Cicerone, De Finibus: Libro 03; 06-10

Cicerone, De Finibus: Libro 03; 06-10

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 03; 06-10
[6, 20] Progrediamur igitur, quoniam, inquit, ab his principiis naturae discessimus, quibus congruere debent quae sequuntur

Sequitur autem haec prima divisio: aestimabile esse dicuntsic enim, ut opinor, appellemus id, quod aut ipsum secundum naturam sit aut tale quid efficiat, ut selectione dignum propterea sit, quod aliquod pondus habeat dignum aestimatione, quam illi axìa vocant, contraque inaestimabile, quod sit superiori contrarium

Initiis igitur ita constitutis, ut ea, quae secundum naturam sunt, ipsa propter se sumenda sint contrariaque item reicienda, primum est officiumid enim appello kathèkon, ut se conservet in naturae statu, deinceps ut ea teneat, quae secundum naturam sint, pellatque contraria
[6, 20]Procediamo dunque, poiché ci siamo scostati da questi principi naturali con cui deve concordare ciò che segue

E segue questa prima distinzione: essi dicono: ha del valore -potremmo usare, credo, questa espressione- ciò che è secondo natura esso stesso oppure produce un effetto tale; per cui è degno di scelta in quanto ha unimportanza degna di valutazione, detta da essi in greco axìa; viceversa non ha valore ciò che è contrario a quanto precede

Fissati dunque i principi fondamentali, in base ai quali si deve adottare per se stesso ciò che è conforme a natura e analogamente si deve respingere ciò che le è contrario, il primo dovere (cosi rendo il greco kathékon) è di conservarsi nello stato di natura; poi seguire ciò che è conforme a natura e allontanare il contrario
Qua inventa selectione et item reiectione sequitur deinceps cum officio selectio, deinde ea perpetua, tum ad extremum constans consentaneaque naturae, in qua primum inesse incipit et intellegi, quid sit, quod vere bonum possit dici

[21] prima est enim conciliatio hominis ad ea, quae sunt secundum naturam
Scoperta questa facoltà di scegliere e di respingere, la conseguenza immediata è una scelta fatta con dovere, poi continua, infine perfettamente equilibrata e consentanea a natura; in tale scelta comincia per la prima volta ad esistere e ad essere compresa lessenza di ciò che si può veramente chiamare bene

[21] Difatti prima si verifica la propensione delluomo per ciò che è secondo natura
Simul autem cepit intellegentiam vel notionem potius, quam appellant ènnoian illi, viditque rerum agendarum ordinem et, ut ita dicam, concordiam, multo eam pluris aestimavit quam omnia illa, quae prima dilexerat, atque ita cognitione et ratione collegit, ut statueret in eo collocatum summum illud hominis per se laudandum et expetendum bonum, quod cum positum sit in eo, quod omologhìan Stoici, nos appellemus convenientiam, si placet,cum igitur in eo sit id bonum, quo omnia referenda sint, honeste facta ipsumque honestum, quod solum in bonis ducitur, quamquam post oritur, tamen id solum vi sua et dignitate expetendum est; eorum autem, quae sunt prima naturae, propter se nihil est expetendum Poi, appena acquistò lintelligenza, o meglio la nozione, che essi chiamano in greco énnoia, e vide lordine e per cosi dire la concordia dei suoi atti, ne ebbe una considerazione molto maggiore che per tutte le sue prime predilezioni , e così, mediante la conoscenza e la ragione, giunse alla conclusione che in ciò risiede quel sommo bene delluomo, degno di essere lodato e ricercato per se stesso; e dato che è riposto in ciò, per cui gli Stoici usano il termine greco homologìa, che noi potremmo tradurre con accordo, se sembra che vada bene, dato che, stavo dicendo, in ciò consiste quel bene a cui tutto bisogna riferire, le azioni oneste e lonestà stessa, la sola ad essere annoverata fra i beni, per quanto di origine posteriore , costituiscono tuttavia la sola cosa da ricercare per la propria intrinseca essenza e dignità; quanto ai principi naturali, nessuno invece è da ricercare per se stesso

