Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 32 - 34

Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 32 - 34

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 32 - 34
[32] Scipio cum fide soluendi pariter omnibus noxiis innoxiisque stipendii tum uoltu ac sermone in omnes placato facile reconciliatis militum animis, priusquam castra ab Carthagine moueret contione aduocata multis uerbis in perfidiam rebellantium regulorum inuectus, nequaquam eodem animo se ire professus est ad uindicandum id scelus quo ciuilem errorem nuper sanauerit [32] Scipione si rappacificò perfettamente coi soldati, sia per il fatto che aveva mantenuto la sua promessa di corrispondere le paghe militari a tutti in ugual modo, rei ed innocenti, sia per essersi rivolto a tutti con atti e con parole concilianti; prima di rimuovere il campo da Cartagena, adunata l'assemblea, inveì con molte parole contro la malafede dei principi che si erano sollevati contro i Romani, dichiarando che egli si spingeva a vendicare tale misfatto animato da sentimenti ben diversi da quelli coi quali aveva rimediato alle conseguenze dello sbaglio dei suoi concittadini
Tum se haud secus quam uiscera secantem sua cum gemitu et lacrimis triginta hominum capitibus expiasse octo milium seu imprudentiam seu noxam: nunc laeto et erecto animo ad caedem Ilergetum ire Allora, infatti, quasi lacerando le proprie viscere, gemendo e piangendo aveva fatto pagare con la testa di trenta uomini sia la leggerezza sia la colpa di ottomila; ora, invece, con spirito pieno di gioia e di fierezza si avviava a far eccidio degli Ilergeti
Non enim eos neque natos in eadem terra nec ulla secum societate iunctos esse; eam quae sola fuerit fidei atque amicitiae ipsos per scelus rupisse Costoro, infatti, non erano né nati dalla stessa terra, né erano legati a lui da alcun patto di coalizione; quel solo vincolo di lealtà e d'amicizia che v'era tra loro, essi lo avevano abbondantemente spezzato

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20

In exercitu suo se, praeterquam quod omnes ciues aut socios Latinique nominis uideat, etiam eo moueri quod nemo fere sit miles qui non aut a patruo suo Cn Scipione, qui primus Romani nominis in eam prouinciam uenerit, aut a patre consule aut a se sit ex Italia aduectus Per quanto, invece, riguardava il suo esercito, a parte il fatto che tutti erano suoi concittadini od alleati di stirpe latina, da una speciale emozione egli era stato preso sapendo che fra quei soldati non v'era quasi nessuno che non fosse stato condotto dall'Italia o da suo zio Cn Scipione, che primo di stirpe romana era venuto in quella provincia, o dal console suo padre o da lui stesso, Scipione
Scipionum nomini auspiciisque omnes adsuetos, quos secum in patriam ad meritum triumphum deducere uelit, quos consulatum petenti uelut si omnium communis agatur honos adfuturos speret Tutti erano avvezzi al nome od al comando degli Scipioni; egli voleva ricondurli in patria con sé al meritato trionfo e sperava che essi avrebbero dato sostegno a lui quando si fosse presentato candidato al consolato, come se questo onore fosse l'onore di tutti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 16-20
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 16-20

Quod ad expeditionem attineat quae instet, immemorem esse rerum suarum gestarum qui id bellum ducat Per quanto poi si riferiva alla prossima spedizione, non si ricordava certo delle proprie imprese, colui che la giudicasse una vera guerra
Magonis hercule sibi qui extra orbem terrarum in circumfusam Oceano insulam cum paucis perfugerit nauibus maiorem curam esse quam Ilergetum; quippe illic et ducem Carthaginiensem et quantumcumque Punicum praesidium esse, hic latrones latronumque duces, quibus ut ad populandos finitimorum agros tectaque urenda et rapienda pecora aliqua uis sit, ita in acie ac signis conlatis nullam esse Più che degli Ilergeti egli, per Ercole, si dava pensiero di Magone, che si era rifugiato con poche navi fuori del mondo, in un'isola circondata dall'Oceano; qui, infatti, vi erano un comandante cartaginese e, per quanto piccola, una guarnigione cartaginese; presso gli Ilergeti, invece, vi erano solo banditi e capi di banditi che, se erano abbastanza forti per razziare le terre dei vicini, per bruciarne le case e catturarne il bestiame, non erano, al contrario, abbastanza validi per condurre gli assalti di una battaglia campale

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

Magis uelocitate ad fugam quam armis fretos pugnaturos esse Essi, in questo caso, avrebbero contato più sulla velocità della fuga che sull'uso delle armi
Itaque non quod ullum inde periculum aut semen maioris belli uideat, ideo se priusquam prouincia decedat opprimendos Ilergetes duxisse, sed primum ne impunita tam scelerata defectio esset, deinde ne quis in prouincia simul uirtute tanta et felicitate perdomita relictus hostis dici posset Pertanto, non perché vi fosse qualche pericolo o possibilità di una guerra più grave, egli aveva ritenuto di dover mettere fuori combattimento gli Ilergeti, prima di lasciare la provincia, ma soprattutto perché non rimanesse invendicata una così scellerata defezione e poi anche perché non si dicesse che era ancora rimasta qualche popolazione nemica in una provincia soggiogata con tanto valore e con tanto successo

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 21-25

Proinde dis bene iuuantibus sequerentur, non tam ad bellum gerendum--neque enim cum pari hoste certamen esse--quam ad expetendas ab hominibus scelestis poenas Perciò, con l'aiuto degli dei, lo scortassero i soldati non tanto per fare una guerra, che non poteva avvenire in mancanza di nemici loro pari coi quali scontrarsi, quanto per far pagare il fio a dei criminali

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 21-30

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