Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 11-15

Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 11-15

XI [27] At enim quaerit apud Xenophontem Socrates, unde animum arripuerimus, si nullus fuerit in mundo XI [27]" Ma Socrate, come si legge in Senofonte, si chiede donde noi avremmo tratto la nostra anima se già non fosse esistita nel mondo "
Et ego quaero, unde orationem, unde numeros, unde cantus; nisi vero loqui solem cum luna putamus, cum propius accesserit, aut ad harmoniam canere mundum, ut Pythagoras existimat Ed io mi chiedo allora donde abbiamo potuto trarre l'uso della parola, la nozione dei numeri, l'arte musicale: a meno che non si ammetta che il sole parli con la luna quando si accosta a noi o che il mondo produca una musica armoniosa, secondo quanto pensa Pitagora
Naturae ista sunt, Balbe, naturae non artificiose ambulantis, ut ait Zeno quod quidem quale sit, iam videbimus , sed omnia cientis et agitantis motibus et mutationibus suis Questi fenomeni, caro Balbo, sono opera della natura, e non di una natura che esegue artistici passi di danza, come dice Zenone (e vedremo poi di che cosa si tratta) bensì di una natura che imprime movimento ed attività alla totalità degli esseri con trasformazioni e movimenti suoi propri

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 16-20

[28] Itaque illa mihi placebat oratio de convenientia consensuque naturae, quam quasi cognatione continuatam conspirare dicebas; illud non probabam, quod negabas id accidere potuisse, nisi ea uno divino spiritu contineretur [28] Di qui il mio apprezzamento per quanto tu andavi argomentando circa la regolarità e coerenza della natura che tu dicevi armonicamente protesa, merce l'ininterrotta coordinazione di tutte le sue parti, alla realizzazione di un fine; non accettavo però l'altra affermazione che cioè tutto questo non potesse avvenire se non grazie all'opera coordinatricedi un unico spirito divino
Illa vero cohaeret et permanet naturae viribus, non deorum, estque in ea iste quasi consensus, quam synpatheian Graeci vocant; sed ea, quo sua sponte maior est, eo minus divina ratione fieri existimanda est In realtà la coerenza e persistenza dell'insieme è dovuta a forze naturali e non alla potenza divina; v'è fra le cose una sorte di unanime accordo (la " simpatia " dei Greci), ma trattasi di un accordo che quanto più si rivela libero e spontaneo, tanto meno può essere attribuito alla ragione divina

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XII [29] Illa autem, quae Carneades adferebat, quemadmodum dissolvitis XII [29]E come sciogliete voi i ragionamenti che avanzava Carneade
Si nullum corpus inmortale sit, nullum esse corpus sempiternum: corpus autem inmortale nullum esse, ne individuum quidem nec, quod dirimi distrahive non possit; cumque omne animal patibilem naturam habeat, nullum est eorum, quod effugiat accipiendi aliquid extrinsecus, id est quasi ferendi et patiendi necessitatem, et si omne animal tale est, inmortale nullum est "Se nessun corpo è immortale - così argomenta nessun corpo può essere eterno; ma nessun corpo è immortale, né indivisibile né alieno da decomposizione e dissolvimento;e poiché ogni essere vivente è per natura suscettibile di influssi esterni, nessuno potrà sfuggire all'ineluttabile destino di subire azioni dall'esterno, cioè di sopportare e di soffrire, e se tale è la natura di ogni essere fornito di vita, nessuno è immortale

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Ergo itidem, si omne animal secari ac dividi potest, nullum est eorum individuum, nullum aeternum; atqui omne animal ad accipiendam vim externam et ferundam paratum est; mortale igitur omne animal et dissolubile et dividuum sit necesse est Analogamente se ogni essere vivente può essere tagliato e fatto a brani, nessuno sarà indivisibile, nessuno eterno;ma ogni essere vivente è naturalmente disposto a ricevere e a subire violenza dall'esterno: ogni essere vivente sarà dunque necessariamente mortale e suscettibile di decomposizione e di dissolvimento
[30] Ut enim, si omnis cera commutabilis esset, nihil esset cereum, quod commutari non posset, item nihil argenteum, nihil aeneum, si commutabilis esset natura argenti et aeris similiter igitur, si omnia, quae sunt, e quibusdam rebus constant, et si ea, e quibus cuncta constant, mutabilia sunt, nullum corpus esse potest non mutabile; mutabilia autem sunt illa, ex quibus omnia constant, ut vobis videtur; omne igitur corpus mutabile est [30] Allo stesso modo in cui, se la cera potesse trasformarsi in altre sostanze, lo stesso varrebbe anche per ogni oggetto di cera (e per ogni oggetto di bronzo e d'argento se tale fosse la natura di questi metalli), analogamente, se tutti gli elementi esistenti in natura di cui sono composte le cose sono suscettibili di trasformazione, non potrà esistere alcun corpo che non lo sia; ma gli elementi di cui si compongono tutte le cose sono in realtà suscettibili di trasformazione, proprio come sostenete voi

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At si esset corpus aliquod immortale, non esset omne mutabile; ita efficitur, ut omne corpus mortale sit Ogni corpo è dunque suscettibile di trasformazione; d'altra parte se potesse esistere un corpo immortale, non ogni corpo risulterebbe suscettibile di trasformazione

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