlius exercitu tantum in unum coacto, qui dissipatus fuerat, nulla alia memorabili gesta re, exercitus in hiberna deduxerunt

Haec ea aestate in Hispania gesta

Terentius, qui ex ea provincia decesserat, ovans urbem iniit

Translatum argenti pondo novem milia trecenta viginti, auri octoginta pondo et duo, coronae aureae [pondo] sexaginta septem

[17] Eodem anno inter populum Carthaginiensem et regem Masinissam in re praesenti disceptatores Romani de agro fuerunt
Fulvio vinse grazie alla sua tenacia, perché nessuna forza lo poté distogliere dallassedio: i Celtiberi, logorati dalle varie vicende del combattimento, si allontanarono

La città, rimasta senza il loro aiuto, fu presa e saccheggiata in pochi giorni; il pretore lasciò la preda ai soldati

Fulvio, dopo la presa di questa fortezza, e Manlio dopo aver semplicemente riunito lesercito che era rimasto sparso qua e là, e senza aver compiuto altro di notevole, ritirarono gli eserciti nei quartieri dinverno

Questi furono gli avvenimenti di quellestate in Ispagna

Terenzio, che aveva lasciato la provincia, entrò in Roma con lonore della ovazione

Furono recate novemilatrecentoventi libbre dargento, ottantadue doro, e corone doro per sessantasette libbre

[17] Nello stesso anno, i Romani ebbero a dirimere con un sopraluogo una questione di territorio tra il popolo cartaginese e il re Massinissa

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 11-20

Ceperat eum ab Carthaginiensibus pater Masinissae Gala; Galam Syphax inde expulerat, postea in gratiam soceri Hasdrubalis Carthaginiensibus dono dederat; Carthaginienses eo anno Masinissa expulerat

Haud minore certamine animorum, quam cum ferro et acie dimicarunt, res acta apud Romanos

Carthaginienses, quod maiorum suorum fuisset, deinde ab Syphace ad se pervenisset, repetebant

Masinissa paterni regni agrum se et recepisse et habere gentium iure aiebat; et causa et possessione superiorem esse; nihil aliud se in ea disceptatione metuere, quam ne pudor Romanorum, dum vereantur, ne quid socio atque amico regi adversus communes suos atque illius hostes indulsisse videantur, damno sit

Legati possessionis ius non mutarunt, causam integram Romam ad senatum reiecerunt
Questo territorio lo aveva tolto ai Cartaginesi Gala, padre di Massinissa; Gala ne era stato scacciato da Siface , il quale poi laveva dato in dono ai Cartaginesi in grazia del suocero Asdrubale : i Cartaginesi in quellanno ne erano stati cacciati da Massinissa

La questione fu discussa a Roma non con minore contrasto di passioni di quanto avevano combattuto con le armi e con gli eserciti

I Cartaginesi reclamavano quello che già era stato dei loro avi e poi era tornato ad essi dalle mani di Siface

Massinissa sosteneva di avere semplicemente recuperato un territorio che aveva fatto parte del regno paterno e che era suo per diritto delle genti, e di essere in vantaggio per questo titolo e per leffettivo possesso: in quella controversia lunico suo timore era che potesse nuocergli uno scrupolo dei Romani, magari preoccupati dellapparenza di aver voluto favorire un re alleato ed amico contro un nemico comune a questultimo e a loro stessi

I legati non modificarono il titolo del possesso effettivo e rinviarono la questione impregiudicata a Roma, dinanzi al senato
In Liguribus nihil postea gestum

Recesserant primum in devios saltus, deinde dimisso exercitu passim in vicos castellaque sua dilapsi sunt

Consules quoque dimittere exercitum voluerunt, ac de ea re patres consuluerunt

Alterum ex iis dimisso exercitu ad magistratus in annum creandos venire Romam iusserunt, alterum cum legionibus suis Pisis hiemare

Fama erat Gallos Transalpinos iuventutem armare, nec, in quam regionem Italiae effusura se multitudo esset, sciebatur

Ita inter se consules compararunt, ut Cn Baebius ad comitia iret, quia M Baebius frater eius consulatum petebat

[18] Comitia consulibus rogandis fuere: creati P Cornelius Lentulus M Baebius Tamphilus

Praetores inde facti duo Q Fabii, Maximus et Buteo, Ti Claudius Nero Q Petilius Spurinus M Pinarius Rusca L Duronius
Nessun fatto darme si ebbe in seguito fra i Liguri

Si erano in un primo tempo ritirati in regioni boscose e fuori cli mano, poi, quando era stato trasferito via di là lesercito romano, si erano sparpagliati per villaggi e castelli

Anche i consoli ebbero intenzione di smobilitare, e consultarono in proposito i senatori

E questi stabilirono che uno di essi, congedate le truppe, venisse a Roma ad eleggere i magistrati per lanno, laltro svernasse a Pisa con le proprie legioni

