Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 21 - 49, pag 3

Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 21 - 49

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 03, Par 21 - 49
Parere iubet intercessori, quo nihil praestius: impediri enim bonam rem melius quam concedi malae

Quod vero actoris iubeo esse fraudem, id totum dixi ex Crassi sapientissimi hominis sententia, quem est senatus secutus, cum decrevisset C Claudio consule de Cn Carbonis seditione referente, invito eo qui cum populo ageret seditionem non posse fieri, quippe cui liceat concilium, simul atque intercessum turbarique coeptum sit, dimittere

Quod qui perget cum agi nihil potest, vim quaerit, cuius inpunitatem amittit hac lege

[43] Sequitur illud 'intecessor rei malae salutaris civis esto'

Quis non studiose rei publicae subvenerit hac tam praeclara legis voce laudatus
Si impone poi di obbedire a chi si presenta come oppositore, di cui nulla vi è di più importante: è infatti meglio bloccare una iniziativa buona anziché avviarne una cattiva

In quanto al punto dove stabilisco che la colpa sia del presidente , tutto ciò l'ho detto in base al pensiero di Crasso, uomo di grandissima saggezza; il senato lo approvò, e questo in occasione della relazione del console C Claudio sulla sommossa di Cn Carbone, dopo aver decretato che nessuna sommossa poteva mai verificarsi contro la volontà di chi aveva convocato il popolo, potendo egli sciogliere l'assemblea non appena si facesse opposizione e s'incominciasse a creare torbidi

Chi persiste nelle agitazioni, quando non si può decidere nulla, va in cerca di violenza, per la quale non può rimanere impunito in base a questa legge

[43]Segue il comma chi si oppone ad una cattiva deliberazione sia considerato cittadino benemerito dello Stato

E chi non s'impegnerebbe a soccorrere lo Stato, se viene lodato dalla voce di una legge così esemplare
Sunt deinde posita deinceps quae habemus etiam in publicis institutis atque legibus: 'Auspicia servanto, auguri parento

' est autem boni auguris meminisse maximis rei publicae temporibus praesto esse debere, Iovique optimo maximo se consiliarium atque administrum datum, ut sibi eos quos in auspicio esse iusserit, caelique partes sibi definitas esse traditas, e quibus saepe opem rei publicae ferre possit

Deinde de promulgatione, de singulis rebus agendis, de privatis magistratibusve audiendis

[44] Tum leges praeclarissimae de duodecim tabulis tralatae duae, quarum altera privilegia tollit, altera de capite civis rogari nisi maximo comitiatu vetat

Et nondum intis seditiosis tribunis plebis, ne cogitatis quidem, admirandum tantum maioris in posterum providisse
Seguono quindi le norme che abbiamo anche nelle nostre pubbliche istituzioni e leggi: osservino gli auspici, obbediscano all'augure

dovere dell'augure coscienzioso ricordarsi che deve essere d'aiuto nelle più gravi circostanze dello Stato, e che egli è stato assegnato a Giove Ottimo Massimo quale sacerdote e annunciatore dei suoi consigli, così come per lui sono quelli cui egli abbia ordinato di assisterlo negli auspici; a lui sono state assegnate porzioni definite di cielo, dalle quali spesso egli porti soccorso alla cittàdinanza

Seguono poi le norme circa la promulgazione delle leggi, del trattare un affare per volta, del dare ascolto ai privati ed ai magistrati

[44] Ed ecco due magnifiche leggi dedotte dalle dodici tavole, delle quali la prima sopprime i privilegi, e l'altra fa divieto che si decida della vita di un cittadino al di fuori dei comizi centuriati

Ed è veramente cosa degna d'ammirazione che, quando non si erano ancora inventati i tribuni della plebe, anzi non si era ancora neppure pensato ad ciò, i nostri antenati abbiano dato saggio di tanta previdenza per il futuro
In privatos homines leges ferri noluerunt, id est enim privilegium: quo quid est iniustius, cum legis haec vis sit, scitum et iussum in omnis

