Tacito, Annales: Libro 13, 25-58, pag 2

Tacito, Annales: Libro 13, 25-58

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 13, 25-58
[33] Idem annus plures reos habuit

quorum P Celerem accusante Asia, quia absolvere nequibat Caesar, traxit, senecta donec mortem obiret; nam Celer interfecto, ut memoravi, Silano pro consule magnitudine sceleris cetera flagitia obtegebat

Cossutianum Capitonem Cilices detulerant, maculosum foedumque et idem ius audaciae in provincia ratum, quod in urbe exercuerat; sed pervicaci accusatione conflictatus postremo defensionem omisit ac lege repetundarum damnatus est

pro Eprio Marcello, a quo Lyci[i] res repetebant, eo usque ambitus praevaluit, ut quidam accusatorum eius exilio multarentur, tamquam insonti periculum fecissent
33 Quell'anno vide numerosi processi

In un caso, Cesare, non potendo far assolvere Publio Celere, messo sotto accusa dai provinciali d'Asia, trascinò il processo finché l'imputato non morì di vecchiaia; dopo l'uccisione, già ricordata, del proconsole Silano, l'enormità di tale delitto oscurava in Celere tutti gli altri suoi crimini

I Cilici denunziarono Cossuziano Capitone, uno spregevole ribaldo, convinto di avere, in provincia, mano libera per le stesse prepotenze dispiegate a Roma; ma, messo alle strette da un'accusa implacabile, finì per rinunciare alla difesa e venne condannato per concussione

A favore di Eprio Marcello, dal quale i Lici pretendevano un risarcimento dei danni, giocò invece un tale sistema di coperture che a una parte degli accusatori venne comminato l'esilio, quasi avessero messo sotto accusa un innocente
[34] Nerone tertium consule simul ini[i]t consulatum Valerius Messala, cuius proavum, oratorem Corvinum, divo Augusto, abavo Neronis, collegam in eo[dem] magistratu fuisse pauci iam senum meminerant

sed nobili familiae honor auctus est oblatis in singulos annos quingenis sestertiis, quibus Messala paupertatem innoxiam sustentaret

Aurelio quoque Cottae et Haterio Antonino annuam pecuniam statuit princeps, quamvis per luxum avitas opes dissipassent

Eius anni principio mollibus adhuc initiis prolatatum inter Parthos Romanosque de obtinenda Armenia bellum acriter sumitur, quia nec Vologaeses sinebat fratrem Tiridaten dati a se regni expertem esse aut alienae id potentiae donum habere, et Corbulo dignum magnitudine populi Romani rebatur parta olim a Lucullo Pompeioque recipere
34 [58 dC] Insieme con Nerone, console per la terza volta, iniziò il consolato Valerio Messalla, il cui bisavolo, l'oratore Corvino, ormai solo pochi vecchi ricordavano come collega, nella medesima carica, del divo Augusto, trisavolo di Nerone

A sostenere il decoro di questa nobile famiglia si provvide con una sovvenzione annua di cinquecentomila sesterzi, somma con cui Messalla potesse far fronte alla immeritata povertà

Anche per Aurelio Cotta e Aterio Antonino il principe fissò una somma annua, benché avessero dissipato, nel lusso, le ricchezze avite

Al principio dell'anno si riaccese violenta la guerra, iniziata in sordina e trascinata fino allora, tra Parti e Romani per il possesso dell'Armenia: Vologese non accettava che Tiridate fosse privo di quel regno da lui assegnatogli o che lo avesse come dono da una potenza straniera, Corbulone riteneva degno della grandezza del popolo romano il ricupero delle terre conquistate un tempo da Lucullo e Pompeo
ad hoc Armenii ambigua fide utraque arma invitabant, situ terrarum, similitudine morum Parthis propiores conubiisque permixti ac libertate ignota illuc magis [ad servitium] inclinantes

[35] Sed Corbuloni plus molis adversus ignaviam militum quam contra perfidiam hostium erat: quippe Syria transmotae legiones, pace longa segnes, munia castrorum aegerrime tolerabant

satis constitit fuisse in eo exercitu veteranos, qui non stationem, non vigilias inissent, vallum fossamque quasi nova et mira viserent, sine galeis, sine loricis, nitidi et quaestuosi, militia per oppida expleta

igitur dimissis, quibus senectus aut valitudo adversa erat, supplementum petivit

et habiti per Galatiam Cappadociamque dilectus, adiectaque ex Germania legio cum equitibus alariis et peditatu cohortium
A peggiorare le cose, si aggiungeva l'oscillante posizione degli Armeni, che ricorrevano ora a un esercito ora all'altro: più vicini, per posizione geografica e per cultura, ai Parti, erano a essi legati da vincoli matrimoniali e, privi del senso d'indipendenza, propendevano a sottomettersi a loro