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Cicerone, De Finibus: Libro 01; 07-10

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 01; 07-10

[22] Cum vero illa, quae officia esse dixi, proficiscantur ab initiis naturae, necesse est ea ad haec referri, ut recte dici possit omnia officia eo referri, ut adipiscamur principia naturae, nec tamen ut hoc sit bonorum ultimum, propterea quod non inest in primis naturae conciliationibus honesta actio; consequens enim est et post oritur, ut dixi

Est tamen ea secundum naturam multoque nos ad se expetendam magis hortatur quam superiora omnia

Sed ex hoc primum error tollendus est, ne quis sequi existimet, ut duo sint ultima bonorum
[22] Ma partendo quelli che ho definito come doveri o dai principi naturali, è necessario stabilire un nesso di relazione cli quelli in confronto a questi, per ottenere che risulti esatta lasserzione che tutti i doveri si riferiscono al conseguimento dei princìpi naturali, non però nel senso che ciò sidentifichi con lestremo dei beni, poiché non si verifica un atto di onestà nelle prime propensioni naturali; questo infatti è successivo e di origine posteriore, come ho già detto

Esso tuttavia è conforme a natura ed esercita su di noi unattrattiva molto superiore a quella di tutto ciò che gli precede

Ma da questo bisogna anzitutto eliminare lerrore di credere che si abbia come conseguenza lesistenza di due beni estremi
Etenim, si cui propositum sit conliniare hastam aliquo aut sagittam, sicut nos ultimum in bonis dicimus, [sic illi facere omnia, quae possit, ut conliniet] huic in eius modi similitudine omnia sint facienda, ut conliniet, et tamen, ut omnia faciat, quo propositum adsequatur, sit hoc quasi ultimum, quale nos summum in vita bonum dicimus, illud autem, ut feriat, quasi seligendum, non expetendum

7, 23] Cum autem omnia officia a principiis naturae proficiscantur, ab isdem necesse est proficisci ipsam sapientiam

Sed quem ad modum saepe fit, ut is, qui commendatus sit alicui, pluris eum faciat, cui commendatus sit, quam illum, a quo, sic minime mirum est primo nos sapientiae commendari ab initiis naturae, post autem ipsam sapientiam nobis cariorem fieri, quam illa sint, a quibus ad hanc venerimus
Infatti, se uno si fosse prefisso di cogliere un bersaglio con un giavellotto o una freccia, così come noi parliamo di termine estremo a proposito del bene, dovrebbe far di tutto, restando in tale similitudine, per cogliere il bersaglio; e tuttavia appunto questo far di tutto per realizzare lintento sarebbe per lui, direi quasi, il suo termine estremo, come per noi quando parliamo del sommo bene riferendoci alla vita, mentre invece il fatto di colpire il bersaglio sarebbe per così dire cosa da prescegliere, ma non da ricercare

[7, 23] Dato che tutti i doveri partono dai principi naturali, necessariamente da essi deve partire pure la sapienza

Ma come spesso accade che chi è stato raccomandato a qualcuno ha più considerazione per quello a cui è stato raccomandato che per chi lo ha raccomandato, così non è per niente strano che noi siamo raccomandati inizialmente dai principi naturali alla sapienza ed in séguito ci divenga più cara la sapienza stessa che non quelli da cui siam partiti per giungere ad essa

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 03; 11-15

Atque ut membra nobis ita data sunt, ut ad quandam rationem vivendi data esse appareant, sic appetitio animi, quae hormè Graece vocatur, non ad quodvis genus vitae, sed ad quandam formam vivendi videtur data, itemque et ratio et perfecta ratio

[24] Ut enim histrioni actio, saltatori motus non quivis, sed certus quidam est datus, sic vita agenda est certo genere quodam, non quolibet; quod genus conveniens consentaneumque dicimus