Ferri de singulis si centuriatis comitiis noluerunt Discriptus enim populus censu ordinibus aetatibus plus adhibet ad suffragium silii quam fuse in tribus convocatus

[45] Quo verius in causa nostra vir magni ingenii summaque prudentia L Cotta dicebat, nihil omnino actum esse de nobis Praeter enim quam quod comitia illa essent armis gesta servilibus, praeterea neque tributa capitis comitia rata esse posse neque ulla privilegii Quocirca nihil nobis opus esse lege, de quibus nihil omnino actum esset legibus
Essi non vollero che si promulgassero leggi a favore di privati cittadini; non vollero, cioè privilegi, dei quali che cosa vi è di più ingiusto, dal momento che questa è la forza della legge: l'essere un decreto ed un ordine valido per tutti

Non vollero proposte riguardanti una persona sola, se non nei comizi centuriati; infatti il popolo diviso per censo, per classi, per età, nel dare il suo voto usa maggior ponderazione di quando è convocato disordinatamente nelle tribù

[45] Per la qual cosa con maggior verità L Cotta, uomo di grandissima intelligenza e saggezza, era solito dire che nulla era stato fatto contro di noi nella causa che ci riguardava; perché, oltre al fatto che quei comizi erano stati tenuti sotto la minaccia di schiavi armati, i comizi tributi non potevano essere competenti in cause penali e nessun comizio poteva deliberare circa una persona privata; pertanto noi non avevamo bisogno di alcuna legge, poiché nulla era stato condotto legalmente nei nostri riguardi

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 02, Par 31 - 69

Sed visum est et vobis et clarissimis viris melius, de quo servi et latrones scivisse aliquid dicerent, de hoc eodem cunctam Italiam quid sentiret ostendere

[46] Sequitur de captis pecuniis et de ambitu

quae cum magis iudiciis quam verbis sancienda sint, adiungitur 'noxiae poena par esto', ut in suo vitio quisque plectatur, vis capite, avaritia multa, honoris cupiditas ignominia sanciatur

Extremae leges sunt nobis non usitatae, rei publicae necessariae

Legum custodiam nullam habemus, itaque eae leges sunt quas apparitores nostri volunt: a librariis petimus, publicis litteris consignatam memoriam publicam nullam habemus
Ma da voi due e dagli uomini più illustri fu visto molto bene come tutta l'Italia dimostrò il proprio pensiero intomo a quella stessa persona contro la quale una masnada di schiavi e di briganti diceva di aver espresso una condanna

[46] Seguono gli articoli circa l'accettazione di doni in denaro e circa i brogli elettorali

E poiché le leggi devono essere rese efficaci più con i processi che con le parole, si aggiunge: Vi sia una pena pari alla colpa, affinchè ciascuno sia colpito secondo la sua colpa, la violenza con la morte, l'avidità con un'ammenda, l'ambizione sfrenata per gli onori con l'infamia

Le ultime leggi non sono in vigore presso di noi, eppure necessarie allo Stato

Non abbiamo alcun depositario della legge; pertanto le leggi sono quali le vogliono i nostri cancellieri; le andiamo a chiedere ai copisti, non abbiamo nessun documento pubblico inserito in atti pubblici
Graeci hoc diligentius, apud quos nomofulakoi creantur, nec ei solum litteras -- nam id quidem etiam apud maiores nostros erat -- , sed etiam facta hominum observabant ad legesque revocabant

[47] Haec detur cura censoribus, quando quidem eos in re publica semper volumus esse

Apud eosdem qui magistratu abierint edant et exponant, quid in magistratu gesserint, deque iis censores praeiudicent

Hoc in Graecia fit publice constitutis accusatoribus, qui quidem graves esse non possunt, nisi sunt voluntarii

