Nec enim tantum mali est peccare principes, quamquam est magnum hoc per se ipsum malum, quantum illud quod permulti imitatores principum existunt Nam licet videre, si velis replicare memoriam temporum, qualescumquc summi civitatis viri fuerint, talem civitatem fuisse; quaecumque mutatio morum in principibus extiterit, eandem in populo secutam [32] Idque haud paulo est verius, quam quod Platoni nostro placet Qui musicorum cantibus ait mutatis mutari civitatum status: ego autem nobilium vita victuque mutato mores mutari civitatum puto Quo perniciosius de re publica merentur vitiosi principes, quod non solum vitia concipiunt ipsi, sed ea infundunt in civitatem, neque solum obsunt quod ipsi corrumpuntur, sed etiam quod corrumpunt, plusque exemplo quam peccato nocent |
Ma i difetti degli ottimati non sono tanto un male in sé, sebbene questo sia già un grande male di per sé stesso, quanto per il fatto che degli ottimati spuntino fuori moltissimi imitatori possibile vedere infatti che, volendo andare indietro nel tempo, a seconda di quali siano stati i maggiori esponenti della città, tale fu pure la città; e qualunque cambiamento morale si sia manifestato negli ottimati, il medesimo cambiamento ne è seguito nel popolo [32] E questo è molto più vero di quanto ritiene il nostro Platone Egli afferma che le condizioni dello Stato mutano col mutare degli stili musicali; io invece penso che i costumi delle città cambino dopo che è cambiato il tenore di vita dei nobili Per questo appunto i maggiori responsabili della rovina dello Stato sono i nobili corrotti, in quanto non soltanto nutrono in sé i propri vizi, ma li trasmettono ai cittadini, e sono di danno non soltanto per la loro stessa corruzione, ma anche perché essi corrompono, e nuocciono più con il cattivo esempio che con la loro colpa |
Atque haec lex, dilatata in ordinem cunctum, coangustari etiam potest: pauci enim atque admodum pauci honore et gloria amplificati vel corrumpere mores civitatis vel corrigere possunt Sed haec et nunc satis, et in illis libris tractata sunt diligentius Quare ad reliqua veniamus XV [33] Proximum autem est de suifragiis, quae iubeo nota esse optimatibus, populo libera Atticus Ita mehereule attendi, nec satis intellexi quid sibi lex aut quid verba ista vellent Marcus Dicam Tite et versabor in re difficili ac multum et saepe quaesita, suffragia in magistratu mandando ac de reo iudicando que in lege aut rogatione clam an palam ferri melius esset Quintus An etiam id dubium est Vereor ne a te rursus dissentiam Marcus Non facies Quinte |
E questa legge, estesa a tutta una categoria, può avere un'applicazione anche più ristretta; pochi infatti, molto pochi sono quelli che, ingranditisi per onori e per gloria, possono o corrompere o correggere i costumi dei cittadini Ma di ciò si è detto abbastanza anche ora, e se ne è già trattato in altri libri in maniera più approfondita Perciò passiamo al resto [33] II prossimo argomento riguarda le votazioni, di cui vorrei che gli ottimati fossero informati, e libere al popolo Attico: - Così ho inteso, ma non mi è stato abbastanza chiaro che cosa volesse dire questa legge o queste parole Marco: - Lo dirò, Tito, e dovrò trattenermi su un argomento difficile, molto e spesso dibattuto, se sia meglio cioè il voto segreto o quello pubblico nell'elezione di un magistrato o nel giudicare un imputato e nel proporre o decretare una legge Quinto: - Ma c'è da dubitarne Temo di non essere nuovamente d'accordo con te Marco: - Non lo sarai, Quinto |
Nam ego in ista sum sententia qua te fuisse semper scio, nihil ut fuerit in suffragiis voce melius; sed optineri an possit videndum est [34]Quintus Atqui frater bona tua venia dixerim, ista sententia maxime et fallit imperitos, et obest saepissime rei publicae, cum aliquid verum et rectum esse dicitur, sed optineri id est obsisti posse populo negatur Primum enim obsistitur cum agitur severe, deinde vi opprimi in bona causa est melius quam malae cedere Quis autem non sentit omnem auctoritatem optimatium tabellariam legem abstulisse Quam populus liber numquam desideravit, idem oppressus dominatu ac potentia principum flagitavit Itaque graviora iudicia de potentissimis hominibus extant vocis quam tabellae |
