Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 21 - 49

Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 21 - 49

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 03, Par 21 - 49
[21] Cur autem aut vetera aut aliena proferam potius quam et nostra et recentia

Quis, inquam, tam audax, tam nobis inimicus fuisset, ut cogitaret umquam de statu nostro labefactando, nisi mucronem aliquem tribunicium exacuisset in nos

Quem quom homines scelerati ac perditi non modo ulla in domo, sed nulla in gente reperirent, gentis sibi in tenebris rei publicae perturbandas putaverunt

Quod nobis quidem egregium et ad inmortalitatem memoriae gloriosum, neminem in nos mercede ulla tribunum potuisse reperiri, nisi cui ne esse quidem licuisset tribuno

[22] Sed ille quas strages edidit

Eas videlicet quas sine ratione ac sine ulla spe bona furor edere potuit inpurae beluae, multorum inflammatus furoribus
[21] E perché poi dovrei ricordare o fatti antichi o estranei anziché i nostri e per di più recenti

Chi, io dico, avrebbe potuto mai essere tanto temerario, tanto nemico nei nostri confronti, da pensare di farci precipitare giù dalla nostra posizione, se non avesse puntato contro di noi il pugnale di qualche tribuno

Ma poiché questi uomini scellerati e disperati non poterono trovarlo in nessuna casa, né in nessuna famiglia, credettero di poter sconvolgere le masse nelle zone tenebrose dello Stato

Notevole e degno d'immortale ricordo è per noi il fatto che per nessun compenso si potè trovare alcun tribuno contro di noi, se non uno per il quale non sarebbe stato neppure legale essere tribuno

[22] Ma quello quali stragi compì

Esse furono tali, quali solo la furia di una belva impura, accesa dal furore di molti avrebbe potuto provocare, senza una ragione e senza alcuna onesta speranza
Quam ob rem in ista quidem re vehementer Sullam probo, qui tribunis plebis sua lege iniuriae faciendae potestatem ademerit, auxilii ferendi reliquerit, Pompeiumque nostrum ceteris rebus omnibus semper amplissimis summisque ecfero laudibus, de tribunicia potestate taceo

Nec enim reprehendere libct, nec laudare possum

X [23]Marcus Vitia quidem tribunatus praeclare Quinte perspicis, sed est iniqua in omni re accusanda praetermissis bonis malorum enumeratio vitiorumque selectio Nam isto quidem modo vel consulatus vitupe[rari po]test, si consulum quos enumerare nolo peccata collegeris

Ego enim fateor in ista ipsa potestate inesse quiddam mali, sed bonum, quod est quaesitum in ea, sine isto malo non haberemus

'Nimia potestas est tribunorum plebis

' Quis negat
Ed è per questo motivo che io apprezzo vivamente Silla, che con la sua legge tolse ai tribuni della plebe la possibilità di nuocere, lasciando loro quella di portare aiuto alla plebe; ed io sempre esalto con grandi e ampi riconoscimenti il nostro Pompeo per tutto il resto, preferisco tacere per quanto conceme la potestà tribunizia

Infatti non mi farebbe piacere criticarlo, ma nemmeno potrei lodarlo

[23] Marco: - Tu scorgi molto bene i difetti del tribunato, Quinto, ma in ogni accusa sarebbe ingiusto dare risalto ai difetti ed enumerare i mali, dimenticando gli aspetti positivi; è ovvio che in questo modo si può rimproverare anche il consolato, col raccogliere le colpe di quei consoli, che non sto ad elencare

Anch'io infatti ammetto che in questa magistratura c'è qualcosa di negativo; ma senza questo male non avremmo nemmeno i vantaggi che ne sono derivati

Eccessivo è il potere dei tribuni della plebe

E chi lo nega
Sed vis populi multo saevior multoque vehementior, quae ducem quom habet interdum lenior est, quam si nullum haberet

Dux enim suo se periculo progredi cogitat, populi impetus periculi rationem sui non habet

[24] 'At aliquando incenditur

' Et quidem saepe sedatur

Quod enim est tam desperatum collegium, in quo nemo e decem sana mente sit

Quin ipsum Ti Gracchum non solum neglectus sed etiam sublatus intercessor evertit

Quid enim illum aliud perculit, nisi quod potestatem intercedenti collegae abrogavit

Sed tu sapientiam maiorum in illo vide: concessa plebei a patribus ista potestate arma ceciderunt, restincta seditio est, inventum est temperamentum, quo tenuiores cum principibus aequari se putarent, in quo uno fuit civitatis salus