35 Ma per Corbulone era più arduo combattere contro l'ignavia dei suoi soldati che contro la perfidia dei nemici; le legioni trasferite dalla Siria, impigrite dalla lunga pace, recalcitravano di fronte ai doveri militari

Risultò che in quell'esercito c'erano dei veterani che non avevano mai fatto parte di un corpo di guardia o svolto un turno di sentinella e che guardavano un trinceramento o una fossa come cose insolite e strane, senza elmi, senza corazze, attenti solo a essere eleganti e a far soldi, per aver fatto il servizio nelle città

Congedò allora gli inadatti per età o condizioni fisiche e chiese nuovi complementi

Si fecero quindi leve in Galazia e in Cappadocia e giunse di rinforzo, dalla Germania, una legione con reparti ausiliari di cavalleria e fanteria

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Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 02
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retentusque omnis exercitus sub pellibus, quamvis hieme saeva adeo, ut obducta glacie nisi effossa humus tentoriis locum non praeberet

ambusti multorum artus vi frigoris, et quidam inter excubias exanimati sunt

adnotatusque miles, qui fascem lignorum gestabat, ita praeriguisse manus, ut oneri adhaerentes truncis brachiis deciderent

ipse cultu [l]evi, capite intecto, in agmine, in laboribus frequens adesse, laudem strenuis, solacium invalidis, exemplum omnibus ostendere

dehinc, quia duritia caeli militiaeque multi abnuebant deserebantque, remedium severitate quaesitum est

nec enim, ut in aliis exercitibus, primum alterumque delictum venia prosequebatur, se qui signa reliquerat, statim capite poenas luebat
Tutto l'esercito fu tenuto in tende di pelli, benché l'inverno fosse così rigido che era impossibile fissare le tende se non scavando la terra coperta di ghiaccio

Molti ebbero le membra congelate dalla violenza del freddo e taluni morirono assiderati nei turni di guardia

Si poté osservare un soldato, le cui mani, mentre portava una fascina, s’irrigidirono al punto da restare attaccate alla legna e caddero giù staccate dalle braccia

Corbulone con vesti leggere e a capo scoperto era sempre presente tra i soldati nelle marce e nelle fatiche, lodava chi desse prova di grande resistenza, confortava quelli che erano invece indeboliti, proponendosi come esempio per tutti

Ma in seguito, poiché molti, per la durezza del clima e del servizio, recalcitravano o disertavano, ricorse al rimedio della severità

Non concedeva perdono, come negli altri eserciti, alla prima o alla seconda mancanza, ma chi lasciava il reparto era subito giustiziato
idque usu salubre et misericordia melius apparuit: quippe pauciores illa castra deseruere quam ea, in quibus ignoscebatur

[36] Interim Corbulo legionibus intra castra habitis, donec ver adolesceret, dispositisque per idoneos locos cohortibus auxiliariis, ne pugnam priores auderent praedicit

curam praesidiorum Paccio Orfito primi pili honore perfuncto mandat

is quamquam incautos barbaros et bene gerendae rei casum offerri scripserat, tenere se munimentis et maiores copias opperiri iubetur

sed rupto imperio, postquam paucae e proximis castellis turmae advenerant pugnamque imperitia poscebant, congressus cum hoste funditur

et damno eius exterriti qui subsidium ferre debuerant, sua quisque in castra trepida fuga rediere
Tale sistema si rivelò, nei fatti, efficiente e più efficace di quello in cui si applicava il perdono

36 Corbulone tenne le legioni negli accampamenti fino a primavera inoltrata, dispose in luoghi adatti le coorti ausiliarie e impartì l'ordine di non osare l'iniziativa di un attacco

Affidò la responsabilità dei presidi a Paccio Orfito, che era già stato centurione primipilo

Costui, benché in un rapporto gli avesse comunicato che i barbari non erano organizzati e che si offriva l'occasione di un successo, riceve l'ordine di restare entro le difese e di aspettare rinforzi

Ma disobbedì e, poiché i pochi squadroni giunti dalle fortezze vicine chiedevano, per inesperienza, di combattere, si scontrò coi nemici e fu messo in rotta

