Tacito, Annales: Libro 13, 25-58, pag 4

Tacito, Annales: Libro 13, 25-58

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 13, 25-58
postera die manifesta caedes, haud ambiguus percussor; quippe mansitasse una convincebatur

sed libertus suum illud facinus profiteri, se patroni iniurias ultum esse

commoveratque quosdam magnitudine exempli, donec ancilla ex vulnere refecta verum aperuit

postulatusque apud consules a patre interfectae, postquam tribunatu abierat, sententia patrum et lege de sicariis condemnatur

[45] Non minus insignis eo anno impudicitia magnorum rei publicae malorum initium fecit

erat in civitate Sabina Poppaea, T Ollio patre genita, sed nomen avi materni sumpserat, inlustri memoria Poppaei Sabini consularis et triumphali decore praefulgentis; nam Ollium honoribus nondum functum amicitia Seiani pervertit

huic mulieri cuncta alia fuere praeter honestum animum
L'indomani, scoperto il delitto, non ci furono dubbi sull'esecutore: c'era la prova che s'erano trattenuti insieme

Ma il liberto confessò suo quel delitto, per vendicare, diceva, l'offesa fatta al suo patrono

Già molti aveva commossi per la generosità del suo atto, quando l'ancella, riavutasi dalla ferita, svelò la verità

Denunciato ai consoli dal padre dell'uccisa, una volta uscito dalla carica di tribuno, viene condannato, per sentenza del senato, in base alla legge sui sicari

45 Un episodio di impudicizia non meno scandaloso diede inizio, quell'anno, a grandi mali per lo stato

Viveva a Roma Sabina Poppea, figlia di Tullio Ollio, che però aveva preso il nome dal nonno materno Poppeo Sabino, il quale, consolare e insignito dell'onore del trionfo, aveva lasciato di sé degna memoria; Ollio infatti era stato rovinato, a carriera politica non ancora conclusa, dall'amicizia di Seiano

Ebbe questa donna ogni altra dote fuorché l'onestà
quippe mater eius, aetatis suae feminas pulchritudine supergressa, gloriam pariter et formam dederat; opes claritudine generis sufficiebant

sermo comis nec absurdum ingenium

modestiam praeferre et lascivia uti; rarus in publicum egressus, idque velata parte oris, ne satiaret adspectum, vel quia sic decebat

famae numquam pepercit, maritos et adulteros non distinguens; neque adfectui suo aut alieno obnoxia, unde utilitas ostenderetur, illuc libidinem transferebat

igitur agentem eam in matrimonio Rufri Crispi[ni] equitis Romani, ex quo filium genuerat, Otho pellexit iuventa ac luxu et quia flagrantissimus in amicitia Neronis habebatur

nec mora quin adulterio matrimonium iungeretur
Sua madre, infatti, la più affascinante di tutte le donne del suo tempo, le aveva dato insieme gloria e bellezza; le ricchezze pareggiavano la nobiltà del casato

Accattivante nel parlare, possedeva intelligenza non spregevole

Affettava contegno, ma era libertina; di rado usciva in pubblico e col volto sempre in parte velato, per suscitare curiosità o perché così le donava

Il buon nome non costituiva per lei una remora, e non faceva distinzione tra mariti e amanti; non si lasciava prendere dai sentimenti né suoi né altrui: dove si prospettava la convenienza, lì trasferiva la sua passione

Mentre dunque era sposata col cavaliere romano Rufrio Crispino, da cui aveva avuto un figlio, si lasciò sedurre da Otone, giovane, mondano e accreditato di intima amicizia con Nerone

Fu tutto rapido: dall'adulterio passò al matrimonio
[46] Otho sive amore incautus laudare formam elegantiamque uxoris apud principem, sive ut accenderet ac, si eadem femina potirentur, id quoque vinculum potentiam ei adiceret

saepe auditus est consurgens e convivio Caesaris seque ire ad illam, sibi concessam dictitans nobilitatem pulchritudinem, vota omnium et gaudia felicium

his atque talibus inritamentis non longa cunctatio interponitur, sed accepto aditu Poppaea primum per blandimenta et artes valescere, imparem cupidini et forma Neronis captam simulans; mox acri iam principis amore ad superbiam vertens, si ultra unam alteramque noctem attineretur, nuptam esse se dictitans, nec posse matrimonium omittere, devinctam Othoni per genus vitae, quod nemo adaequaret: illum animo et cultu magnificum; ibi se summa fortuna digna visere
46 Otone insisteva nel lodare, davanti al principe, la bellezza e l'eleganza della moglie, reso incauto dall'amore o per accendere in lui la passione, onde accrescere, se possedevano la stessa donna, la propria potenza grazie a questo vincolo

