' Rursus eadem dici possunt: quidquid est enim, quod sensum habeat, id necesse est sentiat et voluptatem et dolorem, ad quem autem dolor veniat, ad eundem etiam interitum venire | Anche in tal caso però valgono le stesse obiezioni; pgni essere fornito di sensibilità deve necessariamente provare anche piacere e dolore; ma tutto ciò che è soggetto al dolore è soggetto anche alla morte |
Ita fit, ut ne ignem quidem efficere possitis aeternum | Di conseguenza neppure del fuoco potete fare un essere eterno |
[37] Quid enim | [37] E non basta |
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Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 16-20
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 16-20
Non eisdem vobis placet omnem ignem pastus indigere nec permanere ullo modo posse, nisi alatur, ali autem solem, lunam, reliqua astra aquis, alia dulcibus, alia marinis; eamque causam Cleanthes adfert, cur se sol referat nec longius progrediatur solstitiali orbi itemque brumali, ne longius discedat a cibo | Non siete voi a sostenere che tutto il fuoco ha bisogno di cibo e non può in alcun modo sopravvivere senza nutrirsi, e che il sole, la luna e gli altri corpi celesti traggono nutrimento dalle acque, gli uni da quelle marine e gli altri da quelle dolci; secondo Cleante sarebbe questa la ragione per cui il sole, allo scopo di non allontanarsi troppo dal cibo, al momento dei solstizio invernale e di quello estivo torna indietro senza spingersi oltre |
Hoc totum quale sit, mox; nunc autem concludatur illud: quod interire possit, id aeternum non esse natura; ignem autem interiturum esse, nisi alatur; non esse igitur natura ignem sempiternum | Di tutto questo argomento tratteremo poco più innanzi: per ora concludiamo così: ciò che può perire non è, per natura, eterno: ma il fuoco, se non viene alimentato, e destinato a perire; il fuoco dunque non è, per natura, eterno |
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 16-20
XV [38] Qualem autem deum intellegere nos possumus nulla virtute praeditum | XV [38] Quale dio possiamo concepire sfornito di virtù |
Quid enim | Ma come ci regoleremo allora |
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 01-05
Prudentiamne deo tribuemus, quae constat ex scientia rerum bonarum et malarum et nec bonarum nec malarum | Gli attribuiremo la virtù della prudenza, cioè la facoltà di discernere il bene dal male e da ciò che non è né bene né male |
Cui mali nihil est nec esse potest, quid huic opus est dilectu bonorum et malorum, quid autem ratione, quid intellegentia; quibus utimur ad eam rem, ut apertis obscura adsequamur; at opscurum deo nihil potest esse | Ma che bisogno ha un essere che non soggiace né può soggiacere ad alcunché di male di possedere la facoltà di distinguere il bene dal male;che bisogno ha di ragione e di intelligenza;sono facoltà che a noi servono a chiarire ciò che è oscuro; ma per un dio non esiste oscurità |
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Nam iustitia, quae suum cuique distribuit, quid pertinet ad deos; hominum enim societas et communitas, ut vos dicitis, iustitiam procreavit | Quanto alla giustizia, che distribuisce a ciascuno il suo, non ha certo nulla a che fare con la divinità: ammettete voi stessi che essa è una mera creazione della comunità umana |