Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 12, Paragrafi 73-106

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 12, Paragrafi 73-106

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 12, Paragrafi 73-106
[73]Arabia etiamnum et ladano gloriatur

forte casuque hoc et iniuria odorum fieri plures tradidere, caprasque, maleficum alias frondibus animal, odoratorum vero fruticum adpetentius, tamquam intellegant pretia, carpere germinum caules praedulci liquore turgentes destillantemque ab iis casus mixtura sucum inprobo barbarum villo abstergere

hunc glomerari pulvere, incoqui sole, et ideo in ladano caprarum pilos esse

sed hoc non alibi fieri quam in Nabataeis, qui sunt ex Arabia contermini Syriae

[74]recentiores ex auctoribus storbon hoc vocant traduntque silvas Arabum pastu caprarum infringi atque ita sucum villis inhaerescere, verum autem ladanum Cypri insulae esse, ut obiter quaeque genera odorum dicantur, quamvis non terrarum ordine
[73] L'Arabia ancora oggi si vanta anche del laudano

Molti sostennero che questo nascesse fortuitamente per caso e per un danno dei profumi, e che le capre, animale del resto nocivo alle fronde, ma più desideroso di frutti profumati, come se capissero il valore, brucano gli steli dei germogli che si gonfiano di un liquido molto dolce e che asciugano il succo che stilla da questi con una mistura casuale con il rozzo pelo delle barbe

Che questo si unisce con la polvere, si secca al sole, e perciò nel laudano ci sono i peli delle capre

Ma questo non avviene altrove che fra i Nabatei, che sono confinanti dalla parte dell'Arabia alla Siria

[74] Fra gli scrittori i più recenti chiamano questo strobo e riferiscono che i boschi degli Arabi sono spezzati dal pasto delle capre e che così il succo si appiccica ai peli, ma che il vero laudano è dell'isola di Cipro, affinché siano citati occasionalmente tutti i tipi di essenze, sebbene non nell'ordine dei paesi
similiter hoc et ibi fieri tradunt et esse oesypum hircorum barbis genibusque villosis inhaerens, sed hederae flore deroso, pastibus matutinis, cum est rorulenta Cypros

dein nebula sole discussa pulverem madentibus villis adhaerescere atque ita ladanum depecti

[75]sunt qui herbam in Cypro, ex qua id fiat, ledam appellent; etenim illi ledanum vocant

huius pinguia insidere; itaque et tractis funiculis herbam eam convolvi atque ita offas fieri

ergo in utraque gente bina genera, terrenum et facticium

id quod terrenum est friabile, facticium lentum

[76]nec non fruticem esse dicunt in Carmania et super Aegyptum per Ptolemaeos tralatis plantis aut, ut alii, degenerante in id turis arbore, colligique ut cummim inciso cortice et caprinis pellibus excipi

pretia sunt laudatissimo in libras asses XXXX
Affermano che questo si forma similmente anche lì e che è una sostanza grassa che aderisce alle barbe e ai musi pelosi dei caproni, ma dopo che è stato brucato il fiore dell'edera, con i pasti mattutini, quando Cipro è piena di rugiada

Che poi, allontanate le nuvole dal sole, la polvere aderisce ai peli umidi e così il laudano viene tolto col pettine

[75] Ci sono alcuni che chiamano leda un'erba a Cipro, da cui deriverebbe questo; pertanto quelli lo chiamano ledano

(Dicono che) i grassi di questa si depositano; che perciò quest'erba viene avvolta in cordicelle ricavate e diventare così pallottole

Dunque in entrambi i popoli due tipi, il terroso e l'artificiale

Ciò che è terroso friabile, l'artificiale vischioso

[76] Dicono anche che l'arbusto è in Carmania e oltre l'Egitto essendo state trasportate le piante attraverso i Tolomei o, secondo altri, poiché l'albero dell'incenso degenera in questo, e che viene estratto come la gomma con la corteccia incisa e raccolto dai peli di capra

Per il più pregiato i costi sono di 40 assi a libbra
adulteratur myrti bacis et aliis animalium sordibus

sinceri odor esse debet ferus et quodam modo solitudinem redolens, ipsum visu aridum tactu statim mollescere, accensum fulgere odore iucundo gravi; tum myrta deprehenditur crepitatque igni

praeterea sincero calculi potius e rupibus inhaerent quam pulvis

[77]In Arabia et olea dotatur lacrima, qua medicamentum conficitur Graecis enhaemon dictum, singulari effectu contrahendis vulnerum cicatricibus

in maritimis hae fluctibus aestuque operiuntur, nec bacae nocetur, cum constet in foliis salem relinqui