Fu udito spesso dire, nell'atto di levarsi dal banchetto di Cesare, che andava da lei, perché gli erano stati concessi la nobiltà, la bellezza, i sogni di ogni uomo e l'ebbrezza della felicità

Eccitato da tali parole, Nerone non si lascia andare a molti indugi, ma Poppea, accolta a corte, impose dapprima il suo fascino con mille seduzioni, fingendosi soggiogata dalla passione e conquistata dalla bellezza di Nerone, poi, quando l'amore del principe si fece assillante, divenne ritrosa e, se voleva trattenerla più di una o due notti, ripeteva ch'era sposata, di non poter trascurare il suo matrimonio e di sentirsi legata a Otone da un tipo di vita non eguagliabile; Otone - diceva - era un uomo meraviglioso d'animo e nei modi, e lei vedeva in lui qualità degne della somma fortuna

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Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 02
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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 03 - Parte 02

at Neronem, paelice ancilla et adsuetudine Actes devinctum, nihil e contubernio servili nisi abiectum et sordidum traxisse

deicitur familiaritate sueta, post congressu et comitatu Otho, et ad postremum, ne in urbe aemulatus ageret, provinciae Lusitaniae praeficitur; ubi usque ad civilia arma non ex priore infamia, sed integre sancteque egit, procax otii et potestatis temperantior

[47] Hactenus Nero flagitiis et sceleribus velamenta quaesivit

suspectabat maxime Cornelium Sullam, socors ingenium eius in contrarium trahens callidumque et simulatorem interpretando

quem metum Graptus ex libertis Caesaris, usu et senecta Tiberio abusque domum principium edoctus, tali mendacio intendit
Nerone invece, legato da una lunga consuetudine con Atte, una concubina e ancella, da questo rapporto con una serva non aveva tratto che modi bassi e volgari

Allora Otone viene allontanato, prima dalla abituale intimità col principe, poi dalla sua compagnia e dal seguito, e infine, perché nella città non ci fosse un rivale, fu mandato a governare la provincia di Lusitania; qui, fino alla guerra civile, smentendo la sua pessima fama precedente, si comportò in modo integro e scrupoloso: dissoluto nel privato, ma capace di equilibrio nell'esercizio del potere

47 Da questo momento in poi, Nerone non cercò di stendere veli su turpitudini e scelleratezze

Sospettava in particolare di Cornelio Silla, della cui indolenza congenita dava una interpretazione rovesciata, ritenendolo furbo e simulatore

Grapto, un liberto di Cesare, fatto esperto, con la pratica di anni, da Tiberio in poi, della casa dei principi, rese più vivo quel timore con la seguente montatura
pons Mulvius in eo tempore celebris nocturnis inlecebris erat; ven[ti]tabatque illuc Nero, quo solutius urbem extra lasciviret

igitur regredienti per viam Flaminiam compositas insidias fatoque evitatas, quoniam diverso itinere Sallustianos in hortos remeaverit, auctoremque eius doli Sullam ementitur, quia forte redeuntibus ministris principis quidam per iuvenilem licentiam, quae tunc passim exercebatur, inanem metum fecerant

neque servorum quisquam neque clientium Sullae adgnitus, maximeque despecta et nullius ausi capax natura eius a crimine abhorrebat: proinde tamen, quasi convictus esset, cedere patria et Massiliensium moenibus coerceri iubetur
Era il ponte Milvio, a quel tempo, un frequentato ritrovo di tresche notturne, e là spesso si recava Nerone, per dare sfogo più libero, fuori dalla città, alle sue dissolutezze

Gli disse dunque Grapto che un giorno, al suo rientro per la via Flaminia, Nerone aveva casualmente evitato un'imboscata, poiché aveva fatto ritorno lungo un altro percorso, attraverso gli orti sallustiani, e indicò, mentendo, come autore dell'attentato, Silla; e tutto ciò sulla base del fatto che, ad alcuni servitori del principe, durante il ritorno, per una bravata di alcuni giovani - cosa frequente allora un po' dovunque - era stata messa, per scherzo, una gran paura

