Praecipuus pavor tribunos inuaserat, quam nihil auxilii sacratae leges haberent morte collegae monitos Nec patres satis moderate ferre laetitiam, adeoque neminem noxiae paenitebat, ut etiam insontes fecisse videri vellent, palamque ferretur malo domandam tribuniciam potestatem [55] Sub hac pessimi exempli victoria dilectus edicitur, paventibusque tribunis sine intercessione ulla consules rem peragunt Tum vero irasci plebs tribunorum magis silentio quam consulum imperio, et dicere actum esse de libertate sua; rursus ad antiqua reditum; cum Genucio una mortuam ac sepultam tribuniciam potestatem Aliud agendum ac cogitandum quomodo resistatur patribus; id autem unum consilium esse ut se ipsa plebs, quando aliud nihil auxilii habeat, defendat |
I più terrorizzati erano però i tribuni, perché la morte del collega aveva chiaramente dimostrato la scarsa protezione che veniva loro garantita dalla legge sull'inviolabilità Né i senatori riuscirono a mascherare la propria soddisfazione: il crimine commesso suscitò così pochi sensi di colpa che addirittura gli innocenti volevano far vedere di avervi preso parte e tutti ormai parlavano della violenza come unico antidoto al potere dei trbuni 55 Subito dopo questa vittoria, che costituiva un pericoloso avvertimento, viene bandita una leva militare che i consoli riescono a portare a termine senza la minima opposizione da parte degli spaventatissimi tribuni In quell'occasione la plebe andò su tutte le furie più per il silenzio dei tribuni che per l'autorità dei consoli e cominciò a sostenere che la sua non era più libertà, che si era tornati ai soprusi di una volta e che con Genucio il potere tribunizio era morto e sepolto in un colpo solo Per resistere ai patrizi bisognava adottare e impiegare una tecnica diversa; la sola via praticabile sembrava però questa: difendersi da soli visto che mancava ogni altra forma di aiuto |
Quattuor et viginti lictores apparere consulibus et eos ipsos plebis homines; nihil contemptius neque infirmius, si sint qui contemnant; sibi quemque ea magna atque horrenda facere His vocibus alii alios cum incitassent, ad Voleronem Publilium de plebe hominem quia, quod ordines duxisset, negaret se militem fieri debere, lictor missus est a consulibus Volero appellat tribunos Cum auxilio nemo esset, consules spoliari hominem et virgas expediri iubent 'Provoco' inquit, 'ad populum' Volero, 'quoniam tribuni civem Romanum in conspectu suo virgis caedi malunt quam ipsi in lecto suo a vobis trucidari' Quo ferocius clamitabat, eo infestius circumscindere et spoliare lictor |
La scorta dei consoli consisteva di ventiquattro littori e anch'essi erano uomini del popolo; niente più disprezzabile e più instabile di costoro, se solo ci fosse stato qualcuno capace di disprezzarli; era l'idea che ciascuno si era fatta di loro a renderli imponenti e inquietanti Quando ormai gli uni e gli altri si erano reciprocamente infiammati con questi discorsi, i consoli mandarono un littore ad arrestare Volerone Publilio, un plebeo che non voleva essere arruolato come soldato semplice in quanto sosteneva di essere stato centurione Volerone si appella ai tribuni Ma dato che nessuno di essi si presentò a sostenere la sua causa, i consoli ordinarono di spogliarlo e di farlo frustare Allora Volerone disse: Mi appello al popolo, perché i tribuni preferiscono assistere alla fustigazione di un cittadino romano piuttosto che lasciarsi trucidare da voi nel loro stesso letto E più si agitava e dava in escandescenze, più il littore si accaniva a spogliarlo e a strappargli le vesti |
Tum Volero et praevalens ipse et adiuvantibus advocatis repulso lictore, ubi indignantium pro se acerrimus erat clamor, eo se in turbam confertissimam recipit clamitans: 'Provoco et fidem plebis imploro Adeste, cives; adeste, commilitones; nihil est quod expectetis tribunos quibus ipsis vestro auxilio opus est' Concitati homines veluti ad proelium se expediunt, apparebatque omne discrimen adesse; nihil cuiquam sanctum, non publici fore, non privati iuris Huic tantae tempestati cum se consules obtulissent, facile experti sunt parum tutam maiestatem sine viribus esse Violatis lictoribus, fascibus fractis, e foro in curiam compelluntur, incerti quatenus Volero exerceret victoriam |