Si diceva che i Galli Transalpini armavano i loro uomini in età da combattere e non si sapeva in qual parte dItalia le loro orde si sarebbero riversate

Così i consoli si accordarono in modo che Cn Bebio andò a tenere i comizi, perché ambiva al consolato M Bebio suo fratello

[18] Si tennero i comizi per la designazione dei consoli; furono eletti P Cornelio Lentulo e M Bebio Tanfilo

Quindi furono eletti pretori due QFabio, cioè Massimo e Buteone, Ti Claudio Nerone, Q Petillio Sputino , M Pinario Rusca L Duronio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20

His inito magistratu provinciae ita sorte evenerunt: Ligures consulibus, praetoribus Q Petilio urbana, Q Fabio Maximo peregrina, Q Fabio Buteoni Gallia, Ti Claudio Neroni Sicilia, M Pinario Sardinia, L Duronio Apulia; et Histri adiecti, quod Tarentini Brundisinique nuntiabant maritimos agros infestos transmarinarum navium latrociniis esse

Eadem Massilienses de Ligurum navibus querebantur

Exercitus inde decreti, quattuor legiones consulibus, quae quina milia ducenos Romanos pedites, trecenos haberent equites, et quindecim milia socium ac Latini nominis, octingenti equites

In Hispaniis prorogatum veteribus praetoribus imperium est cum exercitibus, quos haberent, et in supplementum decreta tria milia civium Romanorum, ducenti equites, et socium Latini nominis sex milia peditum, trecenti equites

Nec rei navalis cura omissa
Entrati questi in carica, le provincie toccarono loro in sorte così distribuite: ai consoli i Liguri; quanto ai pretori, a Q Petillio la pretura urbana, a Q Fabio Massimo la giurisdizione peregrina, a Q Fabio Buteone la Gallia, a Ti Claudio Nerone la Sicilia, a M Pinario la Sardegna, a L Duronio lApulia, con laggiunta degli Istri, perché quelli di Taranto e di Brindisi facevano sapere che la zona costiera era infestata dalle piraterie di navi doltremare

Parimenti si lamentavano i Marsigliesi delle navi liguri

Gli eserciti furono allora così assegnati: ai consoli quattro legioni di cinquemiladuecento fanti romani e trecento cavalieri ognuna, e ancora quindicimila uomini tra socii e latini, e ottocento cavalieri

In Spagna fu prorogato il comando ai vecchi pretori insieme con gli eserciti che già avevano e per rinforzo furono assegnati tremila cittadini romani e duecento cavalieri, e degli alleati di diritto latino seimila fanti e trecento cavalieri

Né si trascurò di pensare alla marina
Duumviros in eam rem consules creare iussi, per quos naves viginti deductae navalibus sociis civibus Romanis, qui servitutem servissent, complerentur, ingenui tantum ut iis praeessent

Inter duumviros ita divisa tuenda denis navibus maritima ora, ut promunturium iis Minervae velut cardo in medio esset; alter in dextram partem usque ad Massiliam, laevam alter usque ad Barium tueretur

[19] Prodigia multa foeda et Romae eo anno visa et nuntiata peregre

In area Vulcani et Concordiae sanguine pluvit; et pontifices hastas motas nuntiavere, et Lanuvini simulacrum Iunonis Sospitae lacrimasse

Pestilentia in agris forisque et conciliabulis et in urbe tanta erat, ut Libitina fune vix sufficeret
Per questo, i consoli furono invitati a creare dei duumviri, a opera dei quali fossero messe in mare venti navi complete di un equipaggio di cittadini romani che fossero usciti di schiavitù, e di uomini nati liberi soltanto per il comando di quelli

Fra i duumviri fu spartita la costa da difendere con dieci navi per ciascuno, in modo da avere come punto mediano di divisione il promontorio di Minerva uno doveva difendere la parte destra fino a Marsiglia, laltro la sinistra fino a Bari

[19] Molti tetri prodigi si videro quellanno a Roma e ne furono annunciati anche da fuori

Sullarea di Vulcano e della Concordia ci fu una pioggia di sangue; i pontefici annunciarono che le aste si erano mosse da sé; i Lanuvini che la statua di Giunone Salvatrice aveva lacrimato

Nelle campagne, nei centri di mercato e di riunione, e anche a Roma, era scoppiata una pestilenza così grave che i Libitinarii a mala pena bastavano al bisogno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 41 - 45
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 41 - 45

His prodigiis cladibusque anxii patres decreverunt, ut et consules, quibus diis videretur, hostiis maioribus sacrificarent, et decemviri libros adirent

Eorum decreto supplicatio circa omnia pulvinaria Romae in diem unum indicta est

Iisdem auctoribus et senatus censuit et consules edixerunt, ut per totam Italiam triduum supplicatio et feriae essent

Pestilentiae tanta vis erat, ut, cum propter defectionem Corsorum bellumque ab Iliensibus concitatum in Sardinia octo milia peditum ex sociis Latini nominis placuisset scribi et trecentos equites, quos M Pinarius praetor secum in Sardiniam traiceret, tantum hominum demortuum esse, tantum ubique aegrorum consules renuntiaverint, ut is numerus effici militum non potuerit