In quell'occasione non fu riconosciuto nessuno degli schiavi o dei clienti di Silla, e del resto la sua natura, cui non si dava credito alcuno di saper compiere un atto di ardimento, era la più lontana da un sospetto d'accusa; nondimeno, come se ci fossero le prove della sua colpa, ricevette l'ordine di lasciare la patria e fu relegato tra le mura di Marsiglia

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[48] Isdem consulibus auditae Puteolanorum legationes, quas diversas ordo plebs ad senatum miserant, illi vim multitudinis, hi magistratuum et primi cuiusque avaritiam increpantes

eaque seditio ad saxa et minas ignium progressa ne c[aed]em et arma proliceret, C Cassius adhibendo remedio delectus

quia severitatem eius non tolerabant, precante ipso ad Scribonios fratres ea cura transfertur, data cohorte praetoria, cuius terrore et paucorum supplicio rediit oppidanis concordia

[49] Non referrem vulgarissimum senatus consultum, quo civitati Syracusanorum egredi numerum edendis gladiatoribus finitum permittebatur, nisi Paetus Thrasea contra dixisset praebuissetque materiem obtrectatoribus arguendae sententiae
48 Sotto gli stessi consoli, ebbero udienza due delegazioni di Pozzuoli, inviate in senato, separatamente, dall'ordine dei decurioni e dal popolo: la prima metteva sotto accusa le violenze popolari, l'altra l'avidità dei magistrati e dei maggiorenti

La rivolta era già arrivata ai lanci di pietre e alla minaccia di incendi e, per evitare scontri armati e morti, Gaio Cassio fu incaricato di trovare un rimedio

Ma poiché a Pozzuoli non tolleravano la sua severità, dietro sua richiesta l'incarico fu passato ai fratelli Scribonii, con la scorta di una coorte pretoria: la paura di questa e alcune esecuzioni riportarono la città alla concordia

49 Eviterei di riferire di una banalissima delibera del senato, con cui si concedeva alla città di Siracusa di superare il limite fissato dei gladiatori negli spettacoli, se non si fosse opposto Trasea Peto e se non avesse offerto ai suoi avversari materia per criticare il suo intervento
cur enim, si rem publicam egere libertate senatoria crederet, tam levia consectaretur

quin de bello aut pace, de vectigalibus et legibus, quibusque aliis [res] Romana continetur, suaderet dissuaderetve

licere patribus, quotiens ius dicendae sententiae accepissent, quae vellent expromere relationemque in ea postulare

an solum emendatione dignum, ne Syracusis spectacula largius ederentur: cetera per omnes imperii partes perinde egregia quam si non Nero, sed Thrasea regimen eorum teneret

quod si summa dissimulatione transmitterentur, quanto magis inanibus abstinendum
Se credeva - argomentavano - che in questo stato non si esprimesse la libertà del senato, perché allora si occupava di sciocchezze di tal genere

Perché invece non esprimersi, pro o contro, sulla guerra e sulla pace, sui tributi e sulle leggi e sui problemi fondamentali dello stato

Ai senatori era consentito, al loro turno, di parlare, di mettere sul tappeto ciò che volevano e di esigerne la trattazione

O si doveva credere che l'unica correzione apportabile fosse quella di impedire spettacoli più grandiosi a Siracusa e che in tutte le parti dell'impero ogni cosa funzionasse così bene, come se non Nerone, bensì Trasea reggesse il governo

E se i problemi importanti venivano ignorati, come se non esistessero, non si doveva, a maggior ragione, non occuparsi di quelli insignificanti

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Thrasea contra, rationem poscentibus amicis, non praesentium ignarum respondebat eius modi consulta corrigere, sed patrum honori dare, ut manifestum fieret magnarum rerum curam non dissimulaturos, qui animum etiam levissimis adverterent

[50] Eodem anno crebris populi flagitationibus, immodestiam publicanorum arguentis, dubitavit Nero, an cuncta vectigalia omitti iuberet idque pulcherrimum donum generi mortalium daret

sed impetum eius, multum prius laudata magnitudine animi, attinuere seniores, dissolutionem imperii docendo, si fructus, quibus res publica sustineretur, deminuerentur: quippe sublatis portoriis sequens, ut tributorum abolitio expostularetur
In risposta Trasea, agli amici che gli chiedevano conto del suo comportamento, spiegava che, se correggeva provvedimenti secondari come quello, non era perché non vedesse ben altri problemi attuali, ma lo faceva per tributare onore al senato, perché insomma fosse chiaro che avrebbero saputo confrontarsi con problemi seri coloro ai quali non sfuggivano neppure questioni di dettaglio