Sgomenti per la disfatta, quanti dovevano intervenire in appoggio, ritornarono, con fuga disordinata, alle proprie basi

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quod graviter Corbulo accepit increpitumque Pac[c]ium et praefectos militesque tendere extra vallum iussit; inque ea contumelia detenti nec nisi precibus universi exercitus exsoluti sunt

[37] At Tiridates super proprias clientelas ope Vologaesi fratris adiutus, non furtim iam, sed palam bello infensare Armeniam, quosque fidos nobis rebatur, depopulari, et si copiae contra ducerentur, eludere hucque et illuc volitans plura fama quam pugna exterrere

igitur Corbulo, quaesito diu proelio frustra habitus et exemplo hostium circumferre bellum coactus, dispertit vires, ut legati praefectique diversos locos pariter invaderent

simul regem Antiochum monet proximas sibi praefecturas petere
Corbulone reagì duramente, investì di rimproveri Paccio e lo fece attendare, coi suoi prefetti e i suoi soldati, fuori dal trinceramento; li lasciò in quell'umiliante posizione e cedette a liberarli solo dietro le insistenze dell'intero esercito

37 Tiridate, intanto, non solo con l'appoggio dei propri seguaci, ma con gli aiuti del fratello Vologese, apriva, non più di nascosto bensì in modo scoperto, le ostilità contro l'Armenia, sottoponendo a incursioni e saccheggi quanti riteneva filo-romani ed eludeva poi i nostri contrattacchi e, con rapidi spostamenti nei luoghi più diversi, seminava il terrore, più con la fama che con vere e proprie battaglie

Invano Corbulone cercò a lungo lo scontro aperto, ma fu costretto alla guerriglia dall'esempio del nemico; allora divide le forze in modo che legati e prefetti attaccassero contemporaneamente in punti diversi

nel contempo, dà la direttiva al re Antioco di puntare sui distretti a lui vicini
nam Pharasmanes interfecto filio Radamisto quasi proditore, quo fidem in nos testaretur, vetus adversus Armenios odium promptius exercebat

tuncque primum inlecti Moschi, gens ante alias socia Romanis, avia Armeniae incursavit

ita consilia Tiridati in contrarium vertebant, mittebatque oratores, qui suo Parthorumque nomine expostularent, cur datis nuper obsidibus redintegrataque amicitia quae novis quoque beneficiis locum aperiret, vetere Armeniae possessione depelleretur

ideo nondum ipsum Volgaesen commotum, quia causa quam vi agere mallent; sin perstaretur in bello, non defore Arsacidis virtutem fortunamque saepius iam clade Romana expertam
Infatti, Farasmane, fatto uccidere il figlio Radamisto come traditore, per testimoniarci la sua fedeltà, dava libero sfogo al suo antico rancore contro gli Armeni

Allora furono sollecitati per la prima volta i Moschi, popolo fedele ai Romani più degli altri, che cominciarono le loro incursioni nelle zone impervie dell'Armenia

Così venivano rovesciati i piani di Tiridate; il quale, allora, a nome suo e dei Parti, mandava legazioni a chiedere perché, dopo la recente consegna degli ostaggi e la riconferma di un'amicizia, foriera di nuovi vantaggi, lo volessero cacciare dal suo antico possesso dell'Armenia

Vologese - faceva dire - non s'era ancora personalmente mosso, solo perché preferiva fare appello alle proprie ragioni che usare la forza; ma, se le ostilità continuavano, agli Arsacidi non sarebbero mancati quel valore e quella fortuna che tante volte i Romani avevano sperimentato con la sconfitta

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ad ea Corbulo, satis comperto Volgaesen defectione Hyrcaniae attineri, suadet Tiridati precibus Caesarem adgredi: posse illi regnum stabile et res incruentas contingere, si omissa spe longinqua et sera praesentem potioremque sequeretur

[38] Placitum dehinc, qui commeantibus in vicem nuntiis nihil in summa[m] pacis proficiebatur, colloquio ipsorum tempus locumque destinari

mille equitum praesidium Tiridates adfore sibi dicebat; quantum Corbuloni cuiusque generis militum adsisteret, non statuere, dum positis loricis et galeis in faciem pacis veniretur

cuicumque mortalium, nedum veteri et provido duci, barbarae astutiae patuissent: ideo artum inde numerum finiri et hinc maiorem offerri, ut dolus pararetur; nam equiti sagittarum usu exercito si detecta corpora obicerentur, nihil profuturam multitudinem
In risposta Corbulone, ben sapendo che Vologese era bloccato dalla rivolta dell'Ircania, persuade Tiridate a rivolgersi a Cesare: solo con l'abbandono di speranze improbabili e lontane e guardando in faccia alla realtà presente, più affidabile, avrebbe potuto avere un regno stabile e senza spargimento di sangue