'At duo Gracchi fuerunt
Ma è molto più crudele e sfrenata la violenza della plebe, eppure questa, quando trova una guida, è talvolta più docile che se non ne avesse alcuna

Un capo infatti sa bene di procedere a proprio rischio e pericolo, ma l'irruenza della folla non sempre ha consapevolezza del proprio pericolo

[24] Ma qualche volta sì infiamma

E in verità spesso si calma

Quale organo collegiale potrebbe essere così disperato, da non avere fra dieci suoi componenti qualcuno sano di mente

Che anzi proprio un oppositore, che era stato non solo trascurato, ma addirittura soppresso, condusse alla rovina lo stesso Tiberio Gracco

Che altro infatti lo abbattè, se non il fatto di avere annullato il potere al collega che gli si opponeva

Ma tu scorgi in quell'episodio la saggezza dei nostri antenati: dopo che dai patrizi fu concessa alla plebe questa magistratura le armi caddero, la rivoluzione fu spenta, si trovò un compromesso, per cui gli individui delle classi più umili potessero credere di essere equiparati agli ottimati; ed in questo solo provvedimento vi fu la salvezza dello Stato

Ma i Gracchi furono due

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Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 01 - 20
Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 01 - 20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 03, Par 01 - 20

' Et praeter eos quamvis enumeres multos licet, cum deni creentur, nullos in omni memoria reperies perniciosos tribunos, leves etiam, non bonos, fortasse plures: invidia quidem summus ordo caret, plebes de suo iure periculosas contentione nullas facit

[25] Quam ob rem aut exigendi reges non fuerunt, aut plebi re, non verbo, danda libertas

Quae tamen sic data est, ut multis praeclarissimis adduceretur, ut auctoritati principum cederet

Nostra autem causa quae, optume et dulcissume frater, incidit in tribuniciam potestatem, nihil habuit contentionis cum tribunatu

Non enim plebes incitata nostris rebus invidit, sed vincula soluta sunt et servitia concitata, adiuncto terrore etiam militari
Ed oltre a quelli, sebbene si possano contarne molti, dal momento che erano nominati a dieci per volta, troverai vari tribuni assolutamente funesti nel ricordo di tutti, ed anche di avventati, di non buoni forse di più: la classe alta non è più malvista, la plebe non fa più azioni di lotta per i suoi diritti

[25] Perciò o non si sarebbero dovuti cacciare i re, o si doveva concedere alla plebe una libertà concreta, non a parole

Questa tuttavia fu concessa in modo tale da cedere all'autorità dei più ragguardevoli cittadini, grazie numerose ottime istituzioni

La mia attività politica la quale, ottimo e caro fratello, si scontrò con l'autorità tribunizia, non ebbe alcuna contesa col tribunato in sé

Non fu infatti la plebe eccitata a scagliarsi contro i nostri beni, ma furono aperte le prigioni e furono aizzati gli schiavi, aggiungendovi per di più il terrore militare
Neque nobis cum illa tum peste certamen fuit, sed cum gravissimo rei publicae tempore, cui si non cessissem, non diuturnum beneficii mei patria fructum tulisset

Atque haec rerum exitus indicavit: quis enim non modo liber, sed etiam servus libertate dignus fuit, cui nostra salus cara non esset

[26] Quodsi is casus fuisset rerum quas pro salute rei publicae gessimus, ut non omnibus gratus esset, et si nos multitudinis furentis inflammata invidia pepulisset, tribuniciaque vis in me populum, sicut Gracchus in Laenatem, Saturninus in Metellum incitasset, ferremus o Quinte frater, consolarenturque nos non tam philosophi qui Athenis fuerunt -- qui hoc facere debebant -- , quam clarissimi vin qui illa urbe pulsi carere ingrata civitate quam manere in proba maluerunt
Ed io allora non ebbi alcuno scontro con quell'uomo pestifero, ma con la gravissima situazione politica, per cui se io non mi fossi piegato, la mia patria non avrebbe conseguito un duraturo frutto del beneficio da me fattole

E questo fu confermato dalla conclusione degli avvenimenti: chi vi fu, non solo di libera condizione, ma anche schiavo degno di libertà, al quale non stesse a cuore la nostra salvezza

[26] Al punto che, se il risultato di quanto feci per la salvezza della patria fosse stato tale da non essere gradito a tutti, e se invece l' odio fiammeggiante della moltitudine infuriata mi avesse cacciato via e la violenza dei tribuni avesse scagliato contro di me il popolo, così come Gracco contro Lenate, Saturnino contro Metello, l'avremmo sopportato, fratello mio Quinto, e ci avrebbero dato conforto non tanto quei filosofi vissuti ad Atene,- il cui compito era appunto questo-, quanto piuttosto quegli illustri personaggi che, scacciati da quella città, preferirono essere privati di una città ingrata che rimanere in una disonesta