50 Nel medesimo anno, di fronte alle ripetute proteste popolari contro l'esosità dei pubblicani, Nerone fu in dubbio, se disporre l'abolizione di tutte le imposte e fare questo bellissimo dono al genere umano

Ma i senatori, non senza aver prima lodato la sua magnanimità, frenarono questo gesto impulsivo, prospettandogli la dissoluzione dell'impero, se fossero venuti meno i proventi su cui si reggeva lo stato: perché, dopo l'abolizione dei dazi, sarebbe subito seguita la richiesta di abolire i tributi
plerasque vectigalium societates a consulibus et tribunis plebis constitutas acri etiam tum populi Romani libertate; reliqua mox ita provisa, ut ratio quaestuum et necessitas erogationum inter se congruere[nt]

temperandas plane publicanorum cupidines, ne per tot annos sine querela tolerata novis acerbitatibus ad invidiam verterent

[51] Ergo edixit princeps, ut leges cuiusque publici, occultae ad id tempus, proscriberentur; omissas petitiones non ultra annum resumerent; Romae praetor, per provincias qui pro praetore aut consule essent iura adversus publicanos extra ordinem redderent; militibus immunitas servaretur, nisi in iis, quae veno exercerent; aliaque admodum aequa, quae brevi servata, dein frustra habita sunt
Spiegavano che le società per appaltare imposte erano state fondate, nella maggior parte dei casi, dai consoli e dai tribuni della plebe, quando la libertà del popolo romano era ancora vitale; e che i provvedimenti successivi erano stati intesi a pareggiare il bilancio delle entrate e la necessità delle spese

Bisognava comunque contenere la rapacità dei pubblicani, perché oneri, sopportati tanti anni senza proteste, non si trasformassero, con le recenti vessazioni, in motivi di odio

51 Allora il principe, con un editto, dispose che le norme relative a ciascuna imposta, fino allora rimaste segrete, diventassero di pubblico dominio; che, dopo il termine di un anno, non fossero esigibili le riscossioni pregresse; che a Roma il pretore, nelle province i propretori o i proconsoli istruissero processi contro i pubblicani per direttissima; che per i soldati fosse mantenuta l'esenzione dalle imposte, salvo quella sui beni commerciabili; e altri equi provvedimenti, che rimasero in vigore per breve tempo e furono poi tranquillamente elusi

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manet tamen abolitio quadragesimae quinquagesimaeque et quae alia exactionibus inlicitis nomina publicani invenerant

temperata apud transmarinas provincias frumenti subvectio, et, ne censibus negotiatorum naves adscriberentur tributumque pro illis penderent, constitutum

[52] Reos ex provincia Africa, qui proconsulare imperium illic habuerant, Sulpicium Camerinum et Pompeium Silvanum absolvit Caesar, Camerinum adversus privatos et paucos, saevitiae magis quam captarum pecuniarum crimina obicientes

Silvanum magna vis accusatorum circumsteterat poscebatque tempus evocandorum testium; reus ilico defendi postulabat

valuitque pecuniosa orbitate et senecta, quam ultra vitam eorum produxit, quorum ambitu evaserat
Rimane però ancora valida l'abolizione delle tasse addizionali del due e mezzo e del due per cento e di altre esazioni inventate illecitamente dai pubblicani

Vennero ridotti i diritti di trasporto di frumento in province d'oltremare e si stabilì che le navi non fossero registrate tra i beni dei mercanti, che non ne dovevano perciò pagare le tasse

52 Cesare fece assolvere Sulpicio Camerino e Pompeo Silvano, accusati al ritorno dalla provincia d'Africa, dove avevano esercitato la carica di proconsole; a Camerino si addossava l'accusa di atti di crudeltà esercitati contro poche persone, contro dei privati, piuttosto che l'accusa di concussione

Stringeva Silvano una folla di accusatori e chiedevano tempo per la comparsa dei testi; l'accusato pretendeva una difesa immediata

E prevalse, perché ricco, vecchio e senza figli, ma riuscì a vivere più a lungo di quelli, per i cui compiacenti maneggi se l'era cavata

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