Virgilio, Eneide: Libro 12 - IL PIANTO DI GIUTURNA

Virgilio, Eneide: Libro 12 - IL PIANTO DI GIUTURNA

Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 12 - IL PIANTO DI GIUTURNA
His actis aliud genitor secum ipse volutat Iuturnamque parat fratris dimittere ab armis Fatte queste cose lo stesso genitore medita altro tra sé e procura di allontanare Giuturna dalle armi del fratello
dicuntur geminae pestes cognomine Dirae, quas et Tartaream Nox intempesta Megaeram uno eodemque tulit partu, paribusque revinxit serpentum spiris ventosasque addidit alas Si dicono Dire di nome, le pesti gemelle, che la Notte fonda diede con uno stesso unico partoinsieme allaTartarea Megera, le legò di uguali spiredi serpenti ed aggiunse ali ventose
hae Iovis ad solium saevique in limine regis apparent acuuntque metum mortalibus aegris, si quando letum horrificum morbosque deum rex molitur, meritas aut bello territat urbes Queste appaiono sulla soglia al trono di Giove, re inesorabile, ed accrescono la paura ai miseri mortali, se a volte il re degli dei organizza la spaventosa morte e le malattie, o terrorizza le città meritevoli di guerra

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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte LA TEMPESTA (01.81- 01.23)

harum unam celerem demisit ab aethere summo Iuppiter inque omen Iuturnae occurrere iussit: illa volat celerique ad terram turbine fertur Giove inviò una di queste, veloce, dalla sommità dell'etere ed ordinò si imbattesse in Giuturna in presagio: ella vola e si porta sulla terra con celere vortice
non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta, armatam saevi Parthus quam felle veneni, Parthus sive Cydon, telum immedicabile, torsit, stridens et celeris incognita transilit umbras: talis se sata Nocte tulit terrasque petivit Non diversamente una freccia scagliata dal nervo,che il Parto ha lanciato armata del fiele di crudele veleno, il Parto o il Cidone, arma irrimediabile,stridendo oltrepassa le celeri ombre, sconosciuta:così la nata dalla Notte si recò e si diresse sulle terre

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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 02 - IL CAVALLO TRA LE MURA

postquam acies videt Iliacas atque agmina Turni, alitis in parvae subitam collecta figuram, quae quondam in bustis aut culminibus desertis spondnocte sedens serum canit importuna per umbras, hanc versa in faciem Turni se pestis ob ora fertque refertque sonans clipeumque everberat alis Dopo che vede le schiere iliache e le file di Turno,raccoltasi nell'improvviso aspetto di piccolo alato,che a volte su tombe e su tetti deserti tardi, di notte appollaiato nelle ombre canta lugubre, trasformatosi in tale aspetto la peste si porta e riporta sul volto di Turno stridendo e percuote lo scudo con le ali
illi membra novus solvit formidine torpor, arrectaeque horrore comae et vox faucibus haesit Uno strano torpore gli snerva di paura le membra, le chiome drizzate di fremito e la voce s'attaccò alla gola

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At procul ut Dirae stridorem agnovit et alas, infelix crinis scindit Iuturna solutos unguibus ora soror foedans et pectora pugnis: 'quid nunc te tua, Turne, potest germana iuvare Ma come da lontano riconobbe lo stridore e le ali della Dira, la misera Giuturna si strappa i capelli sciolti con le unghie, da sorella, rovinando il volto ed il petto con pugni: In cosa adesso, Turno, tua sorella ti può aiutare
aut quid iam durae superat mihi O cosa ormai resta a me (pur) tenace

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