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 02, Par 31 - 69

Pompeium vero quod una ista in re non ita valde probas, vix satis mihi illud videris attendere, non solum ei quid esset optimum videndum fuisse, sed etiam quid necessarium

Sensit enim deberi non posse huic civitati illam potestatem: quippe quam tanto opere populus noster ignotam expetisset, qui posset carere cognita

Sapientis autem civis fuit, causam nec perniciosam et ita popularem ut non posset obsisti, perniciose populari civi non relinquere

Scis solere frater in huius modi sermone, ut transiri alio possit, dici 'admodum' aut 'prorsus ita est

Quintus Haud equidem adsentior Tu tamen ad reliqua pergas velim

Marcus Perseveras tu quidem et in tua vetere sententia permanes

Atticus Nec mehercule ego sane a Quinto nostro dissentio Sed ea quae restant audiamus
Tu non approvi molto Pompeo appunto per questa sola circostanza, e ciò mi fa credere che tu non hai seguito con sufficiente attenzione che egli dovette valutare non soltanto quella che era meglio, ma anche ciò che era necessario

S'accorse infatti che non si poteva negare alla cittadinanza il diritto di questa magistratura; considerato che il nostro popolo aveva desiderato tanto ardentemente una autorità ancora ignota, come avrebbe potuto farne a meno dopo averlo conosciuta

Fu dunque da saggio cittadino il non abbandonare ad un altro cittadino pericolosamente popolare una causa di per sé non pericolosa e già così popolare da non potervisi opporre

Tu, fratello, sai che in questo tipo di discussioni, per poter passare ad altro, si è soliti dire sta bene oppure è proprio così

Quinto: - Io invece non sono d'accordo; desidererei però che tu continuassi, passando al resto

Marco: - Tu dunque persisti e resti della tua precedente opinione

Attico: - Neppure io, per Ercole, mi trovo in disaccordo col nostro Quinto; ma ascoltiamo quel che rimane
XII [27]Marcus Deinceps igitur omnibus magistratibus auspicia et iudicia dantur: iudicia ut esset populi potestas ad quam provocaretur, auspicia ut multos inutiles comitiatus probabiles inpedirent morae Saepe enim populi impetum iniustum auspiciis di immortales represserunt

Ex iis autem qui magistratum ceperunt quod senatus efficitur, populare sane neminem in summum locum nisi per populum venire, sublata cooptatione censoria

Sed praesto est huius viti temperatio, quod senatus lege nostra confirmatur auctoritas

[28] Sequitur enim: 'Eius decreta rata sunto
[27] Marco: - In seguito si attribuisce a tutti i magistrati la facoltà di trarre auspici e di giudicare: i giudizi, affinchè vi fosse un'autorità popolare alla quale appellarsi, gli auspici, affinchè ragionevoli dilazioni impedissero molti comizi inutili; infatti non di rado gli dèi immortali repressero con gli auspici la foga ingiustificata del popolo

Tra quelli vi furono coloro i quali tennero la magistratura, e questi sono i soggetti che compongono il senato; sarebbe gradito al popolo che nessuno pervenisse alla massima carica se non per elezione popolare, una volta eliminata l'integrazione del senato per opera dei censori

Ma si trova a portata di mano uno strumento che attenua questo difetto, per il fatto che l'autorità del senato viene rafforzata dalla nostra legge

[28] Essa infatti aggiunge: I suoi decreti siano irrevocabili

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' Nam ita se res habet, ut si senatus dominus sit publici consilii, quodque is creverit defendant omnes, et si ordines reliqui principis ordinis consilio rem publicam gubernari velint, possit ex temperatione iuris, cum potestas in populo, auctoritas in senatu sit, teneri ille moderatus et concors civitatis status, praesertim si proximae legi parebitur; nam proximum est: 'Is ordo vitio careto, ceteris specimen esto

Quintus Praeclara vero frater ista lex, sed et late patet ut vitio careat ordo, et censorem quaerit interpretem

[29]Atticus Ille vero etsi tuus est totus ordo, gratissimamque memoriam retinet consulatus tui, pace tua dixerim: non modo censores sed etiam iudices omnes potest defatigare
Infatti le cose stanno in questi termini , cioè, se il senato è arbitro delle pubbliche decisioni, tutti sostengano quanto esso ha stabilito, e se le altre classi vogliono che lo Stato sia governato dal consiglio di questa classe di ottimati, è possibile, mediante il giusto equilibrio dei diritti, risiedendo il potere nel popolo e l'autorità nel senato, mantenere lo Stato in condizioni di normalità e di concordia, soprattutto se viene osservata la legge successiva, la quale afferma: Questo ordine sia esente da difetti, sia di esempio agli altri