Quod deerat militum, sumere a Cn Baebio proconsule, qui Pisis hibernabat, iussus praetor atque inde in Sardiniam traicere
I senatori, preoccupati per questi prodigi e per queste calamità, deliberarono che i consoli dovevano sacrificare con vittime maggiori a quali dèi credessero opportuno, e i decemviri consultare i libri sibillini

Per decisione dei decemviri fu indetta a Roma una supplicazione per un giorno in tutti i templi

Sempre su loro proposta, il senato decise e i consoli pubblicarono unordinanza, che per tutta Italia ci fossero tre giorni di supplicazione edi ferie

La violenza dellepidemia era tale che, quando per la ribellione dei Corsi e la guerra provocata in Sardegna dagli Iliensi si vollero arruolare ottomila fanti dagli alleati latini e trecento cavalieri perché il pretore M Pinario li conducesse con sé in Sardegna,risultarono morti tanti uomini, e i consoli denunziarono ovunque tanti casi di malattie, da non poter completare i quadri

Il contingente in meno, il pretore ebbe ordine di riceverlo dal proconsole Cn Bebio che svernava a Pisa e di là trasportarlo in Sardegna
L Duronio praetori, cui provincia Apulia evenerat, adiecta de Bacchanalibus quaestio est, cuius residua quaedam velut semina ex prioribus malis iam priore anno apparuerant; sed magis inchoatae apud L Pupium praetorem quaestiones erant quam ad exitum ullum perductae

Id persecare novum praetorem, ne serperet iterum latius, patres iusserunt

Et legem de ambitu consules ex auctoritate senatus ad populum tulerunt

[20] Legationes deinde in senatum introduxerunt, regum primas Eumenis et Ariarathis Cappadocis et Pharnacis Pontici

Nec ultra quicquam eis responsum est quam missuros, qui de controversiis eorum cognoscerent statuerentque

Lacedaemoniorum deinde exsulum et Achaeorum legati introducti sunt, et spes data exsulibus est scripturum senatum Achaeis, ut restituerentur
Al pretore L Duronio , cui era toccata la provincia dApulia, fu aggiunta la procedura contro i Baccanali, di cui alculli strascichi già lanno precedente si erano manifestati come nuovi germi della mala pianta di prima; ma dinanzi al pretore L Pupio i processi erano stati piuttosto avviati che condotti a una conclusione

I senatori dettero istruzioni al nuovo pretore di stroncare il male alla radice perché non avesse a insinuarsi di nuovo e più estesamente

I consoli su autorizzazione del senato proposero al popolo anche una legge contro il broglio elettorale

[20] Quindi fecero entrare in senato le legazioni doltremare, e per prime quelle dei re: di Eumene, di Ariarate della Cappadocia e di Farnace del Ponto

E a questi fu semplicemente risposto che avrebbero mandato a fare uninchiesta e a decidere sulle loro questioni

Poi furono introdotti i legati dei fuorusciti Spartani e degli Achei; e ai fuorusciti si dette a sperare che il senato avrebbe scritto agli Achei perché li riammettessero

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Achaei de Messene recepta compositisque ibi rebus cum adsensu patrum exposuerunt

Et a Philippo rege Macedonum duo legati venerunt, Philocles et Apelles, nulla super re, quae petenda ab senatu esset, speculatum magis inquisitumque missi de iis, quorum Perseus Demetrium insimulasset sermonum cum Romanis, maxime cum T Quinctio, adversus fratrem de regno habitorum

Hos tamquam medios nec in alterius favorem inclinatos miserat rex: erant autem et hi Persei fraudis in fratrem ministri et participes

Demetrius omnium praeterquam fraterno scelere, quod nuper eruperat, ignarus primo neque magnam neque nullam spem habebat patrem sibi placari posse; minus deinde in dies patris animo fidebat, cum obsideri aures a fratre cerneret
Gli Achei riferirono con approvazione del senato sulla resa di Messene e sulle questioni risolte colà

Anche da parte di Filippo re di Macedonia vennero due legati, Filocle e Apelle e non già per qualcosa che avessero da chiedere al senato, ma furono mandati piuttosto a spiare e a indagare sulle conversazioni che, secondo le accuse di Perseo, Demetrio avrebbe avute coi Romani, specialmente T Quinzio, a danno del fratello per la successione al trono

Il re aveva mandato quei due credendoli imparziali e partigiani delluno o dellaltro anchessi st menti e complici delle trame di Perseo contro il fratello

Demetrio era alloscuro di tutto, se non era per la malvagità del fratello che da poco si era scatenata; in un primo teihpo la sua speranza in una possibile riconciliazione del padre con lui non era molta, ma non era tutta perduta; ma poi ogni giorno meno confidava nei sentimenti paterni, perché trovava le orecchie in potere del fratello

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