[78]Haec sunt peculiaria Arabiae, et pauca praeterea communia alibi dicenda, quoniam in iis vincitur

peregrinos ipsa mire odores et ad exteros petit: tanta mortalibus suarum rerum satias est alienarumque aviditas
E' adulterato con le bacche del mirto e con altre contaminazioni di animali

L'odore di quello puro deve essere selvatico e odoroso quasi al modo del deserto, lo stesso arido a vedersi ammorbidirsi subito al tatto, acceso splendere con un forte odore piacevole; poi viene trovato mischiato col mirto e brucia al fuoco

Inoltre in quello genuino aderiscono sassolini dalle rocce più che polvere

[77] In Arabia anche l'ulivo è dotato di un'essenza, con cui si prepara un medicamento detto dai Greci emostatico, di particolare effetto nel rimarginare le cicatrici delle ferite

Queste piante sulle coste sono coperte dai flutti e dalla marea, non nuoce alla bacca, sebbene risulti che sulle foglie si depositi il sale

[78] Questi sono i prodotti tipici dell'Arabia, e i pochi comuni inoltre saranno citati altrove, poiché in essi viene superata

La stessa richiede stranamente profumi stranieri a popoli esterni: tanta è per gli uomini la sazietà delle proprie cose e l'avidità delle altre

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 72-80

petunt igitur in Elymaeos arborem bratum, cupresso fusae similem, exalbidis ramis, iucundi odoris accensam et cum miraculo historiis Claudi Caesaris praedicatam

folia eius inspergere potionibus Parthos tradit; odorem esse proximum cedro fumumque eius contra ligna alia remedio

nascitur ultra Pasitigrim finibus oppidi Sostratae in monte Scanchro

[79]petunt et in Carmanos arborem stobrum ad suffitus, perfusam vino palmeo accendentes

huius odor redit a camaris ad solum, iucundus, sed adgravans capita, citra dolorem tamen; hoc somnum aegris quaerunt

[80]his commerciis Carra oppidum aperuere, quod est ibi nundinarium

inde Gabbam omnes petere solebant dierum viginti itinere et Palaestinen Syriam

postea Characem peti coeptum ac regna Parthorum ex ea causa, auctor est Iuba
Dunque cercano fra gli Elimei l'albero brato, simile al cipresso fluente, con rami biancastri, di odore piacevole acceso e ricordato con meraviglia nelle storie di Claudio Cesare

Riferisce che le sue foglie sono cosparse dai Parti sulle bevande; che l'odore è vicino a (quello del) cedro e il suo fumo come rimedio contro altre piante

Nasce oltre il Pasitigri nei confini della città di Sostra sul monte Scancro

[79] Cercano anche fra i Carmani l'albero strobo per le fumigazioni, accendendolo dopo averlo cosparso di vino di palma

Il suo odore scende dal soffitto al suolo, piacevole, ma appesantendo le teste, tuttavia senza dolore; con questo procurano il sonno ai malati

[80] Hanno aperto a questi commerci la città di Carra, che è lì un mercato

Da là tutti erano soliti dirigersi verso Gabba con un viaggio di venti giorni e verso la Siria Palestinese

Dopo si cominciò a dirigersi verso Carace e i regni dei Parti della quale testimonianza, è autore Giuba
mihi ad Persas etiam prius ista portasse quam in Syriam aut Aegyptum videntur Herodoto teste, qui tradit singula milia talentum annua turis pensitasse Arabas regibus Persarum

[81]ex Syria revehunt styracem, acri odore eius in focis abigentes suorum fastidium

cetero non alia sunt ligni genera in usu quam odorata, cibosque Sabaei coquunt turis ligno, alii murrae, oppidorum vicorumque non alio quam ex aris fumo atque nidore

ad hunc ergo sanandum styracem in follibus petunt hircinis suffiuntque tecta: adeo nulla est voluptas quae non adsiduitate fastidium pariat

eundem et ad serpentes fugandas urunt in odoriferis silvis frequentissimas

[82]Non sunt eorum cinnamomum aut casia, et tamen felix appellatur Arabia, falsi et ingrati cognominis, quae hoc acceptum superis ferat, cum plus ex eo inferis debeat
Mi sembra aver portato questi prodotti ai Persiani anche prima che in Siria o in Egitto, secondo la testimonianza di Erodoto, che riferisce che gli Arabi pagavano ai re dei Persiani mille talenti annui ciascuno d'incenso

[81] Dalla Siria portano lo stirace, allontanando col suo odore acre sui fuochi il disgusto dei loro (odori)

Per il resto non sono in uso altri tipi di legno che i profumati, e i Sabei cucinano i cibi con legno d'incenso, altri di mirra, e con un fumo e un odore delle città e dei villaggi non diverso da quello degli altari