Nec enim gubernationi aut medicinae similem sapientiam esse arbitramur, sed actioni illi potius, quam modo dixi, et saltationi, ut in ipsa insit, non foris petatur extremum, id est artis effectio
E come ci furon date le membra in modo che risultano date per un certo sistema di vita, così la facoltà appetitiva dellanima, detta in greco hormé, risulta data non per qualsiasi genere di vita, ma per una certa forma di vita, e così del pari la ragione e la perfetta ragione

[24] Infatti, come ad un attore i gesti, ad un ballerino le movenze non furon date a capriccio ma secondo un criterio determinato, così noi dobbiamo trascorrere la vita secondo un genere determinato e non qualsiasi: tale genere diciamo concorde e consentaneo

Giacché non riteniamo la sapienza simile alla scienza nautica o alla medicina, ma piuttosto allarte della recitazione, ora citata, e della danza: il termine estremo, cioè la realizzazione dellarte, è insito in essa, non si ricerca allesterno
Et tamen est etiam aliqua cum his ipsis artibus sapientiae dissimilitudo, propterea quod in illis quae recte facta sunt non continent tamen omnes partes, e quibus constant; quae autem nos aut recta aut recte facta dicamus, si placet, illi autem appellant katorthòmata, omnes numeros virtutis continent

Sola enim sapientia in se tota conversa est, quod idem in ceteris artibus non fit

[25] Inscite autem medicinae et gubernationis ultimum cum ultimo sapientiae comparatur

Sapientia enim et animi magnitudinem complectitur et iustitiam, et ut omnia, quae homini accidant, infra se esse iudicet, quod idem ceteris artibus non contingit

Tenere autem virtutes eas ipsas, quarum modo feci mentionem, nemo poterit, nisi statuerit nihil esse, quod intersit aut differat aliud ab alio, praeter honesta et turpia
Vè pur tuttavia anche qualche discrepanza fraqueste stesse arti e la sapienza: in quelle lesecuzione, per quanto sia buona, non contiene tutte le parti di cui esse son formate; invece ciò che noi potremmo chiamare rettitudine, o azioni rette, se pai bene, e quelli in greco katortòmata, contiene tutti i requisiti della virtù

Giacché solo la sapienza è tutta rivolta in se stessa; ciò che non accade per le altre arti

[25] Grossolano è poi il paragone fra il termine estremo della medicina e della scienza nautica e il termine estremo della sapienza

La sapienza infatti comprende la grandezza danimo, la giustizia e la facoltà di giudicare inferiori tutti gli eventi umani; ciò che non tocca alle altre arti

Nessuno poi potrà possedere le stesse virtù di cui ho fatto pocanzi menzione, se non stabilirà che fra una cosa e laltra non vè distinzione o differenza alcuna tranne che fra lonesto e il disonesto

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 02; 11-15

[26] Videamus nunc, quam sint praeclare illa his, quae iam posui, consequentia

Cum enim hoc sit extremum sentis enim, credo, me iam diu, quod tèlos Graeci dicant, id dicere tum extremum, tum ultimum, tum summum; licebit etiam finem pro extremo aut ultimo dicere, cum igitur hoc sit extremum, congruenter naturae convenienterque vivere, necessario sequitur omnes sapientes semper feliciter, absolute, fortunate vivere, nulla re impediri, nulla prohiberi, nulla egere

Quod autem continet non magis eam disciplinam, de qua loquor, quam vitam fortunasque nostras, id est ut, quod honestum sit, id solum bonum iudicemus, potest id quidem fuse et copiose et omnibus electissimis verbis gravissimisque sententiis rhetorice et augeri et ornari, sed consectaria me Stoicorum brevia et acuta delectant
[26] Vediamo ora quanto siano luminose le conseguenze di questi princìpi già fissati da me

Poiché questo è il termine estremo (ti accorgi, credo, che già da un pezzo traduco il vocabolo greco télos ora con punto estremo, ora ultimo, talvolta sommo ; sarà anche lecito dire termine estremo in luogo di estremo o ultimo punto) poiché, dicevo, il punto estremo consiste nel vivere in modo conforme e concorde con la natura, la conseguenza necessaria è che tutti i sapienti hanno sempre una vita felice, perfetta, fortunata, senza ostacoli, senza impedimenti, senza bisogni