Infatti io ho quest'opinione che so essere sempre stata condivisa da te, cioè che nelle votazioni nulla vi sarebbe di meglio della dichiarazione verbale; ma occorre che si accerti se sussistano le condizioni perché si possa fare [34] Quinto: - Eppure, fratello, con tua buona pace, oserei dire, quest'opinione in particolare ed inganna gli inesperti ed assai spesso nuoce al pubblico interesse, quando si dice che qualcosa è vera e giusta, ma si afferma che non si può ottenere, cioè che non è possibile opporsi al popolo Ci si oppone infatti in primo luogo agendo con severità, e secondariamente subire violenza per una causa buona è meglio che assecondarne una cattiva Chi non s'accorge infatti che la legge tabellaria ha annullato tutta l'influenza degli ottimati Legge che il popolo libero mai aveva desiderato, ma che chiese con insistenza invece quando fu oppresso dalla dominazione e dal potere dei capi Pertanto quando si debbono giudicare i personaggi più potenti, risultano più severi i giudizi dati a voce di quelli della scheda |
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 02, Par 31 - 69
Quam ob rem suffragandi nimia libido in non bonis causis eripienda fuit potentibus, non latebra danda populo, in qua bonis ignorantibus quid quisque sentiret, tabella vitiosum occultaret suffragium Itaque isti rationi neque lator quisquam est inventus nec auctor umquam bonus [35] Sunt enim quattuor leges tabellariae, quarum prima de magistratibus mandandis: ea est Gabinia, lata ab homine ignoto et sordido Secuta biennio post Cassia est de populi iudiciis, a nobili homine lata L Cassio, sed, pace familiae dixerim, dissidente a bonis atque omnis rumusculos populari ratione aucupante Carbonis est tertia de iubendis legibus ac vetandis, seditiosi atque inprobi civis, cui ne reditus quidem ad bonos salutem a bonis potuit adferre |
Per tal motivo si sarebbe dovuto impedire ai potenti l'eccessiva voglia di racimolare voti in cause non oneste, piuttosto che offrire al popolo un rifugio, nel quale mentre i galantuomini ignorano ciò che ciascuno di loro pensa, con la scheda esso nasconde un voto riprovevole Pertanto non si trovò mai una persona retta che volesse suggerire o presentare un tale progetto di legge [35] Quattro sono infatti le leggi tabellari la prima delle quali riguarda l'elezione dei magistrati; essa è la Gabinia, presentata da un uomo di estrazione sociale bassa e volgare Due anni dopo arrivò la legge Cassia sui processi popolari, proposta da L Cassio, nobile ma, con buona pace della sua famiglia, in disaccordo con i galantuomini, e bramoso di monopolizzare ogni minimo accenno di favore accarezzando il popolo La terza è quella di Carbone, riguardante l'approvazione o il rigetto delle leggi; cittadino, questo, turbolento e disonesto, al quale non potè procurargli sicurezza da parte dei galantuomini nemmeno l'aver fatto ritomo fra di loro |
[36] Uno in genere relinqui videbatur vocis suffragium, quod ipse Cassius exceperat, perduellionis Dedit huic quoque iudicio C Coelius tabellam, doluitque quoad vixit se ut opprimeret C Popillium nocuisse rei publicae Et avus quidem noster singulari virtute in hoc municipio quoad vixit restitit MGratidio cuius in matrimonio sororem aviam nostram habebat, ferenti legem tabellariam Excitabat enim fluctus in simpulo ut dicitur Gratidius, quos post filius eius Marius in Aegaeo excitavit mari Ac nostro quidem avo, cum res esset ad se delata, M Scaurus consul: 'Utinam' inquit 'M Cicero isto animo atque virtute in summa re publica nobiscum versari quam in municipali maluisses |
[36] In un solo genere di dichiarazioni, per il quale aveva fatto eccezione lo stesso Cassio, sembrava essere lasciato il voto verbale, quello di alto tradimento Ma anche a questa sorte di processi C Celio impose la scheda, e finché visse si rammaricò di avere procurato un danno allo Stato pur di far condannare G Popilio Anche il nostro nonno, eccezionalmente probo tra i cittadini di questo municipio, finché visse, si oppose a M Gratidio che proponeva una legge tabellaria, quantunque ne avesse sposato la sorella, che era nostra nonna; infatti Gratidio, com'egli era solito dire, sollevava tempeste in un bicchiere, quelle che poi suo figlio Mario sollevò nel mare Egeo Ed a nostro nonno il console M Scauro, informato della cosa, disse: Dio volesse, M Cicerone, che con questo tuo carattere e questo tuo rigore morale tu avessi preferito occuparti di tutto lo Stato insieme a noi, anziché di questo tuo municipio |