Dunque per evitar questo portano lo stirace in contenitori di pelle di capra e lo immettono nelle case: fino a tal punto non c'è nessun piacere che non porti disgusto per l'assiduità

Lo bruciano anche per mettere in fuga i serpenti molto numerosi nei boschi odorosi

[82] Non hanno cinnamomo o casia, e tuttavia è detta Arabia felice, di denominazione falsa ed ingiusta, lei che porta questo (nome) gradito agli dei superi, mentre per questo deve di più a quelli inferi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 76 - 116
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 76 - 116

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 76 - 116

beatam illam fecit hominum etiam in morte luxuria quae dis intellexerant genita inurentium defunctis

[83]periti rerum adseverant non ferre tantum annuo fetu, quantum Nero princeps novissimo Poppaeae suae die concremaverit

aestimentur post ea toto orbe singulis annis tot funera acervatimque congesta honori cadaverum quae dis per singulas micas dantur

nec minus propitii erant mola salsa supplicantibus, immo vero, ut palam est, placatiores

verum Arabiae etiamnum felicius mare est; [84]ex illo namque margaritas mittit

minimaque computatione miliens centena milia sestertium annis omnibus India et Seres et paeninsula illa imperio nostro adimunt: tanti nobis deliciae et feminae constant

quota enim portio ex illis ad deos, quaeso, iam vel ad inferos pertinet
Rese felice quella (terra) anche i lussi degli uomini nella morte che bruciavano per i defunti i prodotti che avevano considerato per gli dei

[83] Gli esperti ritengono che in un anno non realizza tanto nel prodotto, quanto ne bruciò l'imperatore Nerone in un singolare giorno per la sua Poppea

Dopo queste cose siano considerati quanti funerali ogni anno in tutto il mondo e per l'onore dei cadaveri i prodotti raccolti a mucchi che sono offerti agli dei in singoli granelli

Non erano meno propizi a quelli che supplicavano con la farina, anzi, come è evidente, più benevoli

Ma il mare d'Arabia è ancora oggi più ricco; [84] da quello infatti invia le perle

E con la valutazione più bassa l'India e i Seri e quella penisola tolgono ogni anno al nostro impero cento milioni di sesterzi: tanto ci costano le raffinatezza e le donne

Infatti quanta parte di quelle, mi chiedo, finisce verso gli dei, anche se verso gli inferi
[85]Cinnamomum et casias fabulose narravit antiquitas princepsque Herodotus avium nidis et privatim phoenicis, in quo situ Liber pater educatus esset, ex inviis rupibus arboribusque decuti carnis quam ipsae inferrent pondere aut plumbatis sagittis, item casiam circa paludes, propugnante unguibus diro vespertilionum genere aligerisque serpentibus, his commentis augentes rerum pretia

[86]comitata vero fabula est ad meridiani solis repercussus inenarrabilem quendam universitatis halitum e tota paeninsula existere tot generum aurae spirante concentu, Magnique Alexandri classibus Arabiam primum odoribus nuntiatam in altum

omnia falsa, si quidem cinnamomum idemque cinnamum nascitur in Aethiopia Trogodytis conubio permixta
[85] L'antichità e per primo Erodoto narrò in modo fantasioso che il cinnamomo e le casie (nascono) nei nidi degli uccelli e in particolare della fenice, nel luogo dove sarebbe stato allevato il padre Libero, e fatti cadere dalle rupi impervie e dagli alberi per il peso della carne che le stesse portano o per le frecce di piombo, la casia anche intorno alle paludi, difesa con le unghie da un genere feroce di pipistrelli e da serpenti alati, aumentando con queste considerazioni i prezzi dei prodotti

[86] In verità è associata la leggenda che ai riflessi del sole di mezzogiorno un certo indescrivibile soffio di globalità provenisse da tutta la penisola per il concorde spirare di tanti generi di brezza, e che alle navi di Alessandro Magno fu annunciata l'Arabia in alto mare dapprima dagli odori

Tutte cose false, se certo il cinnamomo e lo stesso cinnamo nasce nell'Etiopia unita col connubio ai Trogloditi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 191-204
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 191-204

[87]hi mercantes id a conterminis vehunt per maria vasta ratibus, quas neque gubernacula regant neque remi trahant vel inpellant vela, non ratio ulla adiuvet: omnium instar ibi sunt homo tantum et audacia

praeterea hibernum mare exigunt circa brumam, euris tum maxime flantibus

[88]hi recto cursu per sinus inpellunt, atque a promunturii ambitu argestae deferunt in portum Gebbanitarum qui vocatur Ocilia

quam ob rem illi maxime id petunt, produntque vix quinto anno reverti negotiatores et multos interire

contra revehunt vitrea et aëna, vestes, fibulas cum armillis ac monilibus

ergo negotiatio illa feminarum maxime fide constat
[87] Questi mercanti lo trasportano dai confini attraverso vasti mari con zattere, che i timoni non guidano né i remi trasportano o le vele spingono, nessun altro sistema le aiuta: al posto di tutto ciò ci sono qui solo l'uomo e il coraggio