38 Poiché questo reciproco scambio di messaggeri si rivelava inconcludente ai fini della pace, si decise di fissare un tempo e un luogo per un comune incontro

Tiridate diceva che si sarebbe presentato con una scorta di mille cavalieri e che, per Corbulone, non voleva fissare il numero e il tipo di soldati, purché, deposti elmi e corazze, venissero in atto di pace

L'astuzia del barbaro sarebbe apparsa evidente a chiunque, tanto più a un oculato ed esperto comandante: definire per sé un numero limitato e concederne agli altri uno superiore, tutto ciò puntava all'inganno; infatti con dei cavalieri esercitati a maneggiare l'arco, cui si offrissero dei bersagli scoperti, a cosa poteva servire una gran massa di presenti
dissimulato tamen intellectu rectius de iis, quae in publicum consulerentur, totis exercitibus coram dissertaturos respondit

locumque delegit, cuius pars altera colles erant clementer adsurgentes accipiendis peditum ordinibus, pars in planitiem porrigebatur ad explicandas equitum turmas

dieque pacto prior Corbulo socias cohortes et auxilia regum pro cornibus, medio sextam legionem constituit, cui accita per noctem aliis ex castris tria milia tertianorum permiscuerat, una cum aquila, quasi eadem legio spectaretur

Tiridates vergente iam die procul adstitit, unde videri magis quam audiri posset

ita sine congressu dux Romanus abscedere militem sua quemque in castra iubet
Corbulone tuttavia, senza lasciar intendere di aver capito, rispose che, su un tema che coinvolgeva tutti, era meglio discutere alla presenza degli eserciti al completo

E scelse un luogo che presentava dei colli in dolce pendio, atti a dispiegare la fanteria e che, in parte, si apriva in una piana, per le manovre degli squadroni di cavalleria

Il giorno fissato, Corbulone dispose per primo le coorti alleate e gli ausiliari dei re alle ali e, al centro, la sesta legione, entro la quale aveva confuso tremila soldati della terza, fatti accorrere, nella notte, da un altro accampamento, ma con un'aquila unica, in modo che, a distanza, apparisse come una sola legione

Quando il giorno volgeva al termine, Tiridate si fermò a una certa distanza, da cui era più facile essere visto che udito

Così l'incontro non ci fu, e il comandante romano ordinò ai suoi uomini di rientrare ciascuno nel proprio accampamento

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[39] Rex sive fraudem suspectans, quia plura simul in loca ibatur, sive ut commeatus nostros Pontico mari et Trapezunte oppido adventantes interciperet, propere discedit

sed neque commeatibus vim facere potuit, quia per montes ducebantur praesidiis nostris insessos, et Corbulo, ne inritum bellum traheretur utque Armenios ad sua defendenda cogeret, exscindere parat castella, sibique quod validissimum in ea praefectura, cognomento Volandum, sumit; minora Cornelio Flacco legato et Insteio Capitoni castrorum praefecto mandat

tum, circumspectis munimentis et quae expugnationi idonea provisis, hortatur milites, ut hostem vagum neque paci aut proelio paratum, sed perfidiam et ignaviam fuga confitentem exuerent sedibus gloriaeque pariter et praedae consulerent
39 Il re si affrettò a partire, o sospettando un inganno nel vedere i nostri dispersi contemporaneamente in luoghi diversi, o per intercettare i nostri convogli in arrivo dal Ponto e dalla città di Trapezunte

Ma non gli riuscì di assalire la carovana dei rifornimenti, perché percorrevano vallate tenute sotto il controllo dei nostri presidi; Corbulone, per non prolungare una guerra inconcludente e per obbligare gli Armeni a difendersi, si accinge ad abbattere le fortezze, riservandosi la più ostica di quel distretto, che si chiama Volando; ne assegna altre, meno importanti, al legato Cornelio Flacco e al prefetto del campo Insteio Capitone

Dopo aver esaminato le difese e provveduto all'attrezzatura necessaria all'attacco, esorta i soldati a stanare da quella sede un nemico vagabondo, non disposto né alla pace né alla guerra, specializzato nella fuga, gesto in cui dice quanto sia vile e sleale: essi invece potevano pensare alla gloria e insieme alla preda

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