Allora Volerone, già di per sé possente e in più coadiuvato da quanti aveva fatto intervenire in suo soccorso, si scrollò di dosso il littore e, andandosi a rifugiare nel mezzo della mischia tra quelli che urlavano con più accanimento, disse: Mi appello al popolo e invoco la sua protezione Aiuto, concittadini; Aiuto, commilitoni; non contate sui tribuni: sono loro che han bisogno del vostro aiuto La gente, quanto mai eccitata, si prepara come per andare in battaglia: era chiaro che la situazione poteva avere qualsiasi tipo di sviluppo e che nessun diritto pubblico o privato sarebbe stato rispettato I consoli, dopo aver tenuto testa a quella bufera, si resero conto di quanto sia insicura l'autorità senza l'impiego della forza I littori furono malmenati e i loro fasci fatti a pezzi; quanto poi ai consoli stessi, vennero spinti dal foro nella curia, senza sapere fino a che punto Volerone avrebbe voluto sfruttare quella vittoria |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 31-40
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 31-40
Conticescente deinde tumultu cum in senatum vocari iussissent, queruntur iniurias suas, vim plebis, Voleronis audaciam Multis ferociter dictis sententiis, vicere seniores quibus ira patrum adversus temeritatem plebis certari non placuit [56] Voleronem amplexa favore plebs proximis comitiis tribunum plebi creat in eum annum qui L Pinarium P Furium consules habuit Contraque omnium opinionem, qui eum vexandis prioris anni consulibus permissurum tribunatum credebant, post publicam causam privato dolore habito, ne verbo quidem violatis consulibus, rogationem tulit ad populum ut plebeii magistratus tributis comitiis fierent |
Quando poi, a disordini finiti, essi convocarono il senato, si lamentarono dell'affronto subito, della violenza popolare e della sfrontatezza di Volerone Nonostante molti interventi veementi, ebbe la meglio la volontà dei più anziani, ai quali non andava affatto a genio uno scontro tra la rabbia dei senatori e l'irrazionalità della plebe 56 Alle elezioni successive, Volerone, divenuto un beniamino della plebe, fu nominato suo tribuno per quell'anno che ebbe come consoli Lucio Pinario e Publio Furio Contrariamente a quanto tutti si aspettavano, e cioè che egli avrebbe usufruito della carica per dare addosso ai consoli uscenti, Volerone diede invece la precedenza all'interesse popolare rispetto al risentimento privato e, senza il benché minimo attacco verbale ai consoli, presentò al popolo un progetto di legge secondo il quale i magistrati della plebe avrebbero dovuto essere eletti dai comizi tributi |
Haud parva res sub titulo prima specie minime atroci ferebatur, sed quae patriciis omnem potestatem per clientium suffragia creandi quos vellent tribunos auferret Huic actioni gratissimae plebi cum summa vi resisterent patres, nec quae una vis ad resistendum erat, ut intercederet aliquis ex collegio, auctoritate aut consulum aut principum adduci posset, res tamen suo ipsa molimine gravis certaminibus in annum extrahitur Plebs Voleronem tribunum reficit: patres, ad ultimum dimicationis rati rem venturam, Ap Claudium Appi filium, iam inde a paternis certaminibus invisum infestumque plebi, consulem faciunt Collega ei T Quinctius datur Principio statim anni nihil prius quam de lege agebatur |
Benché a prima vista sembrasse un provvedimento del tutto innocuo, si trattava di cosa serissima perché avrebbe tolto al patriziato la possibilità di far eleggere i tribuni di suo gradimento attraverso il voto dei clienti Questa proposta, salutata con entusiasmo dalla plebe, si scontrò con l'opposizione incrollabile dei senatori; dato però che né l'influenza dei consoli né quella dei cittadini più in vista riuscì a ottenere il veto di uno dei membri del collegio (ed era questo l'unico tipo di ostruzionismo praticabile), la questione, a causa della sua intrinseca delicatezza, fu il principale argomento di discussione per l'intera durata dell'anno La plebe rielegge Volerone tribuno: i senatori, pensando che si sarebbe arrivati ai ferri corti, eleggono console Appio Claudio, figlio di Appio e già subito detestato e malvisto dalla plebe per le battaglie antidemocratiche sostenute dal padre Come collega gli assegnano Tito Quinzio All'inizio dell'anno non si parlava d'altro che di quella legge |