Inoltre solcano il mare d'inverno verso il solstizio, poiché soprattutto allora soffiano i venti

[88] Questi procedono attraverso il golfo in linea retta, e quelli di ponente dalla curva del promontorio li portano verso il porto dei Gebbaniti che è chiamato Ocilia

Per questo quelli soprattutto lo cercano, e dicono che i mercati tornano appena ogni quattro anni e che molti muoiono

Portano indietro oggetti di vetro e di bronzo, vesti, fibbie con bracciali e monili

Dunque quel commercio consta soprattutto dell'assiduità delle donne
[89]Ipse frutex duum cubitorum altitudine amplissimus palmique minimus, quattuor digitorum crassitudinis, statim a terra VI digitis surculosus, arido similis, cum viret, non odoratus, folio origani, siccitate gaudens, sterilior imbre, caeduae naturae

gignitur in planis quidem, sed densissimis in vepribus rubisque, difficilis collectu

metitur non nisi permiserit deus

Iovem hunc intellegunt aliqui, Assabinum illi vocant

XLIIII boum caprarumque et arietum extis impetratur venia caedendi, non tamen ut ante ortum solis aut post occasum liceat

[90]sarmenta hasta dividit sacerdos deoque partem ponit, reliquum mercator in massas condit

est et alia fama cum Sole dividi ternasque partes fieri, dein sorte gemina discerni quodque Soli cesserit relinqui ac sponte conflagrare
[89] Lo stesso arbusto massimo con un'altezza di due cubiti e minimo di un palmo, dello spessore di quattro dita, legnoso appena a sei dita da terra, simile ad uno arido, finché fiorisce, non profumato, con la foglia dell'origano, desideroso di siccità, più infecondo con la pioggia, di natura cedua

Nasce propriamente nelle pianure, ma fra sterpaglie molto fitte e rovi, difficile da raccogliere

Non viene reciso se la divinità non l'ha permesso

Alcuni intendono Giove, altri lo chiamano Assabino

Il permesso di tagliarlo è concesso dalle viscere di 44 buoi e capre e arieti, tuttavia non è permesso prima del sorgere del sole o dopo il tramonto

[90] Un sacerdote divide i rami con un'asta e ripone una parte per il dio, il mercante conserva il resto in ammassi

C'è anche un'altra tradizione, che viene diviso col Sole e che si fanno tre parti, poi si tira a sorte due volte e ciò che sarà toccato al Sole viene lasciato e brucia spontaneamente

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 27, Paragrafi 93-101

[91]praecipua bonitas virgultorum tenuissimis partibus ad longitudinem palmi, secunda proximis breviore mensura, atque ita ordine

vilissimum quod radicibus proximum, quoniam ibi minimum corticis, in quo summa gratia, eaque de causa praeferuntur cacumina, ubi plurimus torpet

ipsum vero lignum in fastidio propter origani acrimoniam, xylocinnamomum vocatur

pretium ei in libras Ж X

[92]quidam cinnami duo genera tradidere, candidius nigriusque, et quondam praeferebatur candidum, nunc contra nigrum laudatur atque etiam varium praeferunt candido

certissima tamen aestimatio, ne sit scabrum atque ut inter sese tritum tarde frietur; damnatur in primis molle aut cui labet cortex

[93]ius eius a Gebbanitarum rege solo proficiscitur; is edicto mercatu vendit

pretia quondam fuere in libras denarium milia
[91] Il principale pregio dei virgulti nelle parti più sottili fino alla lunghezza di un palmo, il secondo in quelle più vicine di più breve misura, e così in ordine

Molto scadente quello più vicino alle radici, poiché qui un minimo di corteccia, in cui (c'è) la maggiore attrazione, e per questo motivo sono preferite le cime, dove s'indurisce moltissimo

Ma il legno stesso (è) in dispregio a causa dell'asprezza dell'origano, è detto silocinnamomo

Per esso il prezzo di 10 denari a libbra

[92] Alcuni indicarono due tipi di cinnamo, uno più chiaro ed uno più scuro, e un tempo era preferito il chiaro, ora al contrario è apprezzato lo scuro e anche il variegato preferiscono al chiaro

Tuttavia una valutazione molto sicura, che non sia rugoso e che tritato si frantumi lentamente; è apprezzato fra i primi quello tenero o a cui cade la corteccia

[93] I diritti su di lui appartengono al solo re dei Gebbaniti, questo lo vende al mercato con un editto

Un tempo i prezzi furono di mille denari a libbra

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