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[37] Quam ob rem, quoniam non recognoscimus nunc leges populi Romani, sed aut repetimus ereptas aut novas scribimus, non quid hoc populo optineri possit, sed quid optimum sit tibi dicendum puto Nam Cassiae legis culpam Scipio tuus sustinet, quo auctore lata esse dicitur; tu si tabellariam tuleris, ipse praestabis Nec enim mihi placet nec Attico nostro quantum e vultu eius intellego XVII Atticus Mihi vero nihil umquam populare placuit, eamque optimam rem publicam esse dico, quam hic consul constituerat, quae sit in potestate optimorum [38]Marcus Vos dem ut video legem antiquastis sine tabella Sed ego, etsi satis dixit pro se in illis libris Scipio, tamen ita libertatem istam largior populo, ut auctoritate et valeant et utantur boni |
[37] Per questo dunque, poiché non stiamo ora passando in rassegna le leggi del popolo romano, ma o rievochiamo quelle abolite o ne scriviamo di nuove, credo che tu dovresti dire non quello che si possa ottenere con questo popolo, ma quello che di per se è ottimo Infatti il tuo Scipione, che si dice appunto ne sia stato il suggeritore, porta la colpa della legge Cassia; tu invece risponderai di persona, se proporrai una legge tabellaria Essa infatti non piacerebbe né a me né, a giudicare dalla sua faccia, al nostro Attico Attico: - Ma a me non è mai piaciuta alcuna forma di istituzione democratica, e sostengo che la miglior forma di Stato è quella che costui aveva stabilito durante il suo consolato, che si basa sul potere degli ottimati [38] Marco: - Anche voi, da quel che vedo, avete re spinto la legge senza l'uso della scheda Ma, pur avendo parlato abbastanza Scipione in sua difesa in quei libri, nonostante tutto io concederei al popolo questa libertà, in modo che i migliori godano di autorità e di prestigio |
Sic enim a me recitata lex est de suffragiis: 'Optimatibus nota, plebi libera sunto ' Quae lex hanc sententiam continet, ut omnes leges tollat quae postea latae sunt quae tegunt omni ratione suffragium, ne quis inspiciat tabellam, ne roget, ne appellet Pontes etiam lex Maria fecit angustos [39] Quae si opposita sunt ambitiosis, ut sunt fere, non reprehendo; si non valuerint tamen leges ut ne sit ambitus, habeat sane populus tabellam quasi vindicem libertatis, dummodo haec optimo cuique et gravissimo civi ostendatur ultroque offeratur, ut in eo sit ipso libertas quod populo potestas honeste bonis gratificandi datur |
Infatti la legge sulle votazioni è stata così enunciata da me: Siano a conoscenza degli ottimati e liberi alla plebe Una tale legge contiene questo concetto, in maniera tale da annullare tutte le leggi che furono proposte in seguito, le quali con ogni trucco nascondono il voto, affinchè nessuno veda sulla scheda, nessuno solleciti il voto, nessuno faccia degli appelli La legge Maria fece stretti anche i ponti [39] E se tutte queste norme si oppongono agli ambiziosi, come effettivamente lo sono per lo più, io non le critico; ma se le leggi avessero efficacia per eliminare i brogli elettorali, il popolo abbia pure la scheda, quasi garanzia di libertà, purché questa scheda possa essere mostrata a tutti i migliori e più seri cittadini e venga esposta spontaneamente; in tal modo con questo stesso atto si manifesti la libertà per cui si dà al popolo la facoltà di rendere onestamente un servigio ai galantuomini |
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Eoque nunc fit illud quod a te modo Quinte dictum est, ut minus multos tabella condemnet, quam solebat vox, quia populo licere satis est: hoc retento reliqua voluntas auctoritati aut gratiae traditur Itaque, ut omittam largitione corrupta suffragia, non vides, si quando ambitus sileat, quaeri in suifragiis quid optimi viri sentiant Quam ob rem lege nostra libertatis species datur, auctoritas bonorum retinetur, contentionis causa tollitur XVIII [40] Deinde sequitur, quibus ius sit cum populo agendi aut cum senatu gravis et ut arbitror praeclara lex: 'Quae cum populo quaeque in patribus agentur, modica sunto', id est modesta atque sedata Actor enim moderatur et fingit non modo mentes ac voluntates, sed paene vultus eorum apud quos agit |