Quanto al principio che costituisce la norma essenziale della dottrina di cui sto parlando così come della nostra vita e della nostra sorte, principio secondo il quale noi giudichiamo bene solo ciò che è onesto, questo si che si può retoricamente ampliare e adornare con abbondanza e faconclia e con tutte le parole più ricercate e le frasi più solenni; ma a me piacciono le concise ed acute deduzioni logiche degli Stoici
[8, 27] Concluduntur igitur eorum argumenta sic: quod est bonum, omne laudabile est; quod autem laudabile est, omne est honestum; bonum igitur quod est, honestum est

Satisne hoc conclusum videtur

Certe; quod enim efficiebatur ex iis duobus, quae erant sumpta, in eo vides esse conclusum

Duorum autem, e quibus effecta conclusio est, contra superius dici solet non omne bonum esse laudabile

Nam quod laudabile sit honestum esse conceditur

Illud autem perabsurdum, bonum esse aliquid, quod non expetendum sit, aut expetendum, quod non placens, aut, si id, non etiam diligendum; ergo et probandum; ita etiam laudabile; id autem honestum

Ita fit, ut, quod bonum sit, id etiam honestum sit

[28] Deinde quaero, quis aut de misera vita possit gloriari aut de non beata

De sola igitur beata
[8, 27] Le loro argomentazioni dunque si riducono a questo sillogismo: tutto ciò che è bene è lodevole; ma tutto ciò che èlodevole è onesto: dunque tutto ciò che è bene è onesto

La conclusione sembra essere tratta con sufficiente rigore logico

Certamente; tu -vedi infatti che si è tratta la conclusione proprio su ciò che risultava dalle due premesse

Delle due premesse da cui è risultata la conclusione si suole controbattere la prima, dicendo che non tutto ciò che è bene è lodevole

Giacché la seconda, per cui tutto ciò che è lodevole è onesto, è ammessa

Ma è il colmo dellassurdità lesistenza di un bene che non sia da ricercare, oppure che sia da ricercare ma non piaccia, oppure, se piace, non anche degno di predilezione; quindi deve essere pure approvato; così è anche lodevole: e questo è onesto

Ne consegue che ciò che è bene è anche onesto

[28] Chiedo poi chi può vantarsi dellinfelicità o della mancanza di felicità nella vita

Quindi solo della felicità

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Ex quo efficitur gloriatione, ut ita dicam, dignam esse beatam vitam, quod non possit nisi honestae vitae iure contingere

Ita fit, ut honesta vita beata vita sit

Et quoniam is, cui contingit ut iure laudetur, habet insigne quiddam ad decus et ad gloriam, ut ob ea, quae tanta sint, beatus dici iure possit, idem de vita talis viri rectissime dicetur

Ita, si beata vita honestate cernitur, quod honestum est, id bonum solum habendum est

[29] Quid vero

Negarine ullo modo possit quemquam stabili et firmo et magno animo, quem fortem virum dicimus, effici posse, nisi constitutum sit non esse malum dolorem

Ut enim qui mortem in malis ponit non potest eam non timere, sic nemo ulla in re potest id, quod malum esse decreverit, non curare idque contemnere
Da ciò risulta che è degna, per così dire, di vanto la felicità della vita, perché non può toccare giustamente se non ad una vita onesta

E così, una vita onesta comporta felicità

E poiché colui a cui tocca di essere giustamente lodato ha come un distintivo di onorabilità e di gloria, per cui, data limportanza di queste doti, può dirsi giustamente felice, lo stesso si dirà con piena ragione della vita di un tal uomo

Così, se la felicità della vita si scorge dallonestà, ciò che è onesto è da considerarsi il solo bene

[29] Ma come

Sarebbe mai possibile sostenere in qualche modo che uno possa risultare di animo saldo, fermo e grande, cioè luomo che noi definiamo forte, se non si è stabilito che il dolore non è un male

Infatti, come chi mette la morte fra i mali non può far a meno di temerla, così nessuno in nessun caso può trascurare e disprezzare ciò che ha riconosciuto come male

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