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Sed ut inventor legis Volero, sic Laetorius, collega eius, auctor cum recentior tum acrior erat Ferocem faciebat belli gloria ingens, quod aetatis eius haud quisquam manu promptior erat Is, cum Volero nihil praeterquam de lege loqueretur, insectatione abstinens consulum, ipse incusationem Appi familiaeque superbissimae ac crudelissimae in plebem Romanam exorsus, cum a patribus non consulem, sed carnificem ad vexandam et lacerandam plebem creatum esse contenderet, rudis in militari homine lingua non suppetebat libertati animoque Itaque deficiente oratione, 'quando quidem non facile loquor' inquit, 'Quirites, quam quod locutus sum praesto, crastino die adeste; ego hic aut in conspectu vestro moriar aut perferam legem' |
E come Volerone ne era stato il promotore, così il suo collega Letorio la sosteneva con ancora più entusiasmo e pertinacia Era fierissimo del suo prestigioso servizio militare perché come soldato dava dei punti a tutti i coetanei Mentre Volerone non aveva altro argomento che la legge ma si asteneva da ogni forma di attacco contro le persone dei consoli, Letorio, invece, lanciatosi in una filippica contro Appio e le crudeltà antipopolari della sua arrogantissima famiglia, arrivò ad accusare i patrizi di aver eletto non un console ma un carnefice chiamato a torturare e a fare a pezzi la plebe; solo che la rozzezza del suo linguaggio da caserma non era in grado di sostenere la franchezza del suo sentire Così, mancandogli le parole, disse: Visto che i gran discorsi non sono il mio forte, o Quiriti, vediamo di mettere in pratica quel che ho detto e troviamoci qui domani; quanto a me, o vi morirò davanti agli occhi, o farò passare la legge |
Occupant tribuni templum postero die; consules nobilitasque ad impediendam legem in contione consistunt Summoveri Laetorius iubet, praeterquam qui suffragium ineant Adulescentes nobiles stabant nihil cedentes viatori Tum ex his prendi quosdam Laetorius iubet Consul Appius negare ius esse tribuno in quemquam nisi in plebeium; non enim populi sed plebis eum magistratum esse; nec illam ipsam submovere pro imperio posse more maiorum, quia ita dicatur: 'si vobis videtur, discedite, Quirites' Facile contemptim de iure disserendo perturbare Laetorium poterat |
Il giorno successivo i tribuni occupano i rostri, mentre i consoli e i patrizi rimangono in piedi in mezzo alla gente, col preciso intento di impedire l'approvazione della legge Letorio ordina di allontanare tutti i non aventi diritto di voto I giovani nobili rimanevano al loro posto senza dar retta agli uscieri Allora Letorio ordina di arrestarne qualcuno Il console Appio replicò che l'autorità dei tribuni era ristretta alla plebe in quanto non si trattava di una magistratura del popolo ma della plebe; se anche poi si fosse trattato di una magistratura del popolo, stando alla tradizione, non aveva alcun diritto di ordinare l'allontanamento di nessuno in quanto la formula era questa: Se non vi dispiace, Quiriti, allontanatevi Spostando la discussione sulla sfera del diritto e facendolo in maniera sprezzante, Appio poteva facilmente provocare Letorio |
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Ardens igitur ira tribunus viatorem mittit ad consulem, consul lictorem ad tribunum, privatum esse clamitans, sine imperio, sine magistratu; violatusque esset tribunus, ni et contio omnis atrox coorta pro tribuno in consulem esset, et concursus hominum in forum ex tota urbe concitatae multitudinis fieret Sustinebat tamen Appius pertinacia tantam tempestatem, certatumque haud incruento proelio foret, ni Quinctius, consul alter, consularibus negotio dato ut collegam vi, si aliter non possent, de foro abducerent, ipse nunc plebem saevientem precibus lenisset, nunc orasset tribunos ut concilium dimitterent; darent irae spatium; non vim suam illis tempus adempturum, sed consilium viribus additurum; et patres in populi et consulem in patrum fore potestate |