Quinto: - Davvero magnifica, questa legge, fratello, ma è anche del tutto chiaro che quest'ordine sia del tutto esente da difetti, ed inoltre esige l'intervento del censore per la sua interpretazione

[29] Attico: - Ma quest'ordine, sebbene sia tutto tuo e conservi il ricordo riconoscente del tuo consolato, potrebbe stancare, con tua buona pace, consentimi di dirlo, non solo i censori, ma anche tutti i giudici
XIII Marcus Omitte ista Attice Non enim de hoc senatu nec his de hominibus qui nunc sunt, sed de futuris, si qui forte his legibus parere voluerint, haec habetur oratio

Nam cum omni vitio carere lex iubeat, ne veniet quidem in eum ordinem quisquam vitii particeps

Id autem difficile factu est nisi educatione quadam et disciplina; de qua dicemus aliquid fortasse, si quid fuerit loci aut temporis

[30] Atticus Locus certe non derit, quoniam tenes ordinem legum; tempus vero largitur longitudo diei

Ego autem, etiam si praeterieris, repetam a te istum de educatione et de disciplina locum

Marcus Tu vero et istum Attice, et si quem alium praeteriero

'Ceteris specimen esto

' Quod si tenemus, omnia
Marco: - Lascia stare questi argomenti, Attico; questa discussione non riguarderà questo senato né questi uomini che vi sono oggi, ma quelli futuri, se alcuni per caso vorranno obbedire a queste leggi

Infatti poiché la legge impone che quest'assemblea sia esente da ogni difetto, non sarà nemmeno ammesso in quest'ordine alcuno partecipe di azioni indegne

E ciò in pratica è difficile da attuarsi, se non grazie ad una certa educazione e disciplina; delle quali forse diremo qualcosa, se rimarrà un po' di tempo e l'occasione

[30] Attico: - L'occasione certo non mancherà, poiché tu stai seguendo l'ordinata successione delle leggi; il tempo, poi, ce lo dà la lunghezza della giornata

Ed anche se ti passasse dalla mente, sarò io a rammentarti questo punto della educazione e della disciplina

Marco: - E tu chiedimi liberamente, Attico, sia questo sia qualunque altro argomento su cui sarò passato oltre

Sia di esempio agli altri

Se [abbiamo] questo, abbiamo tutto

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Ut enim cupiditatibus principum et vitiis infici solet tota civitas, sic emendari et corrigi continentia

vir magnus et nobis omnibus amicus L Lucullus ferebatur, quasi commodissime respondisset, cum esset obiecta magnificentia villae Tusculanae, duo se habere vicinos, superiorem equitem Romanum, inferiorem libertinum: quorum cum essent magnificae villae, concedi sibi oportere quod iis qui inferioris ordinis essent liceret

Non vides Luculle a te id ipsum natum ut illi cuperent quibus id si tu non faceres non liceret

[31] Quis enim ferret istos, cum videret eorum villas signis et tabulis refertas, partim publicis, partim etiam sacris et religiosis, quis non frangeret eorum libidines, nisi illi ipsi qui eas frangere deberent cupiditatis eiusdem tenerentur
Come infatti l'intera città è di solito contaminata dalle passioni e dai vizi dei principali esponenti, così essa viene risanata e corretta dal loro equilibrio

Si raccontava che quel grande uomo ed amico di noi tutti, L Lucullo, al rimprovero che gli era stato mosso circa la magnificenza della sua villa di Tuscolo, avesse risposto molto garbatamente, di avere due vicini, un cavaliere romano quello di ceto più elevato, e un liberto di ceto inferiore; avendo costoro delle ville magnifiche, si doveva pur concedere a lui quanto era lecito a coloro che appartenevano ad una classe inferiore

Ma non vedi, Lucullo, che da te nacque appunto quel problema, cioè che essi desiderassero ciò che a loro non sarebbe stato lecito, se tu non l'avessi fatto

[31] E chi mai avrebbe potuto sopportare tali uomini, vedendo le loro ville zeppe di statue e di quadri, in parte appartenenti allo Stato, in parte perfino ad enti religiosi e luoghi sacri Chi non metterebbe fine alle loro brame, se appunto coloro che dovrebbero frenarle, non fossero succubi della stessa cupidigia

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