Quocirca melius rationes referri causamque exponi censoribus, integram tamen legi accusatori iudicioque servari

Sed satis iam disputatum est de magistratibus, nisi forte quid desideratis

Atticus Quid
I Greci agirono con maggiore diligenza; presso di loro si nominavano dei custodi delle leggi , ed essi non solo custodivano il testo autentico - il che si faceva anche presso i nostri antenati -, ma essi osservavano anche le azioni degli individui e li richiamavano all'osservanza delle leggi

[47] Questo incarico dovrebbe essere affidato ai censori, dal momento che noi vogliamo che essi siano sempre presenti nel nostro Stato

Coloro i quali escono da una magistratura dichiarino ed espongano presso i medesimi ciò che essi hanno compiuto durante tutta la carica ricoperta, ed i censori ne diano un giudizio preliminare

Questo in Grecia lo si fa nominando dei pubblici accusatori, i quali non possono agire con severità se non sono volontari

Per questo è meglio che si dia conto ai censori e si espongano loro le giustificazioni, e che tuttavia resti immune da pregiudizi l'azione della legge, dell'accusatore e dell'autorità giudiziaria

Ma ormai abbiamo discusso abbastanza dei magistrati, a meno che non vogliate sapere qualcosa di più

Attico: - Perché

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Si nos tacemus, locus ipse te non admonet, quid tibi sit deinde dicendum

Marcus Mihine

De iudiciis arbitror Pomponi; id est enim iunctum magistratibus

[48]Atticus Quid De iure populi Romani, quem ad modum instituisti, dicendum nihil putas

Marcus: Quid tandem hoc loco est quod requiras

Atticus Egone

Quod ignorari ab iis qui in re publica versantur turpissimum puto

Nam ut modo a te dictum est leges a librariis peti, sic animadverto rosque in magistratibus ignoratione iuris sui tantum sapere quantum apparitores velint

Quam ob rem si de sacrorum alienatione dicendum putasti, quom de religione leges proposueras, faciendum tibi est ut magistratibus lege constitutis de potestatum iure disputes
Se noi ce ne stiamo zitti, l'argomento stesso non te lo richiama in mente Che cos'altro dovresti dirci

Marco: - Io

Credo qualcosa sui processi, Pomponio; questo infatti è connesso con i magistrati

[48] Attico: - Dunque, pensi di non doverci dire nulla delle leggi del popolo romano, così come hai incominciato

Marco: - Su questo argomento che cosa hai da chiedere

Attico: - Io

quello appunto che ritengo vergognosissimo sia ignorato dagli uomini politici

Come infatti hai detto poco fa, che noi andiamo a chiedere le leggi ai copisti, così ho l'impressione che i più dei magistrati, per ignoranza delle norme giuridiche che li interessano, capiscono solo quel tanto che gli scrivani gli permettono

Per cui, se hai ritenuto opportuno parlare del passaggio dele cerimonie private, quando hai proposto le leggi sul culto, dovresti ora trovare il modo, dopo aver predisposto per legge le magistrature, di discorrere della giurisdizione delle singole autorità
[49] Marcus Faciam breviter si consequi potuero Nam pluribus verbis scripsit ad patrem tuum M Iunius sodalis, perite meo quidem iudicio et diligenter

Nos autem de iure natae cogitare per nos atque dicere debemus, de iure populi Romani quae relicta sunt et tradita

Atticus Sic prorsum censeo, et id ipsum quod dicis exspecto

[49] Marco: - Lo farò rapidamente, se mi sarà possibile; infatti l'amico M Giunio ne scrisse diffusamente a tuo padre, con periziaa, a mio avviso, e con diligenza

Ma noi dobbiamo ragionare e parlare del diritto naturale secondo il nostro criterio, mentre del diritto del popolo romano dovremmo esporre ciò che è rimasto valido e che ci è stato tramandato

Attico: - Credo anch'io così, e mi aspetto appunto ciò che dici

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