Perciò ora accade quello che tu poco fa hai detto, Quinto, che la scheda ne condanna molto meno di quanti di solito ne condannasse il voto verbale, poiché il popolo è soddisfatto di averne la facoltà Ottenuto ciò, egli affida gli altri suoi voleri al prestigio o alla riconoscenza E così, per non parlare delle votazioni corrotte dall'elargizione di danaro, non vedi che, allorché tace l'intrigo, ci si informa durante le votazioni cosa ne pensino i miglioi cittadini Ecco dunque che con la nostra legge si concede l'apparenza della libertà, si mantiene il prestigio dei galantuomini, si elimina una causa di contrasti [40] Segue poi l'articolo relativo a chi debba avere la facoltà di trattare col popolo o col senato Legge severa, a quel che penso, ed eccellente: [Le proposte fatte al popolo] ed ai senatori siano misurate , cioè, equilibrate e ponderate Il presentatore infatti governa e plasma non soltanto le menti e la volontà, ma quasi il volto stesso di coloro ai quali si rivolge |
Quod si in senatu non difficile; est enim ipse senator is cuius non ad actorem referatur animus, sed qui per se ipse spectari velit Huic iussa tria sunt: ut adsit, nam gravitatem res habet, cum frequens ordo est; ut loco dicat, id est rogatus; ut modo, ne sit infinitus Nam brevitas non modo senatoris sed etiam oratoris magna laus est in sententia, nec est umquam longa oratione utendum -- quod fit ambitione saepissime -- , nisi aut peccante senatu nullo magistratu adiuvante tolli diem utile est, aut cum tanta causa est ut opus sit oratoris copia vel ad hortandum vel ad docendum; quorum generum in utroque magnus noster Cato est |
Il che non è difficile tranne che in senato, poiché il senatore è appunto tale da non lasciar trasportare il proprio animo dall'oratore, ma da voler capire tutto da se stesso Per questo esistono tre precetti: che intervenga; infatti la discussione acquista in serietà quando l'assemblea è al completo; che parli quando è il suo turno, cioè quando è interpellato; che non sia prolisso Infatti la concisione nell'esporre il proprio pensiero è un grande pregio non soltanto del senatore, ma anche dell'oratore Né ci si dovrebbe mai servire di un lungo discorso, - il che accade spessissimo per gli intrighi - se non nel caso in cui per colpa del senato sia utile far perdere un giorno senza l' intervento propizio di un magistrato, oppure quando l'argomento è di tale importanza, che sia necessaria la facondia dell'oratore per esortare o per dimostrare; ed in ambedue questi generi è grande il nostro Catone |
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[41] Quodque addit 'causas populi teneto, est senatori necessarium nosse rem publicam -- idque late patet: quid habeat militum, quid valeat aerario, quos socios res publica habeat, quos amicos, quos stipendiarios, qua quisque sit lege, condicione, foedere -- , tenere consuetudinem decernendi, nosse exempla maiorum Videtis iam genus hoc omne scientiae, diligentiae, memoriae, sine quo paratus esse senator nullo pacto potest [42] Deinceps sunt cum populo actiones, in quibus primum et maximum , vis abesto' Nihil est enim exitiosius civitatibus, nihil tam contrarium iuri ac legibus, nihil minus civile et inhumanius, quam composita et constituta re publica quicquam agi per vim |
[41] E quanto poi all'aggiunta della frase sostenete la causa del popolo, è necessario al senatore conoscere a fondo le condizioni dello Stato - e questo è più che chiaro: quanti soldati vi siano sotto le armi, quale la consistenza del tesoro, quali siano gli alleati dello Stato, quali gli amici, quali i popoli tributari, quali siano le leggi, le condizioni ed i trattati d'alleanza di ciascuno, - avere pronte le formule dei decreti, conoscere gli esempi degli antichi Voi potete ormai scorgere in questo un genere di conoscenza, di preparazione, di memoria, senza del quale un senatore non può in nessun modo essere preparato [42] Inoltre vi sono i rapporti col popolo, fra i quali la prima e più importante norma è stia lontana la violenza Nulla infatti è più dannoso per gli Stati, nulla tanto contrario al diritto ed alle leggi, nulla meno civile e più disumano che affrontare dei problemi con la forza in uno Stato ben ordinato e strutturato |