Così, livido dalla rabbia, il tribuno inviò il suo messo al console, mentre quest'ultimo gli mandò un littore gridando che Letorio era soltanto un privato cittadino senza alcun potere o magistratura; e il tribuno avrebbe perso la propria inviolabilità, se l'intera assemblea non avesse preso le sue parti dando minacciosamente addosso al console, e una folla coi nervi a fior di pelle non si fosse riversata nel foro da tutti i quartieri della città Ciò nonostante, Appio si ostinava a tener testa a un tumulto di quelle proporzioni e la cosa sarebbe finita in un bagno di sangue se Quinzio, l'altro console, non avesse incaricato gli ex-consoli di afferrare il collega e di trascinarlo fuori dal foro con la forza (nel caso fosse stato necessario), e se egli stesso non avesse ora supplicato la folla di calmarsi ora richiesto ai tribuni di aggiornare la seduta, in modo da far sbollire i furori; il tempo non li avrebbe privati della forza: anzi, ad essa avrebbe aggiunto la capacità di riflettere e i senatori avrebbero fatto la volontà del popolo come il console quella del senato |
[57] Aegre sedata ab Quinctio plebs, multo aegrius consul alter a patribus Dimisso tandem concilio plebis senatum consules habent Ubi cum timor atque ira in vicem sententias variassent, quo magis spatio interposito ab impetu ad consultandum avocabantur, eo plus abhorrebant a certatione animi, adeo ut Quinctio gratias agerent quod eius opera mitigata discordia esset Ab Appio petitur ut tantam consularem maiestatem esse vellet quanta esse in concordi civitate posset; dum tribunique et consules ad se quisque omnia trahant, nihil relictum esse virium in medio; distractam laceratamque rem publicam; magis quorum in manu sit quam ut incolumis sit quaeri |
57 Fu difficile per Quinzio placare la folla, ma ancora più difficile fu per i senatori placare l'altro console Aggiornata finalmente l'assemblea popolare, i consoli convocarono il senato Durante la seduta, ci furono interventi di senso opposto, a seconda del prevalere ora della rabbia ora della prudenza; col passare del tempo, però, l'animosità si trasformò in riflessione e tutti rinunciarono alla spigolosità dell'inizio: a tal punto che arrivarono a ringraziare Quinzio per aver placato con il suo intervento i furori della folla Ad Appio si richiese di accettare che l'autorità dei consoli non superasse il limite di tollerabilità all'interno di un paese caratterizzato dall'armonia: finché i tribuni e i consoli accentravano ogni cosa nelle proprie persone, c'era un vuoto di forze nel mezzo e lo Stato si riduceva a contrasti e a divisioni interne, visto che il problema centrale non era come garantire la sicurezza ma in quali mani stesse il potere |
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Appius contra testari deos atque homines rem publicam prodi per metum ac deseri; non consulem senatui sed senatum consuli deesse; graviores accipi leges quam in Sacro monte acceptae sint Victus tamen patrum consensu quievit; lex silentio perfertur [58] Tum primum tributis comitiis creati tribuni sunt Numero etiam additos tres, perinde ac duo antea fuerint, Piso auctor est Nominat quoque tribunos, Cn Siccium, L Numitorium, M Dvillium, Sp Icilium, L Maecilium Volscum Aequicumque inter seditionem Romanam est bellum coortum Vastaverant agros ut si qua secessio plebis fieret ad se receptum haberet; compositis deinde rebus castra retro movere Ap Claudius in Volscos missus, Quinctio Aequi provincia evenit |
Da parte sua Appio, invocando la testimonianza degli dèi e degli uomini, dichiarò che era colpa della codardia se lo Stato stava andando alla deriva abbandonato a se stesso; che non era il console a mancare al senato ma il senato a mancare al console e infine che si stavano accettando condizioni più dure di quelle accettate sul monte Sacro Tuttavia, piegato alla fine dall'unanimità dei senatori, si placò e la legge passò senza particolari opposizioni 58 Allora, per la prima volta, i tribuni vennero eletti dai comizi tributi Stando a quanto si trova in Pisone, il loro numero fu aumentato di tre, come se in passato fossero stati due Ci riferisce anche i nomi dei neoeletti: Gneo Siccio, Lucio Numitorio, Marco Dvilio, Spurio Icilio, Lucio Mecilio Mentre Roma era in piena sedizione, scoppiò una guerra coi Volsci e con gli Equi Essi avevano devastato le campagne in maniera da poter offrire asilo alla plebe nel caso di qualche secessione; una volta però compostasi la controversia, ritirarono le loro truppe Appio Claudio fu mandato contro i Volsci, mentre a Quinzio toccarono gli Equi |